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IV. PRESCRIZIONI CORANICHE E MONDO OCCIDENTALE: LA RECEZIONE DELLE ESIGENZE RELIGIOSE ISLAMICHE NEI PRIMI PROGETTI D'INTESA DI PARTE ISLAMICA E I RELATIVI PROBLEMI (CENNI)
L'impatto del diritto religioso islamico e delle prescrizioni in esso contenute sulla vita sociale e istituzionale e sul diritto di una nazione europea sono senz'altro molto forti, soprattutto se a questa normativa si volesse, tramite lo strumento dell'intesa, dare una certa rilevanza. Facciamo alcuni esempi che iniziano da settori diversi dal diritto di famiglia.
Come è noto i fondamenti, i pilastri dell'Islam sono pochi ed essenziali (e questa è una delle cause che ha favorito e favorisce la sua diffusione): la preghiera rituale, l'elemosina per i poveri, il digiuno rituale nel mese del ramadàn, il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita (si pensi alle analogie con i pellegrinaggi giubilari o di altro tipo). Altri obblighi sono poi quelli...
dell'astensione dall'alcool e dalle carni suine. Ora, tali obblighi condizionano, se rigidamente intesi, le prestazioni lavorative degli islamici, che, se rigidamente osservanti, dovrebbero effettuare varie preghiere ed abluzioni giornaliere in certi orari, festeggiare il venerdì con la preghiera in moschea, fruire di regime alimentare speciale, di orari speciali per i pasti al tempo del ramadàn, di permessi per il pellegrinaggio etc. Se poi tutto questo venisse accolto nelle intese richieste dalle associazioni islamiche allo Stato Italiano ai sensi dell'art. 8 della Costituzione si comprendono i problemi che sorgerebbero per chi impiega mano d'opera islamica, che tra l'altro non potrebbe rifiutare, sotto pena di sanzioni anche penali, per il credo religioso professato. Inoltre, altri contrasti si verificano in modo indiretto tra le strutture proprie della società capitalistico-occidentale e la mentalità e le istituzioni islamiche. CasoTipico è quello del sistema bancario occidentale, basato sul prestito ad interesse, vietato dalla morale islamica (come da quella cattolica nel Medioevo), che dà luogo a strutture creditizie di tipo diverso (la c. d. "banca islamica").
Altro problema è quello, ben noto ed evidenziato, del diritto di famiglia e del matrimonio, che può essere poligamico; il che pone problemi a livello di "status di famiglia" e non solo. Infatti, anche qui, tramite l'intesa si vorrebbe assicurare gli effetti civili al matrimonio celebrato in ambito islamico. In merito, però, sorgono numerosi problemi, che vanno dalla difficoltà di accertare lo stato libero del maschio, che per il diritto islamico può sposarsi anche se vincolato da uno o più matrimoni, alla difficoltà di accertare la vera volontà e libertà nuziale della donna, non sempre richiesta nel diritto islamico, in cui il matrimonio può essere
Stipulato tra il marito e chi ha la potestà sulla donna, al fatto che per il diritto islamico il matrimonio non nasce da una cerimonia ma da un contratto, di cui l'eventuale apparato cerimoniale è un fatto esterno e non essenziale. Un altro ostacolo è poi rappresentato dal fatto che nei progetti di intese si chiede che lo Stato riconosca il diritto di sciogliere i matrimoni, senza effetti civili, considerando che tale diritto al ripudio è solo del maschio, che può esercitarlo a suo piacere, e che ciò va platealmente contro al principio della parità tra i coniugi sancito nella nostra Costituzione. Tutto ciò ha fatto sì che anche in ambito islamico (e ciò appare in un progetto di intesa) sia maturata l'idea di escludere dall'intesa la parte sul matrimonio, così difficile e compressa da rappresentare un ostacolo per la conclusione della medesima, e su ciò chi scrive è d'accordo.
