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DIRITTI LOCALI E LEGISLAZIONE REGIA
Nei primi 3 secoli dell'età moderna una componente fondamentale rimasta tra le fonti del diritto era rappresentata dai diritti particolari e locali.
Dei diritti particolari, come già detto, la caratteristica principale era quella di prevedere una specifica disciplina per ciascun ordine o ceto vigente: nobiltà, militari, contadini, mercanti, artigiani, marinai, ecc..
Dei diritti locali invece ricordiamo gli statuti delle città: i brevia dei consoli, le consuetudini trascritte, le leggi approvate dall'assemblea cittadina, ecc.. che nell'età moderna sopravvissero accanto al diritto comune, ma solo in quelle città non soggette all'autorità dell'impero, e quindi in quelle città "libere". Nelle altre invece furono redatti nuovi statuti.
In particolare in Francia con Carlo VII fu dato il via alla codificazione scritta delle consuetudini del luogo.
Tra le tante centinaia di consuetudini locali scritte e redatte, la Coutume di Parigi acquistò una priorità netta; venne commentata da Charles Du Moulin, il quale ne sottolineò anche lacune e incongruenze e ne propose una redazione riveduta, che si realizzò incorporando regole derivanti da decisioni del Parlamento parigino. Da allora essa divenne il testo di riferimento più autorevole, cui si faceva per colmare lacune o ambiguità delle altre consuetudini. Con la redazione scritta la coesistenza tra diritti locali e diritto romano-comune si mantenne ma cessò l'evoluzione per così dire spontanea dei sistemi consuetudinari che per molti secoli avevano modellato il diritto civile e penale.
La presenza di un così ampio ventaglio di consuetudini scritte, se da un lato rese più sicuro il loro accertamento, dall'altro lato creò problemi non facili di interpretazione per norme spesso simili, ma formulate diversamente.
63Assolutismo e potere legislativo
Sempre tra le fonti dei diritti locali, rilievo assunsero i provvedimenti di natura legislativa decisi, con valore vincolante, dalle Corti sovrane, le cui competenze non erano soltanto giudiziarie ma anche normative, anche gli statuti cittadini e rurali, gli statuti corporativi, le consuetudini scritte mantennero il loro peso con la condizione però di ricevere dal sovrano o dal principe locale un'approvazione espressa, condizione che li riconduceva sotto l'autorità dello stato. Il diritto comune era invece sempre al di sopra delle fonti normative.
Tra i vari regni d'Europa quello di Francia spiccò più degli altri. Francia "ciò che il re vuole, lo vuole la legge". Si trattava di una prerogativa propria del re che venne rappresentata dalle cosiddette Ordonnances, ovvero leggi che disciplinavano in via generale uno o più
Gli istituti giuridici utilizzati dalla monarchia francese, fino alla Rivoluzione del 1789, come mezzo di unificazione legislativa dello Stato assoluto. La forma giuridica che poneva in essere le Ordonnances era quella delle lettere patenti, sottoscritte dal re e munite del sigillo regio, che però entravano in vigore solo dopo essere state registrate dalla Corte sovrana, competente sul territorio entro il quale dovevano applicarsi. Tale verifica oltre che formale era anche sostanziale perché in presenza di eventuali motivi di opposizione, la Corte poteva modificare o addirittura ritirare l'ordinanza. Casi di mancata registrazione delle Ordonnances non furono poi così rari, tanto che per ovviare a tale ostacolo i sovrani ricorsero ad altre forme e procedure meno vincolanti, così che la loro volontà poteva esercitarsi senza ostacoli. Fu proprio in questo ordine di idee che presto vennero emanate anche norme di natura legislativa sotto forma di ordinanze.
