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12.2.6. INDICI DI SOLIDITA' PATRIMONIALE

Volti ad individuare la correlazione tra l'attivo fisso e le fonti di finanziamento.

L'indice che evidenzia ciò è il ''quoziente primario di struttura'' o ''indice di auto-copertura del

capitale fisso'', che si ottiene dal rapporto tra patrimonio netto su attivo fisso.

Se esso è >1 : le immobilizzazioni sono interamente finanziate con il patrimonio netto, che

finanziano anche una parte dell'attivo circolante.

Se è <1 : le immobilizzazioni non sono finanziate con i mezzi propri ma anche con passività

consolidate e/o correnti.

Se il quoziente è poco inferiore ad uno, esso segnala una situazione accettabile sotto il

profilo della solidità.

E' possibile misurare la solidità patrimoniale anche con un indice differenza: ''margine di

struttura'', dato dalla differenza tra Patrimonio netto e Attivo fisso.

E' necessario calcolare un'ulteriore indice che esprima le modalità di finanziamento della

parte delle immobilizzazioni non coperte da patrimonio netto. Anche in questo caso si può

ricorrere ad un indice-quoziente e ad un indice-differenza. L'indice-quoziente è denominato

''quoziente secondario di struttura'' ed è dato dal rapporto tra Passivo permanente (somma

tra mezzi propri e passivo consolidato) su Attivo circolante.

L'indice-differenza, invece, è detto ''margine di struttura allargato'' ed è la differenza tra

questi due valori.

Se il quoziente secondario di struttura è >1 (margine di struttura allargato >0): le

immobilizzazioni sono interamente finanziate con il passivo permanente, che finanzia anche

una parte dell'attivo circolante. E' questa la situazione che dovrebbe profilarsi affinchè la

solidità patrimoniale di un ente possa giudicarsi buona.

Se <1: le immobilizzazioni sono finanziate anche attraverso passivo corrente. Una tale

situazione denota una solidità insoddisfacente, collegata ad un elevato rischio di insolvenza.

Quando =1: l'attivo fisso è finanziato dal passivo permanente e l'attivo circolante

esclusivamente dal passivo corrente. In tal caso la situazione non è del tutto positiva perchè

nel caso in cui una parte dei crediti sia di difficile realizzo, è necessario un quoziente

leggermente >1 che consenta di spostare in avanti nel tempo i fenomeni di insolvenza.

12.2.6.2. ANALISI DI LIQUIDITA'

L'analisi del conto del patrimonio continua con l'analisi di liquidità, volta ad individuare

l'equilibrio di breve periodo.

Essa viene effettuata attraverso indici come:

-''quoziente di disponibilità'' o ''capitale circolante netto'': Qd= M+Ld+Li/Pb

dove M= magazzino, Ld= liquidità differite, Li= liquidità immediate, Pb= passività a breve

Esso può essere minore, maggiore o uguale a 2. Se < 2: l'ente non è in grado di

fronteggiare interamente i debiti a breve con i recuperi monetari derivanti dagli impieghi

correnti. -''quoziente di liquidità'': Qt= Ld+Li/Pb

In esso non configura il magazzino che è un impiego destinato ad essere mantenuto nel

tempo e che non diviene in forma liquidità se non nel caso di liquidazione dell'ente.

Se >1: non rappresenta una condizione sufficiente per l'esistenza di una liquidità a breve

perchè riscossioni e pagamenti possono viaggiare a differenti velocità e le prime possono

risultare più lente dei secondi.

Nelle aziende di produzione, il limite informativo del quoziente di liquidità è superato con:

-''indici di ciclo finanziario'' come l' ''indice di rotazione dei crediti commerciali'' e l' ''indice di

rotazione dei debiti commerciali'', che sono indici di rotazione e di durata del capitale

circolante netto. Essi rilevano la velocità di trasformazione delle disponibilità differite in

forma liquida e la velocità di estinzione delle passività correnti.

Per l'ente pubblico, risultano di particolare interesse: l' ''indicatore di velocità di riscossione

delle entrate proprie'' e l' ''indicatore di gestione delle spese correnti'', nonché il ''tasso di

smaltimento dei residui attivi e passivi''. Attraverso i primi due è possibile verificare se le

entrate sono sincronizzate con le uscite. L'ultimo, invece, è utile per valutare la capacità

dell'ente di tradurre gli accertamenti e gli impegni assunti nelle precedenti gestioni in

movimenti di cassa dell'esercizio corrente, in tempi brevi.

12.2.7. UN'ANALISI CRITICA DELL'IMPIEGO NEGLI E.L. DEGLI SCHEMI TIPICI DI

RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO

Abbiamo diversi modelli di riclassificazione del conto economico per poter valutare l'aspetto

economico della gestione degli enti pubblici. →

a) Conto economico a ''ricavi e costo del venduto'' misura la formazione del risultato

economico come differenza tra ricavi netti (espressione dell'utilità ceduta ai clienti attraverso

il collocamento della produzione sul mercato) e risorse consumate per realizzare il venduto.

