vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
- RELAZIONE TRA OBIETTIVO ED EFFICACIA DIDATTICA
L’intervento didattico sarà più efficace se l’insegnante:
- Definisce nella propria mente l’obiettivo
- Operazionalizza l’obiettivo
- Rende chiaro l’obiettivo agli alunni
- Rende visibili gli avanzamenti agli alunni tramite feedback progressivi
Predisporre la presentazione andando oltre la modalità orale
Bisogna attrezzarsi per una declinazione variata dei contenuti e delle forme
espressive da sollecitare per venire incontro alle diversità (come i bes).
La prima possibilità è quella dei supporti visivi (LIM oppure quelli più economici:
cartelloni, schizzi alla lavagna, proiettori tascabili)
Immaginare preventivamente i possibili punti critici
Bisogna esercitare una forte presenza nella classe e concludere la lezione
richiamandone il senso. AUTOCONTROLLO DELL’INSEGNANTE
L’insegnante deve porsi alcuni quesiti chiave:
- Ciò che si verifica alla classe sfugge al suo controllo?
- Si fa prendere dall’ansia? Alza la voce? Fornisce troppe informazioni?
- Rischia di perdere il focus principale? Controlla il tempo?
- Trasmette un atteggiamento di equità?
Avvio
Predisporre l’ambiente e mostrarsi capaci di “entrare in situazione”
È importante anche la modalità fisica con cui si entra in classe. Bisogna stabilire un
rapporto comunicativo con gli alunni, perlustrare l’aula, aprire le finestre e porsi al
centro dell’aula.
Se ci si comporta con tranquillità si comunica agli alunni che si ha il controllo della
classe.
È importante controllare prossemica e gestualità oltre che il piano verbale.
Focalizzare su di sé l’attenzione
L’avvio di una lezione richiede non più di 3-4 minuti. Nel caso in cui ci sia una
situazione caotica non si deve dare l’impressione di compiacere gli alunni solo per farli
calmare (es. assegnare un gioco).
Quel tipo di attrazione inoltre è solo un falso interessamento e peggiora
l’apprendimento.
In caso di mancanza di motivazione vi sono due modi sbagliati di affrontarla:
Dare la colpa agli alunni che non hanno voglia
- Inseguire le inclinazioni e i desideri degli allievi
-
Il termine motivazione è però generico, si può parlare di “intenzioni di apprendimento”
degli alunni.
Bisogna evitare il sovraccarico cognitivo. L’attenzione richiede selezione e
evidenziazione degli stimoli da mettere al centro dell’attività mentale dell’allievo.
Il problem solving è utilissimo per suscitare curiosità. (esempio del bicchiere d’acqua
rovesciato su un foglio: crea conflitto socio cognitivo cioè contraddice le aspettative).
Attivare le preconoscenze e rendere chiaro l’obiettivo
Le preconoscenze hanno un ES = 0,67. Piaget ha dimostrato come un allievo a
qualsiasi livello di expertise possiede già idee e concetti che vengono via via riviste e
ristrutturate durante la crescita cognitiva.
Ausubel propone gli anticipatori (advance organizers) cioè un tipo di scaffold
preliminare che offre un’idea preliminare di quelli che saranno i punti da affrontare.
POTENZIARE LE INTENZIONI DI APPRENDIMENTO DEGLI ALLIEVI
- Far capire l’obiettivo da raggiungere
- Far comprendere come possono agire per conseguirlo
- Far riscontrare una diretta corrispondenza tra comportamenti e risultati
- Ottenere risultati tangibili
- Sapere che l’errore è accolto positivamente
- Sapere di poter chiedere aiuto in caso di difficoltà
- Sperimentare emozioni positive nell’apprendere
Svolgimento – aspetto comunicativo
Presentare le informazioni in più codici comunicativi e adattare la
comunicazione linguistica
L’esposizione “a conferenza” ha un carattere scarsamente didattico.
L’inclusione impone la necessità di realizzare un’istruzione che riesca a essere efficace
per tutti come enfatizzato dall’orientamento che si chiama Universal Design for
Learning.
L’attenzione va dunque spostata sulla comunicazione corporea
(cinesica/prospettica/mimica: volto e sguardo, sopracciglia e movimenti della fronte) e
su quella paralinguistica (tono, ritmo, pause della voce).
*è preferibile non mettere in primo piano la personalizzazione ma cercare inizialmente
ciò che è comune nelle diversità.
La comprensione di un testo può essere facilitata tramite varie operazioni:
Scomporre il testo in frasi brevi
- Trattare preliminarmente alcuni termini o passi difficili
- Sollecitare le preconoscenze su quanto il testo dirà
- Anticipare il senso del testo con una breve sintesi
-
Avvalersi della facilitazione della comunicazione visiva
La comunicazione orale supportata da immagini è una delle modalità più versatili. Le
immagini possono essere classificate per:
Grado di staticità (statica o dinamica)
- Grado di realismo (realismo, realismo adattato o simbolizzazione cioè con un
- codice del tutto convenzionale)
Secondo Clark e Lyons l’immagine può svolgere diverse funzioni:
Supportare l’attenzione
- Attivare o costruire preconoscenze
- Minimizzare il carico cognitivo
- Aiutare a costruire modelli mentali e favorire una comprensione più profonda
- Aiutare il trasferimento dell’apprendimento
- Supportare la motivazione
-
La combinazione più efficace è quella immagine statica e parola. Tra di esse deve
esserci pertinenza o complementarità integrativa.
