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LEGGE ORALE
Accanto alla legge scritta c'è la legge orale, che veniva appunto tramandata oralmente. La distruzione del Santuario di Gerusalemme e la perdita dell'indipendenza del popoli ebraico sotto l'imperatore romano Adriano, fece sentire l'esigenza di mettere per iscritto anche tale parola di Dio. L'opera fu iniziata dai più grandi maestri che compilarono una prima raccolta di leggi "tradizionali" (da traditio che in latino significa tramandare). Tale raccolta fu detta MISHNA'. Nella Mishnà sono riportate anche le opinioni di minoranza cui non è attribuito valore normativo. La Mishnà è suddivisa in 6 ordini che comprendono 60 trattati che riguardano le regole sulle preghiere e le benedizioni, regole sulle festività, il diritto privato, quello penale e quello processuale.
Dopo la redazione della Mishnà iniziarono i relativi studi e commenti nelle accademie. La TALMUD è la terza fonte del diritto.
La tradizione ebraica ha una vasta raccolta di testi sacri e di interpretazione, che costituiscono la base del diritto ebraico. Tra questi testi, i Talmud sono particolarmente importanti. Redatti tra il V e il VI secolo, i Talmud raccolgono le discussioni che si svolgevano nelle scuole tra gli studiosi e i grandi maestri di Torà e Mishnà. Oggi sono la fonte di diritto ebraico più consultata, soprattutto in caso di controversie tra cittadini. Inoltre, ogni responso rabbinico si apre con un preciso richiamo al Talmud.
Accanto ai testi sacri, si svilupparono anche i relativi testi di interpretazione. Tra questi, ricordiamo i Commenti di Rashi. Rashi riteneva che la Torà avesse molteplici significati e lui voleva scoprire quello più letterale e genuino per donarlo agli ebrei. Poi vi fu l'opera di Rambam, che volle fornire al popolo ebraico una raccolta di diritto ebraico scritta in modo chiaro e comprensibile. Tale opera fu chiamata Mishne Torà, cioè "ripetizione della Torà". Consta di 14 libri, di cui solo 6 sono essenzialmente giuridici.
trattando di compravendita, dei diritti dell'uomo, dei processi, ecc...Da ricordare è infine l'opera di JOSEF KARO che fu una prima codificazione del diritto ebraico e costituita da 2 parti; una dedicata ai sapienti chiamata BET JOSEF e l'altra per tutto il popolo detta SHULCAN ARUCH. RESPONSA5. Infine troviamo i di recente istituzione che sono quelle raccolte di risposte che gli interpreti, per lo più rabbini, fornivano a coloro che a loro si rivolgevano ponendogli un quesito di carattere giuridico. Chi si rivolgeva poteva essere un cittadino semplice o un rabbino stesso. Un ambito in cui i responsa si sono sviluppati è quello della bioetica (il libro qui fa tutta una trattazione su 2 responsa tipo riguardo la fecondazione artificiale e il caso in cui fosse necessario sopprimere alcuni feti per salvarne altri in caso di gravidanza plurigemellare. Come si decide quali sopprimere e le ragioni di ciò, ecc...) L'organizzazione: Le forme diL'organizzazione della comunità ebraica non si differenziano molto da quelle di altri popoli se non per il fatto che la vita è soggetta alle norme della Torà. Fino a quando esisteva il Santuario di Gerusalemme, l'unica autorità riconosciuta era quella del Re che era anche Sommo Sacerdote. Successivamente emerse la figura del Patriarca romano che nominava i funzionari che raccoglievano le tasse e gestiva i tribunali. Poi a tali tribunali fu tolta la giurisdizione civile e penale e rimase solo quella religiosa. Per cui potere religioso e politico si scissero in 2 persone diverse, l'Eccellenza che deteneva il primo e l'Esilarca che deteneva il secondo. Con la diaspora si formarono molte comunità ebraiche ed ognuna elaborò una propria organizzazione interna, basate tutte sul principio comune della libertà di riunione e di voto. Ciò nonostante l'imperatore romano avesse impedito la costruzione di nuove sinagoghe e tollerasse
la distruzione o la sottrazione violenta di quelle già esistenti. L'imperatore Giustiniano arriverà addirittura a negare il diritto di riunione. Le comunità erano presiedute da un presidente eletto da coloro che godevano del diritto di voto e dal rabbino che era esperto di Torà e maestro di vita. Molte comunità si sono dotate di regole per disciplinare i diritti e i doveri, i compiti e le responsabilità, la riscossione delle tasse, l'inflizione delle pene. Il matrimonio: La famiglia è il nucleo centrale del mondo ebraico e la sua santità gli è attribuita per volere divino. Già all'inizio dell'umanità, come afferma la Genesi, dio diede all'uomo la benedizione "crescete e moltiplicatevi"; di qui l'individuazione del primo obiettivo del matrimonio che quello di procreare (solo se le unioni sono legittime cioè tra uomo e donna legati da vincolo matrimoniale e nei giorni dellaIl matrimonio è un istituto fondamentale nella tradizione ebraica. Esso rappresenta un impegno sacro tra due individui che decidono di unire le proprie vite. Il matrimonio ha diversi significati e scopi all'interno della cultura ebraica.
