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- aumento retrogrado della pressione venosa polmonare senza di insufficienza
ventricolare sinistra (es. mixomi atriali, stenosi mitralica),
- aumento della pressione arteriosa polmonare ("edema polmonare da iperperfusione-
iperafflusso").
b) Aumento della negatività della pressione perimicrovascolare per:
- celere risoluzione di uno pneumotorace (attraverso drenaggio in aspirazione),
- enorme negativizzazione della pressione pleurica secondaria all'ostruzione acuta
delle vie aeree e conseguente aumento del volume di fine espirazione (es.asma).
c) Riduzione della pressione colloido-osmotica del plasma (ipoalbuminemia) per sindrome
nefrosica, ustioni estese, insufficienza epatica.
• Alterazioni della permeabilità della parete alveolo-capillare (ARDS) edema non
cardiogeno: polmonite infettiva, polmonite da radiazioni, aspirazione di succhi gastrici,
inalazione di tossici, sostanze estranee in circolo (es. endotossine batteriche, veleno di
serpenti), CID, polmone da shock associato a trauma non toracico, pancreatite acuta
emorragica.
• Insufficienza linfatica carcinomatosi linfatica, linfangite fibrosante, dopo trapianto
polmonare.
• Causa sconosciuta o in parte nota: edema polmonare neurogeno (lesioni cerebrali=>
attivazione del simpatico=> aumento pressorio nell’a.polmonare), edema polmonare da
altitudine(oltre 2500m: l’edema è dovuto all’abnorme risposta pressoria del sistema
arterioso polmonare all’ipossia alveolare indotta dall’ambiente; regredisce in seguito a
pronta discesa a quote più base), embolia polmonare (aumento delle resistenze e lesioni
dell’endotelio), overdose da oppiacei, dopo cardioversione, eclampsia, dopo anestesia, dopo
posizionamento di by-pass cardiopolmonare.
EDEMA POLMONARE CARDIOGENO O IDROSTATICO O DA UMENTATA
PRESSIONE
Consegue ad un aumento della pressione idrostatica nei capillari polmonari con conseguente
aumento della pressione netta di filtrazione. Riconosce le seguenti cause:
a) Cardiogene:
Cardiopatie ischemiche
Cardiopatie ipertensive
Cardiopatie congenite con shunt sin-dx
Valvulopatie (stenosi mitralica e aortica)
Aritmie cardiache
b) Su base emodinamica:
Anomalie delle vene polmonari
Malattie veno-occlusive polmonari
Sovraccarico di liquidi o sodio
Malattie del pericardio
Ipervolemia in gravidanza
Acidosi metabolica
Farmaci
Patologie con ipoalbuminemia: s. nefrosica, epatopatie, ustioni estese.
Inizialmente il filtrato è costituito soprattutto da acqua e da piccoli soluti essendo l’endotelio
capillare integro, ma in caso di eccessivo aumento della pressione arteriosa microvascolare
l’endotelio può essere danneggiato e si ha passaggio sia di acqua che di proteine (l’edema
idrostatico assume caratteristiche simili all’edema da aumentata permeabilità). Si distinguono 3 fasi:
• I STADIO: il liquido si raccoglie nello spazio spesso dell’interstizio settale, l’aumentata
filtrazione di liquidi determina un aumento del drenaggio linfatico, quindi il liquido non si
accumula nei polmoni e si osserva solo una modesta tachipnea (l’aumento della ventilazione
stimola ulteriormente il flusso linfatico).
• II STADIO (edema interstiziale): il drenaggio linfatico diventa insufficiente ed il liquido
si accumula intorno ai vasi e ai bronchi formando manicotti peribronchiali e perivascolari
(viste le diverse caratteristiche tra il connettivo perialveolare che è a più scarsa compliance e
quello peribronchiale che è più lasso ed ha compliance più elevata), da qui può raggiungere
il cavo pleurico con conseguente idrotorace. Si assiste inoltre ad un aumento della distanza
tra le giunzioni intracellulari sul versante endoteliale con passaggio dal lume capillare
nell’interstizio anche di macromolecole. Si ha un incremento della tachipnea, comparsa di
strie B di Kerley alla radiografia, perdita di definizione delle ombre vasali e inversione del
flusso verso gli apici.
• III STADIO (edema alveolare): se persiste l’aumentata filtrazione o l’insufficiente
rimozione il liquido edematoso invade gli alveoli (per lesione delle giunzioni serrate tra le
cellule epiteliali alveolari da aumenti eccessivi della pressione interstiziale o per via
retrograda a partire dall’epitelio bronchiale più permeabile all’acqua).
L’inondazione degli alveoli non solo determina una riduzione della sintesi di surfattante con
tendenza dell’alveolo a collassare, ma comporta un ispessimento della membrana respiratoria
con compromissione notevole degli scambi gassosi e conseguente ipossiemia e ipocapnia
secondaria all’iperventilazione. Inoltre la presenza di liquido nell’interstizio aumenta la rigità
parenchimale (la compliance è ridotta) con conseguente aumento del lavoro respiratorio (già
incrementato dall’aumento della ventilazione per stimolazione riflessa dei meccanocettori
polmonari). Poiché la pressione idrostatica microvascolare in condizioni normali è maggiore
alle basi polmonari, queste rappresentano la sede dove più precocemente compare l’edema
interstiziale e le alterazioni funzionali e radiologiche dell’edema cardiogeno si localizzano
generalmente ai lobi polmonari inferiori. Ad esempio nell’ipertensione venosa polmonare
cronica si assiste a livello delle basi a ispessimento della membrana basale dei vasi, dilatazione
e ipertrofia dei vasi linfatici e proliferazione dei fibroblasti nell’interstizio che se da un lato
tendono a limitare l’eccessiva filtrazione, dall’altro contribuiscono alla riduzione del flusso ai
lobi inferiori con aumento graduale del flusso ai lobi superiori e inversione del normale pattern
di circolazione.
