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Il rapporto tra realtà e verità diventa l'elemento fondamentale.
In questi anni, teatro e giornalismo si attraggono a vicenda perché in maniera diversa, entrambi cercano una
verità della comunicazione che non trova più posto nei mezzi di informazione.
Quel che resta dell'informazione: il fantasma della notizia
di Matteo Scanni
Quello che ci arriva attraverso i giornali e i telegiornali, è solo una minima parte delle notizie che avvengono
ogni giorno. Ma chi ci dice che chi sceglie per noi quali notizie divulgare e quali no stia scegliendo bene?
Per questo motivo gli autori hanno deciso di fare una serie di spettacoli proprio basati su questi scarti.
(Fondamentale riprende un po' quanto detto dall'articolo precedente)
Il giornalismo, il teatro e la ricostruzione della realtà
di Roberto Grandi
La scelta di determinate notizie, piuttosto che altre, è un modo per controllare la realtà, per far si che i media
possano costruire una propria realtà sociale della quale facciamo parte tutti.
(anche questo riprende un po' quello di sopra)
Un teatro di reportage corporei
di Pietro Floridia
Parla del lavoro del ITC Teatro in Palestina.
Si sottolinea la difficoltà di vivere una quotidianità all'interno di uno spazio pieno di barriere, dentro il quale
è difficile muoversi e vivere.
Lo spettacolo in questione si chiama Il sapore dell'acqua. Per restituire al pubblico quest'idea di impossibilità
di movimento, lo spazio teatrale era costituito da una serie di travi a due metri di altezza sopra le quali
agivano gli attori che interpretavano i palestinesi. Sotto queste travi su muovevano liberamente gli spettatori.
Il lavoro sulle fonti
di Nicola Bonazzi
Mamsèr è uno spettacolo del 2003 su Angelo Fortunato Formiggini, un importante editore modenese di
origini ebraica vissuto tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima del Novecento. Formiggini si spese
molto per la diffusione della cultura italiana, addirittura aderì al fascismo, ma, dopo la promulgazione delle
leggi razziali, si suicidò buttandosi dalla torre della Ghirlandina di Modena. La parola di origine ebraica
“mamsèr” è entrata nel dialetto modenese e significa “bastardo”, ed è il modo in cui Formiggini bolla
Mussolini dopo le leggi razziali.
Gli autori si soffermano sulla seconda parte della vita di Formiggini, quella da antifascista che lo porterà al
suicidio, anche perché la maggior parte dei suoi scritti risale a questo periodo.
Il lavoro sulle fonti in questo caso è stato molto complicato.
Ben più semplice, secondo Bonazzi, è stato quello che ha portato allo spettacolo Italiani Cincali,
sull'emigrazione degli italiani in Belgio.
Alla fine, dopo le registrazioni, le interviste, la ricerca del materiale, il personaggio su cui si fonderà lo
spettacolo è il postino di un paese che mentre la popolazione maschile emigra, resta a fare il bello e il cattivo
tempo con le donne, cioè le mogli di quelli partiti.
Viaggio attraverso l'accampamento mondo e Sulle dita di una mano segnano l'ultima fase di questo percorso
che si conclude con un ritorno al presente. In questo caso c'erano fonti primarie e secondarie: le primarie
erano le persone con cui i ragazzi sono stati in contatto (erano stati coinvolti una sessantina di adolescenti), le
fonti secondarie erano i ragazzi stessi.
Il caso Di Bella: la potenza dei media, le certezze dell'opinione pubblica
di Andrea Paolucci
Lo spettacolo il Caso Di Bella è uno spettacolo il cui tema principale è il potere dell'informazione.
Per farlo Paolucci e Barbuto hanno scelto il caso Di Bella, ossia il caso di questo medico che fra il 1997 e il
1998 affermò di aver scoperto una cura contro il cancro. Nella creazione dello spettacolo la domanda a cui si
voleva dare risposta era: la cura funziona oppure no?
Dal punto di vista scientifico ovviamente la risposta certa è ottenibile solo attraverso la sperimentazione, ma
in quei cinque mesi tutto venne messo sotto accusa, i metodi dei ricercatori, le case farmaceutiche, la
credibilità del professore, e persino la reale guarigione dei pazienti che si dichiaravano guariti.
Il 16 dicembre il sindaco di Maglie, una cittadina del Salento, emette un'ordinanza che autorizza l'uso della
somatostatina. Molti pazienti si spostano dunque in questa cittadina. Molti comuni seguono poi l'esempio di
quello pugliese, finché nel 9 marzo la Bindi fa partire la sperimentazione della terapia. 2600 malati lasciano
le cure tradizionali per passare a quella Di Bella, di loro nessuno arriverà a fine anno.
Teatro, informazione e controinformazione
di Cristina Valenti
Il teatro di impegno civile è ben diverso dal teatro politico, la cui finalità più che l'informazione è la
controinformazione. Il teatro di impegno civile nasce all'inizio degli anni Novanta insieme alla narrazione
teatrale e nasce dal bisogno di giovani artisti di assumere il racconto dei fatti in prima persona, con la finalità
di riuscire a costruire una memoria collettiva attraverso la rappresentazione di fatti diversi da quelli forniti
dai media.
Il narratore in questo tipo di teatro si pone non come puro informatore, il che condurrebbe al rischio di
trasformare questo tipo di teatro in un report giornalistico, ma come mediatore individuale della realtà.
