Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La fine dello Stato liberale
La Guerra Italo-Turca o Guerra di Libia, si riferisce ai combattimenti tra le forze dell'Italia e dell'Impero Leottomano tra il 28/09/1911 e il 18/10/1912, per la conquista della Tripolitania e la Cirenaica. Le ambizioni imperialiste dell'Italia spinsero il Paese ad impadronirsi delle province ottomane di Tripolitania e Cirenaica, oggigiorno note con il nome di Libia. Nel corso di questa guerra, l'Impero ottomano si trovò gravemente svantaggiato. La guerra costituì un passo cruciale verso la Prima guerra mondiale, poiché risvegliò un feroce nazionalismo negli stati balcanici: vedendo la facilità con cui gli Italiani avevano sconfitto i disorganizzati Turchi ottomani, i membri della Lega balcanica attaccarono l'Impero ottomano prima che la guerra con l'Italia fosse finita.
La guerra fu decisa da Giolitti e fu gestita totalmente da Governo senza interpellare il Parlamento. Infatti l'art. 5 dello
Statuto attribuiva i pieni poteri all'esecutivo nella direzione della politica estera e delle forze armate in caso di guerra. Giolitti nel 1911 volle esercitare i diritti che l'Italia si era fatta riconoscere dalle maggiori potenze europee e dopo un ultimatum fece dichiarare lo stato di guerra contro la Turchia cui apparteneva la Libia che era appunto l'oggetto di quei diritti che gli accordi coloniali attribuivano all'Italia. A ben guardare non esistevano adeguati motivi economici che giustificavano i rischi e i sacrifici di una guerra ma attraverso la conquista della Libia, Giolitti sperava di ottenere il consenso di una parte dell'opposizione di destra e dei principali gruppi finanziari. La guerra fu sostenuta da gran parte della opinione pubblica e dell'opposizione mentre il partito socialista fu ostile ritenendo (parole del Salvemini) che la Libia era un semplice "SCATOLONE DI SABBIA". Con la PACE DI LOSANNA l'Italia ottenne il
Pieno riconoscimento della sovranità sulla Libia impegnandosi a rispettare la libertà delle popolazioni mussulmane ricevendo in cambio il ritiro delle truppe turche.
NAZIONALISMO (Si può parlare di nazionalismo per le dottrine ed i movimenti che sostengono l'affermazione, l'esaltazione ed il potenziamento della nazione intesa come collettività omogenea, ritenuta depositaria di valori tradizionali tipici ed esclusivi, del patrimonio culturale e spirituale nazionale, sebbene questa definizione non sia univoca)
La vittoria della guerra e la conquista dei territori libici fecero aumentare il prestigio di Giolitti e gli servì per allargare le basi del proprio consenso. Anche in Italia c'era NAZIONALISMO i cui seguaci fondarono una rivista "Il Regno" coacervo di idee e di suggestioni ma successivamente acquisì un peso anche politico. Infatti la
guerra di Libia costituì la possibilità per molti uomini di dare sfogo alle proprie ambizioni. Tuttavia la conquista della Libia si rivelò meno facile del previsto per l'opposizione tenace delle popolazioni barbare all'interno della Libia. Il 23/02/1912 si votò in Parlamento la LEGGE DI ANNESSIONE della Libia. L'approvazione quasi unanime della Camera mostrò tutta la debolezza del Parlamento nel reagire alla spinta nazionalistica e ad opporsi al volere del governo che aveva deciso tutto, anche l'uso di mezzi finanziari che incidevano sul bilancio nazionale, per affrontare la guerra. Anche con queste decisioni il governo aveva tolto al Parlamento la prerogativa di dover decidere in materia di bilancio. Le istituzioni erano nel caos più assoluto e si mostravano deboli al punto di temere che fossero travolte dalle CONTESTAZIONI ANTILIBERALI dei movimenti socialisti, cattolici e nazionalisti. La grave Crisi (extraparlamentare) delleIstituzioni portarono Giolitti a dimettersi il 10/03/01914Riassunti fatti da ESTER……..VIETATA LA VENDITA!GOVERNO di Antonio SALANDRA: dopo Giolitti non fu facile per il re trovare il suo successore che andavacomunque ricercato nelle forze liberali. Dopo il rifiuto di Sonnino, il re conferì a Calandra il compito diformare il nuovo governo. Questo era composto soprattutto da persone non legate a Giolitti. InfattiCalandra aveva l’obiettivo di dar vita ad un partito liberale omogeneo e organizzato. Non era dispostoa fungere da momentaneo sostituto di Giolitti.Giolitti sperava che un tale governo conservatore non avrebbe potuto reggere a lungo creando le basiper un ritorno alle scelte liberal-riformistiche ; ma non si rese conto che la situazione politica era ormaimutata e che era impossibile perseguire l’obiettivo di una mediazione tra liberali e socialisti vistoche si imponeva la scelta tra 2 tendenze. L’azione politica del Giolitti è stata
