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I FALLIMENTI DEL MERCATO DI CONCORRENZA

I fallimenti del mercato di concorrenza accadono quando compaiono i caratteri dell'indivisibilità, dell'incertezza e dell'inappropriabilità, che condizionano i processi decisionali degli agenti individuali.

L'indivisibilità compare quando i beni e i servizi che costituiscono il "contenuto" della domanda e dell'offerta individuali perdono il carattere dell'intercognizione e dell'interrelazione disgiunta sino ad assumere quello proprio dei beni e servizi pubblici, che sono dotati di intercognizione e interrelazione congiunta, la quale implica una domanda ed un'offerta uguali di tali beni e servizi per tutti gli agenti.

L'inappropriabilità compare quando nel mercato di concorrenza l'indivisibilità di determinate risorse o risultati non consente agli agenti di soddisfare i propri interessi in modo determinato, per cui per evitare gli effetti della

indeterminazione del loro risultato atteso devono variare, quando è possibile, la composizione della loro domanda o della loro offerta. In questo modo però gli agenti subiscono la conseguenza negativa dello conseguito dal risultato atteso piazzamento del risultato (inappropriabilità del risultato).

L'incertezza compare quando la posizione finale sul mercato di concorrenza di ciascun agente dipende non solo dalle risorse impiegate ma anche dallo stato delle condizioni endogene ed esogene che gli agenti a livello individuale non possono dominare. Ciò accade quando il processo del mercato di interrelazione generalizzato risente dei comportamenti opportunistici di alcuni agenti (free-riding) oppure dei comportamenti disinteressati alla razionalità e moralità del mercato competitivo di altri (moral hazard).

Ogni volta che compare una o più cause del fallimento del mercato di concorrenza si determinano situazioni che hanno natura di la cui produzione e distribuzione.

creano labene e servizio pubblico, necessità che le decisioni dei singoli agenti siano prese all'interno delle istituzioni politiche (settore pubblico) i cui comportamenti sono oggetto di studio dell'economia sociale, detta anche economia del non-mercato, analizzata in particolar modo dall'economista Coase (1910 - /). LA CRITICA DI KEYNES ALLA LOGICA DI FUNZIONAMENTO DEL MERCATO COMPETITIVO: Una forma di situazione del mercato di concorrenza con natura di bene e servizio pubblico è quella collegata alla critica di Keynes (1883 – 1946) alla teoria dell'equilibrio economico generale. Keynes dimostrò la possibilità che la disoccupazione dei fattori produttivi, ed in particolare la disoccupazione del lavoro, potesse derivare dal fallimento del mercato competitivo. Egli sosteneva che all'interno del mercato di concorrenza non si realizza automaticamente il completo impiego di tutti i fattori produttivi disponibili; se il pieno impiego.non viene realizzato significa che non è possibile ottenere il massimo livello di produzione, ovvero il massimo livello del prodotto o reddito potenziale, che è il presupposto per assicurare al sistema economico una configurazione di ottimo paretiano. Il livello di occupazione, nel breve periodo, dipende dal livello del reddito che a sua volta dipende dal volume degli investimenti e della propensione marginale al consumo. Keynes sostiene che il reddito effettivo può essere inferiore al reddito potenziale (e che quindi l'occupazione effettiva può essere inferiore al pieno impiego) perché se la propensione marginale al consumo è bassa (perché gli agenti quando hanno un aumento di reddito tendono a risparmiare piuttosto che a consumare) le imprese, se prevedono una domanda e dei profitti decrescenti, tenderanno a diminuire gli investimenti. Di conseguenza una bassa propensione marginale al consumo e ad investire possono generare un livello delutilizzazione. Tuttavia, con il passare del tempo, si è compreso che le risorse naturali sono limitate e che la loro utilizzazione e sfruttamento eccessivo possono portare a gravi conseguenze ambientali. La teoria economica dell'ambiente si occupa quindi di studiare come gestire in modo sostenibile le risorse naturali, al fine di preservare l'ambiente e garantire un equilibrio tra lo sfruttamento delle risorse e la loro rigenerazione. Per affrontare questa sfida, sono necessarie decisioni prese a livello internazionale, in quanto l'ambiente è un bene comune che non conosce confini nazionali. Inoltre, è importante considerare anche gli effetti economici delle politiche ambientali, al fine di valutare i costi e i benefici delle diverse strategie di gestione delle risorse. In conclusione, la teoria economica dell'ambiente si occupa di trovare soluzioni sostenibili per l'utilizzo delle risorse naturali, al fine di preservare l'ambiente e garantire un equilibrio tra lo sviluppo economico e la conservazione delle risorse.

utilizzazione. Negli anni Sessanta del XIX secolo l'esaurimento delle risorse naturali veniva percepito come una conseguenza dell'aumento della popolazione mondiale e del livello di attività dei sistemi economici maggiormente sviluppati. Gli autori Boulding (1910 - 1993) e Georgescu-Roegen (1906 - 1994) analizzarono la necessità di rendere compatibili tra loro i ritmi di utilizzazione delle risorse naturali con quelli di rigenerazione. Essi dimostrarono infatti che tali risorse, in presenza delle condizioni di operatività dell'economia mondiale, sono destinate a subire una crescente pressione che può essere rimossa solo con la soluzione di un problema che richiede il riferimento a istituzioni alternative al mercato di concorrenza.

