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LEIBNIZ

1. Commenta "se non si fa riferimento ad un'anima.. stessa identità apparente"

 Leibniz riprende e modifica la concezione di Cartesio del corpo come macchina.

Afferma infatti che l’identità non può essere ridotta al corpo, ma è necessario un

principio di vita sussistente che denomina monade: se il corpo è solo un accidente,

l’anima ne rappresenta la sua unità sostanziale. Ammette l’esistenza di monadi

inferiori (che costituiscono la materialità) le quali sono sottoposte ad una monade

superiore (anima).

Leibniz riprende quindi il dualismo cartesiano anima-corpo, ma senza eliminare

totalmente il ruolo del corpo.

2. Commenta "La coscienza non è il solo mezzo capace di costituire l'identità personale" parla

anche del discorso tra Teofilo e Filatete

 Leibniz per dare una definizione di identità riprende il discorso di Filatete e Teofilo: il

primo riprende la concezione lockiana di identità (formata prettamente dalla

coscienza personale), mentre il secondo afferma che non basta il sentimento di sé a

formare l’identità, poiché non sarebbe possibile la formazione di moralità (basata sui

ricordi personali o sull’immaginazione) senza una sostanza, un corpo, un’identità

fisica, da essa dipendente.

Berkeley

1. Commenta "il numero è una creatura della mente"

 Quel che preme a Berkeley è di eliminare la concezione di quelle qualità proprie della

materia e indipendenti dalla nostra mente.

L’obiettivo, quindi, è criticare la distinzione tra qualità primarie e secondarie di

Locke: per Berkeley la percezione non corrisponde alla realtà, dato che ogni soggetto

la interpreta in maniera diversa, in base alla propria esperienza.

In questo caso è riportato l’esempio del numero che, se per Locke era qualità

primaria, mentre per Berkeley esiste solo nella mente, annullando in questo modo la

distinzione tra qualità.

2. Commenta "questo essere attivo e percepiente... Ma una cosa completamente diversa"

 Il fulcro della filosofia di Berkeley è la massima esse est percepi (essere è essere

percepito): viene quindi negata l’esistenza oggettiva della materia. Due sono le fonti

di conoscenza: la sensazione e il pensiero, processi dai quali si formano le idee. In

questo frammento Berkeley afferma che a percepire è lo spirito, dal quale, con la

connessione delle diverse sensazioni, si creano le idee.

3. Commenta "il loro esse è un percepi... Cose pensanti che le percepiscono"

 Berkeley afferma che gli oggetti della nostra conoscenza sono idee, che sono

sensazioni, dunque provengono dai sensi. Dall’abituale combinazione di queste idee

derivano ciò che definiamo cose e gli oggetti particolari. Quindi viene eliminato il

concetto di idea astratta, poiché se ogni idea nasce dalla sensazione ogni idea è

particolare e singolare. Dall’illusione dell’astrazione può essere derivata la credenza

errata per cui è possibile che esista qualcosa al di fuori della mente. Al più idee

particolari possono essere collegate per somiglianza di caratteri in modo da formare

un’idea generale.

L’unico criterio per stabilire l’esistenza di una cosa è il fatto che venga percepito:

esse est percepi.

4. Commenta "parlare dell'esistenza... parole prive di significato".

 Berkeley afferma che gli oggetti della nostra conoscenza sono idee, che sono

sensazioni, dunque provengono dai sensi. Dall’abituale combinazione di queste idee

derivano ciò che definiamo cose e gli oggetti particolari. Quindi viene eliminato il

concetto di idea astratta, poiché se ogni idea nasce dalla sensazione ogni idea è

particolare e singolare. Dall’illusione dell’astrazione può essere derivata la credenza

errata per cui è possibile che esista qualcosa al di fuori della mente. Al più idee

particolari possono essere collegate per somiglianza di caratteri in modo da formare

un’idea generale. In questo particolare frammento si introduce anche il concetto di

nominalismo, secondo il quale i nomi che utilizziamo per definire una particolare

idea sono puramente convenzioni nate dalla generalizzazione di idee.

5. Commenta "la natura dello spirito... ma solo attraverso gli effetti che produce"

 Lo spirito non può essere definito se non attraverso la sua attività, ovvero attraverso

la percezione. Dello spirito non può esistere un’idea, poiché è esso a creare idee: è

quindi soggetto attivo, non oggetto passivo di percezione.

Hume

1. Commenta "la prima osservazione che salta agli occhi... della loro forza e vivacità"

 Per Hume i contenuti della mente umana si distinguono in impressioni ed idee

(distinzione che implica la scissione dei concetti di sentire e pensare): le prime si

distinguono in impressioni semplici e impressioni complesse. Le impressioni si

presentano con forza e vivacità nella mente, mentre le idee riguardano l’ordine e la

successione temporale in cui le percezioni si presentano.

Le idee si formano quindi dalle impressioni, da cui dipendono essendone il riflesso.

Viene troncata così la tesi delle idee innate.

