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P
Intermediario ~ P
Fosforilazione Carrier di
ADP a livello del elettroni
substrato
ATP Composto organico ossidato
-
(accettore di e ) 9
Composto organico ridotto
(prodotto della fermentazione)
I microrganismi possono modificare le caratteristiche chimiche e fisiche dell’ambiente in cui
vivono, perché il fatto stesso di essere fototrofi o di essere eterotrofi consente loro di produrre delle
sostanze che possono essere acide o basiche, e quindi interferire con le caratteristiche ambientali
(fisiche – chimiche e nutrizionali). Se ho un produttore di acidi, che possono essere dei prodotti di
scarto della cellula, e questi acidi si accumulano, influenzeranno il pH del microambiente. Questo
ha delle gravissime conseguenze sulla trasformazione della materia, nonché nella trasformazione di
tutto ciò che ci circonda. Il ruolo dei microrganismi interseca il ciclo della materia con il flusso di
energia. I fototrofi sono degli organismi che organicano l’anidride carbonica quindi sono alla base
delle catene trofiche al pari di tutti i fototrofi sulla Terra (piante); anche a livello dei microrganismi
abbiamo dei produttori primari che rappresentano la larga base di questa piramide. Oltre ai fototrofi
abbiamo i chemioautotrofi. I produttori primari (generalmente batteri) passano la loro biomassa,
quindi il loro contenuto di carbonio, ai consumatori primari, ai consumatori di secondo e terzo
livello. I microrganismi allora sono alla base delle catene trofiche. Questo vale soprattutto in
ambiente acquatico. La produzione a livello superiore, per esempio la quantità di pesce è
assolutamente legato alla produzione primaria dei fototrofi. Tra i microrganismi fototrofi
annoveriamo le microalghe (una volta considerati i cianobatteri). Apriamo una grande parentesi:
come vivono i batteri? Quali sono le caratteristiche chimiche e fisiche e come incidono nella vita
dei microrganismi? Se guardiamo alla temperatura abbiamo una distinzione dei batteri in:
psychrophili, mesophili, thermophili e hyperthermophili. Chiameremo psychrophili quei batteri che
hanno un optimum di crescita intorno ai 4°C; chiameremo mesophili quelli che hanno un optimum
di crescita intorno ai 37°C; chiameremo thermophili coloro che hanno un optimum di temperatura
a 60°C; hyperthermophili quando il loro optimum di crescita supera gli 80°C. 10
La curva di crescita dei batteri ha un optimum di crescita al suo vertice e definisce una caratteristica
particolare di quel batterio così come la definisce l’optimum di crescita a un determinato pH,
l’optimum di crescita a una determinata percentuale di salinità o NaCl; questi che vengono chiamati
dei punti cardinali, gli optimum di crescita, ci danno la possibilità di conoscere a fondo quelle che
sono le caratteristiche fisiologiche della cellula, ma che ci aiutano a capire in quali ambienti e
perché possono vivere in determinati ambienti. Escherichia coli è un mesofilo infatti vive nel nostro
intestino il quale ha una temperatura di 37°. Chiameremo alotolleranti quegli organismi che
tollerano certe quantità di sale, in ambiente marino per esempio; avremo degli alofili che vivono
esclusivamente in presenza di una certa quantità di sale. La capacità di vivere, di avere il
funzionamento della cellula è idoneo all’ambiente in cui la cellula stessa ed è il motivo per cui i
batteri occupano tutti gli ambienti che noi conosciamo, dall’aria alle profondità marine. La crescita
di una cellula batterica segue il comportamento a “campana” delle curve di crescita: inizialmente
iniziano a dividersi progressivamente sino a raggiungere il loro massimo, vale a dire si raggiunge
l’optimum, qualunque esso sia, il massimo numero di divisione cellulare (sono schizomiceti, quindi
si dividono in 2 cellule figlie); quindi la prima parte della curva è un’ascesa molto ripida e la
ripidità di questa ascesa è legata alla facilità con cui le cellule riescono a dividersi, ma al contempo
alla produzione degli enzimi, perché ovviamente una cellula per poter vivere deve utilizzare il
substrato che gli stiamo fornendo e perciò deve avere un corredo di enzimi tali da poter utilizzarer
la sostanza che noi gli abbiamo sottoposto per crescere; al raggiungimento dell’optimum le reazioni
enzimatiche sono al massimo, dopodiché, come tutti gli elementi vitali, si ha un decremento, quindi
andiamo verso la morte.
Salute umana e ambientale
Le attività antropiche influenzano fortemente lo stato naturale di quasi tutti gli ecosistemi acquatici.
Gli ingressi di grandi quantità di sostanze nutritive, inquinanti e scarichi di acque reflue urbane,
possono alterare la qualità di laghi, corsi d’acqua, fiumi e ecosistemi marini costieri. Recenti
ricerche hanno notevolmente migliorato la nostra comprensione delle relazioni tra gli agenti
patogeni, ambienti costieri e marini, e la salute umana. Gli ecosistemi acquatici e di estuario
possono influenzare la misura in cui gli esseri umani sono esposti agli agenti patogeni microbici,
che comprendano entrambi i patogeni marini indigeni e agenti patogeni introdotti dall’esterno. Gli
agenti patogeni, che sono quegli organismi, dagli eucarioti ai virus, che causano malattie, ad
esempio il Vibrio colera (il quale ha un alto potere di virulenza), possono essere trovati in
associazione con animali acquatici, phytoplankton, zooplankton, sedimenti e detriti. Salinità,
temperatura, nutrienti e luce influenzano la sopravvivenza e qualche volta la proliferazione dei
patogeni.
