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10.04.2014

LE FONDAZIONI BANCARIE E IL CASO MPS

MPS SPA fino all’anno scorso è stata controllata dalla fondazione MPS. La banca MPS

ha avuto una vera e propria crisi di liquidità a causa di una conduzione non sana e

prudente da parte del CDA e un’influenza negativa dell’azionista di controllo. Nel 2007

vi era stata infatti l’acquisizione di Banca Antonveneta per una cifra spropositata. Nel

2011, per adeguarsi al Basilea III, è stata obbligata a porre in essere un aumento di

capitale sociale ma la fondazione non aveva mezzi patrimoniali per ricapitalizzare e al

tempo stesso non voleva perdere il controllo. Nel 2012 si è palesata un’incapacità di

restituire il finanziamento. La banca MPS era una delle maggiori sottoscrittrici dei Titoli

di Stato. Nel 2013 il management ha investito in titoli derivati, all’oscuro di tutti,

operazioni che non erano state contabilizzate. Di fronte a tale crisi si è intervenuti con

il d.l. n. 185/2009 convertito in l. n. 2/2009 e d.l. n. 95/2012 convertito in l. n.

135/2012. Queste normative hanno previsto la possibilità da parte delle banche di

emettere strumenti finanziari che sarebbero stati sottoscritti dal Ministro

dell’economia, privi del diritto di voto. I Monti Bond sono stati creati appositamente

per MPS.

Le fondazioni bancarie sono una realtà peculiarmente italiana, soggetti presenti in

banche grandi, medie e piccole che diventano azionisti di riferimento. L’origine di

questi soggetti deriva dalle tessuto pubblico originario delle banche italiane, derivano

da istituti di credito di diritto pubblico; dagli anni ’80 inizia la considerazione del fatto

che il modello dell’ente pubblico sia inadeguato per l’attività bancaria (libro bianco

della BI).

• La natura di ente pubblico consente un’eccessiva vicinanza con la politica

• Non sono garantiti certi canali di finanziamento a causa di problemi di

capitalizzazione dell’ente

• Ha una struttura pesante che produce inefficienza

Prima dell’entrata in vigore del TUB. Inizia ad avviarsi la privatizzazione del sistema

bancario con la l. n. 218/1990 (legge Amato) e il d.lgs. n. 356 /1990. Con questi

provvedimenti inizia la privatizzazione formale, non si obbligavano gli enti pubblici

bancari a trasformarsi in spa ma lo consentivano e incentivavano. Con la

trasformazione vi era infatti la possibilità di scorporare dal proprio patrimonio l’azienda

bancaria, l’ente pubblico poteva costituire unilateralmente una spa alla quale conferire

l’azienda bancaria, ricevendo in cambio il 100% del capitale sociale. L’ente pubblico

rimasto veniva configurato come fondazione senza scopo di lucro, conservando però il

suo aspetto pubblico. Tale ente fondazionale era sottoposto a controllo da parte del

ministero dell’economia e aveva l’obbligo di mantenere il controllo di diritto della spa

bancaria. L’esito di ciò lascio tutti un po’ perplessi.

La l. n. 474/1994 introdusse 2 prescrizioni:

• Abrogare l’obbligo di controllo da parte delle fondazioni

• Si incentiva la dismissione del controllo

Questo provvedimento ha avuto l’effetto che negli anni ’90 si sia arrivati alla

privatizzazione di queste banche. La diminuzione dal punto di vista quantitativo delle

partecipazioni felle fondazioni non ha comportato anche una diminuzione quantitativa

delle partecipazioni e dell’influenza all’interno della banca.

D.lgs. n. 153/1999 (riforma Ciampi): regola le fondazioni bancarie

• Definizione della natura giuridica e degli assetti organizzativi

Dettagli
A.A. 2014-2015
2 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/05 Diritto dell'economia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher liuk91-votailprof di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto bancario e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Rosa Alessandra.