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CARLO CARDIA – MULTICULTURALISMO E LIBERTÀ RELIGIOSA

Percorsi europei divaricati. Il caso francese e l'esperienza italiana. Per "multiculturalismo" si intende la libertà degli individui di poter scegliere il proprio stile di vita a seconda della propria estrazione socio-culturale, così come, in una seconda accezione, si intende la contemporanea presenza di più culture all'interno della stessa società. Il tema del multiculturalismo non è mai stato accettato come concetto giuridico, neanche dall'UE, che ha preferito consacrare come tali il pluralismo e la laicità (autonomia decisionale rispetto a ogni condizionamento ideologico, morale o religioso altrui).

Inoltre, la normativa europea ha affidato ai singoli Stati membri il compito di occuparsi del multiculturalismo, su cui non vi è, dunque, competenza comunitaria. Tale scelta ha comportato differenti approcci al tema in questione: basta porre a

confronto la politica francese e quella italiana. Lo Stato francese ha proibito, categoricamente e con una grande maggioranza, l'uso di qualsiasi simbolo religioso o politico, producendo il dissenso delle comunità religiose. L'Italia, ma anche la Spagna, invece, si sono dimostrate più comprensive nei confronti delle minoranze religiose e più pronte nell'affrontare il fenomeno del multiculturalismo, accogliendo diverse identità confessionali. Potremmo riassumere dicendo che la religione, ancora oggi, è vista in Francia come una "questione privata", mentre in Italia è affrontata come una "questione sociale". Le ideologie del multiculturalismo e la tentazione delle risposte globali. Abbiamo visto, dunque, come il multiculturalismo, sebbene sia affrontato diversamente, viene poco considerato, il che avviene in diversi Stati, come l'Italia, la Francia, l'Inghilterra ecc. In ognuna di queste realtà,non appena viene posto in essere un comportamento o una pretesa diversa da quella cui il popolo è abituato, si crea un caso di rilevanza nazionale, come è successo in Italia in occasione del caso sul crocifisso nelle aule scolastiche. E dovunque la situazione è la stessa: non appena emerge un caso, se ne discute e poi si passa oltre. Il multiculturalismo, dunque, non viene affrontato, ma semplicemente aggirato, tramite l'introduzione di vere e proprie scorciatoie, "risposte globali" che fissino dei modelli da utilizzare non appena si incespica in una situazione del genere. Basti pensare che molto spesso si fa riferimento ai principi di eguaglianza e laicità, prevedendo che venga respinta qualsiasi eccezione e diversità rispetto a questi valori. Altrettanto spesso si concede alle minoranze di fare tutto ciò che vogliono, accettando qualsiasi forma di differenza. In realtà dobbiamo prendere coscienza che vivere in una società multiculturale richiede un approccio diverso. Non possiamo semplicemente ignorare le differenze culturali e pretendere che tutti si conformino a un unico modello. Dobbiamo invece cercare di comprendere e rispettare le diverse tradizioni e credenze, senza però permettere che vengano violate le leggi e i diritti fondamentali. Il multiculturalismo non significa accettare tutto indiscriminatamente, ma piuttosto promuovere il dialogo e la convivenza pacifica tra diverse culture. Significa riconoscere che ogni individuo ha il diritto di esprimere la propria identità culturale, nel rispetto degli altri e delle leggi del paese in cui si vive. In conclusione, il multiculturalismo non può essere evitato o aggirato, ma deve essere affrontato in modo responsabile e aperto. Solo così potremo costruire una società inclusiva e rispettosa delle diversità.società multiculturale e multireligiosa non è cosa semplice, ci vuole del tempo per far convivere, pacificamente, diverse realtà. La sorpresa nel vedere tradizioni e costumi diversi dai nostri non deve tramutarsi in una reazione esagerata, caricandosi di un valore simbolico "al contrario", ossia diverso da quello che realmente possiede. La scomposizione delle problematiche multiculturali. Diversità compatibili e impreviste difficoltà. Le problematiche culturali non vanno prese in considerazione come un singolo monoblocco, ma vanno scomposte e differenziate tra "diversità facilmente compatibili" e situazioni particolarmente impreviste e difficili da gestire. Tra le diversità compatibili troviamo tutta una serie di costumi e di usanze che, pur non appartenendo ai costumi e agli usi europei, vengono osservati quotidianamente da soggetti appartenenti a differenti culture: basti pensare all'obbligo di digiuno in.

particolari periodi, all'uso di un determinato tipo di abbigliamento ed alle pratiche d'iniziazione per i neonati. Tutti questi casi manifestano realtà che, facilmente, entrano a far parte della realtà in cui viviamo e sono accettate, ormai, senza alcuno stupore, perché assimilate dai legislatori (nazionali e comunitario), così come dai popoli nativi dei nostri Stati. Vi sono, al contrario, alcune situazioni particolari che, sempre in merito a culture diverse dalla nostra (europea), comportano sia interventi mirati (che molto spesso ci sono), sia interventi di prevenzione e dialogo (che non ci sono mai). Facciamo qualche esempio: l'infibulazione è una particolare pratica, originaria dei Paesi africani ma diffusa anche in Oriente, con cui alla donna vengono mutilati i genitali, per far in modo che ella mantenga una determinata purezza; si tratta di una pratica antichissima, che, per ovvie ragioni, non potremmo mai accettare all'interno

dubbio). Inoltre, bisogna combattere anche la violenza domestica, che purtroppo è ancora diffusa in molti Paesi. Non possiamo ignorare il fatto che molte donne subiscono abusi fisici e psicologici all'interno delle proprie famiglie. È necessario sensibilizzare la società su questo problema e promuovere politiche di prevenzione e protezione per le vittime. In conclusione, la lotta per i diritti delle donne è un impegno che riguarda tutti noi. Non possiamo restare indifferenti di fronte alle ingiustizie e alle discriminazioni che ancora oggi le donne subiscono. Dobbiamo lavorare insieme per creare una società più equa e rispettosa, in cui ogni individuo abbia le stesse opportunità e diritti, indipendentemente dal proprio genere.

