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INTERESSE INTERESSI
= =
RENDIMENTO ONEROSITÁ DEL
FONDI AMMONTARE
MEDIO DEI FONDI PASSIVO
INTERMEDIATI DEBITI
INTERMEDIATI 7
Economia & Gestione della Banca Facoltà di Economia
I tassi di interesse e di onerosità dipendono dai tassi che incidono sui singoli titoli e
dalla composizione delle attività fruttifere e delle passività onerose. Dall’equazione
fondamentale di stato patrimoniale ricaviamo la seguente formulazione:
FI = MP + D TRM – TPM = q – TPM ( MP / FI )
La formula appena vista è una funzione lineare che mette in relazione la differenza dei
tassi d’interesse attivi e passive con un indicatore di struttura finanziaria della banca. Grazie a
questa formula siamo, ora, in grado di studiare la relazione tra la differenza dei tassi e la
struttura finanziaria della banca. Introduciamo le prime ipotesi:
HP : INCREMENTO DI REDDITIVITÁ. AUMENTA IL RISULTATO DI GESTIONE
0
HP : CAPITALE CIRCOLANTE NON AUMENTA
1 : TASSO PASSIVO MEDIO COSTANTE
HP 2 : AUMENTO DI RG INTERAMENTE DISTRIBUITO
HP 3
HP : IMPATTO FISCALE NEUTRALE
4 L’analisi di questa situazione prevede lo studio di due momenti distinti. Uno iniziale
ed uno finale che contempla le nuove ipotesi introdotte. Vediamo che effetti producono tali
ipotesi graficamente. TRM 2 MOMENTO
α FINALE
q 2
TRM 1 MP / FI MOMENTO
INIZIALE
q 1 TPM 8
Economia & Gestione della Banca Facoltà di Economia
Sotto le ipotesi esposte a pagina precedente, avremo un’evoluzione grafica che passa
dal momento iniziale a quello finale. In virtù di un aumento dei tassi attivi, a parità di struttura
finanziaria, aumenterà il margine unitario di intermediazione. Il coefficiente angolare della
retta non cambia perché la struttura finanziaria rimane inalterata come stabilito dalla ipotesi 3.
Modifichiamo ora l’ipotesi 3. Parte dell’aumento del risultato di gestione viene mantenuta
all’interno della banca ed adibita ad autofinanziamento.
NUOVA HP : AUMENTO DI RG PARZIALMENTE DISTRIBUITO E AUTOFINANZIAMENTO
3
Utilizzando parte del nuovo risultato di gestione come autofinanziamento, avremo, un
incremento di mezzi propri. Quindi i coefficienti angolari delle rette dovranno cambiare come
visibile nel seguente grafico.
TRM = ( AF / FI ) < ( MP / FI )
α
2
q 2
TRM MP / FI
1
q 1 TPM
Come in precedenza, avremo un aumento del divario dei tassi determinato da un
aumento del margine unitario di interesse. Questa volta tuttavia, si verificherà un effetto leva
determinato dalla variazione di inclinazione della retta nel secondo momento. Poniamo ora
una nuova ipotesi: il tasso medio sull’attivo diminuisce.
HP : CONTRAZIONE DEL TASSO MEDIO SULLE ATTIVITÁ FRUTTIFERE
5
HP : AUMENTO DEL MARGINE UNITARIO DI INTERESSE
6 Con una ipotesi simile registreremo una diminuzione del divario tra i tassi. Queste
ipotesi dovranno essere compensate a secondo termine da una modifica della struttura
finanziaria. Vediamo cosa accade graficamente. 9
Economia & Gestione della Banca Facoltà di Economia
TRM 1
TRM 2 = ( AF / FI ) < ( MP / FI )
α
q 2 MP / FI
q 1 TPM
Relazione tra tasso medio sui prestiti e costo del passivo Al fine di studiare questa
relazione dovremo introdurre delle nuove variabili da considerare. Definiamo quindi:
T TASSO MEDIO ATTIVO SUI PRESTITI
A
CMR COSTO MEDIO DELLE RISORSE ( CI / FI )
AA ALTRE ATTIVITÁ
Queste nuove variabili si possono mettere in relazione con variabili già considerate
nelle precedenti relazioni. La formulazione che ci permetterà di studiare la relazione in causa,
è la seguente: AA ( T – TRM* )
A
T – CMR = q +
A FI
Il divario tra il tasso medio attivo sui prestiti ed il costo delle risorse risulta di facile
mantenimento quando il tasso attivo è alto. Il CMR è in relazione diretta con il margine
unitario di interesse mentre è in relazione inversa con il tasso di rendimento medio delle altre
attività ( TRM* ). Introduciamo ora alcune ipotesi operative e vediamo cosa accade di
conseguenza:
HP : T – CMR > 0
0 A
: AUMENTO DI CMR DETERMINATO DA UN AUMENTO DI FONDO DI TPM
HP 1 10
Economia & Gestione della Banca Facoltà di Economia
Un aumento di TPM non produce effetti sul margine d’interesse unitario che rimane,
quindi, inalterato. La banca potrebbe aumentare il volume dei prestiti ma il mercato potrebbe
non assorbire la nuova offerta. Un’azione su T non risulterebbe sufficiente. Come si può
A
capire, in uno scenario in cui il costo delle risorse aumenta, non è facile per la banca
mantenere il divario tra i tassi attivi sui prestiti ed il costo delle risorse stesso.
