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La produttività marginale e le sue fasi

ΔXe l'incremento del fattore produttivo (input). Matematicamente la produttività marginale è uguale alla derivata della funzione di produzione rispetto al fattore produttivo considerato. La produttività marginale è caratterizzata da due fasi:

  • Produttività marginale crescente: la produttività marginale è caratterizzata da una fase iniziale in cui l'unità aggiuntiva del fattore produttivo aumenta la produttività. Ciò accade quando l'incremento del fattore produttivo consente di utilizzare meglio anche gli altri fattori produttivi.
  • Produttività marginale decrescente: oltrepassato un determinato limite, l'impiego aggiuntivo del fattore produttivo incrementa la produzione totale in modo meno che proporzionale. Ciò accade quando l'incremento del fattore produttivo non si combina con la quantità disponibile degli altri fattori produttivi. In questa fase la...

La produttività marginale decresce con l'impiego del fattore produttivo fino ad annullarsi del tutto.

In un grafico cartesiano che rappresenta i costi in funzione della quantità prodotta, i costi fissi (CF) sono rappresentati da una retta parallela all'asse delle x, ossia non dipendono dalla quantità prodotta. I costi variabili (CV) sono rappresentati da una retta a pendenza positiva che passa per l'origine. I costi totali (CT) sono rappresentati da una retta parallela alla retta dei CV che ha come intersezione sull'asse delle y l'intersezione di questa con la retta intercettata dai CF.

Il costo medio è il costo unitario della produzione (costo associato ad un'unità) ed è determinato dal rapporto tra il costo totale (C) della produzione e la corrispondente quantità di unità prodotte (q). Il costo medio indica il costo di ogni singola unità di prodotto CMe = C/q.

I costi medi fissi (CMeF = CF/q) si riducono progressivamente con la produzione in quanto il costo fisso (CF) viene diviso con una maggiore quantità.

di unità di prodotto (CF/q), i costi medi fissi (CMeF) tendono a zero al crescere dell'output. Ciò è spiegato dal fatto che un incremento della produzione (Δq) causa soltanto l'incremento dei costi variabili (ΔCV) per il maggiore impiego dei fattori produttivi a parità di impianto (CF). I costi fissi sono maggiori nelle grandi aziende, ma i costi medi fissi sono maggiori nelle piccole aziende perché la produzione è minore. I costi medi sono migliaia di euro o miliardi di euro, i costi medi fissi sono euro o centesimi. I costi medi variabili (CMeV=CM/q) seguono l'andamento dei costi variabili (CV) che aumentano all'aumentare della produzione. Nelle prime unità di produzione (q) la produttività marginale è generalmente l'incremento della produzione (Δq) crescente, quindi cresce in modo più che proporzionale all'impiego dei fattori (ΔCV). In questa fase i costi medi.

Le variabili (CMeV) decrescono con l'aumento della produzione. Una volta oltrepassato il punto di massimo della produttività marginale, questa diviene decrescente e i costi medi variabili iniziano a crescere. Ciò spiega anche la forma a U della curva del costo medio.

I costi medi totali sono dati dai costi totali divisi per il numero di unità prodotte. Sommando il costo medio fisso (CMeF) e il costo medio variabile (CMeV) per ciascun livello della produzione (q) si ottiene la curva del costo medio (CMe) o curva del costo unitario. Nella prima fase la curva dei costi medi (CMe) ha un andamento decrescente perché sia la curva dei costi medi fissi che quella dei costi medi variabili hanno andamento decrescente. Nella seconda fase la curva dei costi medi fissi decresce, mentre quella dei costi medi variabili cresce. L'aumento dei costi medi variabili è maggiore in valore assoluto della diminuzione dei costi medi fissi, per cui la curva dei costi medi totali

è crescente. 9che si ha nell’incrementareIl costo marginale unitario è il costo aggiuntivo produzione di una unità. Inaltre parole, il costo marginale corrisponde al costo di un'unità aggiuntiva prodotta, cioè alla variazionenei costi totali di produzione che si verifica quando si varia di un'unità la quantità prodotta; formalmenteè la derivata del costo totale (C) rispetto alla quantità prodotta (q). CM=d(CT) / d(q)Poiché i CF non cambiano al variare della produzione, i costi marginali tengono conto solo dei CV.

L’ottimo tecnico (o costo unitario minimo) è il punto di minimo della curva del costo medio (CMe).Questo punto rappresenta una situazione di ottimo tecnico, poiché in esso l'impresa utilizza l'impianto nelmodo migliore. Nel punto di minimo, la curva del costo medio (CMe) interseca la curva del costomarginale (CM). Questo punto è detto punto di fuga.

