Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 15
Riassunto esame Didattica della lingua italiana, prof. Fabrizio, libro consigliato L'italiano contemporaneo, D'Achille Pag. 1 Riassunto esame Didattica della lingua italiana, prof. Fabrizio, libro consigliato L'italiano contemporaneo, D'Achille Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 15.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Didattica della lingua italiana, prof. Fabrizio, libro consigliato L'italiano contemporaneo, D'Achille Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 15.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Didattica della lingua italiana, prof. Fabrizio, libro consigliato L'italiano contemporaneo, D'Achille Pag. 11
1 su 15
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

La morfologia analizza le forme delle parole e le

modificazioni che possono presentare per assumere

funzioni e valori diversi. Lo studio delle varie forme

individuate, dette forme flesse, costituisce appunto la

morfologia flessiva. L’elemento minimo dell’analisi

morfologica è il morfema (o, a, no, avo). Sulla base

morfologica le lingue del mondo sono state suddivise

in Lingue Analitiche e Lingue Sintetiche che

tendono ad unire in una sola parola più morfemi.

Alle lingue sintetiche appartengono le lingue

flessive, in cui la parola e costituita da un elemento

chiamato desinenza. Un importante funzione della

flessione è che l’espressione di alcuni significati

attraverso i morfemi desinenziali consente un

notevole risparmio di altre parole, e quindi una più

facile memorizzazione. Nei nomi italiani la flessione

marca la categoria del numero (singolare/plurale) e

del genere (maschile/femminile).

Gli aggettivi

Gli aggettivi sono divisi in due classi, la prima con

più forme flesse (es. buono/buona/buone/buoni) e la

seconda con due (grande/grandi). Ci sono anche gli

aggettivi invariabili, come pari o come viola, rosa,

blu. Sugli aggettivi è marcato morfologicamente

anche il grado: si realizza con l’avverbio più, il

superlativo assoluto con l’aggiunta di avverbi come

molto e assai e con il suffisso -issimo o vari prefissi

come -arci, -stra, -ultra.

I pronomi

L’italiano è una lingua che consente la caduta del

pronome (lingua PRO-drop), a parte il presente e

l’imperfetto congiuntivo (voglio che tu vada; non

sapevo che cosa tu facessi). Nel parlato sono in

declino i pronomi, egli, esso, ella, essi, che cedono

sempre più il posto a lui, lei, loro. I pronomi atoni, o

clitici, sono mi, ti, ci, vi ecc.

Il sistema verbale

Delle tre coniugazioni la prima comprende i verbi

che terminano all’infinito i -are, la seconda in -ere, la

terza, in ire. Il presente, il passato e, all’indicativo, il

futuro, sono detti tempi deittici. Nel tempo passato si

distinguono tre forme: l’imperfetto (negli anni

sessanta si ballava il twist), il passato prossimo (ho

bevuto del vino) e il passato remoto (Dante nacque

nel 1265). Glia altri tempi (futuro anteriore e

trapassato, prossimo e remoto) sono detti tempi

anaforici.

Capitolo VI -Morfologia Lessicale

La morfologia lessicale studia i meccanismi

attraverso io quali da parole già esistenti si formano

parole nuove. È possibile formare parole derivate da

altre già esistenti con l’aggiunta di determinati

prefissi e suffissi, oppure parole composte con altre

già in uso o con confissi di origine latina o greca.

La derivazione

È il meccanismo più usato in italiano per formare

nuove parole. La derivazione può realizzarsi in vari

modi:

- con la conversione: un verbo può diventare un

nome (sapere il sapere), un aggettivo un nome

ecc.

- con la suffissazione: si aggiunge un suffisso a

destra della base (lavora-re lavora-tore, libr-o

→ →

libr-aio).

- con la prefissazione: con l’aggiunta di un

elemento, detto prefisso, a sinistra della base (capace

in-capace, avventura dis-avventura).

→ →

È possibile inoltre la conversione dei verbi (i fari

abbaglianti, i cantanti, l’andante, l’abitato, veduta

panoramica, il crescendo rossiniano).

La composizione

La composizione si realizza accostando due o più

lessemi che vengono poi univerbati, cioè trattai

come una sola parola anche nello scritto. In italiano i

più frequenti sono

- nome + nome: cassapanca e caffellatte formati da

elementi coordinati e cane poliziotto in cui il

secondo determina il significato del primo.

- aggettivo + nome: gentiluomo, che sembra però

poco produttivo al contrario del tipo

- nome + aggettivo: cassaforte, pettirosso, caschi blu)

- aggettivo + aggettivo: è tuttora molto produttivo

(giallorosso, pianoforte, marxista leninista,

italoamericano).

- verbo + nome: è molto presente anche questo tipo

di composizione (lavapiatti, accendisigari,

portacenere).

- verbo + verbo: si formano per lo più con la

ripetizione del medesimo verbo (fuggifuggi) o con

l’accostamento di verbi dal significato contrario

(saliscendi, tiremmolla).

- preposizione + nome: senzatetto, dopocena.

La composizione neoclassica

La composizione neoclassica utilizza elementi propri

del latino e soprattutto del greco, combinati tra loro

(glottologia “studio della lingua, cardiopatia

“sofferenza del cuore”). In questi composti possono

rientrare anche più di due elementi (si pensi a

otorinolaringoiatra, formato da ben quattro confissi).

Questa composizione è nata soprattutto nel

linguaggio delle scienze: il lessico latino e greco ha

fornito così un serbatoio inesauribile a cui attingere.

Abbreviazioni, sigle, acronimi e parole

macedonia, accorciamenti e retroformazioni

L’italiano contemporaneo ha sviluppato una serie di

meccanismi che non servono s formare nuove parole,

ma a ridurre parole già esistenti.

