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LA TRADIZIONE ROMANISTICA IN SPAGNA

La situazione politico-giuridica della Penisola Iberica fino al secolo XIII

A) Visigoti e Arabi in Spagna

La plurisecolare tradizione giuridica latina o, più esattamente, la tradizione di diritto romanovolgare, fiorente tra la popolazione ispano-romana, era stata pienamente rispettata dai Visigoti, la schiatta germanica più aperta alla latinità.

Fra il V e il VI secolo i V. avevano fondato in queste terre un regno unitario romano-barbarico e anche qui avevano mostrato quella innata vocazione al diritto e alla legislazione che aveva contraddistinto la loro presenza nel regno di Tolosa, con l'emanazione del precocemente romanizzato Codice di Re Enrico (Codex Euricianus) e, successivamente, con la promulgazione della Lex Romana Wisigothorum (506, di Re Alarico II), ad uso non solo dei romani ma, come sembra, anche dei Goti.

Il principio germanico della personalità del diritto non pare sia stato applicato

In Spagna dai Visigoti. Il principio della territorialità venne in ogni caso definitivamente affermato quando il re Recesvindo emanò intorno alla metà del VII secolo una grande legge munita di valore territoriale, il cosiddetto Liber (o forum) Iudiciorum, costituito da un complesso di norme in 12 libri assai ben redatte e derivante da una efficiente commistione dei diritti germanico e romano. Il Liber visigotico sarebbe sopravvissuto fino al 1700, rimanendo tra i pilastri della tradizione giuridica nazionale. Tra i primi anni e la metà del secolo VIII gli Arabi, dopo aver passato Gibilterra, annientavano la resistenza militare dei Visigoti e dilagavano per la Spagna. Se una loro ulteriore avanzata nel continente fu bloccata a Poitiers dagli eserciti degli Europeens, gli invasori riuscirono a consolidare il loro dominio su quasi tutta la Penisola Iberica. L'angusto lembo di Spagna rimasto cristiano risultò così premuto al di là di questa linea.

Nel territorio delle Asturie – Leon e in quello di Navarra. Di qui sarebbe partita la Reconquista che tra la fine del XI e la prima metà del XIII secolo avrebbe riportato la quasi totalità della penisola sotto il dominio cristiano: nel 1492 sarebbe scomparso anche l’ultimo stato arabo sul suolo europeo, il piccolo regno superstite di Granada.

La situazione nei secoli XII-XIV è la seguente: a prescindere dal Portogallo (sorto come regno nel 1139 sulle basi dell’antica contea di Oporto) e dalla Navarra, la Penisola Iberica appare fondamentalmente strutturata nella coppia politico – territoriale formata dai due regni di Castiglia (incorporante il Leon fin dal 1037) e Aragona (comprendente la Catalogna dal 1137).

Solo nel 1479 con i sovrani cattolici Isabella e Ferdinando, si realizzerà l’unione personale fra Castiglia e Aragona, finché con Carlo V i due ordinamenti si fonderanno sotto la corona spagnola degli Asburgo.

(1516).B) La tradizione del Liber Iudiciorum nel Medioevo Spagnolo La tradizione romano – visigota (o hispana) si concentrava principalmente nell’uso del succitato Liber Iudiciorum e nell’utilizzazione di un’antica collezione di canoni conciliari e di decretali pontificie, diffusa in Occidente con il titolo Isidoriana o Hispana. Nell’amplissimo area occupata dagli Arabi, il diritto musulmano fu esteso agli hispani che si erano convertiti alla religione islamica (renegados). Gli altri i mozàrabes, cioè coloro che vivono come gli arabi, non poterono ricevere il diritto arabo in base al principio coranico per il quale i vinti non possono avvalersi del diritto dei vincitori. Questo fatto comportò la sopravvivenza, fra goti e romani divenuti mozàrabes, del Liber Iudiciorum. Quanto, invece, ai territori iberici rimasti, la tradizione del Liber Iudiciorum si conservò nella prassi, costituendo una specie di consuetudo generalis comune ai

Regni e contadi che andavano consolidandosi a partire dal IX secolo. I testi normativi figliati dal Liber Iudiciorum come la redazione castigliana intitolata Fuero Juzgo del XIII secolo, costituirono, ovunque, laddove si diffusero, uno strumento utilizzato dal potere regio per la integrazione uniforma dei diritti locali, soprattutto nei territori riconquistati (Toledo, Cordova, Siviglia, ecc...).

Il diritto dei fueros

A partire dall'XI secolo, cominciarono a diffondersi nei singoli territori i vari fueros locali, la fonte più originale e caratteristica del diritto nazionale spagnolo.

Il termine fuero (che rimanda a forum) indicò la redazione scritta dello specifico patrimonio consuetudinario di ogni singola terra o città, fatta oggetto di approvazione da parte del re o del signore locale.

Si trattava di un complesso di privilegi concessi dal potere pubblico, di inveterati usi locali (usus terrae) e anche di isolati precetti tratti da una normativa di più

Vasto raggio territoriale. Il riconoscimento ufficiale inseriva a pieno titolo il fuero nell'ordinamento giuridico del regno. La varietà formale dei fueros fu assai spiccata: si andava dal raggruppamento di poche norme elementari alle redazioni che inglobavano una imponente massa di precetti. Ebbero, naturalmente, maggior importanza i fueros ad estensione regionale o taluni fueros cittadini dominanti su vaste zone (ad es. il fuero di Leon, de Soria in Castiglia, de Jaca in Aragona). Pagina 77 di 120

Il Fuero Real castigliano (1252 - 1255), aperto al diritto canonico e giustinianeo, è il più famoso fra questi strumenti regi di riassorbimento del particolarismo. Ma solo in Castiglia i fueros locali si atrofizzarono permettendo il trionfo di una generale normativa territoriale di provenienza regia. In Aragona e Navarra, invece, sia pure in coordinamento con diritti territoriali come il Fuero de Aragon e il Fuero general de Navarra, essi sopravvissero assai più.

