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INFLAZIONE E INDICE DEI PREZZI
L’INFLAZIONE (π) è il tasso di aumento dei prezzi e il livello dei prezzi è il risultato dell’inflazione registrata in
passato: π= (Pt – Pt-1)/Pt-1 dove Pt è il livello attuale dei prezzi. Una volta salito il livello dei prezzi non
diminuisce, a meno che il tasso d’inflazione non si negativo, non si verifichi quindi una deflazione.
I 3 principali indici dei prezzi sono:
1) il DEFLATORE DEL PIL: è pari al rapporto tra il PIL nominale e quello reale di uno stesso anno, esso misura la
variazione dei prezzi tra l’anno base e l’anno corrente;
2) l’INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO (IPC): misura il costo di un paniere fisso di beni e servizi rappresentativo
degli acquisti del consumatore medio. Le principali differenze tra l’IPC e il deflatore sono 3: il deflatore si basa
su un insieme di beni e servizi più ampio; i beni e servizi di cui tiene cono il deflatore variano di anno in anno,
mentre l’IPC si basa su un paniere fisso; il deflatore si basa sui prezzi dei beni prodotti all’interno del sistema
economico, mentre il paniere cui fa riferimento l’IPC comprende beni importati;
3) l’INDICE DEI PREZZI ALLA PRODUZIONE (IPP): misura il costo di un determinato paniere però, a differenza
dell’IPC, tiene conto anche delle materie prime e dei semilavorati, inoltre misura i prezzi in corrispondenza
della prima transazione commerciale significativa, quindi l’IPP è un indice più flessibile e in grado di segnalare
prima dell’IPC le variazioni di prezzo.
CAPITOLO 3
SVILUPPO, DISOCCUPAZIONE E INFLAZIONE: I FATTI PRINCIPALI
CRESCITA ECONOMICA
La CONTABILITA’ DELLA CRESCITA indica in che misura i diversi fattori della produzione contribuiscono
all’incremento della produzione totale. La TEORIA DELLA CRESCITA ci aiuta a capire in che modo le decisioni
economiche influiscono sull’accumulazione dei fattori produttivi.
La CRESCITA ECONOMICA è definita come un aumento nella quantità e nella diversificazione dell’offerta di beni
economici. Lo sviluppo economico moderno, che inizia in Europa nel XVI secolo e accelera con la rivoluzione
industriale inglese si distingue per la ricerca di metodi di produzione più efficienti e nuovi prodotti. Ha inoltre
peculiari caratteristiche, anche secondo Kuznets:
Caratteristiche quantitative: l’accelerazione del PIL pro capite accompagnato da un aumento della
- popolazione; la transazione demografica: fenomeno della crescita accelerata della popolazione nelle
prime fasi dello sviluppo economico moderno, dovuto ad un abbassamento del tasso di mortalità, e di
un successivo rallentamento nelle fasi di maturità dovuto ad un abbassamento del tasso di natalità; la
crescita della produttività, cioè dell’output per unità di input; diminuzione delle ore mediamente
lavorate; trasformazioni nella composizione del tasso di occupazione;
Caratteristiche strutturali: la diminuzione di addetti e valore aggiunto dell’agricoltura in favore
- dell’industria e dei servizi; passaggio da piccole a grandi imprese; perdita di importanza dei consumi
alimentari in favore di istruzione, sanità e servizi alla persona;
- Caratteristiche di diffusione internazionale dove da un lato i paesi meno sviluppati hanno cercato di
imitare quelli più sviluppati, dall’altro lato il divario tra paesi ricchi e poveri è aumentato invece di
ridursi come ipotizzato dalla teoria della convergenza di Abramoviz e David secondo la quale, sotto
certe condizioni, un paese ritardatario ha la possibilità di crescere più rapidamente del paese leader
per 4 motivi fondamentali: in un Paese ritardatario il capitale fisico è vecchio tecnologicamente e se lo
si sostituisce con capitale che incorpora gli ultimi ritrovati della tecnologia, il potenziale di crescita della
produttività è molto elevato; un Paese povero ha un basso livello di capitale per addetto e i rendimenti
di tale fattore sono quindi elevati; lo spostamento delle persone impiegate in attività marginali a
impieghi con più alto valore aggiunto contribuisce alla crescita della produttività media del sistema
economico; la crescita del reddito pro capite allarga le dimensione del mercato dei beni e servizi e
rende più conveniente l’adozione di metodi di produzione di massa. I vantaggi dell’arretratezza sono
tuttavia un potenziale che è realizzabile solo se l’unica differenza tra Paesi ricchi e poveri è il livello di
produttività, ma nella realtà esistono anche altre differenze come la congruenza tecnologica e la
capacità sociale.
INPUT DI LAVORO E DISOCCUPAZIONE
La crescita del PIL reale non procede in modo uniforme, ma per fasi cicliche di espansione e di recessione,
durante le fasi di contrazione la domanda di lavoro diminuisce e una quota di occupati perde il lavoro, la
disoccupazione comporta dei costi economici e sociali che bisogna ridurre il più possibile attraverso
l’intervento dei governi. I costi della disoccupazione:
Effetti negativi sul benessere dei disoccupati;
- Perdita di produzione e perdita di reddito subito complessivamente dalla società. La LEGGE DI OKUN
- stima che un incremento del 1% della disoccupazione corrisponde ad una riduzione del 2% del PIL;
Effetti redistributivi che possono aumentare i problemi sociali, poiché chi perde il proprio lavoro spesso
- appartiene già alle fasce più povere della popolazione. I sussidi di disoccupazione attenuano in parte
questo problema;
Perdita di capacità e competenze per chi rimane a lungo disoccupato, con crescenti difficoltà a trovare
- lavoro;
Perdita di gettito d’imposta per lo Stato.