2. Commenta "non abbiamo nessuna idea di sostanza... quando parliamo o ragioniamo di essa"

 Per Hume tra le idee vi è una forza che aggrega le idee semplici per formare idee

complesse. Questa forza è descritta nel principio d’associazione, in cui vengono

descritte le modalità d’associazione tra le idee: somiglianza, contiguità spazio-tempo,

causa-effetto e attrazione, processi che avvengono attraverso l’immaginazione. A

questi aggregati di idee semplici siamo soliti dare un nome particolare, in modo da

identificarli: in questo modo Hume riprende la tesi di Berkeley a proposito delle idee

astratte, secondo cui l’abitudine ci spinge a passare da idee particolari a idee

generali.

3. Commenta "noi non abbiamo un'idea perfetta... dunque non abbiamo nessuna idea della

sostanza"

 Hume critica il concetto di sostanza riferito agli oggetti corporei e soggetto spirituale:

entrambi non sono sostanze, ma fasci di impressioni e idee. E’ quindi il soggetto ad

immaginare un principio fisico in grado di unire tali idee semplicemente perché in tal

modo risultano più facilmente comprensibili. Ogni idea reale nasce da

un’impressione, se esistesse un’idea del sé questa dovrebbe restare invariata nel

tempo e nello spazio, altrimenti non potrebbe esistere un concetto di identità. Ma

nessuna impressione può restare invariata, quindi non può esistere un’impressione

dell’io, il quale risulta essere, come la materia, solo una credenza scaturita

dall’immaginazione.

4. Commenta 'la persona non è un'impressione... per supposizioni, le nostre diverse impressioni

e idee"

 Hume critica il concetto di sostanza riferito agli oggetti corporei e soggetto spirituale:

entrambi non sono sostanze, ma fasci di impressioni e idee. E’ quindi il soggetto ad

immaginare un principio fisico in grado di unire tali idee semplicemente perché in tal

modo risultano più facilmente comprensibili. Ogni idea reale nasce da

un’impressione, se esistesse un’idea del sé questa dovrebbe restare invariata nel

tempo e nello spazio, altrimenti non potrebbe esistere un concetto di identità. Ma

nessuna impressione può restare invariata, quindi non può esistere un’impressione

dell’io, il quale risulta essere, come la materia, solo una credenza scaturita

dall’immaginazione.

5. Commenta "non riesco mai a sorprendere me stesso senza una percezione"

 Hume nega l’esistenza della materia e dell’io, poiché non sono altro che fasci di

sensazioni e idee. L’io quindi è l’insieme di percezioni particolari: questo vuol dire

che senza impressioni non può essere definito l’io e si può affermare che nei

momenti in cui queste vengono a mancare, come durante il sonno, effettivamente

l’io non esiste.

6. Commenta "non siamo altro che fasci o collezioni di differenti percezione"

 Hume critica il concetto di sostanza riferito agli oggetti corporei e soggetto spirituale:

entrambi non sono sostanze, ma fasci di impressioni e idee. E’ quindi il soggetto ad

immaginare un principio fisico in grado di unire tali idee semplicemente perché in tal

modo risultano più facilmente comprensibili. Ogni idea reale nasce da

un’impressione, se esistesse un’idea del sé questa dovrebbe restare invariata nel

tempo e nello spazio, altrimenti non potrebbe esistere un concetto di identità. Ma

nessuna impressione può restare invariata, quindi non può esistere un’impressione

dell’io, il quale risulta essere, come la materia, solo una credenza scaturita

dall’immaginazione.

Kant

1. Commenta "l'unificazione di un molteplice... spontaneità dell'attività rappresentativa"

 Kant fa una distinzione fra fenomeno e noumeno, cioè una distinzione fra

conoscenza sensibile e conoscenza intellegibile.

La sensazione è l’atto passivo di ricezione che il soggetto ha dell’oggetto con cui fai

esperienza del fenomeno.

Nel fenomeno Kant distingue una materia e una forma.

La materia è costituita dalle singole sensazioni prodotte in noi dall’oggetto.

La forma è il modo in cui il soggetto ordina in determinati rapporti le singole

sensazioni.

La conoscenza sensibile è un atto spontaneo che viene dai sensi.

Per Kant la conoscenza fenomenica è l’unica conoscenza sicura, perché l’intelletto

può ricevere solo dalla sensibilità i suoi contenuti. Da solo l’intelletto non può

determinare alcun oggetto.

L’unico mezzo per la conoscenza è determinarli con l’unione dell’intelletto con la

sensibilità.

2. Commenta "l'io penso deve poter accompagnare... o almeno per me, non sarebbe"

 Kant ritiene che non sia il soggetto a scoprire le leggi dell’oggetto ma che viceversa

sia proprio l’oggetto ad adattarsi nel momento in cui viene conosciuto alle leggi del

soggetto.

Così facendo introduce la figura dell’io penso come legame che costituisce l’unità del

molteplice. Precisa però che l’io penso non è l’io individuale di ciascun soggetto, ma

la facoltà universale del pensare.

3. Commenta "ogni molteplice ha una relazione necessaria con l'io penso"

 Kant ritiene che non sia il soggetto a sc

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A.A. 2016-2017
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FabioC di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Vinti Carlo.