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Quanti componenti di liquido abbiamo? Abbiamo un primo compartimento
,che è veramente molto piccolo (3 litri di plasma,circa 6% di tutti i
che è quello vascolare
liquidi corporei) ed è il nostro sistema di riscaldamento,di trasporto dell’ossigeno,di trasporto delle
sostanze nutrienti,di trasporto dei sali,di trasporto degli ormoni,di comunicazione tra una parte e
l’altra del corpo. Poi c’è il compartimento all’interno dei tessuti (questo grande cubo).
Il compartimento tissutale è diviso in 2 grandi compartimenti: quello
all’interno delle cellule,INTRACELLULARE (circa
67%, 30 litri) e il compartimento INTERSTIZIALE
che è circa il 27 %,12 litri. Questi tre
compartimenti sono i compartimenti attraverso i
quali viaggiano i liquidi.
Quando la pompa (cuore) pompa il
sangue,arriva ai tessuti (capillari),dai capillari
fuoriesce del liquido nell’interstizio, ma anche
rientra e fuoriesce del liquido dalle cellule. È
uno scambio continuo,ovviamente di piccole
quantità. Ma queste piccole quantità,scambiandosi, consentono lo
spostamento di sostanze sciolte nel liquido. Come funziona
tutta questa storia? Il capillare voi sapete che è costituito essenzialmente da
una membrana basale e da una cellula (cellula endoteliale). Le cellule
endoteliali hanno uno strato unico (capillare) e
sono uno strato un po’ spesso,hanno delle
giunzioni tra di loro e tra una cellula e l’altra ci
sono delle specie di feritoie. Feritoie che sono
più o meno ermetiche,a seconda delle
condizioni. Queste feritoie si possono aprire,o
le cellule stesse si possono far
penetrare(perché le membrane hanno dei
canali ionici,dei canali per l’acqua).
I vasi sanguigni sono dei colabrodi,hanno dei
buchi,ma dei buchi piccoli,attraverso i quali passano alcune sostanze molto
velocemente (come l’acqua e ioni), altre molecole un po’ più grandi fanno
più fatica a passare (esempio glucosio), altre molecole molto più grandi non
passano per nulla (esempio albumina,immunoglobuline,fibrinogeno).
Cosa succede quando il nostro sangue proveniente dall’arteriola entra nel
vaso capillare e lo passa lentamente? La pressione arteriosa si esercita non
solo muovendo attraverso energia cinetica il sangue in una direzione,ma si
esercita anche sulle pareti del vaso. I globuli rossi,il plasma,in condizioni
fisiologiche rimangono all’interno del vaso sanguigno,ma alcune sostanze
sciolte nel plasma possono uscire(proprio perché ci sono dei pori). L’acqua
per esempio esce,in virtù di questa pressione che c’è nel vaso.
Quindi delle microgoccioline(che qui vi
ho disegnato in blu) di liquido
contenente ovviamente
acqua,sali,alcune molecole di basso
peso molecolare,fuoriesce verso lo
spazio interstiziale,verso i tessuti.
Quindi ne consegue che il sangue
all’interno del capillare si impoverisca
di liquidi, quindi si “concentri”, aumenti la sua concentrazione. Se noi
dovessimo con uno speciale apparecchio andare a misurare l’ematocrito del
sangue nel capillare venoso,troveremo che è aumentato rispetto
all’ematocrito nel capillare arterioso. Proprio perché questo liquido ha
abbandonato il sangue e si è portato nell’interstizio. Quindi lì il sangue
diventa più denso.
Il primo concetto fondamentale è che tutti i vasi perdono,e questo liquido
dal sangue fuoriesce nell’interstizio. Siccome tutti i vasi perdono,noi
possiamo avere le rane,i pesci nel nostro interstizio che sguazzano,ma se
continuasse a perdere e basta,cioè se il flusso di liquido fosse dal vaso
sanguigno verso l’interstizio,il nostro interstizio si dilaterebbe a dismisura.
Invece non siamo gonfi normalmente. Questo liquido che è fuoriuscito prima
o poi dovrà tornare nel vaso. Infatti ritorna. E quali sono le forze che fanno
in modo che questo liquido ritorni nel vaso sanguigno? Ci sono diverse forze
che agiscono. È vero,tutti i vasi perdono,e perdono attraverso la pressione
capillare,ma tutti i vasi riassorbono. Il flusso sanguigno arriva,dal vaso
fuoriesce il liquido nell’interstizio,ma guarda caso,dopo qualche minuto,la
pressione a livello dell’interstizio aumenta,perché ci è arrivato del liquido.
Quindi,in qualche modo la pressione nell’interstizio,che è aumentata,tende a
far tornare il liquido indietro. Ma non basta,perché ha una forza molto
bassa. Quello che succede in realtà è che le proteine presenti nel plasma,
essenzialmente l’albumina,si trovano in una concentrazione maggiore nel
versante venulare,dove è stato perso liquido. Si tratta di piccole
differenze,ma importanti. Siccome le proteine hanno una funzione
importantissima che si chiama funzione osmotica,cioè sono in grado di
trattenere liquidi,di appiccicare contro loro stesse l’acqua,succede che se
mentre il mio sangue scorre lentamente incontra il foro del capillare,ed esce
dell’acqua,lì,la proteina non può uscire perché la membrana è
semipermeabile,quindi trattiene l’albumina. L’albumina all’interno del vaso
si concentra di più,quindi aumenta la sua capacità di riassorbire,quindi la
sua pressione oncotica. La pressione osmotica si oppone all’ulteriore
fuoriuscita dei liquido,lo richiama dall’interstizio. Per cui,immaginate che il
capillare nel versante arterioso perde liquido e man mano che il sangue si
sposta,nel versante venoso il liquido viene riassorbito(vuoi per la pressione
aumentata nell’interstizio,vuoi per l’aumento
della pressione osmotica all’interno del vaso).
