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Sugar tax: una politica per contrastare il consumo di bevande zuccherate
La sugar tax è una politica adottata da altri paesi e si vuole applicare anche in Italia. Prevede un'imposta sul consumo di bevande analcoliche come succhi di frutta, birre analcoliche o acque con l'aggiunta di zuccheri, ottenuti con l'aggiunta di edulcoranti e che hanno un titolo alcolometrico inferiore a 1.2% in volume.
Questa tassa viene introdotta per disincentivare il consumo di soft drink e consiste in 10 centesimi al litro su una bibita che contiene più di 25 grammi di zucchero su 1000 ml, oppure 25 centesimi al kg per prodotti usati previa diluizione.
Il sovraconsumo di queste bevande zuccherate causa dei costi sanitari per la società, come la cura e la diagnosi di patologie come il diabete e l'obesità. Questo comporta un'esternalità negativa che porta a un fallimento del mercato.
La sugar tax potrebbe quindi rappresentare una sorta di tassa pigouviana che ha come obiettivo di monetizzare questa esternalità e contrastare il consumo eccessivo di bevande zuccherate.
internalizzarla e ripagare il costo del danno causato. Quindi il gettito fiscale che produce questa tassa poi può essere restituita alla popolazione che subisce l'esternalità reinvestendo questi soldi nella società. Da un altro punto di vista i consumatori non riescono a limitarsi nell'assunzione di questi prodotti e il sistema di tassazione riduce il loro consumo. I problemi di questa tassa italiana sono essenzialmente 3: l'imposta è molto bassa rispetto a quella adottata in altri paesi, il gettito fiscale ricavato dovrebbe essere utilizzato per programmi di educazione alimentare e invece si vuole reinvestire in settori che non c'entrano nulla come scuola e università e il gettito fiscale di 234 milioni non è abbastanza per rilanciare l'istruzione.
2. Principi teoria neoclassica: la teoria neoclassica è basata su diversi principi. Il primo è la razionalità del consumatore secondo cui esso è un
individuo razionale che cerca di massimizzare la sua utilità è l'unico vincolo di bilancio è il reddito, quindi in base ad esso egli sceglie il bene che gli fornisce la massima utilità. Il secondo principio è la trasparenza del mercato, dove il consumatore si trova in perfetta simmetria informativa, conosce tutte le possibili alternative di scelta, chi produce il bene a che prezzo e quindi è in grado di conferir un valore a quel bene decidendo se vale la pena o meno di comprarlo a quel prezzo. Terzo principio è l'utilità marginale decrescente, infatti consumando una dose in più di prodotto aumenta l'utilità totale (somma di tutte le utilità), ma l'utilità marginale decresce perché il beneficio che mi darà l'ultima dose è sicuramente inferiore del beneficio (utilità) che mi ha dato la penultima dose. Quindi all'aumentare della quantità.
crescel'utilità totale e decresce l'utilità marginale. Ultimo principio è quello dell'omogeneità secondo cui tutti i consumatori hanno gli stessi gusti si comportano nello stesso modo e non esistono differenze qualitative tra i prodotti.
3. Cosa sono i fallimenti del mercato e quali sono: il mercato non sempre è la forma più efficiente dove la domanda e l'offerta si incontrano quindi può fallire e sono necessari degli interventi pubblici per riportare il mercato all'equilibrio. Alcuni fallimenti del mercato sono: asimmetria informativa tra produttore e consumatore. Quindi il consumatore non avendo informazioni non riesce a conferire un prezzo al prodotto, quindi può esserci un comportamento opportunistico da parte del produttore ai danni del consumatore. Un altro fallimento del mercato è l'esternalità che può essere positiva: è un beneficio che si da a terzi che non hanno
sostenuti costi es acquisto casa con una brutta vista e poi viene costruito un parco, oppure può essere negativa: disutilità che si crea a terzi senza che vengano ricompensati. Es. acquisto casa davanti a un parco e poi viene costruita una discarica. Obesità è un esternalità negativa per la società. Altro fallimento sono i beni pubblici che devono rispettare il principio di non esclusione: tutti possono fruire di questo bene anche se non hanno sostenuto costi, e il principio di assenza di rivalità di consumo: la fruizione di un bene da parte di un soggetto non esclude che anche un altro soggetto possa fruire dello stesso bene. Ultimo fallimento del mercato sono i costi di transazione: tutti quei costi che si generano quando avviene uno scambio lungo la filiera.
