Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 20
Risposte domande esame Storia della filosofia antica Pag. 1 Risposte domande esame Storia della filosofia antica Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 20.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Risposte domande esame Storia della filosofia antica Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 20.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Risposte domande esame Storia della filosofia antica Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 20.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Risposte domande esame Storia della filosofia antica Pag. 16
1 su 20
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Parmenide ed Empedocle (che invece erano probabilmente accomunati dal concetto

che la sapienza, la verità, giungesse dal divino, che si esprimeva unicamente in versi).

Un’altra teoria valida è che la prosa, alle sue origini, non fosse ancora abbastanza

maturata e diffusa, motivo per cui scegliere il tradizionale poema; per Parmenide ed

Empedocle i versi sembrano agevolare il ricordo e sintetizzare il pensiero, mentre per

Senofane rappresentavano un mezzo per conquistare la stessa diffusione ed influenza

che la poesia epica aveva guadagnato in passato con Omero o Esiodo.

6. Maria Michela Sassi, Anassagora e Democrito

• Il Nous di Anassagora.

Anassagora: Clazomene (Ionia), 500a.C. – Lampsaco, 428a.C.

Il nous di Anassagora (anche Intelligenza o Intelletto) è una entità cosmica

indipendente e separata dal resto, che nella sua visione cosmologia generò il moto

vorticoso dei semi, dando forma al mondo di mescolanza e separazione come noi lo

conosciamo. Il progredire della rotazione fece sì che la massa confusa originaria si

separasse per riaggregarsi, secondo un meccanismo di somiglianza, così da formare

composti sensibili, caratterizzati secondo il grado di prevalenza di certi semi. Questo

intelletto ordinatore fa di Anassagora il primo teorizzatore di un modello dualista di

mente-natura che, sfuggendo al materialismo e al meccanicismo degli ionici, tenta di

spiegare il kosmos attraverso un intelletto che “dispose le cose nel modo migliore”

seguendo “il meglio per ciascuna cosa e il bene comune per tutte”. Sia Platone che

Aristotele evidenzieranno inseguito il merito di Anassagora ma entrambi ne

criticheranno la limitatezza: per Aristotele egli ricorre al nous soltanto come deus ex

machina al quale ricorrere ogni volta che si trova in imbarazzo a spiegare qualcosa

attraverso le cause naturali.

Anassagora venne poi condannato per empietà per aver negato la divinità dei corpi

celesti.

• Atomi, vuoto e necessità.

Leucippo: Abdera (Tracia), V° secolo a.C.

Democrito: Abdera (Tracia), 460 a.C.

Gli atomi sono le basi della teoria meccanicistica del sistema atomistico, intuite da

Leucippo di Abdera e sviluppate dal suo discepolo Democrito: in base alla teoria

atomistica, infatti, costituenti del mondo naturale sono unità indivisibili (atomi) e

vuoto, ovvero unità della stessa materia che differiscono l’uno dall’altro soltanto per

forma, dimensione, posizione e disposizione reciproca, distanziati l’uno dall’altro dal

vuoto, definito qualcosa che non è. Gli atomi sono infiniti e si muovono nel vuoto,

anch’esso infinito, a causa degli urti reciproci, dando così luogo alle varie combinazioni

che costituiscono gli oggetti sensibili. Gli oggetti sensibili, come verifichiamo con

l’esperienza, sono soggetti a dissoluzione e generazione ma non gli atomi, che sono

invece per natura immutabili. Leucippo afferma inoltre che “nulla accade per caso, ma

di tutto di può dar conto rintracciandone un logos (una ragione)”, non identificando

questo logos in un intelletto divino bensì nel principio di necessità: il mondo degli

atomi, quindi, non è affatto disordinato ma al contrario questi si aggregano secondo la

necessità della somiglianza.

• Analogie e differenze tra i semi di Anassagora e gli atomi di Democrito.

I semi e gli atomi sono posti, i primi da Anassagora e i secondi da Democrito,

analogamente a fondamento invisibile del mondo. Entrambi sono concepiti come unità

immutabili ed eterne che combinandosi determinano la molteplicità, la generazione e

la dissoluzione apparente del mondo sensibile, ma le caratteristiche che li distinguono

sono di grado rilevante: i semi di Anassagora in principio confusi e immobili vengono

messi in moto dal nous, seguendo in questo modo un telos che è totalmente estraneo

alla visione meccanicistica degli atomi, i quali seguono leggi fisiche sorrette

unicamente dalla necessità. I semi inoltre sono di diversa natura tra loro e sono

sempre presenti, con differenze soltanto in grado, mentre gli atomi, i quali si

aggregano secondo il principio della somiglianza, sono fatti tutti della stessa materia e

differiscono tra loro per forma e disposizione negli aggregati. L’ultima importante

differenza sta nel nome, atomi (letteralmente “ciò che non può essere diviso”) e quindi

nel modo di concepire appunto questa unità: per Democrito e Leucippo l’atomo è la

più piccola porzione di materia che esista, ma questa concezione è totalmente

estranea ad Anassagora, il quale nega la possibilità di giungere ad una unità

indivisibile sostenendo invece l’infinita divisibilità come l’infinita aggregabilità dei

semi.