LA TEORIA ECONOMICA DELL'INFORMAZIONE:

Questa teoria studia i comportamenti necessari a ridurre le conseguenze negative create dall'incertezza dovuta alla disinformazione sugli esiti del

comportamento di scelta dei singoli soggetti,e le conseguenze negative generate dal funzionamento del mercato di concorrenza relative allapresenza di squilibri nella distribuzione dell'informazione tra i soggetti che operano al suo interno. Gli autori che si sono occupati di questo problema che può determinare il fallimento del mercato sono Arrow, Akerlof (1940 - /), Sappington e Stiglitz (1943 - /). Arrow e Akerlof evidenziano come gli squilibri dell'informazione possono creare problemi al e alla moral hazard selezione avversa. Sappington e Stiglitz invece analizzano le procedure di regolazione con le quali eliminare o comunque contenere le cause di fallimento del settore pubblico; queste sono riconducibili alla discrezionalità del comportamento degli operatori pubblici e privati, che spesso con l'incertezza condizionano i processi decisionali del settore pubblico (o settore del non-mercato). 7) ECONOMIA PUBBLICA, BENI COLLETTIVI E SCELTE SOCIALI: Quando si

È in presenza di beni e servizi pubblici le decisioni vengono prese all'interno di un contesto alternativo al mercato di concorrenza, cioè nel settore pubblico, che segue regole diverse da quelle del mercato di concorrenza, sia per la determinazione del costo di produzione e distribuzione dei beni e servizi pubblici (spesa pubblica), sia per la determinazione delle quantità da produrre e distribuire.

IL PROBLEMA DELL'OTTIMIZZAZIONE DELLA SPESA PUBBLICA:

Gli economisti che si sono occupati del problema della spesa pubblica (tassazione) sono Samuelson, De Viti De Marco (1858 – 1943), Wicksell e Musgrave (1910 - /). La spesa pubblica è connessa con la produzione e la distribuzione dei beni e dei servizi pubblici, diversi da quelli privati. Samuelson infatti affermò che per i beni e servizi privati, che coincidono con gli ordinari beni e servizi (X , … ,X )1 ni= x ,e che possono essere distribuiti tra i diversi consumatori (1, … ,

s), vale la condizione X ∑j jmentre per i beni e servizi pubblici (X , … ,X ), che sono distribuiti tra gli stessi consumatori, valen+1 n+m icontemporaneamente e per ogni bene e servizio pubblico la relazione X = X .n+j n+j

LA PRESENZA DI EFFETTI ESTERNI NEL PROCESSO DI OTTIMIZZAZIONE DELLA SPESAPUBBLICA :

All’interno di una struttura istituzionale a decisioni decentrate (in cui opera la concorrenza dal lato delconsumo e della produzione) è impossibile determinare la struttura ottimale della spesa pubblica inbase alla teoria dell’utilità come per i beni e servizi privati. Per i beni e servizi privati infatti è possibileapplicare l’ordinaria procedura di formazione dei prezzi poiché nel loro consumo non vi sono effettiesterni; per i beni e servizi pubblici invece tale procedura non può essere applicata. Gli autoriMusgrave e Samuelson sostenevano l’interpretazione dell’economia pubblica in termini di

scambiovolontario (propria della produzione e distribuzione dei beni e servizi privati) ma escludevano che all'interno di una struttura istituzionale a decisioni decentrate potesse essere applicata la teoria dell'utilità marginale per la determinazione della struttura ottimale della spesa pubblica. Per Musgrave quindi non esiste una soluzione di mercato per la determinazione della struttura ottimale della spesa pubblica; Samuelson invece era un po' più flessibile e sosteneva che poteva esistere una soluzione a questo problema ma che bisognava trovare un automatismo che rivelasse le preferenze tendendo conto della natura particolare dei beni e servizi pubblici. Tiebout invece credeva che il pensiero di Musgrave e Samuelson fosse troppo rigido in quanto tenessero i consumatori quasi "prigionieri" di un settore pubblico che cerca di stabilire il bisogno di beni e servizi pubblici per tutti i consumatori, gravandoli con ciò di un carico di.

prezzi-tasseindipendentemente da ogni loro valutazione soggettiva dell'utilità che deriva dal loro consumo. Ciòsignificherebbe ipotizzare che il processo di produzione dei beni e servizi pubblici si adatterebbeautomaticamente alle preferenze dei consumatori e che i bisogni connessi con la spesa pubblicasiano predeterminati. Così, dato il budget pubblico corrente, il problema della determinazioneottimale della spesa pubblica potrebbe essere risolto sulla base di un criterio politico che esprima lacapacità contributiva dei singoli consumatori.

La razionalizzazione delle entrate e della spesa del settore pubblico implicherebbe:

  1. L'obbligo per tutti i consumatori di rivelare correttamente le loro preferenze;
  2. La possibilità da parte del settore pubblico di riuscire a soddisfare le preferenze dei consumatorinello stesso modo in cui sarebbero soddisfatte dal mercato dei beni e servizi privati;
  3. L'imposizione per tutti i consumatori di
un carico conseguente di prezzi-tasse. Per Tiebout (1924 – 1968) invece esiste una struttura istituzionale a deci
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Publisher
A.A. 2007-2008
24 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/04 Storia del pensiero economico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del pensiero economico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Privitera Giuseppe.