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XXIX. MECCANISMI DI AGGIUSTAMENTO DELLE BILANCE: CAMBI FLESSIBILI E CONTROLLO DEI CAMBI (1914-1939)

PERCHÉ IL SISTEMA AUREO FALLÌ

Fallì perché i Paesi con la bilancia in deficit e che dunque avevano perso oro, spesso non rispettavano la regola del gioco del sistema aureo per la quale per riportare in equilibrio la bilancia era necessario diminuire la circolazione monetaria.

I paesi si rifiutavano perché ciò faceva diminuire non solo i prezzi, ma anche l'occupazione e il reddito. Creava cioè deflazione. A questo punto il sistema aureo non esisteva più perché i Paesi non erano più in grado di convertire la moneta in oro.

DETERMINAZIONE DEL CAMBIO IN REGIME DI CAMBI FLESSIBILI

Tra le due guerre mondiali c'è il regime dei cambi flessibili (o fluttuanti o oscillanti). Se le divise non sono convertibili in oro, il cambio tra due monete non sarà fisso come in regime aureo, ma oscillerà liberamente.

finché la domanda e l'offerta di valuta non saranno uguali.
TEORIA DELLA PARITÀ DEI POTERI D'ACQUISTO
L'economista svedese Gustav Cassel enunciò nel 1922 la teoria della parità dei poteri di acquisto e sostenne che il cambio di equilibrio tra due monete tende ad essere uguale al rapporto tra i poteri di acquisto interni delle due monete e si modifica tutte le volte che aumentano i prezzi interni nell'uno o nell'altro Paese.
VARIAZIONE DEL CAMBIO E AGGIUSTAMENTO DELLE BILANCE
L'equilibrio delle bilance dei pagamenti viene raggiunto:
- nel sistema aureo attraverso variazioni nel livello dei prezzi o più realisticamente del reddito e dell'occupazione dei paesi. Mentre il cambio rimane fisso;
- nel regime di cambi flessibili attraverso variazioni nei cambi, mentre i prezzi e il reddito interno non variano.
Supponiamo che gli Stati Uniti importino più di quanto esportino, mentre per l'Inghilterra è.

il contrario. Quindi l'offerta supera la domanda di dollari per cui il cambio dollaro-sterlina diminuisce, fino a che la domanda e offerta di dollari non diventano uguali. Infatti benché i prezzi, espressi in dollari, delle merci americane non mutino, gli stessi prezzi, espressi in sterline, diminuiscono, perché le merci americane diventano meno costose per gli stranieri per effetto della svalutazione del cambio del dollaro. E quindi la domanda di merci americane, cioè di dollari, da parte degli inglesi, aumenta.

INCONVENIENTI DEI CAMBI FLESSIBILI E SVALUTAZIONE DEL CAMBIO

Elasticità della domanda di esportazioni e di importazioni

La svalutazione del cambio accresce la competitività delle esportazioni, ma rende più costose le importazioni e quindi genera un aumento dei prezzi interni. Si profila il rischio di una spirale svalutazione-inflazione-svalutazione.

Se la domanda (da parte degli stranieri) delle esportazioni dall'Italia

è elastica, una lieve svalutazione del tasso di cambio dell'euro, determinando una lieve diminuzione dei prezzi delle merci italiane espressi in valuta straniera, farà aumentare notevolmente le esportazioni italiane.

Se la domanda (da parte degli italiani) delle importazioni è rigida, una svalutazione anche notevole del tasso di cambio dell'euro, che pure farà aumentare notevolmente i prezzi, espressi in euro, delle merci estere, farà diminuire di poco le importazioni.

Per la condizione di Marshall-Lerner la svalutazione migliorerà la situazione della bilancia dei pagamenti solo se la somma delle elasticità delle esportazioni e importazioni è superiore a 1.