Informare senza chiamarsi fuori: questo può essenzialmente fare il teatro, non rinunciando al proprio statuto
di individuazione e alla possibilità che lo spettatore percepisca se stesso, attraverso l'esperienza teatrale,
come essere distinto dagli altri e responsabile verso gli altri per le conseguenze di azioni che appartengono
direttamente o indirettamente alla sua storia.
Quali prospettive?
di Gerardo Bombonato
(Se ti va leggi dalla rivista, parla dei “difetti” del giornalismo)
3. Videogiornalismo e Narrazione
Intervista a Milena Gabanelli
(Leggi dalla rivista o salta)
4. La televisione aperta
di Riccardo Iacona
L'inchiesta come oggetto narrativo complesso
Per inchiesta si intendono tutti quei prodotti che superano la durata di mezzora. È solo allo scattare della
mezzora che non basta dilatare i codici dell'informazione quotidiana, ma scatta l'esigenza di mettere al centro
del racconto la dimensione narrativa.
La posizione dell'“inchiesta” nel sistema televisivo italiano
(rivista)
Analizzando l'inchiesta: i personaggi
Case è una inchiesta realizzata sulle vicende della famiglia D'Argento e del loro sfratto esecutivo avvenuto in
un quartiere popolare di Milano, a pochi chilometri dal Duomo.
Dopo un lungo periodo di resistenza il padre della famiglia, Antonino, decide di abbandonare la casa. Vanno
a vivere in una casa vicino al confine svizzero, ma poi tornano ad occupare a Milano per far si che i propri
figli ritornino nell'ambiente in cui erano cresciuti.
Lo spazio e il tempo della narrazione
(rivista)
Dentro un destino comune
(rivista)
5. Narratori spagnoli
di Martina Sanfilippo
Negli anni Ottanta in Spagna comincia a diffondersi un certo interesse per l'oralità in genere, e in particolare,
per il recupero della tradizione orale narrativa cantata o in prosa in diverse zone dello stato spagnolo.
Francisco Garzòn Céspedes, un autore cubano, sosteneva (e sostiene) di aver inventato una nuova arte
scenica, da lui battezzata Narracion Oral Escenica (N.O.E.) e si dedicò a diffonderla grazie a innumerevoli
laboratori che presentò in giro per la penisola iberica, in università, centri culturali, etc.
I narratori della N.O.E più che cercare un ambiente teatrale, cercano uno spazio più vicino al pubblico, come
un pub o dei caffè.
Purtroppo fin dagli inizi degli anni Novanta, i narratori cominciarono ad essere definiti con l'etichetta di
cuntacuentos (letteralmente “raccontaracconti”, ma in realtà quasi “raccontafiabe”), una definizione riduttiva
che alluce ad un lavoro di intrattenimento leggero e per lo più rivolto ad un pubblico infantile.
In generale il repertorio dei narratori spagnoli è formato da brevi narrazioni che vengono poi montate a
seconda del pubblico in spettacoli di un'ora circa.
La maggior parte di queste narrazioni sono adattamenti di racconti letterari (propri o altrui), anche se ci sono
persone che preferiscono raccontare storie tradizionali e popolari, leggende o aneddoti personali. Le
tematiche sono in genere molto lontane dell'impegno civile e politico che caratterizza la narrazione italiana,
probabilmente dovuta alla forte sfiducia nei confronti della politica e nella difficoltà a ricordare un passato
ancora troppo recente.
Qui si è parlato dei narratori come di un insieme unitario, ma in realtà essi sono profondamente divisi,
principalmente a causa delle differenze linguistiche.
Purtroppo il teatro di narrazione spagnolo al momento vive un profondo periodo di stallo, in parte dovuto
alla difficoltà di essere accettato come una forma di teatro e non di puro intrattenimento da pub o rilegato a
festival.
Magdalena Labarga è stata una delle fondatrici della Cuarta Pared (il locale che ospita spettacoli di
narrazione). Nei suoi esordi come attrice prediligeva racconti letterari sudamericani, ma già da alcuni anni
sta svolgendo un lavoro di ricerca su quella che in Spagna si definisce autoficcion: un'autobiografia fittizia,
più o meno romanzata, che può avvalersi di esperienze e racconti altrui.
Noemi Caballer è invece una narratrice nata e cresciuta in una zona rurale dei Pirenei, trasferitasi a
Barcellona dopo i 18 anni. La sua formazione coniuga il lavoro di bibliotecaria, con un'importante eredità
familiare: sua nonna raccontava storie e il nonno, banditore del paese, metteva in rima e reclamava i bandi.
Josè Luis Campanari, argentino di origini calabresi, vive ora in Galizia da dieci anni. Ha contribuito alla
formazione di molti autori di narrazione spagnola grazie ai suoi laboratori sull'espressività corporea.
Paula Carballeira
Quico Cadaval
Carlos Alba si ricollega ad una tradizione asturiana che risale al sedicesimo secolo, quella del monologuista:
un artista popolare (si tratta di un mestiere solo maschile) che, nelle piazze o nelle osterie, presenta spettacoli
costruiti su un intreccio di prosa, rima e canto, in cui si mescolano diversi tipi di poesia, canzoni comiche e
trasgressive, spesso scurrili, barzellette, racconti orali e aneddoti in cui è di solito presente il tema del
conflitto città-campagna o quello della guerra dei sessi. I monologuisti sono (o meglio erano visto che ora ne
esistono cinque o sei) dei cronisti orali che distorcono la realtà a loro piacimento e, attraverso il proprio
personaggio s