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PM
questo modo, il valore del fattore X rimane 3
P
inalterato (X =) e riesco comunque a produrre
1 Prezzo di
la stessa quantità di fattore. acquisizione
A
Se poi il prezzo si riduce ulteriormente (p↓↓) P a
fino ad arrivare ad una funzione della
produttività marginale PM in corrispondenza
3 Prezzo di
di B, vedremo che siamo in coincidenza del recupero
nostro punto di fuga. Infatti, il passaggio P r B
successivo sarebbe l’ottenimento di una
funzione PM che ci porterebbe ad un livello
4 Fattore X
del fattore X (< X ), visto che saremo costretti
4 1
a vendere un po’ del nostro fattore X per
tornare in una posizione di stabilità (compresa X X
4 1
tra A e B).
Nei primi tre casi (fino a PM ), vediamo che una riduzione del prezzo (p↓) non porta alcuna
3
variazione a livello di quantità prodotta visto che il livello del fattore impiegato rimane immutato
(X = e quindi q=). Questo andamento del grafico è un chiaro segnale della rigidità dell’offerta al
1
prezzo nel breve periodo. Inoltre, nel caso del fattore lavoro, i lavoratori “sono costretti” a
rimanere a lavorare nel settore agricolo anche in caso di sottoremunerazione, vista la
mancanza di alternative soddisfacenti. In altre parole, se PM è nell’intervallo [A ; B], allora
€
riduzioni del prezzo dell’output non portano a riduzioni della quantità di fattore X utilizzata.
Di conseguenza, si ha che: l’offerta è rigida rispetto al prezzo e che il fattore X non è
remunerato pienamente. Infine, il ragionamento è il medesimo anche nel caso in cui
prendessimo in considerazione il fattore terra.
Questo modello è importante anche perché ben si presta a capire gli strumenti della politica
agricola, cioè si presta a capire le leve sulle quali l’operatore pubblico agisce per risolvere o
attenuare i due problemi che abbiamo analizzato. Ad esempio, si può agire: alzando il prezzo
dell’output (p↑) così da fare innalzare pure PM ; tramite aiuti (a fondo perduto o a credito
agevolato) in modo da finanziare gli investimenti nelle aziende agricole; eseguendo una
supervalutazione dell’usato in caso di rottamazione di macchinari così da alzare P ; finanziando
r
la ricerca così da far aumentare la produttività delle risorse e fare innalzare PM ecc…
Come abbiamo appena visto, in caso di riduzioni di prezzo, l’offerta è rigida per via di barriere
all’uscita; al contrario, se si hanno degli aumenti iniziali di prezzo (e non PM —>PM —>PM ),
1 2 1
notiamo che l’offerta è un po più elastica. Possiamo perciò parlare di una doppia inclinazione
dell’offerta. price taker
Infine, l’esistenza di barriere all’uscita e la particolare situazione di in cui si trova
ogni singola azienda agricola è causa di un fenomeno strano, ovvero della possibilità che la
curva di offerta di prodotti agricoli sia inclinata negativamente. Le spiegazioni possono essere:
compensazione:
• suo derivare da reddito da lavoro, se per garantire il sostentamento proprio
e dei propri familiari l’agricoltore, in caso di riduzione dei prezzi e in presenza di barriere
all’uscita, è portato ad aumentare la produzione nel tentativo di compensare la riduzione dei
prezzi; o da rendita latifondista, se il proprietario latifondista o grande produttore estensivo
ha l’obiettivo di garantirsi una rendita stabile dalle sue proprietà, e quindi in caso di riduzione
di prezzi cercherà di mettere a coltura nuove terre della proprietà e/o intensificare quelle già
utilizzate. Tuttavia, se questo andamento si generalizza si può avere delle vere e proprie crisi.
produzione e offerta:
• in molti paesi gran parte della produzione viene autoconsumata e
sottratta all’offerta e quindi questi due valori non coincidono (soprattutto nei paesi in via di
sviluppo, mentre in Europa di solito coincidono). Pertanto l’offerta dipende dalle necessità di
acquisto dell’agricoltore. Se il prezzo aumenta, l’agricoltore potrà cedere meno Q per
acquistare altri beni a lui necessari. In alcuni paesi la percentuale di autoconsumo di alcuni
fattori come il grano/cereali arriva fino al 90% (es: Senegal, Ciad ecc..).
- tempo e processi produttivi: ci soffermeremo sull’importanza di rispettare i tempi biologici dei
processi produttivi. A causa della biologicità di alcuni importanti fattori di produzione e
dell’output (processi biologici, fattori di produzione biologici e output biologici), il trascorrere
del tempo cronologico caratterizza i processi produttivi agricoli, determinando: la successione
di operazioni e/o attività in base alle esigenze che la coltura (o l’animale) ha nel corso del suo
sviluppo biologico; l’intervallo di tempo necessario per l’ottenimento del prodotto (es: es: se
semino oggi, domani non posso raccogliere); il periodo di ottenimento del prodotto finito 5
(output). Ciò significa che l’imprenditore agricolo deve essere flessibile e pronto ai cambiamenti
che le “leggi della Natura” gli possono proporre. Si verifica dunque una forte stagionalità della
utilizzazione dei fattori e dell’ottenimento dei prodotti (output). Infatti quasi tutte le operazioni
agricole hanno un proprio periodo utile di esecuzione, e si distribuiscono per lo più con
irregolarità durante l’anno; e con irregolarità anche tra un anno e l’altro, a causa dell’interferire
non è de-stagionalizzabile,
del tempo meteorologico. Il processo produttivo agricolo come
invece avviene per il processo industriale o artigianale.
