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MC=ΔTC/ΔQ
I costi marginali sono costi che l’impresa può controllare in modo diretto e immediato. Nello specifico MC è
il costo complessivo che si sostiene per la produzione dell’ultima unità realizzata e, quindi, indica anche il
costo che si può risparmiare se questa ultima unità non si realizza. Le decisioni di un’impresa in merito al
livello produttivo sono prese spesso in funzione di variabili marginali.
-Definire il concetto di effetto di reddito e il concetto di effetto di sostituzione portando degli esempi
Si definisce effetto di reddito l’impatto di una variazione nel prezzo di un prodotto sul reddito reale (potere
di acquisto) di un consumatore e, quindi, sulla quantità domandata di quel bene. Ad esempio se il prezzo di
uno dei due beni, A e B, scende, aumenta il potere di acquisto del consumatore: graficamente la retta di
bilancio ruota verso destra. Dobbiamo comunque ricordare che un aumento del reddito incrementerà la
domanda di beni normali e ridurrà quella di beni inferiori.
Si definisce effetto di sostituzione l’impatto esercitato dalla variazione del prezzo di un prodotto, sul suo
costo relativo, ossia rispetto ad altri beni. L’effetto di sostituzione provoca sempre una variazione della
quantità domandata nella direzione opposta rispetto a quella del prezzo: in altre parole, quando il prezzo
scende l’effetto di sostituzione causa un aumento della quantità domandata, mentre quando il prezzo sale
l’effetto di sostituzione causa una diminuzione della quantità domandata. ESEMPIO: All’aumentare del
prezzo del grano diminuisce il prezzo del riso.
-Perché la produttività marginale è decrescente?
La produttività marginale è la quantità addizionale della produzione che si ottiene impiegando un’unità
aggiuntiva di un fattore produttivo. Oltrepassato un determinato limite, l’impiego aggiuntivo del fattore
produttivo incrementa la produzione in modo meno che proporzionale. Ciò accade quando l’incremento del
fattore produttivo non si combina con la quantità disponibile degli altri fattori produttivi. In questa fase la
produttività marginale decresce con l’impiego del fattore produttivo fino ad annullarsi del tutto.
- Quali sono i principali fattori di cambiamento nel lungo periodo in un mercato di concorrenza perfetta?
I principali fattori di cambiamento nel lungo periodo in un mercato di concorrenza perfetta sono due: -le
imprese puntano ad ottenere profitti riducendo le perdite; -in un contesto di concorrenza perfetta, le
imprese sono libere di entrare e di uscire da un’industria.
-Come cambiano le condizioni dell’equilibrio concorrenziale nel lungo periodo?
Nel lungo periodo, la prospettiva di realizzare dei guadagni porterà all’ingresso di nuove imprese. In tal caso
la curva di offerta del mercato si sposta verso destra, definendo una quantità maggiore in corrispondenza di
ogni prezzo. Con uno spostamento a destra della curva di offerta vedremo che: il prezzo inizia a scendere, la
curva di domanda per la singola impresa scende, per continua ad ottenere il massimo profitto le imprese
scenderanno lungo la propria curva del costo marginale, andando a contrarre la produzione. Tutti questi
cambiamenti si fermeranno solo quando ogni impresa arrivi a realizzare un profitto economico nullo:
equilibrio di lungo periodo.
-Rappresentare / definire la curva di offerta dell'impresa in regime di concorrenza
La curva di offerta è la rappresentazione sul piano cartesiano dell’offerta economica di un bene o servizio.
La curva di offerta si basa su una funzione matematica in cui il prezzo è la variabile indipendente (input e la
quantità di produzione del bene la variabile indipendente (output). q=f(p) il prezzo e la quantità di
produzione del bene consentono di calcolare il ricavo economico dell’impresa che, insieme ai costi
economici, consentono di determinare il profitto dell’impresa.
-Perché la curva di domanda in concorrenza perfetta è perfettamente elastica?
Nel mercato di concorrenza perfetta, nel punto di intersezione tra domanda e offerta si determina il prezzo
di equilibrio: la singola impresa, in corrispondenza a quel prezzo, può vendere la quantità che desidera,
allora la domanda dell’impresa è rappresentata con una retta orizzontale. Ogni impresa tende a
massimizzare il profitto, compatibilmente con i vincoli posti dai costi e dalla tecnologia. Si può dire che la
curva di domanda di una singola impresa, in un mercato perfettamente concorrenziale, è perfettamente
elastica rispetto al prezzo di mercato. E poiché un’impresa che opera in questo mercato non può vendere
ad un prezzo più alto, diminuendo la propria offerta, deve ridurre in prezzo per aumentare le vendite. Per
questo viene rappresentata con una retta orizzontale.
Come si calcola il tasso di partecipazione?
Il tasso di partecipazione è una misura fondamentale per capire quanto un’economia abbia potenzialità di
crescita fornisce una misura della partecipazione della popolazione al mercato del lavoro e rileva, dal punto
di vista economico, l’offerta, vale a dire la quota di popolazione che si presenta sul mercato. È pari alla
percentuale di appartenenza alla forza lavoro sulla popolazione in età lavorativa in altre parole Il tasso di
partecipazione si calcola facendo il rapporto fra la forza lavoro “L” (ovvero la somma tra disoccupati coloro
che non hanno un lavoro e occupati coloro che hanno un lavoro) e la popolazione in età lavorativa chi ha
tra i 16 e i 65 anni. Il tasso di partecipazione serve per determinare il numero dei lavoratori scoraggiati in un
paese ovvero quei soggetti che non sono occupati ma che non cercano più lavoro.