In primo luogo, il matrimonio è considerato un atto di santità. La sessualità è vista come un dono divino e il matrimonio è il contesto appropriato per esprimere questa intimità. Il matrimonio è anche considerato un modo per preservare la purezza sessuale della donna.
In secondo luogo, con il matrimonio le parti si impegnano a vivere insieme. Dal punto di vista del diritto ebraico, il matrimonio è l'adempimento di un dovere divino. Sulle parti del matrimonio grava l'onere di scegliere un compagno non proibito. Dalla Bibbia emerge la necessità che tale compagno sia di sesso opposto e di religione ebrea. Entrambe le parti devono possedere la piena capacità naturale e quella d'agire, cioè devono avere la necessaria maturità fisica e psicologica.
Riguardo al consenso delle parti, prima che fosse data la Torà bastava il semplice
Il consenso delle parti è necessario per concludere il matrimonio. Oggi è stabilito che il consenso del marito deve essere espresso (attraverso la recitazione della formula nuziale e il dono dell'anello alla moglie) mentre quello della moglie può anche essere tacito in quanto parte passiva della celebrazione (partecipa alla cerimonia e si lascia donare l'anello). Il consenso viziato rende nullo il matrimonio.
I principali impedimenti al matrimonio sono:
- La PARENTELA o AFFINITÀ per cui è proibito che un soggetto sposi il proprio padre o la madre o la moglie del padre anche se non propria madre, fratello o la sorella, zii e zie e cugini.
- Il VINCOLO DI PRECEDENTE MATRIMONIO che ha effetti diversi a seconda delle parti: per la donna ogni unione al di fuori del matrimonio è punita; è soggetta a punizione sia la donna per adulterio che il suo compagno per aver avvicinato una donna a lui proibita. All'uomo è invece concessa la poligamia, anche.
1. Spetterà un risarcimento danni.
2. Il KIDDUSIN è la prima fase vera e propria della celebrazione religiosa in cui c'è la consacrazione del legame tra uomo e donna per cui la donna diventa proibita ad altri uomini. Dopo la benedizione l'uomo dona alla donna un oggetto prezioso solitamente un anello d'oro, alla presenza di 2 testimoni e di almeno 10 ebrei adulti.
3. La KETUBA' è la fase in cui viene letto un documento (Ketubà appunto) scritto dall'uomo in cui elenca i diritti che la donna assume col matrimonio, senza il quale non gli è permesso stare con la donna.
4. Il NISSUIN è la cerimonia di benedizione in cui gli sposi si recano sotto un baldacchino (simbolo della coabitazione) e recitano 7 benedizioni al Signore per aver creato il mondo e l'uomo a sua immagine e somiglianza perché li benedica con il dono della procreazione.
Le cause di scioglimento del matrimonio: La MORTE che ha effetti diversi per
L'uomo e per la donna; se muore la moglie il marito può risposarsi dopo 3 feste di pellegrinaggio, a meno che non abbia figli piccoli. A lui sono proibite solo le parenti della moglie defunta. Se muore il marito, la donna deve aspettare 3 mesi per accertare eventuali gravidanze da attribuire al marito; non è costretta a sposare il cognato. Se non si ha certezza della morte del marito non può risposarsi a meno che non ci sia un testimone o prove scientifiche certe (impronte dentali o digitali).
Per il DIVORZIO la Torà pretende l'atto scritto perché se bastasse la sola parola scritta o l'andare via da casa la donna potrebbe allontanarsi in un momento in cui il marito è distratto e pretendere di essere divorziata. Come cause parte della dottrina lo ritiene possibile solo per cause che impediscano i rapporti sessuali, altri per qualunque cosa l'uomo trovi sconveniente nella moglie, per altri ancora basta che il marito trovi una donna.
più bella della propria moglie. Per il divorzio, lo Shulcan aruch pretende la volontà di entrambe le parti. Esse preparano un atto scritto dove si accordano per le obbligazioni che entrambe assumono (mantenimento, educazione dei figli, ecc...). L'accordo viene poi approvato dal tribunale che lo tramuta in sentenza che passa in giudicato. Se non si raggiunge un accordo, la situazione per la donna è critica perché sono rari i casi in cui si può costringere l'uomo a concedere il divorzio: è il caso ad esempio della convivenza diventata pericolosa o penosa ma è della donna l'onere di provare il pericolo o la difficoltà della convivenza.
Il diritto islamico
Introduzione:
Il diritto islamico è la SHARYA o legge sacra indicata da Dio attraverso i profeti all'Islam. Diversa è la scienza giuridica, detta FIQH, che è la conoscenza del diritto. La prima è data da Dio, la seconda dall'uomo.
liorò il messaggio divino agli abitanti della Mecca e della Medina. Successivamente, altri profeti come Mosè, Gesù e Buddha hanno svolto la stessa funzione di intermediari tra Dio e l'umanità, comunicando i suoi insegnamenti e le sue volontà. Questi profeti sono considerati figure spirituali di grande importanza nelle rispettive religioni e sono venerati come messaggeri di Dio.