La svalutazione del tasso di cambio difficilmente potrà migliorare la situazione della bilancia dei pagamenti nel breve periodo (perché la convenienza ad acquistare un bene non dipende solo dal prezzo. Ad esempio un paese le cui importazioni sono costituite da

materie prime ben difficilmente potrà ridurre). Ma potrà farlo nel lungo periodo. Ci sarà dapprima una fase di diminuzione della saldo della bilancia dei pagamenti e poi una fase di aumento. Poiché questo andamento può essere rappresentato dalla forma della lettera J, si dice che la svalutazione del tasso di cambio produce l'effetto J. Varie teorie Secondo il criterio dell'assorbimento la svalutazione del cambio in ogni caso non può accrescere le esportazioni se il sistema economico è in piena occupazione (perché in questo caso la produzione non può essere espansa) a meno che una parte della produzione che è consumata all'interno venga destinata alle esportazioni, cioè sia adottata simultaneamente una politica restrittiva che determini una riduzione dell'assorbimento interno, cioè della domanda interna. Secondo la Nuova Scuola di Cambridge la componente dell'assorbimento da ridurre per

Ridurre il deficit della bilancia dei pagamenti è la spesa pubblica finanziata in disavanzo. Secondo l'approccio monetario alla bilancia dei pagamenti anzitutto un deficit della bilancia dei pagamenti produce di per sé una riduzione dell'offerta di moneta. Se l'offerta di moneta diminuisce, i soggetti economici (famiglie e imprese), non ridurranno la detenzione di contante, ma ridurranno la spesa, cioè l'assorbimento. La diminuzione dell'assorbimento consentirà un aumento delle esportazioni e il deficit della bilancia dei pagamenti si correggerà automaticamente.

Ulteriori inconvenienti di un sistema di cambi flessibili. Uno dei principali difetti del sistema dei cambi flessibili è che vi è incertezza tra gli operatori economici che non sanno quale è l'equivalente in moneta nazionale di una data quantità di valuta straniera. Se per ridurre le incertezze le autorità monetarie intervengono sul mercato.

espansiva per conseguire l'equilibrio esterno. Inoltre, la politica economica può utilizzare anche strumenti di politica commerciale, come tariffe e quote, per influenzare la bilancia dei pagamenti. L'equilibrio interno si riferisce alla situazione in cui l'economia di un Paese raggiunge piena occupazione e stabilità dei prezzi. Per raggiungere questo obiettivo, la politica economica può utilizzare strumenti come la politica fiscale (ad esempio, tagli delle tasse o aumento della spesa pubblica) e la politica monetaria (ad esempio, riduzione dei tassi di interesse o aumento della liquidità). L'equilibrio esterno si riferisce alla situazione in cui la bilancia dei pagamenti di un Paese è in equilibrio, cioè le esportazioni sono pari alle importazioni. Per raggiungere questo obiettivo, la politica economica può utilizzare strumenti come la politica monetaria (ad esempio, interventi sul mercato valutario per influenzare il tasso di cambio) e la politica commerciale (ad esempio, imposizione di tariffe o quote sulle importazioni). In conclusione, per raggiungere sia l'equilibrio interno che l'equilibrio esterno, la politica economica può utilizzare una combinazione di politiche fiscale, monetaria e commerciale. Tuttavia, è importante considerare gli effetti collaterali e le possibili conseguenze di tali politiche, al fine di evitare instabilità e fluttuazioni indesiderate.

restrittiva per l'equilibrio esterno. In regime di cambi flessibili si può impiegare anche la svalutazione-rivalutazione del tasso di cambio, per cui si potranno adottare in caso di:

  • piena occupazione e deficit della bilancia: una svalutazione della tasso di cambio e una politica monetaria e fiscale restrittiva;
  • disoccupazione e deficit: una politica fiscale espansiva per raggiungere l'equilibrio interno e una svalutazione del tasso per raggiungere l'equilibrio esterno;
  • piena occupazione e surplus della bilancia: la rivalutazione del tasso di cambio finalizzata all'equilibrio esterno e politiche lievemente espansive. Infatti la rivalutazione del cambio diminuisce le esportazioni e quindi per evitare la disoccupazione, occorre una politica che stimoli la domanda interna.