-
MERCATO DEL LAVORO: DEFINIZIONI E METODOLOGIA
L’entità delle forze lavoro viene determinata mediante indagini statistiche ed è data dal numero di persone che
dichiarano di essere occupate e di quelle che dichiarano di essere disoccupati.
OCCUPATI: persone con più di 15 anni che possiede un’occupazione o ha effettuato ore di lavoro nella
settimana di riferimento.
DISOCCUPATI: persone con più di 15 anni non occupata e alla ricerca di un lavoro.
FORZE DI LAVORO: occupati + disoccupati.
NON FORZE DI LAVORO: popolazione sotto i 15 anni, popolazione sopra i 15 anni che non ha e non cerca lavoro
(sopra i 64 anni o in età da lavoro come studenti, casalinghe e lavoratori scoraggiati).
TASSO DI ATTIVITA’: forze di lavoro/popolazione.
TASSO DI OCCUPAZIONE: occupati/popolazione.
TASSO DI DISOCCUPAZIONE: disoccupati/forze di lavoro.
TASSO DI INATTIVITA’: non forze lavoro di 15 anni e più/popolazione.
BACINO DELLA DISOCCUPAZIONE
In qualunque momento esiste un determinato numero di persone disoccupate, che costituiscono il cosiddetto
BACINO DELLA DISOCCUPAZIONE che è caratterizzato da un flusso in entrata e uno in uscita. I modi di
alimentare il bacino (flussi in entrata) sono: Ricerca della prima occupazione; Abbandono volontario del lavoro
precedente e ricerca di una diversa occupazione; Perdita temporanea del lavoro in attesa di essere richiamato;
Perdita dell’impiego per licenziamento o cessazione dell’attività dell’impresa.
I modi per uscire dal bacino (flussi in uscita) sono: Trovare un nuovo impiego; Essere richiamato al proprio
posto di lavoro; Smettere di cercare un impiego.
TASSO DI DISOCCUPAZIONE: mostra variazioni nel tempo: sia in risposta a cambiamenti nel num dei
disoccupati, sia a cambiamenti nella forza lavoro; mostra variazioni per classi di età, sesso, titolo di studio,
ripartizione geografica. Gruppi con alta disoccupazione, mostrano anche bassi tassi di attività, aumento dei
lavoratori scoraggiati, w quindi riduzione del tasso di disoccupazione inoltre non si tiene in considerazione il
lavoro sommerso.
DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE: è detta anche tasso naturale di disoccupazione ed è dovuta alle rigidità e
imperfezioni strutturali del mercato del lavoro (disponibilità di informazioni, convenzioni sociali, mobilità,
normativa) e non può essere ridotta nel breve periodo. Su questo valore incidono:
- La durata della disoccupazione: il tempo medio per il quale ciascun individuo rimane disoccupato.
Dipende da fattori ciclici e da alcune caratteristiche strutturali del mercato come: l’organizzazione del
mercato del lavoro; la composizione demografica e la dislocazione geografica della forza lavoro; la
possibilità o la volontà dei disoccupati di continuare a cercare un impiego migliore (DISOCCUPAZIONE
DA RICERCA: dipende da quanto sono alti i sussidi);
La frequenza della disoccupazione: quante volte in media, in un dato periodo di tempo, i lavoratori
- rimangono disoccupati. Dipende da 2 fattori: dalla variabilità della richiesta di lavoro all’interno del
sistema economico; dal tasso di crescita della forza lavoro: più la crescita è rapida, maggiore è il tasso
naturale di disoccupazione.
DISOCCUPAZIONE CICLICA: eccede quella frizionale. I flussi in entrata ed in uscita dal bacino della
disoccupazione variano con il ciclo economico.
ISTERESI: permanenza di un fenomeno anche dopo la rimozione della causa che lo ha provocato.
MODELLO INSIDER-OUTSIDER: modello che ipotizza che i contratti collettivi stipulati dai sindacati tendano a
favorire gli occupati (insider) e a ridurre le possibilità dei disoccupati (outsider) di trovare un lavoro.
INFLAZIONE
L’INFLAZIONE (π) è il tasso di aumento dei prezzi e il livello dei prezzi è il risultato dell’inflazione registrata in
passato: π= (Pt – Pt-1)/Pt-1 dove Pt è il livello attuale dei prezzi. Una volta salito il livello dei prezzi non
diminuisce, a meno che il tasso d’inflazione non si negativo, non si verifichi quindi una deflazione. Quindi il
livello dei prezzi attuale è pari a quello dell’anno precedente adeguato all’inflazione: Pt=Pt-1(1+π).
Per valutare i COSTI DELL’INFLAZIONE bisogna distinguere tra: INFLAZIONE PERFETTAMENTE ATTESA E
INFLAZIONE IMPERFETTAMENTE ATTESA O INATTESA e tra inflazione contenuta ed elevata.
In caso di inflazione contenuta, i costi dell’inflazione perfettamente attesa sono molto ridotti, i contratti e le
leggi tributarie che si protraggono nel tempo tengono già in considerazione il tasso d’inflazione. In caso di
inflazione perfettamente attesa vi sono solo due costi:
I SHOE-LEATHER COSTS: al crescere dell’inflazione crescono i tassi d’int nominali e
- quindi il costo opportunità di detenere moneta, l’inflazione è come una tassa sulla disponibilità di
contante; questo riduce la domanda di moneta e modifica i comportamenti degli individui che
diminuiranno i saldi monetari detenuti e incrementeranno i ritiri di circolante sopportando costi
aggiuntivi: si accresce il cosiddetto “costo da con