Poiché il prezzo del prodotto non può essere inferiore a questo livello minimo. Se il prezzo del prodotto fosse inferiore, l'impresa sarebbe costretta ad abbandonare il mercato poiché il costo unitario del prodotto è superiore al prezzo di vendita dello stesso per qualsiasi quantità prodotta. L'andamento a forma di U della curva del costo marginale è dato dall'andamento della produttività marginale dei fattori produttivi. Il significato economico del tratto decrescente e crescente della curva del costo marginale è il seguente:

  • Tratto decrescente: nella fase iniziale la curva del costo marginale è decrescente poiché l'impiego di unità addizionali dei fattori produttivi consente di utilizzare meglio l'impianto. In questa fase il prodotto marginale dei fattori produttivi è crescente.
  • Tratto crescente: una volta oltrepassato il punto di minimo, la curva del costo marginale diventa

crescente poiché, in questa seconda fase, ogni ulteriore unità addizionale di impiego dei fattori produttivi peggiora l'efficienza dell'impianto. In questa seconda fase il prodotto marginale dei fattori produttivi è decrescente. È quindi necessario un incremento della quantità dei fattori produttivi (lavoro, materie prime, ecc.) per ottenere un'ulteriore unità di prodotto. Ciò spiega l'andamento crescente nel tratto finale della curva del costo marginale.

L’ottimo dall’impianto tecnico dipende intrinsecamente produttivo: se un impianto è stato realizzato per produrre x unità, se ne vengono prodotte meno, non viene sfruttato a pieno, i costi fissi si ripartiscono su un numero minore di unità e quindi i costi medi (o unitari) sono maggiori. Se vengono prodotte più di x unità, l’impianto non è in grado di sostenere la produzione e sono necessarie risorse straordinarie.

dal costo ottimo tecnico (minimizzazione dei costi) non maggiore (lavoro straordinario, energia, materie prime). corrisponde con l'ottimo economico (massimizzazione del profitto), perché non considera i ricavi. Ricavi Ricavo totale Il ricavo totale è l'importo in denaro (ricavo economico) ottenuto da una impresa mediante la vendita di quantità q di prodotto a un prezzo unitario p. Dato un prodotto, quindi, è possibile indicare il ricavo totale (RT) dell'impresa come prodotto della quantità venduta (q) per il prezzo unitario (p): RT = q·p Il prezzo, d'altra parte, rappresenta il valore che il produttore attribuisce al prodotto e dall'altra lato rappresenta il valore che il produttore attribuisce al prodotto per il produttore non è conveniente venderlo. se il prezzo non incontra la willingness to pay del consumatore questo non acquista il prodotto. di unil ricavo medio può essere espresso come: RMe = p, dove p è il prezzo del prodotto.

RMe=(p·q)/q ossia RMe = p. Il ricavo unitario è, quindi, uguale al prezzo unitario di vendita del bene.

Massimizzazione del profitto

Se in uno stesso grafico cartesiano rappresentiamo i costi totali (CT) ed i ricavi totali (RT) in funzione della quantità venduta si ottengono, semplificando, due rette che si intersecano. La retta dei ricavi parte dall'origine (q=0 → RT=0). La retta dei costi, invece, interseca l'asse delle ordinate in un punto (q=0 → CT=y').

Le due rette si incontrano in un punto detto Break Even Point (BEP). In corrispondenza di tale punto si ha la quantità di bene che se venduto permette di eguagliare costi e ricavi. Se viene venduta una quantità inferiore i ricavi sono inferiori ai costi, il profitto è negativo, se è venduta una quantità superiore i ricavi sono maggiori dei costi, il profitto è (Π=RT-CT) positivo. Il profitto è la differenza fra ricavi e

Costi

In realtà i costi totali e, talvolta anche i ricavi totali, non sono rappresentati da rette, ma da curve. Esiste quindi un secondo punto oltre al quale, aumentando la quantità il profitto torna ad essere negativo. Per dev'essere venduta un quantità tale che sia massima la differenza fra ricavi totali e costi totali. La quantità per i cui si massimizza il del punto nel quale la tangente profitto è l'ordinata alla curva dei costi totali è parallela alla curva dei ricavi totali. Tale punto è il punto in cui i costi marginali eguagliano il ricavo medio, ossia il prezzo. Tale punto (intersezione fra la curva dei CM e del p) rappresenta l'ottimo economico. Se il prezzo è inferiore al punto di fuga per nessuna quantità di bene venduto il profitto eguaglia i costi: i ricavi non compensano i costi.

Dettagli
A.A. 2020-2021
45 pagine
SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/01 Economia ed estimo rurale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiadaPastorelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e politica alimentare e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Cavaliere Alessia.