CONTROLLO DEI CAMBI E POLITICA VALUTARIA

Si ha una sistema di cambi controllati quando i cambi sono controllati dai governi attraverso le misure di politica valutaria, cosiddetta perché

Il mio compito è formattare il testo fornito utilizzando tag html.

ATTENZIONE: non modificare il testo in altro modo, NON aggiungere commenti, NON utilizzare tag h1;

Il testo fornito è il seguente:

mira ad incidere direttamente sui movimenti di valuta. A differenza della politica commerciale che incide direttamente sugli scambi di merci tra Paesi. Tra le due guerre mondiali per egoismo nazionale diversi Paesi per espandere le esportazioni svalutavano il cambio e riducevano le importazioni mediante i vari strumenti di politica valutaria:

  1. La Banca centrale acquista e vende valuta per influire sul livello dei cambi. Ad esempio se la lira stava svalutando eccessivamente per cui le importazioni diventano troppo costose, la Banca d'Italia comprava lire per far salire il cambio;
  2. Gli importatori che richiedono valuta estera devono richiedere l'autorizzazione della Banca centrale;
  3. Controllo sulle operazioni valutarie delle banche che non sono più tenute a versare alla Banca d'Italia la valuta estera di cui entrano in possesso, ma possono gestirla depositandola presso le banche straniere o investendola nell'acquisto di titoli stranieri;
  4. Accordi di

compensazione valutaria (clearings) tra due Paesi che mirano a pareggiare la bilancia commerciale di entrambi, eliminando i movimenti di valuta. In ognuno dei due Paesi gli importatori, invece di pagare i loro fornitori, devono versare ad una cassa speciale, in moneta nazionale, il controvalore delle merci importate. Da questi fondi la cassa preleva le somme necessarie a pagare gli esportatori nazionali che così ricevono moneta nazionale e non valuta estera.

5) Le compensazioni mercantili per cui il Governo autorizza l'importazione di una partita di merce solo se c'è una esportazione di eguale valore;

6) La politica dei cambi multipli consistente nel fissare prezzi diversi per le valute estere a seconda dell'uso che l'acquirente ne vuole fare.

80 *claudy*XXX. MECCANISMI DI AGGIUSTAMENTO DELLE BILANCE: IL SISTEMA DI BRETTON WOODS (1944) ACCORDI DI BRETTON WOODS E SISTEMA DI CAMBI Dopo la seconda guerra mondiale si torna ad un ordine nei rapporti economici

internazionali basato su un sistema multilaterale di relazioni gestito dal Fondo Monetario Internazionale. Questo, che ha sede a Washington, nacque con gli accordi di Bretton Woods del 1944, stipulati inizialmente tra 39 nazioni e a cui hanno poi aderito quasi tutti i Paesi del mondo. Secondo gli accordi di Bretton Woods, ciascun paese doveva dichiarare la parità della propria moneta rispetto al dollaro e impegnarsi a mantenere un tasso di cambio fisso (attraverso gli interventi delle banche centrali sui mercati valutari), entro limiti di oscillazione non superiori all'1% al di sopra e al di sotto della parità stessa. Inoltre, il dollaro aveva una sua parità rispetto all'oro. Nel sistema di Bretton Woods, detto sistema a cambio aureo (gold exchange standard), c'era una convertibilità più limitata rispetto al regime aureo. Era prevista la convertibilità dei dollari in oro e delle monete nazionali in dollari solo per i non residenti. I cittadini nazionali

potevano ottenere valuta straniera per fini precisi, ma non ne avevano diritto. Solo le banche centrali

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
90 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luigi 84 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Chirichiello Giuseppe.