Un processo elementare può essere descritto come una
successione di operazioni dove solitamente intervengono tre Fattori
vari fattori diversi. In generale, un processo produttivo può:
• attivazione in serie: i singoli processi si succedono uno
dopo l’altro. Solo quando finisce il primo può essere
attivato il successivo. In agricoltura la natura biologica dei
processi produttivi richiede che certe operazioni siano t 0
eseguite in intervalli di tempo ben definiti temporalmente. Fattori
è tipico delle produzioni artigianali.
• attivazione in parallelo: più processi elementari vengono
attivati allo stesso tempo, saturando le potenzialità degli
elementi fondo indivisibili.
• attivazione in linea: consiste nell’attivare processi t 0
elementari dello stesso tipo con una sfasatura temporale Fattori
(inferiore alla durata del processo elementare stesso),
scelta opportunamente in modo da limitare i tempi di
inattività degli elementi fondo. È tipica della catena di
montaggio. t
In agricoltura è possibile attivare dei processi sia in serie che 0
in parallelo (un campo faccio X e in un campo faccio Y) ma, in
condizioni normali, non è possibile attivarli in linea [anche se ci possono essere alcune finte
eccezioni come le produzioni forestali o gli allevamenti senza terra (dove l’attività è svolta in
ambiente protetto senza ricorrere a mangimi provenienti dall’azienda agricola come prati,
pascoli ecc…= allevamenti industriali) o le coltivazioni in serra].
La natura biologica del fattore terra determina una pianificazione del suo utilizzo del tempo: per
mantenere costante la fertilità del suolo è infatti necessario alternare sullo stesso
appezzamento una successione di colture (ma non è sempre così). La tecnica agronomica ha
portato dunque a stabilire una serie di regole circa gli avvicendamenti delle colture su di uno
stesso appezzamento, in modo tale che a colture depauperartici (assorbono dal terreno o lo
consumano), solitamente dovrebbero seguire colture miglioratrici (es: maggese).
ordinamenti produttivi,
Tale avvicendamento di colture è uno dei motivi secondo cui gli cioè la
de-specializzati.
ripartizione delle attività fra le varie colture ed allevamento, debbano essere
Un altro motivo che favorisce la de-specializzazione degli ordinamenti produttivi è il massimo
utilizzo dei fattori fondo così da ridurre i tempi di inattività dei fattori impiegati. Si dovrà quindi
scegliere quelle colture che mi consentiranno di lasciare a riposo il meno possibili i miei fattori,
fondo compatibilmente con le leggi della natura. Se consideriamo l’esempio di un’azienda
tipica toscana che solitamente produce cereali, vino ed olio; notiamo che il fattore fondo terra è
occupato pienamente mentre l’altro importante fattore fondo, la forza lavoro, dovrà essere
massimizzato. In questo contesto, il picco di fabbisogno di lavoro è dato dalla raccolta, che si
ha: a giugno per il grano, a settembre per vino ed ad ottobre per olio. Si vede quindi che gli
ordinamenti produttivi sono divisi e distribuiti nell’arco dell’anno in modo da massimizzare
l’utilizzo della forza lavoro e non sovrapporre i vari momenti della raccolta.
Inoltre, le specificità dei processi agricoli hanno importanti riflessi anche sui flussi monetari:
asincronia
• tra flussi monetari in entrata e in uscita (tempo di attesa, o periodo di
capitale di anticipazione.
immobilizzazione) che porta alla necessità di
incertezza:
• dei flussi monetari in entrata e in uscita. Il livello effettivo di impiego di
determinati fattori produttivi è difficilmente predeterminabile, così come il risultato finale
dello sforzo produttivo (andamento meteorologico e andamento di mercato).
Perciò la scelta dell’ordinamento produttivo deve tener conto anche di questo fattori di
incertezza e può essere appunto opportuno diversificare le proprie attività/colture così da avere
degli ordinamenti produttivi de-specializzati e ridurre tali rischi dovuti ad incertezza ed
asincronia. 6
Nei cicli produttivi molto lunghi, le colture poliennali (quali vite, olivo, fruttiferi ecc…) hanno una
vita vegetativa che si sviluppa con una particolare evoluzione nel corso di più annate
(particolare andamento dei costi e dei ricavi).
Ad esempio, le fasi vegetative di un vigneto sono le seguenti: fase di impianto, fase di
incremento, fase di maturità, fase di decremento però, la vita utile di un vigneto può superare
anche i 30 anni.
In sintesi, si ha a che fare con un ordinamenti produttivi de-specializzati per via di:
• necessità di ridurre la sottoutilizzazione dei fattori fondo disponibili nei diversi momenti di
svolgimento dei processi
• esigenze di carattere agronomico (avvicendamenti come rotazione tra colture per ripristinare
la fertilità del suolo o per contenere lo sviluppo di parassiti specifici delle colture)