Effetto leva finanziaria per le banche. Con il termine leva finanziaria si intende un
determinato rapporto mezzi propri – indebitamento che permette alla società di mantenere
elevati tassi di sviluppo. Questo vale sempre quando si considera una impresa che ha come
attività caratteristica un’attività puramente industriale. L’applicazione di questo approccio di
studio ad una banca deve incorporare alcune ipotesi e modifiche fondamentali onde ottenere
risultati significativi.
La differenza sostanziale sta nella considerazione dei debiti. La banca lavora in
assenza di debiti di finanziamento. I debiti di finanziamento o di funzionamento per la banca
sono rappresentati dalle somme depositate dai propri clienti. Ad ogni modo, una banca che
intende ricorrere al debito può farlo sotto il controllo delle autorità di vigilanza.
Consideriamo una banca che sia al contempo patrimonializzata ed indebitata e
vediamo come il ROE varia in funzione delle due componenti del passivo.
ROE = TMA + ( TMA – TPM ) x ( DP / MP ) + ( ROAR – TMA ) x ( AR / MP )
FOCUS PER BANCA FOCUS PER BANCA
INDEBITATA PATRIMONIALIZZATA
La prima componente del ROE è una componente positiva. La seconda è una
componente negativa. La prima componente dipende dalla struttura finanziaria. La seconda
componente dipende dalle altre attività reali ( AR ) e dal loro rendimento ( ROAR ).
Sviluppando la seconda componente si arriva a dimostrare, come, anche questa dipenda dalla
struttura finanziaria della banca. Vediamo graficamente come le due componenti impattano
sul ROE. 11
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ROE ROE DP / MP STRUTTURA
FINANZIARIA
TMA STRUTTURA
FINANZIARIA
DP / MP
Come si può notare dal primo grafico. Spostamenti della leva finanziaria impattano
direttamente sul ROE aumentandolo o diminuendolo. Un aumento del ROE in funzione di un
aumento della leva finanziaria, non è un buon compromesso per la banca, perché equivale ad
acquisire nuovi rischi. L’acquisizione di nuovi rischi comporta sempre complicazioni sotto il
duplice profilo della vigilanza e della patrimonializzazione. Oppure se la struttura finanziaria
cambia, si può mantenere un ROE costante operando sulla composizione e quindi sul costo
dei debiti. La seconda componente del ROE dipende dalla efficienza operativa e dalla
componente di servizio della banca. Questa seconda componente interessa le banche molto
patrimonializzate. Raggiungere l’efficienza operativa comporta la minimizzazione dei costi a
parità di fondi intermediati e di risultato di gestione.
3. RISCHI DELL’ATTIVITÁ BANCARIA
L’attività bancaria è soggetta a tutti i rischi tipici dell’imprenditoria, più i rischi del mercato
finanziario ed i rischi di credito. Il rischio economico si traduce nella possibilità che i risultati
d’esercizio si discostino da quelli attesi. Questo fatto è possibile e giustificabile in parte dalle
rettifiche e dalle riprese di valore che compaiono a conto economico.
Rischio di Credito. Il rischio di credito affligge la banca in virtù della sua attività
principale: l’erogazione del credito. Sulla mole di crediti erogati, la banca si aspetta di avere
delle perdite. Quindi la situazione di normale insolvenza del finanziato è prevista dalla banca.
Il rischio di credito esprime quella parte di perdita che eccede quella già attesa. 12
Economia & Gestione della Banca Facoltà di Economia
Oltre ai normali crediti, questo rischio riguarda anche crediti di firma e crediti
cartolarizzati. In linea di massima il rischio è riconducibile alla solvibilità della controparte.
Rischio di Tasso. Il rischio di tasso è quello più temuto dalla banca ed anche il meno
semplice da gestire. Il rischio di tasso di interesse dipende dalla sensibilità dei tassi attivi e
passivi a quelli di mercato. Più alta è la sensibilità e più una variazione del tasso d’interesse
impatterà sullo stato patrimoniale della banca. Il rischio di tasso incide sia sull’attivo che sul
passivo ed ha un duplice effetto. Il primo effetto è riferito al puro tasso di interesse.
Il tasso di interesse rende le attività più fruttifere e le passività più onerose e viceversa.
Il secondo effetto riguarda il valore di attività e passività. La banca può immunizzarsi dal
rischio di tasso sincronizzando le scadenze dell’attivo e del passivo. Questa attività prende il
nome di Asset – Lliability Management.
Asset Lliability Management. Questa tecnica è stata sviluppata per arginare il rischio
di interesse. L’obiettivo che si pone è quello di massimizzare i risultati minimizzando il
rischio di tasso connesso. Questo genere di attività è strettamente connesso alla capacità della
banca di prevedere i tassi di interesse futuri.
La tecnica prevede una analisi degli scostamenti temporali tra attività fruttifere e
passività onerose. Quindi questa analisi è basata solo sulle attività e sulle passività sensibili al
tasso di interesse. Nel breve periodo le banche sono lliability sensitive vale a dire che il valore
delle passività eccede quello delle attività. Nel lungo periodo la banca diviene asset sensitive
ovvero il valore delle attività eccede quello delle passività. Consideriamo gli scostamenti:
SCADENZE SCADENZE
PASSIVITÁ ATTIVITÁ
GAP
FIINANZIARIE FIINANZIARIE
GAP = ATTIVITÁ SENSIBILI A TASSO ( A ) – PASSIVITÁ SENSIBILI A TASSO ( P )
ST ST
= ( A - P ) = 0 Condizione di Immunizzazione da RT
∆RNI ∆i ST ST
HP : TASSI ARRIVI = TASSI PASSIVI IN TERMINI ASSOLUTI
0
HP : REATTIVITÁ ISTANTANEA DEI TASSI ATTIVI E PASSIVI A QUELLI DI MERCATO
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Quan