Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Stato, e che quindi prima o poi pagherà?]
Ulteriore evenienza che comporta lo sfruttamento di scritture di assestamento riguarda i TFR
(Trattamento di Fine Rapporto).
Il TFR, comunemente chiamato liquidazione, consiste nell'erogazione ad un lavoratore dipendente,
al termine del suo periodo di lavoro in un'azienda, di una somma pari allo stipendio di una
mensilità* moltiplicato per il numero di anni di lavoro in azienda.
Si tratta quindi di un credito che il dipendente matura nei confronti dell'azienda ogni giorno di
lavoro, ma che l'azienda trattiene (accantonandolo, e non erogandolo mensilmente con lo stipendio)
a scopi anche previdenziali; tramite il TFR ci si assicura infatti che nel momento in cui dovesse
perdere il lavoro, il dipendente possa contare su una determinata somma anche nel caso avesse
speso tutti i soldi dei precedenti stipendi.
Va comunque detto che, tramite accordi tra dipendente ed azienda, il credito maturato come TFR da
un dipendente fino ad un determinato momento può essergli liquidato anche senza che si interrompa
il rapporto lavorativo, ad esempio in caso questi necessitasse di soldi per l'acquisto di una casa e
non volendo chiedere un prestito preferisse privarsi della parte della propria liquidazione già
maturata.
Contabilmente ci si serve per questa operazione di un conto di passività chiamato “fondo TFR” e di
un corrispondente conto di costo chiamato “accantonamento fondo TFR”
*[Dal momento che nel corso del tempo lo stipendio può subire variazioni, ad ogni aumento o
diminuzione dello stesso sia le somme già destinate, che quelle da destinare al TFR vengono
rivalutate]
Scritture di rettifica (o revisione)
Come detto in apertura, le scritture di rettifica servono a correggere qualcosa che è già stato
registrato, ma che non è accaduto o non è accaduto totalmente; per riportare la situazione contabile
alla coerenza con la realtà bisogna dunque seguire un procedimento inverso ed opposto a quello che
si faceva per le scritture di integrazione.
Esistono fondamentalmente tre tipologie di scrittura di rettifica, simili tra loro concettualmente, ma
che differiscono per alcuni particolari a livello pratico; si tratta delle scritture di magazzino di
materie prime o beni, delle scritture di “magazzino servizi” e delle scritture di debito di servizi.
Scritture di magazzino di materie prime o beni [Rimanenze iniziali e finali]
La scrittura del magazzino è coinvolta dall'approssimazione contabile per cui i fattori produttivi a
veloce ciclo di utilizzo vengono considerati tutti come consumati subito; è quindi spesso necessario
correggere tale approssimazione verificando quanto di acquistato, che abbiamo ritenuto già
consumato, non è ancora in realtà stato consumato.
Si fornirà di seguito un esempio pratico per esplicitare le caratteristiche di tale tipo di scrittura di
rettifica.
Si considera un'enoteca, aperta il 29/11. Tale enoteca acquista 2000 bottiglie a 10€ cad., ed una
volta arrivato il vino registra l'acquisto del bene a veloce ciclo di utilizzo come costo per 20mila
euro, corrispondente ad un debito verso fornitore di pari importo.
Chiudendo il bilancio a fine novembre risultano 20mila euro di perdita, ma in realtà il vino è ancora
tutto lì: non si è consumato, non è andato a male e vale 20mila euro.
E' quindi necessario correggere la registrazione del consumo del vino: tale fattore produttivo a
veloce ciclo di utilizzo va riportato tra le attività ed è necessario rivedere la riduzione di patrimonio
netto (costo) registrata al momento dell'acquisto. Non si sono infatti avuti costi, intesi come
variazioni negative di patrimonio netto conseguenti al consumo di fattori produttivi.
In questo esempio è semplice stabilire l'entità del disavanzo, in quanto se abbiamo acquistato per
20mila euro e non abbiamo venduto nulla avremo vino per 20mila euro, ma generalmente la
valutazione del magazzino è un'operazione decisamente complessa.
Si pensi ad esempio all'eventualità in cui la stessa enoteca fosse in attività da mesi, per praticità
dall'inizio dell'anno, e si trovasse a fine anno a chiudere il bilancio con un avanzo di bottiglie in
magazzino. Quanto varranno quelle bottiglie? Sono le bottiglie pagate al prezzo che il fornitore ci
ha fatto a febbraio o al prezzo di giugno?
Risulta quindi l'impossibilità di stabilire con certezza l'entità (non quantitativa, ma monetizzata) del
magazzino, poiché se nell'esempio fornito esiste l'eventualità che le bottiglie fossero numerate e che
si possa quindi risalire all'acquisto, nel caso di un negozio di ferramenta che si trovasse con un
avanzo di viti ciò sarebbe impossibile.
Ne consegue una notevole soggettività della valutazione, tale per cui, al fine di non inficiare i valori
contabili certi, la rettifica va fatta in un conto specifico*, di rettifica di costo in questo caso,
chiamato “Rimanenze finali”.
A tale conto corrisponderà un conto di attività, in questo caso chiamato “Magazzino”, che evidenzia
come siano presenti in azienda più attività di quanto si pensasse.