4. Beni pubblici: sono un esempio di fallimento del mercato. Un bene per essere pubblico deve rispettare due principi. Il principio di non esclusione: tutti possono fruire di questo bene
anche se non hanno sostenuto costi es. se viene ristrutturata la facciata del duomo anche se non la pago posso guardarla, e il principio di assenza di rivalità di consumo: la fruizione di un bene da parte di un soggetto non esclude che anche un altro soggetto possa fruire dello stesso bene es. se io guardo la facciata del duomo anche un'altra persona può guardarla. Un esempio di bene pubblico è la sicurezza alimentare. 5. Costi di transazione: sono tutti quei costi che si generano quando avviene uno scambio lungo la filiera. L'obiettivo della teoria dei costi di transazione di Williamson è scegliere la forma di governo più efficiente per minimizzare questi costi di transazione che sono il contratto e l'integrazione verticale. I costi di transazione possono essere costi di informazione: si generano quando la GDO deve informarsi sui fornitori, costi di negoziazione: che sono quelli che si generano quando negozio con il fornitore e costi dimonitoraggio: costi che si generano per controllare che il fornitore rispetti ciò che è stato pattuito. Nel mercato i costi di transazione sono altissimi, nel contratto sono medi, mentre nell'integrazione verticale sono nulli. I costi di transazione dipendono da tre elementi: dalla frequenza che è inversamente proporzionale ai costi di transazione (più uno scambio è frequente più il costo di transazione è basso), grado di incertezza che è direttamente proporzionale ai costi di transazione e grado di asset specificity anche esso direttamente proporzionale ai costi di transazione. 6. Attributi del prodotto alimentare: gli attributi possono essere intrinseci, quindi sono caratteristiche interne del prodotto, come la sicurezza alimentare, che è un prerequisito di qualità, perché un prodotto deve essere sicuro, quindi è l'assenza di caratteristiche in grado di recare un danno al consumatore, gli attributi.attributi di credenza, dove il livello di asimmetria informativa è alto perché si basano su opinioni e credenze personali. Un esempio di questi attributi è la reputazione del prodotto. Per quanto riguarda l'etichettatura e le certificazioni, queste forniscono informazioni sulle caratteristiche del prodotto, come gli ingredienti utilizzati, le modalità di produzione e le eventuali certificazioni di qualità o sostenibilità. Queste informazioni possono influenzare la percezione del consumatore sulla qualità e l'affidabilità del prodotto. Il prezzo e la marca sono attributi esterni al prodotto che possono influenzare la percezione del consumatore sulla sua qualità e valore. Un prezzo più elevato o una marca rinomata possono essere interpretati come indicatori di maggiore qualità o prestigio. Infine, la pubblicità è un attributo esterno che può influenzare la percezione del consumatore attraverso messaggi persuasivi e promozionali. La pubblicità può creare aspettative sul prodotto e influenzare la decisione di acquisto. In conclusione, i prodotti alimentari possono essere valutati attraverso una serie di attributi che riguardano le caratteristiche intrinseche, estrinseche, il livello di asimmetria informativa e le esperienze personali dei consumatori. La comprensione di questi attributi può aiutare i consumatori a fare scelte consapevoli e informate.Attributi di fiducia che hanno un alto livello di asimmetria informativa perché non vengo a conoscenza di queste informazioni nemmeno dopo il consumo del prodotto. Esempio gli attributi di processo.
7. Settore e filiera: il settore è la scomposizione orizzontale della sistema agro alimentare. Quindi sono tutte quelle aziende che svolgono la stessa attività. Per esempio il settore agricolo fornisce input, il settore distributivo sono le industrie che si occupano di logistica, il settore delle aziende agroalimentari sono quelle aziende che trasformano le materie prime in prodotti finiti. Invece la filiera è una scomposizione verticale del sistema agroalimentare, individua tutto l'itinerario che svolge il prodotto agro-alimentare dalla produzione, alla trasformazione fino alla distribuzione.
8. Descrivere il settore agricolo: ha la funzione di produrre materie prime o prodotti finiti. Questo settore ha diverse caratteristiche: il prodotto è omogeneo anche
Se ci sono tentativi di differenziarlo (es. consorzio delle mele melinda), il numero delle imprese è alto e sono molto piccole, le barriere all'entrata sono basse e la forma di mercato è la libera concorrenza. La pubblicità non è importante e le aziende sono price taker, cioè non decidono loro il prezzo. Il settore agricolo è multifunzionale perché produce materie prime destinate all'alimentazione umana, produce materie prime destinate alla filiera no-food (filiera del legno, tessile ecc.) produce materie prime destinate alla filiera dei mangimi, produce materie prime destinate alla filiera bio-energetica per la produzione di biocarburanti, e infine ha la funzione di valorizzare il paesaggio quindi crea un esternalità positiva.
9. Descrivere settore dell'industria alimentare: ha la funzione di trasformare la materie prime agricole in prodotti finiti. Questo settore ha diverse caratteristiche: il prodotto è molto differenziato.
grandezze. Le barriere all'entrata sono medie e la forma di mercato è la concorrenza monopolistica. La pubblicità è importante e le aziende sono price maker. L'industria alimentare è anticiclica perché non segue le oscillazioni del reddito e il fatturato estero, seppur in crescita, è limitato rispetto a quello nazionale a causa delle difficoltà delle piccole imprese nell'internazionalizzarsi. Inoltre, in Italia, questo settore presenta un bipolarismo strutturale in cui coesistono piccole imprese da un lato e grandi imprese dall'altro senza che si facciano concorrenza. 10. Descrivere settore della distribuzione: ha la funzione di trasportare il prodotto finito al consumatore. Ha diverse caratteristiche: il prodotto è differenziato. Il numero delle imprese è medio cosi come le grandezze. Le barriere all'entrata sono medie e la forma di mercato è la concorrenza monopolistica. La pubblicità è importante e le aziende sono price maker.Le dimensioni che sono o grandi o piccole. Le barriere all'entrata sono medie e la forma di mercato è la concorrenza monopolistica. La pubblicità è importante e l'azienda è pricemaker. Questo settore ha un vantaggio di posizione perché la dist