Tenacemente. L'arrivo in Spagna del diritto comune è in questo contesto che dobbiamo seguire il fenomeno della diffusione del diritto comune nella Penisola Iberica, un fenomeno che ha inizio nel XII secolo.

Il diritto giustinianeo e quello canonico, con l'inseparabile chiave di lettura della interpretatio bolognese, giungono ed iniziano a circolare in Spagna attraverso due veicoli: i manoscritti e gli uomini.

Questi ultimi sono gli studenti (con molti ecclesiastici), o, meglio, gli ex-studenti, i laureati in utroque iure che nelle Università Italiane (soprattutto Bologna, Padova, Perugia) e in talune Università Francesi (Montpellier, Tolosa) hanno appreso la nuova arte del diritto ascoltando la lettura del riscoperto corpus iuris.

Nel secolo XIV, sarà fondato a Bologna un apposito collegio universitario per la natio hispana, l'ancor oggi esistente Collegio di S. Clemente.

I nuovi legum doctores ritornano in patria portando con sé anche grandi

idee nuove sulla società, sulle istituzioni, sulle tecniche di governo. In Spagna, la nuova cultura, imperniata sullo ius commune, si diffonde a catena fra gli operatori giuridici, nei tribunali, nelle curie ecclesiastiche e negli ambienti di governo. Nella prima metà del XII secolo, il fenomeno della diffusione del diritto comune in Spagna si presenta dunque ufficioso, ma intenso. Vi sono tutte le premesse perché i nuovi esperti applichino l'intero complesso del diritto spagnolo, attraverso un filtraggio concettuale prettamente romanistico o, meglio, romano - canonistico: tra la fine del XII secolo e gli inizi del XIII nella prassi della Castiglia compaiono i primi richiami a un derecho común, e così in León e in Catalogna. Infine, anche in Spagna si mette in moto la più potente cinghia di trasmissione del diritto comune, vale a dire l'Università. Sul modello di Bologna, anche qui nascono gli Studia, taluni dei quali.

diverranno prestigiosi: intorno al 1200, Alfonso VIII fonda in Castiglia l'Università di Valencia, prima cassa di risonanza in Spagna dello ius commune, Pagina 78 di 120

Compaiono, poi, a breve distanza, gli Studia di Salamanca, nel León (con 10 cattedre di diritto civile) e di Valladolid.

Nel 1300 è la volta del regno di Aragona, ove viene istituita l'Università dei Lèrida (Catalogna), finché, nel secolo seguente, compariranno gli Atenei di Barcellona, Saragozza, Maiorca.

La diversità geografica della penetrazione del diritto comune nella Penisola Iberica

Negli ordinamenti politico - territoriali spagnoli non si può parlare di un fenomeno generale di direzione del diritto comune, ma solo di penetrazione differenziata.

Si può parlare di recezione in senso proprio unicamente per la Catalogna e Maiorca: in Castiglia l'accoglimento del diritto comune assunse il carattere formalmente diverso della penetrazione intensa.

mentre nell'Aragona e nella Navarra medievali si verificano massicci fenomeni di sostanziale opposizione. Si può anticipare questa conclusione: che la presenza della tradizione romanistica nella Spagna medievale non fu ovunque uniforme, per le resistenze all'introduzione del diritto comune come diritto positivo, manifestandosi in talune aree particolarmente tradizionalistiche, nazionalistiche o regionalistiche. Tuttavia, essa penetrò, sul piano complessivo, in modo massiccio, dando luogo, a seconda dei territori, a fenomeni di recezione in senso tecnico (Catalogna, Maiorca), a processi di visibile ispanizzazione dottrinale e pratica dello ius commune (Castiglia e León) o a episodi di adozione strumentale delle categorie e delle tecniche romanistiche in vista della razionalizzazione del diritto locale (Aragona e Navarra). Il diritto comune trovava ostacolo nel tenacissimo attaccamento delle comunità locali ai propri fueros e nella diffidenza conservatrice.dei ceti nobiliari, il cui potere era favorito dal particolarismo, ma, soprattutto, sembrava un pericolo per l'indipendenza dei monarchi nei confronti dell'impero. La maggior opposizione si manifestò in Aragona, l'area meno aperta alle correnti culturali e commerciali mediterranee e, insieme, il territorio ove la tradizione dei fueros era vigorosissima e esprimeva una presa di posizione politica nei confronti della vicina Castiglia, ove le cose andavano in senso ben diverso. Pure in Navarra, altra terra di fueros, l'ostilità nei confronti del diritto comune fu piuttosto accentuata (anche se meno che in Aragona), ma di fronte al pericolo di una imposizione del diritto castigliano in seguito all'incorporazione della Navarra nella Castiglia, le cortes di Pamplona chiesero ed ottennero la recezione dello ius commune come diritto sussidiario. Un panorama diverso lo offrì la Catalogna. La tradizione del corpus iuris entrò massicciamente nellaprassi catalana, assicurata da una giurisprudenza orientata a
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A.A. 2012-2013
120 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto comune e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Speciale Giuseppe.