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CONFERMA FÀTICA.
Negoziazione del significato: differenza tra incomprensioni e fraintendimenti. Mentre nelle incomprensioni i parlanti si rendono
§ conto che qualcosa non va, che un significato deve essere negoziato, nei fraintendimenti essi procedono come tutto fosse chiaro,
quando invece non lo è. Hawkins nota che almeno il 18% delle risposte “apparentemente appropriate” dei non nativi in realtà
corrispondevano a un fraintendimento. Si può dunque concludere che spesso gli apprendenti sacrificano la comprensione
piuttosto che la coesione della conversazione. Non sempre si decide di bluffare, allora si parla di processi di negoziazione del
significato, divisi in verifiche della comprensione e richieste di chiarimento.
La competenza comunicativa varia da cultura a cultura, così che è necessario apprendere non solo le regole per formare enunciati corretti
nella L2, ma anche quelle che ne governano la forma e l’uso in determinati contesti. La pragmatica transculturale ha un approccio
comparativo, mette cioè a confronto i diversi sistemi pragmatici; la pragmatica interculturale
invece si occupa di studiare incontri tra
persone appartenenti a diverse culture. In questi ultimi si ha a che fare con dei problemi di
transfer pragmatico, distinte in sociopragmatico
o pragmalinguistico. Questo tipo di transfer si verifica a tutti i livelli di apprendimento.
Fattori esterni che entrano in gioco nell’acquisizione di una L2.
1. Input: materiale linguistico di cui è circondato l’apprendente. Le modificazioni che rendono maggiormente comprensibile l’input
sono quelle che aggiungono qualcosa rispetto a un input normale, ma questo arricchimento deve consistere in ripetizioni e
spiegazioni di elementi importanti, oppure una maggiore ridondanza e regolarità. Inoltre, l’ipotesi che una maggiore quantità di
input causi un migliore apprendimento non è sempre vera, esiste una soglia oltre la quale la quantità di input non solo è inutile, ma
anche dannosa. Bisogna sempre tenere in considerazione il fatto che la trasformazione di input in intake dipende in ultima analisi
dall’apprendente.
L’input per diventare intake e portare alla formazione di un sistema interlinguistico deve essere almeno in parte comprensibile. E’
per questo che l’input deve essere composto, almeno nelle prime fasi di acquisizione, da linguaggio e “informazioni situazionali
parallele”, avere cioè un livello di difficoltà i+1, dove i è il livello attuale dell’apprendente e
+1 è la “zona di sviluppo prossimale”.
In ogni caso l’input comprensibile è necessario ma non sufficiente per acquisire una L2.
Quando studiamo la questione di quali input diventino intake dobbiamo considerare i sentimenti o le motivazioni che stanno
dietro la preferenza o il rigetto di vari modelli della lingua d’arrivo (considerando che quelle che chiamiamo “lingue” sono
astrazioni di ciò che veramente i parlanti usano, varietà di lingua), oltre ai fattori sociali e istituzionali che determinano tali
preferenze.
2. Interazione: per diversi autori le conversazioni rappresentano un luogo privilegiato per l’acquisizione e lo sviluppo delle strutture
linguistiche. La possibilità di interagire produce input più comprensibili rispetto a quelli monologici modificati con semplificazioni
decise in modo unilaterale. Un primo motivo per cui l’interazione può favorire l’acquisizione è che essa favorisce la comprensione.
La possibilità di interagire con i parlanti nativi consente agli apprendenti di mettere alla prova le proprie ipotesi interlinguistiche,
ricevendo dei feedback su di esse. L’interazione favorisce il focus on form non solo mediante l’opportunità di confrontare le proprie
produzioni con quelle corrette dei nativi, ma anche perché, nello sforzo di negoziare il significato, gli apprendenti vengono spinti a
cercare attivamente di formulare delle versioni più corrette dei loro enunciati. L’interazione anche tra non nativi genera dei
progressi verso la L2, poiché l’apprendente genera uno sforzo autonomo per cercare di rendere le proprie produzioni
comprensibili. E’ necessario inoltre considerare le interazioni come una fonte importante per lo sviluppo delle strutture
sintattiche. La partecipazione alle interazioni consente agli apprendenti di andare un po’ oltre il loro livello attuale, in quanto esse
costituiscono come delle “intelaiature” che sostengono le produzioni dei parlanti non nativi [ strutture verticali], cioè se una
struttura linguistica è nella zona di sviluppo prossimale, essa non potrà essere prodotta dall’apprendente totalmente da solo, ma
solo interagendo con qualcuno più competente.
3. Fattori macro-‐sociali: (interazioni tra gruppi di persone) entra in gioco il concetto di distanza sociale, costituito da 8 fattori:
dominanza sociale, tipo di integrazione, chiusura, coesione, dimensione, congruenza culturale, atteggiamento, progetto migratorio.
Questi fattori sociali contribuiscono a determinare gli esiti dell’apprendimento linguistico. Anche l’acquisizione di alcune strutture
è assai più variabile e dipende dalla dimensione psicosociale. Ad esempio alcuni apprendenti sarebbero più orientati verso il
rispetto delle norme della lingua di arrivo perché magari intenzionati a