Quanto detto riguardo l'eccedenza di attività rispetto al previsto potrebbe far pensare ad un
corrispettivo aumento di patrimonio netto tale per cui si debba parlare di ricavi, ma come già detto,
per quanto il patrimonio netto aumenti (rispetto alle precedenti registrazioni) il conto “Rimanenze
finali” non è un conto di ricavo, ma di rettifica di costo.
*[Un po' come si era già visto parlando del fondo svalutazione crediti nelle scritture di integrazione]
Una volta rettificato e chiuso il bilancio di novembre (riprendendo l'esempio fatto in precedenza),
l'azienda presa in considerazione entra in dicembre, ma con il primo giorno del nuovo esercizio (in
questo caso mensile) contabilmente si torna alla logica precedente, tale per cui tutti i beni a veloce
ciclo di utilizzo sono da considerarsi come consumati.
Bisogna quindi chiudere il conto “Magazzino” (e di conseguenza sottrarre attività) e registrare una
riduzione di patrimonio netto pari al magazzino stesso.
Si torna quindi esattamente alla situazione di novembre appena prima dell'applicazione delle
scritture di rettifica, necessarie alla chiusura di bilancio.
Il primo costo del nuovo esercizio è dunque la considerazione del magazzino dell'esercizio
precedente come consumato.
[Ciò rientra in un insieme di operazioni dedicate alla riapertura dei conti, argomento che però non
tratteremo].
Conseguenza di ciò è il conto di costo “Rimanenze iniziali” [che in questo corso non dovremo mai
creare, perchè come si è detto non tratteremo la riapertura dei conti, ma che potremmo trovare tra i
conti esistenti].
Scritture di magazzino di servizi [Risconti attivi]
Rettifica analoga alla scrittura di magazzino riguarda la sistemazione dei servizi.
[Non ci sono scritture di rettifica relative al lavoro perchè è difficile che si verifichino situazioni tali
da richiederle]
Anche in questo caso, per esemplificare questo tipo di scrittura di fornirà un esempio pratico.
Si considera un'enoteca, che però in questo caso inizia la propria attività con l'inizio di un mese, ad
esempio l'1/11.
Viene stipulato un contratto d'affitto per 6 mesi a 6000 euro; si registra dunque un costo
(corrispondente ad un debito) di tale importo ed a fine novembre, chiudendo il bilancio mensile, si
noterà una diminuzione di patrimonio netto dello stesso valore.
In realtà, però, tale costo non è interamente di competenza di novembre e, soprattutto, non è
associabile a qualcosa che possa considerarsi interamente consumato poiché rimane in attivo il
diritto ad ancora 5 mesi di affitto*.
*[Si noti che se ciò per un'azienda in esercizio è un valore notevole, per un'azienda in liquidazione è
carta straccia]
E' dunque anche in questo caso necessaria una rettifica, simile a quella fatta per il magazzino di
merci o beni (ci si rende infatti conto di avere ancora a disposizione fattori considerati come già
consumati), ma distinta da essa poiché soggetta ad un minor livello di soggettività, e quindi
effettuabile direttamente nel conto di costo.
Se si è detto infatti che la valutazione del magazzino è soggetta a stime di forte rilievo, la rettifica
riguardante i servizi si poggia anch'essa su stime, approssimazioni*, ma di minore entità.
Contabilmente, dunque, in questo caso, nel conto di costo “Affitti passivi”, in cui era stato registrato
6000 a sinistra, va aggiunto 5000 a destra in corrispondenza dell'apertura di un conto di attività
chiamato “Risconto attivo” in cui verrà registrato 5000 a sinistra.
*[Es. Pagando 6000 euro per 6 mesi di affitto è comodo e pragmatico ritenere che ad ogni mese
corrispondano 1000 euro di affitto, ma a ben voler vedere, ad esempio, febbraio ha meno giorni
degli altri mesi, così come ogni mese ha un differente numero di giorni lavorativi, e così via].
Scritture di debito di servizi [Risconti passivi]
Quanto detto nel precedente sottoparagrafo può funzionare anche al contrario: se la vendita di merci
o beni è pura vendita, la vendita di servizi lascia spazio alla possibilità di avere risconti passivi.
Si immagini infatti un'enoteca che apre il 1/11 in quanto si è appena trasferita in una nuova città, ma
i cui gestori, già in attività da anni, possiedono un locale, in cui lavoravano precedentemente, che
decidono di affittare. Essi stipulano un contratto di concessione d'affitto annuale a 12000 euro ed a
fine novembre, chiudendo il bilancio mensile, si trovano un credito* (e dunque un corrispondente
ricavo) di pari importo. Di competenza del mese di novembre, però, è solo l'affitto del primo mese,
ragione per cui la scrittura contabile registrata va corretta tramite un conto di passività, “Risconto
passivo”, in cui si registri (naturalmente a destra) un debito di 11000 (dobbiamo ancora 11 mesi di
affitto a chi ci ha pagato, devo concedere dunque diritto di affitto per 11mila euro) in
corrispondenza di una diminuzione di attività, nel conto di ricavo “Affitti attivi” stesso, di pari
importo.
*[Trattandosi di un credito legato alla gestione patrimoniale, e non alla gestione caratteristica tale
credito verrà indicato da un mastrino chiamato “Crediti diversi”]
Scritture di ammortamento
Come già detto più volte gli ammortamenti si riferiscono all'approssimazione che considera non
consumati e non consumabili i beni