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SERVONO PER LEGARLE TRA LORO DEFINENDONE IL VALORE

La frase semplice è definibile come un'espressione linguistica, considerata isolatamente, di senso compiuto; la si considera isolata in quanto se si trovasse all'interno di un testo o di un contesto, contenenti una predicazione e tutti i vari elementi necessari per essere considerato completo, si dovrebbe parlare di enunciato.

Ciò che in una frase viene detto nucleo è costituito dal verbo e dagli elementi ad esso direttamente legati che ne completano il significato. Quindi la frase semplice è costituita da un solo nucleo, quindi da un unico verbo (Es: Marco in questo periodo è malato; domani Sara andrà a Roma; la prossima settimana andiamo in ferie ecc...). Per quanto riguarda quelli che sono gli elementi che si legano al verbo, oltre alle definizioni di soggetto e complementi, alcuni linguisti (a partire da Lucien Tesnière) propongono di sostituirle con quella.

Di attanti/argomenti; in questo modo i verbi vengono classificati in base al numero (definito valenza) massimo di argomenti che possono fare parte del nucleo. Dunque si possono avere:

  • Verbi monovalenti: solo un argomento → Soggetto; in particolare si parla degli intransitivi assoluti → dormire; tossire 75
  • Verbi bivalenti: a questi può legarsi un secondo attante/argomento, che può essere sia l'oggetto diretto (verbi transitivi → Ho visto Marco), sia l'oggetto indiretto; il quale si collega al verbo tramite un preposizione (verbi intransitivi → Lo sport fa bene alla salute). All'interno di questa categoria si possono far rientrare anche i verbi copulativi; ossia quelli che mettono in rapporto il soggetto con un altro elemento, nominale o aggettivale, che con il verbo costituisce il predicato nominale. Questi verbi si possono dividere in: appellativi → tutti mi chiamano Gabri; effettivi → Gianni sta bene; elettivi → Ieri

Martina è stata nominata redattrice; estimativi → Angelina Jolie è considerata molto bella. Sono considerati copulativi i verbi: essere, parere, sembrare, stare, rimanere, diventare, riuscire, nascere, vivere, morire → usati per unire il soggetto con il predicato nominale: Quel quadro mi sembra storto; rimase assenti tutto il giorno; visse poveresempre.

Verbi trivalenti: tre argomenti sia con verbi transitivi → Abbiamo regalato un libro a Francesca; sia con verbi intransitivi → Sono andato al mare ieri.

Verbi tetravalenti: quattro argomenti tutti con verbi transitivi → Ho spostato i tuoi libri dalla stanza allo studio, traduciamo un libro dal latino all'italiano.

Verbi zerovalenti: non richiedono l'espressione del soggetto; principalmente si tratta di verbi atmosferici.

I valori che sono stati indicati non sempre si realizzano appieno; infatti le valenze dei verbi possono anche non essere "saturate". Ad esempio si

possono non esprimere tutti gli argomenti, in quanto possono essere già offerti dal contesto situazionale. Ad esempio un verbo può assumere significati diversi a seconda del numero degli argomenti: passare monovalente bivalente→ in → il tempo passa; in → non ho passato (con il significato di trivalente "superare") l'esame di chimica; intransitivo in → il regista è passato da un genere di film di grande impegno politico a un filone più commerciale. Sempre possibili gli usi metaforici, nei quali i verbi monovalenti o intransitivi possono diventare bivalenti e transitivi (sbadigliare parole → con il significato di parlare sbadigliando o in recenti attestazioni di viaggiare seguito dall'oggetto diretto) e verbi zerovalenti sono completanti da un soggetto posposto (piovono fischi). 76 All'interno della frase si individuano anche altri elementi detti circostanti → legati a un singolo elemento del nucleo:

Avverbi modali → piove forte, dorme dolcemente → modificano il verbo

Aggettivi o complemento di specificazione ecc… → riferiti a uno dei vari argomenti → la professoressa di Luca dà compiti difficili

Un altro elemento sono le espansioni, collocate al di fuori del nucleo, in molti casi in posizione libera, come il complemento di tempo, gli avverbi frasali ecc… → tutte le mattine mi alzo alle sette; sinceramente, la cosa non mi convince

Ci sono anche altre prospettive di studio per la sintassi, quelle che partono dallo studio del sintagma → l’unità più piccola considerata dal punto di vista sintattico. Il sintagma può essere costituito da una o più parole o se si tratta di un sintagma complesso da più sintagmi semplici. A seconda dell’elemento caratterizzante dal punto di vista sintattico, chiamato testa, si possono distinguere quattro tipi di sintagmi:

  • Sintagma verbale → è

Il sintagma verbale è costituito da una forma del verbo accompagnata da eventuali altri elementi, la forma del verbo può anche essere l'unico elemento. Il sintagma verbale è infatti endocentrico, contiene la propria testa, dove questa è una forma verbale finita o non finita. Esempi: "Pietro scrive una lettera" è un sintagma verbale; "Piove" è un sintagma verbale.

Il sintagma nominale è un sintagma in cui un nome funge da testa. Esempio: "Ho comprato una rosa rossa" è un sintagma nominale.

