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LA CASA PASSIVA

È un’abitazione che assicura il benessere termico senza alcun impianto di riscaldamento convenzionale. La

casa è detta passiva purché la somma degli apporti passivi di calore, ottenuti per irraggiamento e il calore

generato internamente all’edificio dagli elettrodomestici e dagli occupanti stessi sono quasi sufficienti a

compensare le perdite dell’involucro durante la stagione fredda. Questo tipo di costruzione viene

generalmente realizzato in legno strutturale che è un buon isolante naturale. Ad esempio, le “case passive”

sono edifici che hanno un fabbisogno energetico del riscaldamento non superiore a 15 kWh/mq/anno (lo

stesso per il raffrescamento estivo). Come paragone si può prendere in considerazione che, in media,

un’abitazione in Italia consuma, per il riscaldamento, 106 kW/mq/anno e 160 kW/mq/anno per l’insieme dei

consumi domestici.

ARCHITETTURA SOSTENIBILE

Il settore delle costruzioni assorbe infatti più del 40% delle risorse energetiche e i prodotti per l’edilizia

consumano quantità sempre maggiori di risorse territoriali, prima fra tutte il suolo. Anche un edificio

consuma energia durante tutto il suo ciclo di vita, dalla fase di reperimento delle materie prime per la

produzione dei materiali edilizi, fino al momento della sua dismissione. La fase più critica coincide con

l’utilizzo dell’edificio: su un orizzonte di 50 anni, climatizzazione estiva, riscaldamento, illuminazione e

produzione di acqua calda incidono, per oltre il 90%, sul consumo complessivo di energia dell’intero ciclo di

vita.

L’architettura sostenibile ha, come obiettivo, la progettazione “consapevole” degli edifici in grado di risolvere

l’eventuale divario tra la concezione estetica formale e quella energetica-funzionale, sulla base di un

approccio progettuale integrato che garantisca la qualità del risultato anche sotto il profilo prestazionale,

economico ed ambientale; in questo contesto assume particolare importanza il legame esistente tra il

sistema costituito dall’involucro edilizio ed i sistemi impiantistici, atti a soddisfare il fabbisogno di energia

dell’edificio: ogni scelta adottata in uno dei due sistemi incide significativamente sulla progettazione e sul

dimensionamento dell’altro. L’insostenibilità di tale modello di sviluppo comporta che, in un futuro non

molto lontano, il valore di un edificio sarà sostanzialmente basato sul costo ambientale da esso determinato.

Scelte oculate ed intelligenti consiglierebbero di indirizzarsi, già da oggi, verso sistemi costruttivi che

permettano una riduzione drastica dei consumi energetici, soprattutto perché la tecnologia è già disponibile:

lo dimostrano gli edifici ad alta efficienza energetica (case passive, nZEBs ovvero edifici a consumo quasi zero

di energia, case attive, ecc.) che vanno oltre il concetto di semplice riduzione dei consumi e che mirano alla

massima efficienza energetica attraverso l’integrazione tra edificio ed impianti; in pratica, sono edifici che

non hanno bisogno di un impianto di riscaldamento tradizionale. Il fabbisogno termico residuo viene fornito

all’edificio tramite un impianto di ventilazione meccanica controllata con recupero di calore (supportato, in

alcuni casi, da piccoli impianti ad energia rinnovabile come le pompe di calore) in modo da consentire il

ricambio dell’aria evitando la dispersione termica indotta dall’apertura delle finestre e, al contempo,

contribuire al riscaldamento, raffrescamento e deumidificazione.

Nel 2004, la Comunità Europea ha definito il concetto di “edilizia sostenibile” promuovendo, all’interno del

processo edilizio, un approccio metodologico che si basa sull’intero ciclo di vita dell’edificio, e cioè

dall’individuazione del sito, alla costruzione, gestione e manutenzione, fino alla dismissione e al recupero dei

materiali, con l’obiettivo di ridurne l’impatto ambientale complessivo.

EFFICIENZA ENERGETICA

Nel ‘76 fu emanata la prima legge sul risparmio energetico degli edifici (L. 373/76, successivamente

abrogata), che tentava di limitare i consumi energetici in edilizia imponendo dei limiti alla dispersione termica

degli involucri. L’applicazione nell’edilizia, però, fu scarsa e lacunosa, oltre che poco sorvegliata. Nel 1991

viene emanata la Legge n. 10 che forniva le linee guida sui consumi energetici e trovava totale attuazione con

il DPR 412/93 (Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione

degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia). Nei primi anni del 2000

l’Unione Europea ha intrapreso il percorso normativo per il raggiungimento degli obiettivi posti dal Protocollo

di Kyoto del 1997. In quest’ambito, la normativa italiana sul risparmio energetico si sta muovendo per il

recepimento di tali direttive. Rispetto alla direttiva 2002/91/CE per il miglioramento energetico degli edifici,

in ambito italiano si assiste al recepimento della direttiva europea con l’emanazione del D.lgs 192/05,

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Publisher
A.A. 2017-2018
3 pagine
SSD Ingegneria industriale e dell'informazione ING-IND/33 Sistemi elettrici per l'energia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gtulli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Esame di stato per l'abilitazione alla professione di architetto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Ingegneria Prof.