sprovviste ovviamente di sigillo, potendosi così manifestare l'incondizionata e incontestata volontà del re ed esaltarne l'assolutismo legislativo. Molte di tali ordinanze furono piuttosto significative in quanto introdussero delle vere e proprie regole in materia di prescrizione, di donazioni, ecc.. tanto che presto si presentò la necessità di sistemarle in apposite raccolte e proprio il re Enrico III incaricò un Brisson magistrato e colto giurista di svolgere tale lavoro. L'opera però non ricevette valore ufficiale, né la ricevette un ventennio più tardi con una rielaborazione di Enrico IV; neppure il re Luigi XIII riuscì a vincere l'accanita opposizione del Parlamento di Parigi all'approvazione di un testo che raccogliesse le principali disposizioni di diritto pubblico, il cui scopo fondamentalmente era solo quello di accentuare i poteri legislativi del re. L'impulso decisivo per la realizzazionedi giudicare il colpevole. Questa riforma fu fondamentale per garantire una maggiore efficienza e imparzialità nel sistema di giustizia penale. Inoltre, durante il regno di Luigi XIV, furono promulgate anche importanti ordinanze nel campo dell'economia e del commercio. Ad esempio, l'Ordonnance de Commerce del 1673 stabilì le regole per il commercio interno e estero, promuovendo la crescita economica del paese. Grazie a queste riforme legislative, la monarchia francese riuscì a consolidare il proprio potere e a garantire un controllo normativo più efficace sul territorio.ricercare le prove, in particolare la confessione del reo ottenibile anche ricorrendo alla tortura; nel caso poi di condanna alla pena capitale introdusse l'appello obbligatorio al Parlamento. Sostanzialmente fu un processo fondato sul sistema delle prove legali con poche concessioni ai diritti della difesa. L'Ordonnance de Commerce, altrettanto rilevante fu poi su iniziativa sempre di Colbert in collaborazione con un colto mercante parigino, contenente norme sulle società commerciali, sulla cambiale, sui libri di commercio, sul fallimento e con la quale per la prima volta lo Stato operava direttamente sul campo dell'economia attraverso appunto o strumento dell'Ordonnance de la Marine, legislazione regia. Infine da ricordare è la quale raccoglieva le regole giuridiche del commercio marittimo. La sistematicità di queste opere, la chiarezza dei contenuti nella lingua corrente del Paese, la cura nell'evitare contraddizioni, l'incorporazione di
regole tradizionali e di alcune regolenuove, ecc. rappresentano quei caratteri per tentare un approccio ad un codice di stampomoderno. A tal proposito importanti furono anche le tre di Luigi XV, elaborateOrdonnancesdal cancelliere D’Aguesseau, in tema di donazioni, testamenti e fedecommessi, e che adifferenza delle Ordonnances Colbertiane non disciplinavano interi settori del diritto, masingoli istituti di diritto privato; i testi furono attentamente meditati e preparati in modochiaro e sintetico con l’obbiettivo di impiantare sia la tradizione romanistica che quellaOrdonnancesconsuetudinaria. Fu così che il complesso delle costituì il tentativo diuniformare settori giuridici fino ad allora basati sul diritto consuetudinario e che troveràpiena realizzazione solo nel processo di codificazione dei secoli successivi.
23. GIUSNATURALISMO
Giusnaturalismo moderno
Con il termine giusnaturalismo moderno intendiamo l’insieme delle dottrine del
Il diritto naturale è una concezione che ha assunto un'importanza particolare. Si basa sull'uomo, considerato un essere che unisce l'istinto alla ragione, considerata parte essenziale della sua "natura". Questa concezione si distacca nettamente da quella medievale, che era di origine divina.
La centralità dei diritti dell'individuo, cioè dei diritti soggettivi inalienabili della persona umana, è un aspetto fondamentale delle nuove dottrine giusnaturalistiche, che sta alla base della dichiarazione dei diritti di libertà delle moderne costituzioni.
Per quanto riguarda i contenuti del diritto naturale, è possibile notare un riferimento comune a diverse fonti, tra cui il diritto romano, i precetti fondamentali della Scrittura e del cristianesimo, e i testi letterari, poetici, storici e filosofici greci e romani.
I contorni e i contenuti del diritto naturale si sviluppano in risposta a nuovi problemi.
entrouna realtà nuova: : 65- il venir meno di una concezione unitaria della comunità sotto la duplice e suprema autorità dell'Impero e della chiesa,- la presenza di stati sovrani in conflitto tra loro per il dominio dei mari e delle terre,- i contrasti scaturiti dalla scissione religiosa conseguente alla Riforma protestante.contratto sociale,Comune a molti di essi, come Grozio, Hobbes, è la teoria del cosiddetto unaccordo stretto tra gli uomini per raggiungere una condizione di pace e di sicurezza affidandone la tutela ad un sovrano.Un altro profilo comune alla scuola giusnaturalistica fu anche la convinzione nonché la necessità di identificare un complesso di principi e di regole di diritto naturale oggettivamente valido (conforme alla ragione e alla natura umana) efficacie in ogni tempo e in ogni luogo, in virtù del fatto che la natura umana era ritenuta immutabile nel tempo.Grozio De iure belli acL'importanza di cui godette ilIl pensiero di Ugo Grozio è legato all'operapacis, scritta in Francia dopo che l'autore si era sottratto con la fuga al carcere a vitairrogatogli per avere voluto identificare una serie di principi generali e di regole fondate sullaragione, in grado di essere condivise da tutti gli uomini. Da qui l'affermazione del principio, secondo Grozio ritenuto fondamentale, che imponeva dipacta sunt servanda, osservare i patti: dalla cui inosservanza ne fa derivare ogni altra regola, a cominciare da quelle che impongono di risarcire i danni arrecati ad altri, di restituire ciò che si è fraudolentemente sottratto, di pagare con la pena le conseguenze dei propri atti delittuosidannosi per il prossimo e per la società, ecc.. Nel De iure belli ac pacis veniva espressa l'idea che il fondamento dei diritto naturalerisiedesse nella natura razionale dell'uomo e non nel comando diretto di Dio, la quale sicontrapponeva al pensiero protestante che al contrario
riteneva la radice del diritto naturale essere nel comando di Dio