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Microbiologia degli insaccati
6. Gli insaccati sono ecosistemi molto complessi in quanto sono il risultato delle trasformazioni
microbiologiche, biochimiche, fisiche e sensoriali che avvengono a carico di un impasto carneo
costituito da parti magre, grasso (esclusivamente di suino) e vari ingredienti e/o additivi (sale,
spezie), insaccati in budelli naturali o artificiali, nel corso della loro maturazione in determinate
condizioni di umidità e temperatura. L’azione combinata di enzimi endogeni e quelli prodotti dalla
complessa microflora determinano le tipiche caratteristiche del prodotto.
Microflora autoctona: Micrococchi, Stafilococchi, Enterococchi, Pediococchi
Starter selezionati: Lb. Curvatus, Lb. sakei, St. carnosus, Penicillium nalgiovanis etc
Gli starter in generale sono una miscela di batteri che apportano differenti azioni utili.
Principali modificazioni ad opera di starter selezionati e microflora autoctona:
1- modificazione dell’aspetto esteriore: il budello diventa traslucido e si ricopre di una patina di batteri,
lieviti e muffe (tra queste Penicillium nalgiovanis è la muffa più impiegata sul budello)
2- i lattobacilli e i pediococchi sono in grado di utilizzare carboidrati e proteine producendo lattato, utile
alla coagulazione proteica e a conferire la struttura del salame; alcuni lattobacilli inoltre producono
batteriocine, proteine con azione antibatterica.
3- Kocuria e stafilococchi sono per lo più inseriti per l’azione microbica data dalla riduzione dei nitrati a
nitriti (aggiunti per mantenere il colore rosso vivo tipico del salame) e sono inoltre in grado di prevenire
l’irrancidimento e di migliorare il sapore finale (in quanto spesso contengono delle lipasi).
Gli insaccati possono tuttavia anche essere contaminati da una vasta gamma di microrganismi (alterativi
e patogeni) il cui numero e tipologia dipende strettamente dalle condizioni di macellazione, trasporto,
conservazione e di trasformazione.
Principali alterazioni degli insaccati:
1- irrancidimento —> ad opera di muffe (non desiderate) e sporigeni
2- putrefazione —> ad opera di Clostridium, Bacillus…
3- rigonfiamento —> ad opera di Clostridium, Coliformi, batteri lattici eterofermentanti
4- inverdimento —> ad opera di Lactobacillus
5- inacidimento —> ad opera di batteri lattici, coliformi
Principali patogeni degli insaccati:
Listeria monocytogenes (carne suina), Salmonella, Escherichia Coli verotossici, ammine biogene,
Toxoplasma (carne suini e gatti) etc. 3
Microbiologia dei prodotti vegetali fermentati
7. I prodotti vegetali fermentati sono tutti quei prodotti vegetali che subiscono una fermentazione
positiva che favorisce lo sviluppo del flavour e caratteristiche organolettiche piacevoli. Ne sono
un esempio cetrioli, crauti, olive, the nero, pane.
La fermentazione spesso è naturale e spontanea anche a livello industriale. In alcuni prodotti invece
l’uomo ha implementato questa fermentazione e altri ancora vanno inoculati. Un esempio di
fermentazione spontanea sono i crauti: i cavoli vengono puliti e tagliati, si aggiunge sale (2-5%) e dal
momento che su questo prodotto sono naturalmente presenti batteri lattici e una microflora di base, si ha
una fermentazione naturale (avviata dal Leuconostoc) che dura 2-4 settimane con produzione di lattato e
anidride carbonica. Anche i cetriolini seguono lo stesso processo solo che in questo prodotto vengono
inoculati i batteri lattici e si aggiunge una maggiore concentrazione di sale. Il sale svolge varie importanti
funzioni:
- estrae l’umidità dalle foglie del prodotto (osmosi)
- ha un’azione inibente su molti microrganismi: inibisce ad es. la pseudomonas che è uno dei maggiori
contaminanti dei prodotti vegetali.
- aiuta a mantenere la consistenza croccante del prodotto: sottraendo acqua infatti inibisce gli enzimi
pectinolitici endogeni che porterebbero ad un rammollimento del prodotto.
- conferisce sapidità
Micotossine e tossicologia
8. Le micotossine sono metaboiliti secondari prodotti da alcune specie di muffe e funghi. Si formano
durante la fine della fase di crescita esponenziale, quando grandi pool di precursori metabolici primari
come aa, acetato, piruvato e così via si accumulano e non sembrano avere alcun significato apparente
per l’organismo che li produce, rispetto alla crescita o al metabolismo.
Gli alimenti più suscettibili alla contaminazione da muffe tossigene sono i prodotti vegetali, soprattutto
cereali, semi oleaginosi, legumi, frutta secca, erbe infusionali, caffè, cacao e spezie - alimenti con bassa
attività dell’acqua. Sono più di 300 le micotossine conosciute prodotte, di cui 20 correlate al consumo
umano ed animale. Esistono 4 tipi di tossicità:
➡ Acuta —> causa danni al fegato o ai reni
➡ Cronica —> causa cancro al fegato
➡ Mutagena —> causa danni al DNA
➡ Teratogena —> causa cancro nel feto
Il controllo delle muffe risulta molto difficile perchè si tratta di contaminazioni ambientali e ambienti sterili
di crescita non sono possibili. Sul campo quindi è difficile controllare la contaminazione, tuttavia per
diluire l’impatto della crescita di muffe sul prodotto si può agire nelle fasi di trasporto, conservazione, a
livello dell’animale e prima della distribuzione al consumo. Inoltre si possono effettuare delle procedure di
screening attraverso UV per evidenziarne la presenza (fluorescenza delle aflatossine). Tra le micotossine
più importanti troviamo:
1. LE AFLATOSSINE —> tra cui le più importanti sono quelle prodotte da Aspergillus.
2. L’OCRATOSSINA A —> prodotta da Penicilli quali il P. verrucosum e il P. expansum.
3. LA PATULINA —> Viene prodotta da Penicilli quali il P. verrucosum e il P. expansum.
4. FUMONISINE —> Sono prodotte da funghi del genere Fusarium
5. ZEARALENONE —> Micotossina prodotto da Fusarium graminearum, F. culmorum
I valori di crescita delle micotossine sono molto più ristretti rispetto a quelli ottimali per la crescita delle
muffe; questo meccanismo può essere sfruttato a proprio vantaggio, evitando le situazioni ottimali per lo
sviluppo delle micotossine.
Gli alimenti sono regolamentati a livello europeo, controllati per aflatossine e ocratossine in modo
differente in base alla destinazione (direttamente sottoposti al consumo, oppure sottoposti a cernita e
trattamenti fisici prima del consumo…).
Indicatori di tipicità
11. A seconda del ruolo che i microrganismi rivestono negli alimenti, possiamo suddividerli in:
✦ indicatori di qualità (marker di igiene e indicatori di shelf-life, quindi gli alteranti)
✦ indicatori di tipicità (microrganismi assolutamente positivi)
✦ indicatori di salubrità (microrganismi patogeni)
Gli indicatori di tipicità sono tutti quei microrganismi le cui attività metaboliche sono utili al conferimento
delle caratteristiche sensoriali di un determinato prodotto (yogurt, formaggi…). Sono infatti presenti
naturalmente nel prodotto, oppure possono essere aggiunti perchè favoriscono determinate
trasformazioni di sapore, tessiture etc utili. Se presenti, il loro sviluppo viene privilegiato nel substrato a
seguito di particolari condizioni (condizioni ideali di crescita). Possono essere presenti come microflora
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autoctona nelle materie prima, come microflora coltivata in innesti naturali in lavorazioni tradizionali. Il
valore numerico di questo indice (UFC/g o ml) caratterizza l’alimento in termini di qualità e tipicità.
Durante la conservazione tali indicatori vanno incontro a una diminuzione o a una totale scomparsa.
Es. di microrganismi naturalmente presenti:
- microrganismi dei latto-innesti e dei siero-innesti
- microrganismi responsabili delle fermentazioni spontanee dei vegetali e dei salami
- lieviti responsabili della fermentazione spontanea del mosto
- batteri acetici delle madri per aceto artigianali
Es. di microrganismi preparati e selezionati in laboratorio:
- colture da yogurt
- colture da burro
- ceppi batterici selezionati per formaggi e salami
- lieviti selezionati per la vinificazioni
Ruolo negativo e positivo dei batteri lattici
12. I batteri lattici sono un gruppo di batteri così chiamati perchè in grado di fermentare gli zuccheri con
produzione di acido lattico. A seconda se producono solo acido lattico o altri composti si dividono in:
Omolattici (o omofermentanti), cioè coloro che producono solo acido lattico e anidride carbonica e
Eterolattici (o eterofermentanti) ossia coloro che producono oltre ad acido lattico anche piccole quantità
di altri composti secondari quali acido acetico, etanolo etc.
Ruolo positivo: I batteri lattici vengono utilizzati in tutto il mondo per fermentare i cibi, in particolare
modo i derivati del latte come yogurt, formaggi, burro etc ma anche alimenti a base di verdure, pesce,
carne e salsicce. I migliori sistemi di lievitazione del pane (lieviti naturali), si avvalgono anch'essi
dell'attività fermentante di batteri lattici. Queste fermentazioni oltre a migliorare la conservabilità
permettono lo sviluppo di sapori e consistenze caratteristiche di quel determinato alimento. Tra i
batteri lattici, Streptococcus thermophilus e alcune specie del genere Lactococcus sono importanti
colture starter e/o protettive, utilizzate in particolare nella produzione di yogurt e formaggi. Ad esempio la
produzione dello yogurt è favorita dall'attività di simbiosi tra due specie di batteri: Streptococcus
thermophilus e Lactobacillus bulgaricus, dove ciascuna specie stimola la crescita dell’altra. Alcune
specie del genere Bifidobacterium, invece in qualità di probiotici, svolgono un ruolo importante nel
ristabilire l’equilibrio batterico intestinale sia negli uomini che negli animali.
Ruolo negativo: Data la loro capacità di fermentare gli zuccheri i batteri lattici sono tuttavia
particolarmente temuti quando non è il momento giusto per la loro azione ad es. durante la
fermentazione spontanea dei mosti (fermentazione alcolica). In questo tipo di fermentazioni i lieviti
riescono a prendere il sopravvento e convertono lo zucchero in alcol (che risulta tossico per gli altri
microrganismi) e anidride carbonica. Alcuni batteri lattici tuttavia riescono a sopravvivere in quanto non
soffrono la carenza di ossigeno (alcuni sono anaerobi) e possono creare delle alterazioni sgradevoli
causate dalla produzione di acido lattico, mannito etc. I batteri lattici inoltre influenzano la shelf-life del
latte e dei prodotti da esso derivati.
Basse temperature
13. La temperatura è uno dei fattori che influenza la crescita microbica e il suo controllo risulta pertanto
fondamentale per limitarne al minimo la crescita. Ogni microrganismo presenta infatti un minimo e un
massimo di temperatura alla quale può proliferare. In generale, l’utilizzo d