Il sintagma preposizionale è composto da una preposizione in posizione di testa e da un elemento da questa retto. Il sintagma preposizionale è esocentrico, la testa e l'elemento retto si presuppongono vicenda, in modo tale che il sintagma non si riduce alla sola testa, a differenza di quello nominale. Esempio: "Quando Giorgia è pensierosa, si gratta la fronte con l'indice" è un sintagma preposizionale.

Il sintagma aggettivale ha

l'aggettivo come testa ed è endocentrico, può essere formato solo dall'aggettivo → Roma d'estate è deserta → sintagma aggettivale; da un aggettivo modificato da un avverbio → d'estate è veramente caldo; e da eventuali complementi.

Es: La zia di Luciana ha regalato a Marcello una cravatta verde oliva → all'interno di questa frase possiamo trovare → sintagmi nominali → La zia di Luciana; una cravatta verde oliva; ma anche solo → La zia e una cravatta; sintagmi verbali → ha regalato; sintagmi preposizionali → di Luciana; a Marcello; sintagmi aggettivali → verde oliva.

Soggetto e verbo

L'italiano è una lingua -drop, in quanto non richiede l'espressione del pronome che è soggetto del verbo, a differenza ad esempio di inglese e francese; questa proprietà viene confermata dalla presenza dei verbi zerovalenti.

Una particolarità sintattica dell'italiano,

relativa al rapporto tra soggetto e verbo, è l'ordine in cui questi elementi si trovano all'interno della frase. La sequenza più frequente è SV (soggetto precede verbo); tuttavia questo ordine non è obbligatorio, infatti è ammessa anche la sequenza VS. A differenza di altre lingue l'italiano ha una maggiore libertà nell'ordine delle parole, questa dipende dalla funzione informativa, non strettamente sintattica, che i diversi costituenti svolgono all'interno di un enunciato: l'italiano ha la tendenza di costruire da "sinistra" ponendo all'apertura della frase un elemento chiamato tema/topic; per lo più già citato nel contesto precedente o fornito dallo stesso contesto, motivo per cui il tema è detto anche dato o noto. L'altro componente è il rema/comment, costituito dagli elementi che predicano qualcosa sul tema portando ulteriori informazioni (si parla di nuovo,contrapposto a noto). Tramite la categoria dei verbi detti inaccusativi la sequenza VS è quella più frequente. All'interno della lingua parlata, il valore tematico o rematico del soggetto, al di fuori della sua posizione sintattica, può essere dato da un innalzamento o abbassamento del tono di voce rispetto al resto della frase: LUIGI canta → il soggetto è chiaramente l'elemento rematico, mentre in → canta, Luigi → il soggetto, anche se viene postposto al verbo assume il valore di tema; infatti la presenza della virgola è utilizzata nello scritto per indicare la pausa e l'abbassamento di tono nella pronuncia dell'elemento postverbale. Se per quanto riguarda la sequenza SV e VS l'italiano può utilizzarle entrambe è invece obbligatorio l'accordo con il verbo per quello che riguarda il numero e, se in presenza di una forma composta, il genere. Un soggetto singolare, differente dalla prima edallaseconda persona singolare, vuole il verbo alla terza persona sing.; un soggetto plurale, opiù soggetti (diversi da noi e voi), la terza plurale. Si possono segnalare, però, almeno due casi in cui si registra la mancanza di accordo traverbo e soggetto, in particolare nel parlato:
  • Concordanza a senso → il verbo è al plurale quando il soggetto è espresso da unnome collettivo, tanto più in presenza di un partitivo: la maggior parte hanno deciso peril no; un milione di romani hanno votato ecc..
  • Ordine VS si hanno più soggetti, o anche un soggetto plurale, che non eranopresenti nel contesto precedente dunque nuovi → in questo caso il verbo spessorimane al singolare → alla cerimonia era presente il capo dello Stato, il ministro degli Internie il presidente della Regione.)
La posizione dell’aggettivo L’aggettivo in italiano deve precedere il sostantivo: questo vale per gli aggettividimostrativi, che sicomportano come gli articoli, i numerali ordinari, gli indefiniti (qualche volta, alcuni studiosi) e di norma i possessivi, dove la posposizione è possibile, per rispondere a esigenze di messa in rilievo oppure è leggermente marcata in diafasia o indiatopia (posso prendere la tua macchina?), ed è obbligatoria nel caso di mio negli allocutivi (amore mio!, ragazzi miei!). Con i nomi etnici è altrettanto obbligatoria che l'aggettivo sia posposto al nome (la signora milanese) e per gli aggettivi relazionali (particolarità relazionali, ordinanza ministeriale) che si usano per determinare il significato del sostantivo anteposto. Per quanto riguarda l'aggettivo qualificativo si possono trovare sia prima sia dopo il nome (un bellissimo quadro o un quadro bellissimo), assumendo diverse sfumature di significato: - Anteposizione: spesso all'interno della lingua letteraria → l'aggettivo assume un semplice valore descrittivo → unabella nave, una bella donna → al quale, però, viene contrapposto → una
Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
100 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sdrullo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Felici Andrea.