Organismi indicatori (definizione microbiologica specifica): organismi associati con il
tratto intestinale, la cui presenza in acqua indica che l’acqua ha ricevuto una contaminazione
di origine intestinale.
Organismi indicatori (definizione chimica): l’assenza o un basso numero di un batterio può
indicare la presenza di una tossina nell’acqua. 11
Falso negativo: una situazione in cui un indicatore è assente, ma l’organismo o ciò che
doveva indicare è ancora lì.
Falso positivo: la presenza di un indicatore ma l’assenza dell’organismo o ciò che si
supponeva stesse indicando.
Indicatore diretto: utilizzato per indicare la presenza del batterio o del composto chimico
che causa direttamente un problema preoccupante. (esempio: il rilevamento di Salmonella
che causa malattie gastrointestinali).
Indicatore indiretto: serve a segnalare la presenza di un altro batterio o composto chimico
che causa direttamente il problema (esempio: la rilevazione di Escherichia coli indica la
possibilità che un agente patogeno possa esserci).
L’esame microbiologico di routine delle acque si basa su normative nazionali e internazionali
che privilegiano la determinazione della presenza di indicatori di contaminazione fecale, che da
un punto di vista statistico, hanno dimostrato una buona correlazione con la presenza di agenti
patogeni, la ricerca diretta dei quali potrebbe non essere conveniente se eseguita con regolarità.
Tradizionalmente i coliformi e gli streptococchi fecali sono stati considerati come i migliori
indicatori di contaminazione fecale, anche se negli ultimi anni si è andata diffondendo la ricerca
di E. coli in sostituzione o in abbinamento alla ricerca dei coliformi. L’Organizzazione
Mondiale della Sanità considera questa specie l’indicatore fecale ottimale per le acque dolci. La
determinazione di E. coli e, se necessario, dei coliformi, è facilmente eseguibile con terreni di
coltura di seconda generazione che determinano reazioni enzimatiche specifiche come la β-
glucoronidasi e la β-galattosidasi con substrati cromogeni. Altri microrganismi che si
riscontrano nelle acque e che in determinate circostanze sono di interesse del microbiologo,
anche per scopi epidemiologici sono Aeromonas, Legionella, Vibrio, Yersinia enterocolitica,
Salmonella, C. perfringens, p. aeruginosa. L’analisi microbiologica è effettuata seminando una
aliquota di campione su adatti terreni di coltura. Di norma vengono impiegate 4 metodiche:
1. Semina per inclusione di terreni di coltura solidi;
2. Semina sulla superficie di terreni di coltura (per piccoli volumi di campione e quando si
attendono cariche elevate)
3. Semina in provette contenenti terreni liquidi (Metodo del Numero più Probabile o MPN)
4. Filtrazione di membrana (adatta anche all’esame di grandi volumi ma problematica quando
il particellato in sospensione è elevato)
Quesiti che bisogna considerare prima di selezionare un indicatore:
1. Quali sono le informazioni e le risposte che richiediamo ad un determinato indicatore?
2. Quanto tempo ci vuole per ottenere le informazioni desiderate?
3. Qual è il costo per ottenere la risposta?
4. Quanto è precisa la risposta?
5. I tuoi risultati danno la risposta desiderata al passaggio 1?
6. L’indicatore che hai utilizzato ti ha dato un test falso negativo o falso positivo?
Criteri per determinare un buon indicatore di contaminazione fecale o indicatore della presenza
di patogeni gastrointestinali: 12
1. Deve essere un residente obbligato gastrointestinale
2. Non patogeno
3. Deve essere presente quando i patogeni sono presenti
4. Dovrebbe essere presente in numero maggiore rispetto ai patogeni
5. Non deve moltiplicarsi in natura
6. Dovrebbe essere rilevabile mediante metodi semplici, rapidi e poco costosi.
Criteri per selezionare un bioindicatore.
Un bioindicatore deve avere una stretta relazione causa – effetto, cioè deve essere presente in
risposta ad una causa; la concentrazione del bioindicatore deve essere specifica al tipo di
alterazione ambientale che si vuole studiare, cioè deve essere un organismo sempre presente
nonostante cause di stress; deve essere specifico nella risposta a specifici agenti di stress; deve
essere sempre utilizzabile; deve essere rappresentativo, vale a dire, mi dà la possibilità di
utilizzare il bioindicatore invece di tante analisi, perché fare un’analisi è costoso; deve avere una
bassa variabilità rispetto a quella del sistema in studio; non deve costare molto il tipo di analisi.
Un bioindicatore della buona qualità atmosferica sono per esempio i licheni.
Gli indicatori di contaminazione fecale segnalano la contaminazione fecale nelle acque ed
indicano un rischio teorico per la salute associato alla diffusione di patogeni (batteri, virus e
protozoi) trasmessi per via oro-fecale.
Per microrganismo indicatore di qualità si intende un microrganismo la cui presenza è
ammessa entro i limiti stabiliti da normative ufficiali oppure prefissati come standard interni per
un determinato alimento o linea di produzione. Sono comunemente adoperati come indicatori
di qualità i Coliformi totali, i Coliformi fecali e gli Enterococchi (i primi due Gram negativi,
gli ultimi Gram po