Questo tuttavia non è sufficiente a far rientrare
il 100% del liquido che è uscito. In questo
modo,con queste pressioni,rientra l’80-90% del
liquido. E il resto? C’è un’altra circolazione che
si chiama circolazione linfatica e c’è un altro
attore in questa scena,che è il vaso linfatico.
Il vaso linfatico è un piccolo rametto,un
tubicino sottilissimo che nasce dal tessuto
periferico e ha una sola direzione: nasce di lì,si raccoglie nei vasi linfatici
sempre più grandi,finché arriva nel dotto toracico e si versa nella cava
attraverso la vena azygos. Alla fine la linfa entra nel sangue venoso. Il
sistema linfatico non ha solo la funzione di trasportare il liquido rimanente
dall’interstizio verso la circolazione venosa,ha anche la funzione di far
circolare le cellule nel sistema linfatico. Il sistema linfatico è un sistema a
bassissima pressione.
Quindi, riassumendo: abbiamo quattro
elementi che entrano in gioco: pressione
capillare,che spinge il liquido fuori,verso
l’interstizio. E’ la pressione più forte di tutte.
Per contrastare oppure per far tornare il
liquido all’interno del vaso sanguigno,entrano
in gioco la pressione osmotica da dentro il
vaso,cioè le proteine che richiamano il
liquido,la pressione dell’interstizio stessa,che
è aumentata visto che il liquido è uscito,e la
via linfatica,che porta via l’eccesso di liquido che rimane ancora(circa 10%).
Tutte e tre queste forze sono importanti e un’alterazione,una
modificazione,l’assenza o la riduzione di una di queste forze fa si che vi sia
edema. PRESSIONE CAPILLARE
Può aumentare la pressione capillare? Si,soprattutto la pressione sistolica.
La pressione capillare è frutto della pressione arteriosa. Se io ho una
pressione arteriosa elevata,anche a livello capillare la pressione sarà
aumentata. E viceversa.
Qual è la situazione in cui aumenta la pressione a livello capillare? Quando il
paziente ha un’insufficienza renale e ha un sovraccarico di volume. Questi
pazienti andranno in dialisi, perché uno degli obiettivi della dialisi è di
depurare il sangue del soggetto da delle sostanze tossiche che devono
essere eliminate. Il rene fa questo. Ma il rene non elimina cristalli,elimina
liquido in cui sono sciolte sostanze di cui vogliamo liberarci. Quindi si perde
dell’acqua. Allora,chi deve fare la dialisi,prima della dialisi,passati i 2-3
giorni in cui non ha fatto dialisi,è sicuramente aumentato di peso. Infatti un
altro obiettivo della dialisi è di far calare di peso,ma non lo fa dimagrire,gli
toglie i liquidi.
Se io aumento la pressione all’interno dei capillari,più liquido uscirà
nell’interstizio. E quindi è possibile che io abbia edema. Ma c’è un’altra
situazione in cui io non aumento la pressione dei capillari ma aumento la
permeabilità dei capillari. Come faccio ad aumentare la permeabilità?
Attraverso l’infiammazione. L’infiammazione è un processo preciso
fisiopatologico di reazione ad un danno,che può essere infettivo,immune,
neoplastico,.. ed è più o meno sempre lo stesso: il nostro corpo reagisce più
o meno sempre nella stessa maniera. Il primo attore dell’infiammazione è la
cellula endoteliale. Immaginate un vaso sanguigno che è tutto
piastrellato,come le piastrelle di un bagno. Ogni piastrella è una cellula
endoteliale. Però l’endotelio vede
scorrere il sangue; ad un certo punto
però,i globuli bianchi non stanno li a non
far niente,sono sospettosi(soprattutto i
granulociti). Viaggiano lungo le pareti
del vaso sanguigno e vanno ad annusare
se c’è qualcosa che non va, in modo tale
da prendere il batterio e mangiarlo
subito. E toccano l’endotelio,rotolano
sull’endotelio lenti,non veloci come i
globuli rossi. La cellula endoteliale
quando è infiammata, cioè attiva,perché al di là della sua parete c’è nel
tessuto qualche problema(un’infezione, un’infiammazione,..),si attiva e
mette fuori più molecole di adesione. Per cui i granulociti che prima giravano
sulle mattonelle,si fermano,si bloccano e penetrano la cellula endoteliale.
Vanno al di là della cellula endoteliale e raggiungono il tessuto dove c’è il
danno e cercano di risolvere il problema: se ci sono batteri li uccidono,li
mangiano,.. Questa è l’infiammazione. Quindi l’endotelio non è passivo,non è
una mattonella di ceramica: è una cosa viva,che è in grado di fermare i
granulociti. L’endotelio ha la possibilità di aumentare o di diminuire,di
stringere le maglie,impedire il passaggio di liquidi, sostanze. È chiaro che se
passa un granulocita,passeranno anche molecole (che sono più piccole di un
granulocita): l’albumina,per quanto grossa,è molto più piccola di un
granulocita. Per cui se un granulocita attra