Esistono alcuni fattori definiti fattori di sicurezza che tendono a limitare l’eccessiva filtrazione
polmonare:
- Aumento del liquido interstiziale che provoca un aumento della pressione idrostatica
interstiziale ed una riduzione della pressione colloido-osmotica interstiziale (per eccessiva
diluizione delle proteine) con conseguente riduzione del gradiente di pressione idrostatica e
aumento del gradiente di pressione colloido-osmotica che promuove il riassorbimento del
liquido dall’interstizio nel capillare.
- Pompa linfatica: la cui attività è di fondamentale importanza per la rimozione delle
proteine tessutali e nello scompenso cardiaco cronico può aumentare la sua attività di 10
volte il normale.
- Gradiente di pressione interstiziale che tende a convogliare il liquido verso l’ilo (la
pressione interstiziale diviene progressivamente più negativa dalla periferia verso l’ilo).
- Drenaggio del liquido nel cavo pleurico.
Il riassorbimento di liquido avviene in seguito alla rimozione del meccanismo patogenetico di
base.
Nell’edema interstiziale la rimozione del liquido avviene sia per inversione del gradiente di
pressione idrostatica (soprattutto all’estremità venosa del capillare), sia per drenaggio linfatico.
In caso di edema alveolare una piccola quantità di liquido viene trasferito nelle vie aeree e
espulso con la tosse (ne è testimonianza l’espettorato schiumoso dovuto alla presenza di acqua
frammista a surfattante), la maggior parte è pompato con un meccanismo di trasporto attivo
(vista la presenza di giunzioni serrate tra le cellule epiteliali) nell’interstizio. L’acqua e gli
elettroliti vengono rimossi più rapidamente rispetto alle proteine. A livello pleurico il liquido è
drenato dai linfatici della pleura parietale e da qui trasportato alla circolazione generale.
Riassumendo:
- Circolazione polmonare: rappresenta la via di riassorbimento primaria
- Spazio pleurico: attraverso i linfatici della pleura parietale (riassorbimento lento)
- Linfatici polmonari: IVS cronica
- Circolazione bronchiale: IVS cronica
ANATOMIA PATOLOGICA
Macroscopicamente i polmoni appaiono di forma normale, peso e volume sono aumentati, la
consistenza è pastosa, sono congesti e umidi e dalla superficie di taglio esce un liquido
schiumoso. I capillari sono dilatati ed i setti interstiziali sono ispessiti, il colorito è inizialmente
rosso-bluastro per la stasi poi diventa pallido per la compressione esercitata dai setti sui
capillari.
CLINICA
Le manifestazioni cliniche dipendono dalla gravità dell’edema e dalla quantità di liquido in
eccesso.
Nell’edema interstiziale il sintomo predominante è la dispnea che peggiora in posizione supina
(ortopnea) e migliora col clinostatismo (in quanto aumenta il ritorno venoso al cuore).
La dispnea parossistica notturna è un quadro clinico più grave, il paziente si risveglia
bruscamente con tosse e difficoltà respiratoria ed è costretto ad alzarsi o a mettersi seduto
(accanto all’edema interstiziale si ha broncostrizione riflessa per congestione della mucosa
bronchiale da ipertensione venosa polmonare). All’ascoltazione del torace saranno presenti
crepitii fini localizzati soprattutto ai campi polmonari inferiori bilateralmente.
Il paziente con edema alveolare acuto si presenta in posizione ortopnoica obbligata, presenta
intensa dispnea, tachipnea, talora tosse con espettorato roseo-schiumoso (colorito croceo per la
presenza di eritrociti e di acqua frammista a surfattante). La pressione arteriosa è aumentata (per
la vasocostrizione simpatica), ridotta in caso di shock, è presente tachicardia, cianosi centrale e
periferica. L’ascoltazione del torace mette in evidenza crepitii grossolani, ronchi e talvolta sibili.
DIAGNOSI
EO: saranno presenti segni e sintomi dell’insufficienza cardiaca (assenti nell’edema lesionale),
il torace è normoespanso, vi è lieve riduzione del FVT, modica ipofonesi bibasale, crepitii,
rantoli a medie e grosse bolle in successione cronologica su tutto l’ambito polmonare (marea
montante= dalle basi agli apici).
RADIOGRAMMA DEL TORACE: gold standard
- Edema interstiziale: perdita di definizione dei contorni dei grossi vasi polmonari, manicotti
peribronchiali e perivascolari, riduzione della trasparenza del parenchima polmonare (grigio
alla radiografia), mascheramento dell’ombra cardiaca.
- Edema alveolare: scomparsa dei margini delle strutture ilari, aspetto biancastro o fioccoso
del parenchima polmonare, impossibilità a riconoscere i vasi polmonari più piccoli
Altri segni radiologici frequenti nell’edema polmonare idrostatico sono presenza di versamento
pleurico bilaterale e ispessimento delle scissure polmonari. L’accumulo di acqua nel piccolo
interstizio (a livello dei setti interlobulari) da origine alle strie settali di Kerley:
A: in sede ilare, perpendicolari ai margini cardiaci;
B: alle basi polmonari, orizzontali;
C: visibili in genere all’angolo cardio-frenico destro, a direzione variabile.
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