vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
2) Lo stato
L’ordinamento giuridico-politico per eccellenza è lo stato, entità costituita da
un territorio, una popolazione e un governo sovrano; il termine si afferma alla
fine del Medioevo con la nascita delle monarchie nazionali. Per forma di stato
si intende il rapporto tra autorità e libertà: nel Medioevo era di regime
patrimonial-privatistico, dove si creava un rapporto tra re e feudatario; molte
funzione erano delegate e mancava l’idea che il potere centrale dovesse
soddisfare gli interessi di tutti i suoi sudditi. Dal X secolo iniziano commerci e
scambi e si comincia a parlare di crisi dell’impero: nascono unità politiche
che non riconoscono nessuno al di sopra di sé; tale sviluppo è dovuto anche
alla necessità di eserciti stabili, di un nuovo commercio e di un sistema fiscale
accentrato. Nascono anche i funzionari, che svolgono compiti fondamentali in
vece del re: ecco che si arriva alle monarchie nazionali e dunque allo stato
assoluto, dove non si riconosce una sfera privata dell’individuo e tutto si
accentra; il sovrano tende inoltre a distruggere poteri intermedi e assemblee.
Nel XVIII secolo si inizia a parlare di stato di polizia, evoluzione e non
mutamento (da “polis”= gestione della cosa pubblica): il regime è allo stesso
modo assolutista con un accentramento di potere, ma si parla di assolutismo
illuminato, perché c’è una maggiore attenzione alle esigenze della
popolazione attraverso leggi per istruzioni e per l’assistenza. L’Inghilterra non
conoscerà mai questo tipo di accentramento, perché le autonomie locali
manterranno sempre il potere: la nobiltà alleata con le contee controbilancia il
potere sovrano. Alla fine del ‘700 si vivono in Europa continentale contrasti
sociali tra nobiltà e borghesia e si sviluppa il pensiero liberale, fondato sul
giusnaturalismo: l’autorità tutela i diritti naturali; nascono anche i diritti
politici proprio in questo periodo. Si arriva all’idea della tripartizione dei
poteri e al fatto che anche l’autorità è soggetta al diritto e alla legge: ecco lo
stato di diritto; sono questi i connotati dello stato liberale che caratterizza il
IX secolo. Dal 1850 si assiste alla nascita del proletariato e dei primi partiti:
aumenta il numero degli elettori e sorgono anche i sindacati. I diritti divengono
così associativi, cioè dell’essere umano che si unisce ad altri per perseguire
obiettivi comuni; la neutralità dello stato scompare e a inizio ‘900 i
cambiamenti sociali sono riflessi dalla costituzione di Weimar. In essa c’è il
passaggio dalle costituzioni liberali del XX secolo: ideali di solidarietà, diritti di
associazione, intervento in economia dello stato per ripristinare situazioni di
bilanciamento. Nel XX secolo lo stato da liberale diventa democratico-sociale
con l’approvazione di alcune costituzioni; in Italia come in Germania il
passaggio conosce totalitarismi, in cui i diritti perdono progressivamente peso.
In Europa orientale si parla di socialismo reale, dove si nega la proprietà
privata e il ruolo guida è assunto dal partito unico. Dopo la II guerra mondiale
nascono anche i diritti sociali, per cui lo stato deve intervenire a tutelare
bisogni specifici; lo stato democratico-sociale è evoluzione di quello liberale,
arricchisce i principi già presenti ed estende a tutti i diritti politici: ecco il
suffragio universale. La forma di stato, oltre al rapporto tra autorità e liberta,