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EQUILIBRIO ISTITUZIONALE
Si ha equilibrio istituzionale quando tutti i membri che compongono il soggetto
di istituto condividono i valori e gli obiettivi che ispirano la vita dell’istituto,
ricevendo ricompense e benefici. Inoltre possiamo dire che si ha questo tipo di
equilibrio quando gli attuali e potenziali membri del soggetto d’istituto sono
motivati ad entrare a far parte dell’istituto e a permanervi; infatti l'abbandono
di membri fondamentali per l'istituto indica che l'istituto non opera in equilibrio
istituzionale. Si deve tener conto che si tratta di un equilibrio di lungo periodo
dal momento che gli istituti hanno in sé carattere di continuità. Dire che un
istituto è in equilibrio istituzionale implica che esso sia anche autonomo ovvero
che le scelte sui fini dell'istituto e le modalità di governo spettano solo al
soggetto di istituto e non ad altri, fatta eccezione per gli istituti che si trovano
ad operare all'interno di un gruppo di istituti in cui è presente una gerarchia.
EQUILIBRIO ECONOMICO
L’equilibrio economico (o economicità) è la capacità dell’istituto di operare in
autonomia senza ricorrere ripetutamente a coperture da parte di terzi. Quindi,
si ha equilibrio economico, ossia economicità, quando esiste un equilibrio tra
componenti positivi e negativi di reddito che assicura rimunerazioni
soddisfacenti del capitale di rischio e del lavoro.
L’economicità è la capacità dell’istituto di operare senza accumulare perdite.
L’equilibrio istituzionale e l’equilibrio economico sono interconnessi ma non
sincroni.
Si può avere l’equilibrio istituzionale anche in condizione di perdita; alcuni dei
soggetti di istituto possono rinunciare a una parte delle rimunerazioni e la
1
gestione finanziaria può temporaneamente garantire la solvibilità dell’istituto.
Così facendo si può dire che l’equilibrio economico viene “salvato” senza che
quello istituzionale ne risenta. Ma se questo “salvataggio” non dovesse essere
abbastanza e le perdite dovessero continuare ad accumularsi, verrebbe
compromesso anche l’equilibrio istituzionale. A questo punto:
a) l’istituto potrebbe cessare di vivere;
b) un altro istituto potrebbe acquisire ed inglobare l’istituto in disequilibrio
economico;
uno o più soggetti potrebbero rendersi disponibili a ripianare
c) sistematicamente le perdite future. In questo caso l’istituto in perdita
solvibilità capacità di un debitore di restituire i suoi debiti alla scadenza.
1 rimarrebbe formalmente in vita, ma perderebbe la propria autonomia
l’istituto originario cessa di vivere poiché cambia il soggetto d’istituto.
L’economicità è, quindi necessaria per la vita duratura di un istituto, ed è sia
principio che obiettivo fondamentale di un buon governo degli istituti
Il principio di economicità si declina in due forme complementari:
perseguimento di fini economici istituzionali
come (come per esempio la
1) produzione di rimunerazioni monetarie per i prestatori di lavoro e per i
conferenti di capitale di rischio, che sono i fini delle imprese)
rispetto simultaneo di un insieme di condizioni di svolgimento
come
2) dell’attività economica (equilibrio reddituale, capacità di risparmio,…)
ECONOMICITÀ DELLE IMPRESE
Tre condizioni da perseguire per poter dire che un’impresa stia operando in
economicità: equilibrio reddituale, efficienza, congruità delle rimunerazioni.
L’EQUILIBRIO REDDITUALE
L’equilibrio reddituale (cioè l’equilibrio tra componenti positivi e negativi di
reddito) è la prima condizione fondamentale da rispettare, senza la quale
l’azienda non può dirsi vitale ed essere quindi capace di vivere nel tempo in
modo autonomo; infatti solo la continuità dell’azienda è assicurata solo se il
fluire dei componenti positivi copre i componenti negativi.
Si può verificare l’equilibrio reddituale in base al tempo a cui riferire l’equilibrio.
di lungo periodo,
Ovviamente quest’equilibrio dev’essere anche se le modalità
del suo conseguimento sono diverse a seconda della tipologia dei processi
produttivi e alla mutevolezza dell’ambiente in cui opera l’azienda.
dell’oggetto di
È possibile qualificare l’equilibrio reddituale anche a seconda
riferimento. equilibrio aziendale
Si parla di quando l’equilibrio fa riferimento ad
equilibrio superaziendale o di gruppo
una singola azienda; si parla, invece, di
quando fa riferimento al gruppo aziendale.
EFFICIENZA
L’efficienza è la seconda condizione da rispettare contemporaneamente
all’equilibrio reddituale per poter dire che l’azienda opera in economicità.
Una particolare espressione dell’efficienza sono i rendimenti fisico-tecnici. Essi
sono rapporti che esprimono risultati non monetari dello svolgimento di
operazioni , processi e combinazioni (es. pezzi prodotti per ora ad operaio).
All’efficienza dovrebbe essere collegata anche la condizione della flessibilità
(predisposizione di strutture e di combinazioni produttive efficienti in grado di
adeguarsi prontamente all’ambiente.