molto criticata soprattutto da chi ha visto nello statista un "corruttore del proletariato", ma in realtà egli non aveva alternative alla politica trasformistica e manipolatrice delle maggioranze; lo statista TOGLIATTI nel 1950 riconobbe che Giolitti fu l'uomo della borghesia che maggiormente si spinse nella comprensione dei bisogni delle masse popolari nel tentativo di creare un solido STATO LIBERALE. Ma la crisi mondiale del 1914 non si sarebbe più potuta affrontare con i tradizionali metodi politici accentrando ora la destra ora la sinistra, dal momento che la posta in palio era più alta dell'attribuzione di una semplice carica ministeriale o della formazione di una maggioranza. Purtroppo il programma politico di Calandra fu sconvolto dallo scoppio della PRIMA GUERRA MONDIALE. ***prima guerra mondiale si intende il conflitto cominciato il 4 agosto 1914 a seguito dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono.dell'Impero Austro-Ungarico, compiuto a Sarajevo (Bosnia) il 28 giugno 1914 da parte del nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip, e conclusosi l'11 novembre 1918. Il conflitto vide scontrarsi due schieramenti di nazioni: - Da una parte gli Imperi Centrali (tra tutti Impero germanico e Impero Austro-Ungarico) - Dall'altra l'alleanza chiamata Triplice intesa (tra tutti Regno Unito, Francia, Russia e Italia). Con lo svolgersi del conflitto, a seguito di varie alleanze altre nazioni vi presero parte. Tra queste, Impero Ottomano (alleato con gli imperi centrali), Belgio, Canada, Australia, Stati Uniti, Serbia, Romania, Sudafrica e Nuova Zelanda. Il numero dei continenti coinvolti fu tale da poter definire la guerra come mondiale, prima nella storia dell'umanità. La guerra si concluse con la vittoria dell'Intesa. STORIA: Lo scoppio della guerra è convenzionalmente associato all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando.d'Austria per mano di uno studente serbo il 28/06/ 1914, ma le origini della guerra risiedono in realtà nel complesso delle relazioni fra le potenze europee del 1900: il significato politico del gesto era l'opposizione degli slavi al trialismo con cui si mirava a rendere gli slavi dipendenti dal regime di Vienna mentre questi erano desiderosi di conquistare l'indipendenza e di essere annessi alla SERBIA. Con intento provocatorio l'Austria lanciò un ultimatum alla Serbia invitandola a reprimere gli slavi; il rifiuto della Serbia scatenò la reazione dell'Austria che passò alla dichiarazione di guerra di fronte alla quale il governo SALANDRA si dichiarò neutrale (3.8.1914) senza venir meno agli impegni della triplice alleanza (La Triplice Alleanza fu un trattato per mezzo del quale Impero Germanico, Austria-Ungheria e Regno d'Italia giuravano nel 1882 di aiutarsi a vicenda militarmente in caso di un attacco contro una di esse.
da parte di due o più potenze straniere.) …Ma, dato che l'alleanza aveva carattere difensivo (e la guerra era stata dichiarata dall'Austria) e non era stata preventivamente consultata sulla dichiarazione di guerra, il governo italiano fece presente di non sentirsi vincolato dall'alleanza e che, pertanto, sarebbe rimasto neutrale. Nonostante la "neutralità" partiti e organi di stampa cominciarono ad esprimersi sull'atteggiamento che l'Italia avrebbe dovuto assumere nel conflitto. L'opinione pubblica si schierò a favore della neutralità per ragioni diverse. NEUTRALISTI erano: 1. CATTOLICI i quali si opponevano alla guerra per ragioni di principio e per il fatto che temevano il crollo di una potenza come l'Austria che era fortemente cattolica e Benedetto XV definiva la guerra come "orrenda carneficina che da un anno disonora l'Europa" e "inutile strage". 2. SOCIALISTI i qualigiudicarono la guerra come un affare esclusivamente borghese e capitalista, mentre ritenevano che le masse proletarie avrebbero potuto trovare soltanto sofferenze e sacrifici. Riassunti fatti da ESTER.....VIETATA LA VENDITA! 3. LIBERALI GIOLITTIANI i quali con profondo realismo osservarono che la guerra sarebbe stata molto rischiosa in quanto avrebbe potuto ottenere concessioni attraverso la via dei negoziati. INTERVENTISTI erano: 1. INTERVENTISTI DEMOCRATICI, tra cui il social-riformista LEONIDA BISSOLATI e il radical-progressista GAETANO SALVEMINI e l'irredentista CESARE BATTISTA, i quali consideravano l'intervento come la naturale e logica prosecuzione delle lotte risorgimentali per la conquista dell'indipendenza e il raggiungimento dell'unificazione nazionale e come guerra al militarismo degli imperi centrali oppressori con cui si sarebbe manifestata solidarietà alle nazioni oppresse. 2. INTERVENTISTI NAZIONALISTI il cui portavoce fuD’ANNUNZIO che esaltava gli ideali imperialistici di potenze e che consideravano la guerra di per sé un bene, come dimostra il fatto che in un primo momento si schierarono a favore della triplice alleanza, mentre dopo essi passarono con disinvoltura a sostenere la triplice alleanza. 3. INTERVENTISTI RIVOLUZIONARI che trovarono il loro capo in BENITO MUSSOLINI il quale dopo aver criticato l’intervento e la partecipazione alla guerra come direttore dell’ALLEANZA fondò un nuovo giornale “IL POPOLO D’ITALIA” facendosi portavoce dell’esaltazione del mito della guerra. Mentre divampava tale dibattito il governo SALANDRA concluse il 26/4/1915 il PATTO DI LONDRA (all’insaputa del parlamento) col quale l'Italia si impegnava ad entrare in guerra (nell’intesa: Gran Bretagna, Russia e Francia) entro un mese in cambio di alcune conquiste (Trentino, del Sud-Tirolo, dell’Istria). Nonostante una vasta campagna di intimidazione chesi scatenò con una serie di manifestazioni di piazza contro i neutralisti (la cosiddetta Giornate di maggio), la maggioranza parlamentare sostenne il Giolitti (che voleva l'Italia neutrale) mentre il governo aveva deciso di.