La comunicazione visiva può essere usata anche al di fuori dell’apprendimento come
per le regole di classe.
Implicazioni emotive: lo humor può aiutare a ridurre lo stress ma bisogna fare
attenzione agli usi inappropriati. No al sarcasmo.
Passione ed entusiasmo sono termini spesso avvolti da generico sentimentalismo.
Esse devono appartenere all’insegnante in cui la valenza emozionale e quella
cognitiva si coniugano strettamente. Esse sono veicolate dal piacere che l’insegnante
manifesta nell’afferrare e maneggiare i concetti.
Evitare il sovraccarico cognitivo e dare massima evidenza alle conoscenze
importanti
Molti ritengono erroneamente che aggiungere multimedialità accresca l’aprendimento
ma questo è stato sconfessato dalle evidenze (CLT)
Bisogna cercare sempre l’essenzialità, la chiarezza e la concisione dei messaggi
veicolati.
È fondamentale diminuire (annullare) il carico cognitivo estraneo, aumentare quello
rilevante e regolare quello intrinseco.
Svolgimento – aspetto cognitivo e strategico
Immaginare i cambiamenti che subentrano nella mente degli alunni
(processi cognitivi)
Quando gli schemi esistenti sono inadeguati devono essere ristrutturati. Un
apprendimento puramente mnemonico non modifica gli schemi sottostanti.
Ausubel distingue:
Apprendimento meccanico
- Apprendimento significativo
-
Novak suggerisce l’impiego di mappe concettuali: possono costituire un valido
sostegno sia per l’insegnante (per definire meglio il suo obiettivo) sia per l’alunno (per
prendere consapevolezza del proprio arricchimento cognitivo progressivo).
La criticità sta nel fatto che spesso gli insegnanti utilizzano le mappe a un livello
cognitivo basso.
Mantenere un carattere aperto e sfidante e mantenere la curiosità
Gli studenti trovano soddisfazione nella sfida. Un compito sfidante non deve essere
banale ma l’obiettivo deve essere comprensibile nella sua natura. Il contesto inoltre
deve essere alleggerito dall’ansia dell’errore e supportato dal docente.
C’è un legame stretto tra feedback e sfida: essa implica un maggior impegno nel
feedback da parte del docente.
Quiz, CLOZE e rompicapo suscitano curiosità come in generale il gioco basato su
incongruità, informazioni inusuali etc.: la sconferma di un’aspettativa provoca un
sobbalzo cognitivo. (Loewenstein)
La lezione euristica sollecita continuamente a pensare, a elaborare inferenze. Si deve
anche saper accogliere risposte impreviste dalle quali ripartire per orientare
l’apprendimento.
PRESENTAZIONE ALGORITMICA VS PRESENTAZIONE EURISTICA
1. Algoritmica: l’informazione viene presentata già strutturata. Si presuppone che il
bambino comprenda i nessi concettuali impliciti.
2. Euristica: l’insegnante presenta l’informazione in modo dialogico e problematico.
La domanda va riformulata se ci sono difficoltà nel rispondere. La conclusione
viene ricavata dai bambini.
Adattare e destrutturare un contenuto in gradi di complessità variata e
applicarlo in contesti vari
Per la CLT il carico cognitivo intrinseco è la quantità di impegno cognitivo imposto di
per sé da un determinato compito. Quando è troppo alto va regolato attraverso la
scomposizione e la messa in sequenza del compito in fasi (chunking e sequencing) e il
ritmo dell’apprendimento autoregolato dallo studente (pacing).
Dai problem solving più semplici si può procedere verso quelli più complessi
attraverso brevi percorsi di padroneggia mento guidato.
Hattie sottolinea l’importanza di una corretta assegnazione di significato ai termini (ES
= 0,7)
Un buon insegnamento dovrebbe produrre sia un interesse per la materia sia abilità
tecniche idonee a padroneggiarla.
Ritornare sui problemi riesaminandoli a livelli di complessità diversa, in contesti
diversi e da punti di vista differenti è un aspetto necessario.
Svolgimento – aspetto gestionale e interattivo
Comunicare e mantenere regole chiare e condivise
I comportamenti di disturbo in classe possono assumere varie forme: non rispettare il
turno, lasciare il banco in disordine, parlare ad alta voce, alzarsi e spostarsi, entrare e
uscire senza permesso etc.
La ricerca ha spostato l’accento a una visione che fa perno sulla gestione complessiva
della classe (classroom management) che implica un buon school management cioè
l’esistenza di un chiaro sistema di norme e contingenze di rinforzo condivise a livello
dell’intera scuola.
Le cause del comportamento indisciplinato possono essere di due tipologie:
Condizionamenti ricevuti da modelli culturali diversi
- Problemi personali (fisici o psicologici)
- Bisogni e impulsi fisici (fame, sonno etc.)
Bisogni psicologici (sicurezza; autostima e autorealizzazione; apprezzamento
esterno; appartenenza)
È importante insegnare ai bambini con costanza e fermezza le regole di
comportamento, esercitandole con routine fino a che non vengono assimilate.
È bene esprimere le regole in positivo e non in negativo. Gli allievi devono essere
coinvolti nella loro definizione. La loro efficacia ha senso in un contes