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Una dieta ricca di carboidrati complessi determina un maggior
apporto di micronutrienti e una maggiore introduzione di fibre
che hanno un effetto benefico per l’apparato digerente.
Inoltre, la dieta ricca di carboidrati complessi determina un senso
di sazietà maggiore.
Le diete povere di carboidrati (dieta a zona, acchiappa
carboidrati, dieta Atkins) hanno un effetto benefico sulla < del
peso corporeo nel breve termine (1 anno al massimo).
I soggetti che seguono una dieta povera di grassi e
ricca di carboidrati, associata ad un’adeguata
attività fisica (1 h al giorno), consente di ridurre il peso
corporeo e di mantenere il peso a livelli accettabili
con il passare dei mesi e degli anni (perdita di 3000
kcal/sett.).
Le diete ricche di grassi (> 30% dell’energia) sono
associate ad un maggior rischio di obesità, specie le
diete ricche di grassi saturi e trans (oli vegetali
parzialmente idrogenati) che aumentano le
concentrazioni di colesterolo nel sangue.
Le diete ricche di grassi monoinsaturi presentano
alcuni vantaggi: < del colesterolo LDL senza < il
colesterolo HDL. Pertanto una dieta con adeguato
apporto di questi grassi può favorire la riduzione del
peso corporeo e < il rischio cardiovascolare.
Le diete ricche di proteine (> 25% dell’energia) sono virtualmente
prive di fibre, a basso contenuto di carboidrati, a basso
contenuto di acqua, per cui possono determinare stitichezza.
Inoltre, le diete ricche di proteine possono un alto contenuto di
acidi grassi saturi e di colesterolo, possono > la filtrazione renale,
favorendo la comparsa di malattie renali, stimolano la perdita di
calcio con le urine e la comparsa di osteoporosi.
A differenza delle diete ricche di carboidrati e
con pochi grassi, le diete ricche di proteine
possono favorire un senso di sazietà con
minore assunzione di cibo, perdita di peso,
senza determinare ipertrigliceridemia.
La dieta ipocalorica non associata ad altre terapie si
è quasi sempre dimostrata inefficace, infatti nelle
prime settimane o mesi consente la riduzione del peso
corporeo ma è incapace di mantenere il peso
corporeo nel lungo termine, recuperando il peso
inizialmente perso nel giro di alcuni mesi o qualche
anno.
In un soggetto con BMI > 30, la dieta molto ipocalorica (800
kcal/die) può determinare la < di 2 kg di peso/settimana nelle
fasi iniziali, fino a una < di peso totale media di 20 Kg dopo 4
mesi.
La perdita di elettroliti può essere eccessiva, per cui questa dieta
deve avvenire sotto attenta osservazione medica.
L’introduzione di 1 gr di proteine con alto valore biologico per
ogni Kg di peso corporeo ideale è importante per preservare la
massa magra.
E’ stato dimostrato che sospendendo la dieta a basso contenuto
calorico, è difficile mantenere la < di peso, specie se il pz non è
stato istruito o per conseguenze comportamentali (stanchezza,
malessere, perdita di motivazione, stress).
Il successo maggiore si ha nei pazienti che seguono lo schema:
dieta bilanciata (1200-1800 kcal/die).
esercizio fisico.
terapia comportamentale.
In genere, questi schemi consentono una < del peso corporeo pari
a 9-14 Kg in 5-6 mesi.
Se il paziente interrompe il programma, tende a riprendere il peso entro 1-2
anni, anche se alcune volte raggiunge un peso inferiore al precedente.
E’
importante che il paziente continui il programma terapeutico nel tempo e si
sottoponga a regolari controlli clinici con follow-up ogni 6-12 mesi, infatti, i
pazienti che si sottopongo ad un controllo dopo 5 anni, nel 100% dei casi
hanno recuperato tutto il peso perso in precedenza.
L’attività fisica, associata alla terapia
dietetica, consente di < il peso corporeo,
preservando la massa muscolare,
mantenendo la riduzione del peso corporeo
nel lungo termine.
La terapia chirurgica dell’obesità è a rischio di gravi
complicanze: complicanze intraoperatorie, rischi dell’anestesia,
problemi post-operatori (sepsi, contaminazione batterica
dell’ansa cieca, steatosi epatica, cirrosi).
Il rischio di mortalità entro 30 giorni è < 0,1% in caso di bendaggio
gastrico (procedura restrittiva), 0,5% in caso di bypass gastrico,
1,1% in caso di diversione bilio-pancreatica.
Attraverso questi interventi il paziente può perdere fino al 62% del
peso corporeo iniziale e nel 60-80% dei casi si ha la risoluzione di
alcune malattie concomitanti, come diabete, iperlipidemia,
ipertensione, apnea ostruttiva del sonno.
La terapia chirurgica rappresenta l’intervento più efficace
disponibile per la cura dell’obesità patologica.
La terapia farmacologica è di seconda scelta e l’uso dei farmaci
è ancora controverso:
farmaci anoressizzanti che sopprimono l’appetito: sibutramina
(inibisce la serotonina).
farmaci che < l’assorbimento intestinale dei grassi: orlistat.
farmaci che bloccano il recetto CB1 dei cannabinonidi:
rimonabant.
Gli effetti della terapia sono buoni se il paziente segue una dieta
regolare, attività fisica tutti i giorni e terapia comportamentale.
Ovviamente bisogna tener conto degli effetti collaterali.
L’ormone tiroideo non è utile nella terapia dell’obesità e,
associato ad una dieta ipocalorica, ha effetti più negativi
perchè stimola la perdita della massa magra (e non dei grassi) e
determina un bilancio dell’azoto più negativo.