Negli enti pubblici non può essere applicato perchè le componenti positive del reddito non

sono rappresentate dai ricavi che esprimono la il valore dell'utilità ceduta agli utenti

attraverso l'erogazione dei servizi (si pensi ai servizi indispensabili o a quelli a domanda

individuale). →

b) Conto economico a ''valore della produzione e valore aggiunto'' stesse valutazioni

possono essere fatte per questo modello. Le componenti positive del reddito degli enti

pubblici non sono espressione del valore della produzione, né di quella venduta né di quella

realizzata. →

c) Conto economico a ''marginedi contribuzione'' esso opera una distizione dei costi

operativi in relazione alla loro variabilità. Permette, quindi, di studiare la relazione tra

proventi, costi fissi e variabili in un dato momento.

Osservando la relazione tra proventi totali e costi totali si può valutare in quale misura le

risorse affluite coprano i costi fissi e poi i costi variabili in modo da analizzare l'incidenza sul

risultato economico del livello di attività realizzato. Livello che misura solo in parte i proventi

affluiti e cioè per i servizi a domanda individuale e produttivi.

d) Conto economico per tipologia di servizi una riclassificazione del conto che dia

opportune informazioni sull'ente dovrebbe articolarsi evidenziando:

> margine dei servizi istituzionali

> risultato netto della gestione dei servizi a domanda individuale

> risultato netto della gestione dei servizi produttivi

12.2.8 L'ANALISI DELLA SITUAZIONE ECONOMICA NEGLI ENTI PUBBLICI

L'analisi di redditività dell'ente pubblico, da realizzarsi con gli indicatori classici quali ROI e

ROE, ha scarsa valenza informativa a causa della mancata inerenza tra costi e ricavi di

alcuni servizi (si pensi ai servizi a domanda individuale, i cui costi sono coperti attraverso

entrate tributarie, oppure ai servizi istituzionali, coperti da trasferimenti).

Per quanto riguarda il ROI = Indice di redditività del capitale investito esso esprime la

capacità di produrre reddito attraverso la sola gestione operativa.

In un sistema caratterizzato dall'assenza del mercato e dei prezzi (realtà degli enti pubblici),

tale indice non fornisce una sintesi esaustiva dell'efficienza della gestione.

Infatti, potrebbe esserci una gestione inefficiente anche quando i ricavi e i costi sono in

equilibrio. Questo si potrebbe avere quando i ricavi derivano da entrate finanziarie o da

trasferimenti e non discendono dall'utilità creata per la collettività.

Nell'ente pubblico, perciò, un ROI positivo non indica necessariamente un miglioramento

nell'economicità della gestione. →

Per quanto riguarda il ROE = Indice di redditività del capitale proprio esso esprime la

remunerazione del capitale di rischio.

Tale indice ha scarsa valenza informativa poiché l'azione dell'ente pubblico non è orientata

alla remunerazione del capitale, differentemente da quanto accade nelle imprese, ma

all'erogazione di servizi alla popolazione in modo da massimizzare l'utilità della collettività.

Nell'ente appaiono più fruttuose le analisi su qualità di servizi, efficacia ed efficienza dal

momento che l'obiettivo non è quello di avere un risultato d'esercizio positivo elevato.

12.2.9. L'ANALISI DEI FLUSSI FINANZIARI DI CASSA (CASH FLOW)

Tale analisi presuppone l'interpretazione dei concetti di:

-fondo insieme elementi patrimoniali riferiti ad un dato istante temporale; valore

istantaneo

-flusso ''movimento'' del fondo in un determinato periodo di tempo; valore cinetico, che

esprime un movimento

Il fondo di cui si analizzano i flussi può avere ad oggetto:

> Disponibilità liquide (cassa e banca)

> Capitale circolante netto

> Risorse finanziarie totali

Attraverso la determinazione del ''cash flow'' è possibile studiare le variazioni di disponibilità

liquida. Esso, inoltre, permette di comprendere la provenienza dei mezzi monetari e se la

scelta delle fonti è stata corretta o meno.

Dall'esame possono presentarsi due casi:

1) si è avuta prevalenza di fonti interne i mezzi monetari sono stati creati attraverso

entrate le e uscite derivanti da ricavi e costi della gestione; sono legate quindi alla gestione

2) si è avuta prevalenza di fonti esterne non legate alla gestione

Per effettuare l'analisi occorre distinguere le entrate (riscossioni) e le spese (pagamenti) in

fondi vincolati e non vincolati, in quanto la confusione tra risorse libere e non libere potrebbe

portare a conclusioni diverse circa l'effettività disponibilità liquida dell'ente: è solo

l'ammontare non vincolato a rappresentare, eventualmente, la vera eccedenza delle

disponibilità liquide (questo perchè i fondi vincolati non possono essere distolti dal fine per

cui sono affluiti nell'ente).

Il cash flow viene costruito nell'ente locale in modo diverso rispetto alle imprese. In esso, la

contabilità finanziaria fornisce tutte le informazioni inerenti ai movimenti di cassa (riscossioni

e pagamenti) e non sarà quindi necessario partire dal risultato di gestione per rilevare

entrate e uscite. E' sufficiente aggregare l

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Publisher
A.A. 2018-2019
48 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher susannadf_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof D'Aristotile Ebron.