essere…o li domini, oppure li eviti…è un mio pensiero eh, siachiaro).Laicità, multiculturalità e simbologia religiosa. Il rischio delle due tavole di valutazione. Il concetto dilaicità, in alcuni Paesi europei, viene adoperato per giustificare determinati comportamenti. Pensiamo allaFrancia, che ha proibito l’uso di qualsivoglia simbolo religioso nelle scuole, arrivando, addirittura, a non farentrare negli edifici scolastici un cappellano ed una suora, anche se per svolgere le proprie funzioni. Laicitàsignifica autonomia decisionale, certo, ma anche apertura, tolleranza ed accoglienza, per evitare di entrarein contrasto con la tutela delle diversità.Inoltre non si possono, nella maniera più categorica, ammettere due metri di valutazione diversi (duetavole di valutazione), evitando l’uso del simbolismo religioso ma contemplando il rispetto delle diversità ela tutela delle minoranze, perché i due

principi entrerebbero (anzi, entrano) in contrasto.I diritti individuali di libertà e il principio di eguaglianza. La base comune della cittadinanza. Un altro aspetto del multiculturalismo riguarda i diritti individuali e collettivi di soggetti appartenenti a culture e religioni diverse. Le risposte dell'Europa odierna a tali aspetti sono sostanzialmente due: disconoscere le concezioni di famiglia, matrimonio, rapporti uomo-donna di altre culture, attuando una specie di "dentro (resti e accetti le nostre concezioni) o fuori (tornatene da dove sei venuto)"; oppure accettare qualsiasi concezione di chi appartiene ad una cultura diversa, una sorta di "vieni qui e fai ciò che vuoi". In realtà, entrambe le risposte si presentano basate su una concezione statica, cristallizzata del multiculturalismo, in quanto si parte dalla convinzione che solo noi occidentali, noi europei siamo in grado di mutare i nostri costumi, le nostre convinzioni, le nostre credenze,

vedendo gli extra-comunitari come soggetti tutti uguali, incapaci di autonomia, incapaci di un CAMBIAMENTO al fine dell'integrazione, incapaci di un'EVOLUZIONE (il discorso dell'autore è tutto giusto, con la particolarità che dovrebbe spiegarci cosa dovremmo fare se gli appartenenti ad altre culture e religioni, che i fatti reali ci mostrano come ancorati, il più delle volte, al fondamentalismo, non accettassero l'evoluzione o il cambiamento). Dalla concezione statica del multiculturalismo alla fiducia nel principio di evoluzione. In sostanza, dunque, questa visione di evoluzione del pensiero di cui siamo tutti capaci, inclusi i soggetti extra-comunitari, potrebbe condurci verso una concreta realizzazione dell'integrazione, offrendo a popoli distanti da noi il punto d'inizio di un'evoluzione. Se, invece, non ci dimostriamo pronti ad aiutarli nel cambiamento, commettendo l'errore di pensare di essere gli unici sempre pronti.ad un passo in avanti, poniamo le basi per un eterno conflitto e per la mancanza di sviluppo.

STEFANO DAMBRUOSO – INTELLIGENCE ED EVIDENCE: IL GOVERNO DEL FENOMENO RELIGIOSO ISLAMICO TRA GARANZIE DI LIBERTÀ ED ESIGENZE DI SICUREZZA

Dopo l'11 settembre 2001, giorno dell'attacco alle Torri Gemelle, tutti gli appartenenti alla LAW ENFORCEMENT dei vari Paesi, attivi nella prevenzione e repressione del terrorismo fondamentalista, hanno l'obbligo di collaborare tra loro, specie nello scambio di informazioni e di mezzi di prova, proprio al fine di contrastare le cellule terroristiche sparse in tutto il mondo. Eppure recentemente gli USA, rifiutando l'escussione di alcuni testimoni chiave nel procedimento contro Mounir Motassadeq, detenuto in Germania e reo di aver partecipato all'attacco dell'11 settembre, hanno messo a repentaglio il processo contro il suddetto, rischiando che un terrorista di quel calibro venga rilasciato.

Lo scambio di prove

è uno dei problemi più frequenti: in un processo penale, infatti, occorre che la provasia acquisita all’interno del procedimento, ma il problema si pone nei confronti di quei Paesi (GB, USA eCanada) in cui l’attività investigativa (intelligence) viene del tutto distinta da quella dell’acquisizioneprobatoria (evidence).

Molto spesso, inoltre, capita che le prove testimoniali siano state rese da soggetti detenuti all’estero (peresempio a Guantanamo) in assenza del difensore, violando così uno dei principi cardini del nostroordinamento, quello del diritto alla difesa e rendendo le testimonianze inutilizzabili in fase d’indaginipreliminari. Inoltre, in Italia, per il terrorismo manca un coordinamento tra le 29 Procure della Repubblica,come avviene, invece, grazie alla Direzione Nazionale Antimafia per l’associazione a delinquere di stampomafioso.

I recenti attentati che hanno scosso l’intero pianeta hanno fatto in modo

che si attuassero delle forme di collaborazione tra gli organi di polizia e quelli giudiziari dell'intera Europa, i quali sono chiamati a collaborare anche con gli Stati Uniti. A tal fine è stata istituita Europol nel 1995 ed Eurojust nel 2002.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
18 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/11 Diritto canonico e diritto ecclesiastico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto ecclesiastico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Dammacco Gaetano.