di questi progetti d'intesa suscitano perplessità, come il divieto delle . e di pubblica sicurezza di accedere alle moschee o ai locali, annessi, se non previo accordo coi responsabili delle medesime e delle comunità. Nel caso, infatti, del diffondersi di fenomeni di terrorismo ad opera o almeno con la connivenza di gruppi integralisti legati a sale di preghiere o moschee e talora ad imam, fenomeno purtroppo oggi di attualità in Italia e riportato dalla stampa e dai media, questa norma potrebbe portare a precostituire una situazione di elevata pericolosità, in quanto gruppi eversivi potrebbero disporre di "basi" di fatto inviolabili e sottratti in pratica ad ogni possibilità di controllo. V. LE SPECIFICHE RICHIESTE DELL'ISLAM 1. Considerazioni generali Esaminiamo ora le richieste poste in essere da parte dell'Islam italiano, tenendo conto del fatto che quanto stiamo per esporre non ha carattere definitivo, in quanto prima dei tragiciEsaminiamo la bozza d'intesa tra la Repubblica Italiana e la Comunità religiosa islamica, la più recente bozza presentata, elaborata dalla COREIS (Comunità religiosa islamica) nel 1996, con particolare riguardo agli enti, al matrimonio e alle festività religiose. Infatti, dopo le bozze d'intesa presentate dall'Unione delle comunità islamiche in Italia (UCOI) e dall'Associazione musulmani italiani (AMI), è apparsa una terza e più recente bozza intitolata "Bozza di intesa tra la Repubblica Italiana e la Comunità islamica in Italia". Su tale bozza, elaborata con l'aiuto di ambienti accademici italiani, ma non
Per questo esente da critiche, soffermeremo la nostra attenzione. Labozza ipotizza l'esistenza, ancora però ipotetica, di un'unica "Comunità islamica italiana", di cui dovrebbero fare parte gli islamici residenti sul territorio italiano. Dato che tale comunità viene a costituire l'interlocutore di parte confessionale, appare evidente che la sua costituzione (ed è impresa certo non facile dar vita ad un organismo in cui tutti o almeno gran parte degli islamici italiani si riconoscano) si pone come condizione sine qua non del venire in essere di un potenziale accordo. L'articolato della bozza si presenta tecnicamente meglio costruito delle bozze precedenti: norme nuove (art. 5) sono proposte a tutela del diritto degli islamici di fruire di cibo conforme ai dettami del Corano nelle mense dipendenti dalla Pubblica Amministrazione. L'approvazione di una simile norma comporterebbe però, oltre a oneri non indifferenti, anche una
revisione in questo senso dell'intesa con le comunità ebraiche. Interessante è anche l'introduzione di un articolo (il 17) sulle "scuole islamiche", prevedendosi anche l'istituzione di "scuole di formazione religiosa per guide del culto". Ciò però non sembra dover essere materia d'intesa, appartenendo alla discrezionalità della confessione dare vita o meno a tali scuole, senza che lo Stato possa ingerirsi in tale settore, che è tipicamente intraconfessionale. Novità interessanti si colgono circa il "pellegrinaggio rituale", sancendo si l'obbligo per lo Stato, gli enti pubblici e i privati, di concedere il relativo permesso secondo un calendario annuale fissato d'intesa con la Comunità islamica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (art. 23). L'impressione che si ha leggendo questa bozza è che le esigenze dei musulmani si stiano dilatando rispetto alle bozze precedenti, forse.non tenendo conto del fatto che, essendo in Italia le libertà fondamentali ampiamente protette, alcune esigenze possono essere soddisfatte senza ricorrere a norme speciali, che indurrebbero una specie di reazione a catena, provocando la modifica di altre intese già in vigore. 2. Enti islamici La disciplina proposta per gli enti islamici è palesemente ricalcata su quella degli enti ecclesiastici cattolici (gli enti devono essere "approvati" dalla Comunità, avere sede in Italia, un patrimonio sufficiente, finalità "cultuali e devozionali" ed essere rappresentati giuridicamente e di fatto da cittadini italiani aventi domicilio in Italia; devono essere riconosciuti con decreto del Presidente della Repubblica, udito il parere del Consiglio di Stato, e devono iscriversi, dopo il riconoscimento, nel registro delle persone giuridiche. Si suppone che possano anche svolgere attività, almeno parzialmente extracultuali, stabilendosi che taliattività lavorativa per consentire ai dipendenti musulmani di svolgere le loro pratiche religiose. Inoltre, le festività islamiche, come l'Eid al-Fitr e l'Eid al-Adha, potrebbero richiedere giorni di riposo aggiuntivi per i dipendenti musulmani. Questo potrebbe creare difficoltà nell'organizzazione del lavoro e potrebbe comportare costi aggiuntivi per le aziende. La scuola è un altro ambito in cui si possono verificare conflitti tra i ritmi occidentali e le pratiche religiose islamiche. Ad esempio, gli studenti musulmani potrebbero richiedere permessi per partecipare alle preghiere durante l'orario scolastico o potrebbero richiedere giorni di assenza per celebrare le festività islamiche. Questo potrebbe influire sul regolare svolgimento delle attività scolastiche e potrebbe richiedere un'organizzazione specifica da parte delle istituzioni scolastiche. In conclusione, le pratiche religiose islamiche possono creare sfide e complicazioni nell'ambito lavorativo e scolastico, richiedendo una gestione attenta e una conciliazione tra i diritti religiosi e le esigenze delle aziende e delle istituzioni.produzione nel caso di forte impiego di mano d'opera islamica. Paradossalmente, poi, ciò potrebbe tradursi anche in un danno per le "chances" lavorative degli islamici stessi, in quanto i datori di lavoro non potranno non tenere presente tale situazione al momento dell'assunzione, qualora abbiano discrezionalità nell'effettuarla. Un riposo festivo fissato nel giorno del venerdì, in presenza di un elevato numero di studenti islamici, porterebbe alla necessità di dover ripetere gli insegnamenti impartiti in tale giorno in altri momenti didattici, peraltro estremamente difficili da individuare, soprattutto se si tratta di scuole a tempo pieno. Se si pone poi il problema dell'insegnamento coranico le cose si complicano ulteriormente. Qui in carenza di idonei docenti statali dovrebbero essere le Comunità islamiche a fornire, a loro cura e spese, come avviene nel caso delle altre intese (salva la regolare disapplicazione in concreto di questa previsione),
i docenti che opererebbero fisicamente nella scuola, senza però inserirsi nel contesto dei programmi e dei corsi regolari della stessa. C'è quindi da prevedersi il nascere di "scuole private islamiche", che offri