-Definire domanda e offerta di lavoro.
Il mercato di lavoro è regolato da una domanda di lavoro da parte delle imprese, legato negativamente al
salario, e un’offerta di lavoro, legata positivamente al salario. In un mercato del lavoro perfettamente
concorrenziale, la domanda e l’offerta determinano il salario di equilibrio, a cui corrisponde un livello
occupazionale di equilibrio. Le condizioni affinché il mercato sia concorrenziale e si determini l’equilibrio
sono: numero elevato di imprese (acquirenti del lavoro) e lavoratori (venditori); tutti i lavoratori sono
uguali per le imprese; assenza di barriera all’entrata e in uscita. L’offerta di lavoro, in economia politica,
misura la disposizione delle persone a lavorare, il numero di persone disposte ad offrire i propri servizi
lavorativi o, anche, il numero di ore di lavoro che i lavoratori sono disposti ad offrire ai datori di lavoro. Essa
è determinata da diverse variabili che possono essere economiche, demografiche, sociali, culturali e
logistiche.
- Cosa si intende per forza lavoro e popolazione civile?
Per forza lavoro si intende tutte quelle persone che sono occupati (N) ovvero che hanno un lavoro oppure
che sono disoccupati (U) ovvero che cercano un impiego. Non fanno parte della forza lavoro coloro che non
possono lavorare ovvero chi ha meno di 16 anni, chi ha più di 65 anni, le forze armate e i detenuti; non
fanno parte della forza lavoro manco i lavoratori scoraggiati ovvero coloro che anche se non hanno un
impiego non lo cercano. La popolazione civile invece è la sottrazione dalla popolazione complessiva di
coloro che lavorano (N) ovvero gli occupati e di coloro che non lavorano ma cercano un nuovo lavoro
ovvero disoccuparti (U). La differenza tra forza lavoro e popolazione attiva è che nella forza lavoro non
vengono considerati i lavoratori scoraggiati ovvero coloro che non hanno un lavoro ma non lo cercano più e
coloro che non possono lavorare ovvero chi ha meno di 16 anni, chi più di 65 anni, le forze armate e i
detenuti mentre la popolazione attiva considerano anche questi.
-che cos’è la propensione marginale al risparmio?
Il risparmio è quella parte di reddito che non viene consumato. A riguardo, la propensione marginale al
risparmio indica la frazione di unità addizionale di reddito che le famiglie decidono di risparmiare. Tale
propensione corrisponde alla percentuale residua della propensione marginale al consumo. L’equazione del
risparmio parte da una componente negativa, in quanto se il reddito è pari a zero, il consumo è maggiore
del reddito e quindi si avrà un risparmio negativo. La curva partirà da –Co che rappresenta la sua intercetta
con l’asse delle ordinate, e crescerà in base alla propensione marginale al risparmio, che indica la pendenza.
-che cos’è la propensione marginale al consumo?
Il consumo è composto da due parti: parte autonoma Co e parte che dipende positivamente dal reddito
disponibile. Per calcolare quest’ultima bisogna prendere in considerazione la propensione marginale al
consumo, cioè quanto un consumatore consuma su un euro in più di reddito. Le premesse che si devono
fare quando riguardo alla propensione marginale al consumo sono due: 1) questa è positiva, cioè si
considera che comunque ad un aumento del reddito il consumo aumenta 2) è compresa tra 0 ed 1; non si
ha una propensione al consumo superiore del reddito stesso e vi è una parte del reddito che viene
accantonata come risparmio. Infatti la percentuale residua rispetto alla propensione marginale al consumo
è la propensione marginale al risparmio.
-cosa rappresenta la componente autonoma del reddito?
La componente autonoma del reddito, in un contesto economico chiuso e di breve periodo, rappresenta al
componente della domanda di beni che non dipende dal livello del reddito o dal livello di produzione
(considerando che il reddito e la produzione siano uguali)
-cosa rappresenta e come si calcola il moltiplicatore del reddito?
Il moltiplicatore del reddito o Keynesiano rappresenta il rapporto che intercorre tra la parte autonoma ed il
reddito. Se consideriamo, ad esempio, una variazione di spesa pubblica di 1000 €, questa in realtà, non si
tradurrà in 1000 € di reddito in più, poiché la gente che ne usufruisce creerà consumo in base alla loro
propensione marginale al consumo, creando così nuovo reddito che a sua volta si trasformerà in nuovo
consumo e così via. Facendo in questo modo si crea un aumento esponenziale del reddito, definito da una
serie geometrica di ragione PMC, il cui sviluppo è il moltiplicatore. Il moltiplicatore, sulla base dell’esempio,
ha un grande importanza nella determinazione del PIL. Se vi è un moltiplicatore elevato, dato da una
elevata propensione marginale al consumo, allora: - anche con un livello basso delle componenti autonome
del PIL queste creeranno un elevato livello di produzione; - piccole variazioni della componente A
creeranno grandi variazioni di PIL. Quindi