- le abbreviazioni si trovano prevalentemente nello

scritto (s. “santo”, pag. “pagina”, prof “professore”).

- le sigle riducono sintagmi formate da più parole

alle sole lettere iniziali di queste (ct “commissario

tecnico”, doc £denominazione di origine

controllata”).

- le sigle vengono chiamate anche acronimi quando

esse sono formate anche con pezzi delle parole del

sintagma (Polfer “polizia ferroviaria”).

- le parole macedonia, simile alle precedenti, sono

formate da pezzi di varie parole (cantautore,

cartolibreria).

- gli accorciamenti si hanno quando parole

complesse di una certa lunghezza vengono troncate

dalla parte finale (bicicletta bici, frigorifero

→ →

frigo).

- le retroformazioni, usate spesso nel gergo

giovanile, sono simili agli accorciamenti (benzina →

benza, spinello spino).

Le politematiche

Si definiscono politematiche sintagmi formati da più

unità tra loro separate ma che semanticamente

costituiscono un unico lessema (sala da pranzo,

camera da letto, avviso di garanzia, fare appello, per

via di, tra l’altro).

Sintassi

La sintassi studia la frase e le diverse unità più

piccole da cui essa è costituita; definisce funzioni

come quelle di soggetto, di predicato, di

complemento. Il nucleo della frase è costituita dal

verbo. Possiamo avere verbi monovalenti, che

richiedono solo un argomento, cioè il soggetto (verbi

intransitivi assoluti come dormire, tossire); verbi

bivalenti, a cui si lega anche un secondo argomento

(verbi transitivi come vedere, amare o intransitivi

come credere); verbi trivalenti che richiedono tre

argomenti (transitivi come dire, dare o intransitivi

come andare); verbi tetravalenti che ne ammettono

quattro (tutti transitivi come tradurre). In italiano

esistono anche verbi zerovalenti che non richiedono

neanche l’espressione del soggetto e sono i verbi

atmosferici come piovere, nevicare. Nella frase si

individuano anche altri elementi, come i circostanti -

legati a un singolo elemento del nucleo, come gli

avverbi modali, che modificano il verbo (piove forte)

– e le espansioni - collocate al di fuori del nucleo,

come il complemento di nucleo (tutte le mattine mi

alzo alle sette) -. Altre prospettive di studio partono

dal sintagma, l’unità più piccola dal punto di vista

sintattico, che si distingue in sintagma verbale,

sintagma nominale, sintagma preposizionale,

sintagma aggettivale. L’italiano conserva una certa

libertà nell’ordine delle parole. Le frasi che

presentano una sequenza diversa da quella SVO sono

dette frasi marcate. Nel parlato si tende a staccare il

complemento iniziale dal resto della frase con una

pausa: si parla di dislocazione a sinistra (A Parigi, ci

vado spesso per lavoro). La dislocazione a destra si

ha quando i complementi assumono un valore

tematico a dispetto della loro posizione postverbale

(Non ci vado da mesi, al cinema). Bisogna

distinguere nelle frasi le interrogative totali o

polari, così dette perché richiedono la risposta si o

no (hai finito?), dalle interrogative disgiuntive, che

offrono un’alternativa (Ti piace il mare o la

montagna?), e dalle interrogative parziali,

eventualmente precedute da avverbi come quando,

dove, come, ecc. Quando all’interno della frase

troviamo almeno due nuclei parliamo di frase

multipla. Si parla di frase composta se il rapporto

tra queste frasi è di coordinazione (è venuta zia Anna

e mamma è uscita con lei). Si parla di frase

complessa se il rapporto tra le frasi è di

subordinazione, cioè una sola è autonoma e le altre

dipendono dalla principale (Francesco, che in questo

periodo mi sembra distratto, non ha capito il

problema).

Le Varietà Parlate

Il parlato, soprattutto nell’italiano, è spesso

accompagnato dal linguaggio dei gesti, tradizione

ricca e vitale del nostro paese. Inoltra il parlato può

servirsi di elementi non articolati, come risate, colpi

di tosse, ecc. Inoltre, l’utilizzazione della voce,

grazie al volume, al tono, al ritmo, può veicolare il

significato del messaggio. Non mancano riduzioni

della parola, come ‘giorno per buongiorno, e

variazione come na! che indica un no enfatico. Lui e

lei sostituiscono a egli e ella e agli inanimati, invece

di esso ed essa; i plurali essi ed esse cedono il posto

a loro. Per quel che riguarda i verbi la caratteristica

principale del parlato è la riduzione nell’uso dei

modi e dei tempi. Il presente indicativo sostituisce

non solo il passato ma anche il futuro (vengo

domani). L’imperfetto è forse il tempo più in

espansione (volevo chiederti) e spesso sostituisce il

congiuntivo (se venivi, vedevi). Un importante

funzione testuale è quella dei segnali demarcativi,

che indicano l’inizio e la fine di un discorso (allora,

chiaro?), e dei segnali fàtici, che assicurano il

contatto con l’interlocutore, sollecitandone la

partecipazione (sai, dai, ho reso l’idea?). Entrambi

sono segnali discorsivi. Come i connettivi, che

indicano il tipo di relazione tra le varie parti del testo

(fatto sta, perché poi, a proposito). Una funzione

importante dei segnali discorsivi è anche quella di

riempire le pause, dando così a chi parla il tempo di

pianificare almeno una parte del suo discorso.

Bisogna ricordar

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
15 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/02 Didattica delle lingue moderne

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ponyexpress83 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica della lingua italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Fabrizio Claudia.