Economia del turismo - globalizzazione e integrazione culturale - Appunti
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Appunti sulla lezione “Globalizzazione e integrazione culturale”
prof. Stefano Zamagni
docente di economia, di economia delle imprese all’Università di Bologna, alla Johns Hopkins
University, docente di storia del pensiero economico all'Università Bocconi di Milano.
Il tema di cui ci occupiamo è quello del nesso tra globalizzazione e processi di integrazione, in
particolare di un particolare modello di integrazione che chiameremo dialogo interculturale.
Anzitutto l’antefatto: da dove è nata nei tempi recentissimi questa esigenza? Da quel fenomeno che
è chiamato la nuova questione migratoria. I flussi migratori non sono certamente una caratteristica
di questa epoca storica, però è anche vero che sono mutati e vanno mutando i modelli
comportamentali dei migranti. La differenza più importante, ai fini del discorso che vogliamo qui
sviluppare, è che il migrante di oggi rispetto al migrante di ieri non intende più rinunciare alla
propria identità culturale, ma finisce con l’essere come un cittadino di due mondi. Del mondo di
provenienza del quale intende conservare le radici e certi aspetti delle norme sociali di
comportamento e dall’altro del Paese e della cultura nella quale si inserisce. Questa è una novità
perché i flussi migratori precedenti erano caratterizzate dal fatto che il migrante di ieri amava
abbandonare la propria matrice di appartenenza per integrarsi nel più breve tempo possibile nella
nuova cultura che lo ospitava. Questo comporta un problema ignoto alle epoche precedenti. Il
problema di come integrare e quindi rendere possibile il dialogo tra portatori di culture diverse. In
secondo luogo questa caratteristica mostra come l’universalismo, all’insegna del quale le
democrazie liberali occidentali si erano preproposte come ancoraggio morale per il mondo intero, è
entrato in palese conflitto con altri universalismi, ad esempio l’universalismo islamico. Accade così,
sempre più, che i paesi, meno sviluppati o in via di sviluppo, da cui provengono i flussi migratori
oppongano sempre più una dura resistenza alla pretesa di universalità di certi diritti, come ad es. i
diritti umani, perché vengono considerati una sorta di cavallo di Troia con il quale il mondo
occidentale intenderebbe perpetuare la propria dominazione con altri mezzi rispetto a quelli del
passato. Ecco qui un problema nuovo ignoto alle epoche precedenti. Preso atto che le nostre società
tendono a diventare, per problemi strutturali, società di immigrazione ed emigrazione, come
configurare il rapporto tra multiculturalità ed identità? In altre parole fino a che punto si deve poter
spingere una politica delle identità se si vuole che portatori di matrici culturali diverse possano
convivere in uno stesso territorio, in uno stesso Paese in maniera non conflittuale, in maniera
pacifica?
La seconda questione riguarda l’integrazione politico-culturale, in quanto il problema
dell’integrazione socio-economico è stato risolto. E’ ormai chiaro ai più che l’immigrato della cui
forza lavoro i nostri paese hanno bisogno, deve essere in grado di svolgere in modo produttivo,
all’interno del processo economico, le proprie attività. A fronte di un’integrazione socio-economica
non corrisponde un’integrazione di tipo culturale. Questo dualismo tra l’integrazione socio-
economica e l’integrazione socio-culturale crea problemi crescenti nella nostra società di cui tutti
sono a conoscenza.
Come fare per mettere più in sintonia la cittadinanza socio-economica con quella politico-culturale?
Infine se, per ragioni di principio oltre che di opportunità politica, si ritiene che non possa essere
accettato né il modello assimilazionista (di marca francese) né il modello dell’autogoverno delle
minoranze, quale modello di integrazione si può proporre?
1 L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) definisce la globalizzazione: «Un processo
attraverso il quale mercati e produzione nei diversi paesi diventano sempre più interdipendenti, in virtù dello scambio di
beni e servizi e del movimento di capitale e tecnologia». L'accademica di Harvard, Rosabeth Moss Kanter rafforza il
concetto dell'OCSE riducendolo ai minimi termini: il pianeta si sarebbe oramai trasformato in un unico, vastissimo
dove ciascun capitalista può trovare, con poca spesa, tutto ciò di cui abbisogna. La globalizzazione non
supermarket,
ha solo effetti economici, ma anche effetti giuridici, culturali. 1
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di economia delle imprese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Bologna - Unibo o del prof Zamagni Stefano.
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