7. Giuseppe Cambiano, Atene e la pluralità dei mondi

• Chi erano i sofisti. aretè,

I Sofisti furono, a partire dalla metà del V secolo, sapienti maestri di ovvero di

quel sapere che consiste nel prendere parte con successo alla vita pubblica della città,

detentori e precettori di quella virtù che consente non di raggiungere una presunta

verità ma di eccellere, in particolare attraverso l’arte oratoria, nella condotta pubblica

e privata. Non solo non furono organizzati in scuole ma, al contrario, a causa della

corrispondenza in denaro degli insegnamenti impartiti, spesso i Sofisti erano rivali tra

loro. Il contesto politico che rendeva preziosi i loro insegnamenti era quello

democratico, dove ogni cittadino era chiamato a esprimere una posizione riguardo le

decisioni comuni, e infatti fu nella democratica Atene che ebbero il ruolo più

importante.

• La dottrina di Protagora: tesi e argomenti.

Protagora: Abdera (Tracia) 480a.C.

La verità – le antologie – sull’essere – sugli dèi

“L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che

non sono in quanto non sono” – tutto ciò che appare all’uomo attraverso i suoi sensi è

vero per lui, in questo modo Protagora esclude un principio universale di verità e

introduce invece un relativismo sensoriale: per l’uomo sano il miele è dolce, per

l’uomo malato il miele può essere amaro ma siccome il metro di verità sono i sensi

nessuno dei due sarà nel torto. “Riguardo gli dèi non ho la possibilità di accertare che

ce ne sono… a causa dell’oscurità dell’argomento e della brevità della vita umana” –

non avendo esperienza personale delle divinità l’uomo non può esserne misura.

Escludendo l’esistenza di un principio di verità universale, Protagora, il quale sostiene

che l’uomo sarebbe per natura svantaggiato rispetto all’animale se non fosse per le

tecniche, e in particolare per la tecnica politica (intesa come impegno collettivo verso

il rispetto reciproco, l’amicizia e la solidarietà), identifica lo scopo della sofistica non

nella ricerca della verità, bensì in quella dell’utile, privato e collettivo. Strumento

principe a questo fine è il linguaggio che passa, attraverso il pensiero dei sofisti, da

mero strumento a oggetto di indagine e insegnamento.

• La dottrina di Gorgia: tesi e argomenti.

Gorgia: Lentini (Sicilia) 480 a.C.

Discorso Olimpico – Epitafio – Del non essere sulla natura – Encomio di Elena –

o

Difesa di Palamede

1) L’essere non è – l’essere non è né uno né molti, né generato né ingenerato

(rovesciamento per assurdo delle tesi eleatiche) ma se non gli si può attribuire alcuna

proprietà allora esso non è; 2) Se l’essere fosse non sarebbe conoscibile – il contenuto

del pensiero secondo Gorgia non esiste, e quindi ciò che esiste non è oggetto né

contenuto del pensiero, altrimenti ogni assurdità che pensiamo dovrebbe essere

ammessa come esistente; 3) Se anche l’essere fosse conoscibile non sarebbe

comunicabile – Gorgia presuppone che sussista una profonda alterità tra la parola e la

cosa, tale per cui pronunciando la parola nulla della cosa in sé sarebbe detta. Il

linguaggio non ha dunque nulla a che fare con la verità ma con la persuasione:

attraverso l’arte retorica, infatti, l’oratore può raggiungere l’apparato emotivo (e non

quello eventualmente intellettivo) dell’ascoltatore di modo da convincerlo, attraverso il

logos, a credere a qualunque cosa ed agire di conseguenza.

• Il contrasto fra «nomos» e «physis».

Ponendo attenzione alla pluralità dei nomoi (tradizioni) i sofisti riconoscono il carattere

meramente convenzionale delle leggi degli uomini (nomos), le quali variano a seconda

delle comunità e delle tradizioni ma mai universalmente. Al carattere arbitrario del

nomos vengono allora contrapposte, dalla generazione più giovane dei sofisti (Prodico,

Ippia, Antifonte) le leggi di natura (physis) le quali valgono indistintamente per tutti gli

uomini. Per Ippia, ad esempio, il sapiente (sapere enciclopedico) è cosmopolita, può

vivere ovunque poiché può prescindere dalle leggi umane riconoscendo che queste

altro non esercitano che violenza rispetto ai vincoli naturali che rendono uguali fra loro

tutti gli uomini, o meglio fra quegli uomini che hanno raggiunto un certo grado di

cultura. Ancora più egualitario fu invece Antifonte, il quale riconosce addirittura

l’uguaglianza tra greci e barbari dimostrando la nullità delle leggi umane (non si

incorre in alcuna conseguenza infrangendole, al contrario delle leggi di natura, a patto

di non essere scoperti).

8. Carlotta Capuccino, Socrate

• Socrate in questione.

Socrate: Atene 470 a.C. – 399a.C

Sono tre le testimonianze dirette riguardo Socrate (Aristofane, Platone e Senofonte)

grazie alle quali possiamo ricostruire la sua persona e la sua dottrina, anche se spesso

sono tra loro in disaccordo. Tutte e tre concordano infatti sull’aspetto silenico di

Socrate, ma anche riguardo a questo punto le prospettive non possono essere più

distanti: per il commediografo Aristofane la sua bruttezza è ragione di scherno, mentre

per lo storico Senofonte i suoi occhi bovini sono un gran pregio e addirittura Platone,

nel Simposio, lo paragona agli idoli dei sileni, i quali sono grezzi esteriormente ma

“una volta aperti in due, si scopre che hanno dentro la statua di un vero dio”. Abbiamo

allora tre maggiori testimonianze distinte, le quali non possono essere semplicemente

sommate ma necessitano una analisi più profonda.

Il Socrate di Aristofane, messo in scena ne “Le Nuvole”, è un sofista e un empio che

Dettagli
A.A. 2021-2022
20 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/07 Storia della filosofia antica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher matteobongiorno172 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Capuccino Carlotta.