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L’onomastica

è costituita dai nomi propri di persona e dai cognomi (che nel complesso formano l’antroponimia) e dai nomi di luogo (la toponomastica); quest’ultima originariamente è semanticamente motivata: i nomi di persona e di luogo derivano da nomi comuni e “significano” qualcosa (Paolo deriva da PAULUM – PAULUM =”piccolo”; Napoli deriva da NEAPOLIM – e dal greco “città nuova”). Ormai i nomi propri, però, hanno un valore individuante, e non un significato generale. A volte si è passati “dal nome proprio al nome comune” (Bruno Migliorini, Firenze, 1968): nel caso dei nomi di luogo ciò si è verificato attraverso un meccanismo metonomico (figura retorica di significato che consiste nell'indicare una realtà per mezzo di un'altra che abbia con la prima un rapporto di contiguità logica) di ellissi, a partire da un sintagma comprendente anche il nome del centro (così per Asti, Marsala, Asiago, Lavagna); tale sviluppo per i nomi di persona è stato più raro: si pensi a Ferrari, Martini, Zamprioni; più frequente è il processo metaforico di antonomasia: “perpetua” è il nome delle domestica di Don Abbondo, “paparazzo” è il fotografo invadente dei film di Fellini “La dolce vita”.

I Toponimi

La toponomastica italiana (costituita da un sostrato prelatino, da una forte componente latina e neolatina, da elementi germanici e arabi…) è piuttosto stabile, sebbene non siano mancati, dopo l’Unità, casi di mutamento dei nomi delle città per ripristinare il nome latino (Agrigento fino al 1926 si chiamava Girgenti, deformazione medievale, attraverso l’arabo, del suo nome latino AGRIGENTUM) o per evitare nomi poco eleganti (Borgorose, in provincia di Rieti, sostituisce Borgocollefegato). I nomi dei fiumi, dei laghi, dei centri esistenti in epoca romana, derivatano da lingue prelatine o dal greco, hanno subito le stesse trasformazioni fonetiche e morfologiche che hanno portato dal latino all’italiano: derivazione dall’accusativo con caduta della consonante finale (Beneventum – Benevento); dal nominativo (Urbis Vetius – Orvieto =”città vecchia”); conservazione dell’accento sulla stessa sillaba (Bonòniam = Bologna, ma con eccezioni: Brindisium = Brindisi); regolarizzazione morfologica, con perdita dei “plurialia tantum”, cioè dei nomi che hanno solo il plurale (Pissa = Pisa); trasformazioni fonetiche (Mantuam = Mantova; Tiberium = Tevere); riduzione del corpo della parola (Padum = Po). Origine longobarda hanno i toponimi composti con Fara (“corpo di spedizione”), Sala (“casa padronale”), Gualdo (wald, “complesso di beni terreni). I nomi dei centri sorti in epoca medievale e moderna (che sono stati ottenuti con determinato + determinante):

  • nome comune (particolarità geografica o architettonica) + specificazione individuante (aggettivo, nome intod. da prep. – possibile univerbazione – città o civita; castel, villa, anche con ordinamento opposto, borgo, casal, torre, ponte, rocca, colle, monte, isola, porto, fontana + fonte, anche con ordinamento opposto: Città di Castello, Civitavecchia, Castelvecchio, Villafranca – Francavilla, Borgotaro, Casalmaggiore, Torre del Greco, Pontassieve = “ponte sul fiume Sieve”, Rocca di San Casciano, Colle Val d’Elsa, Montepulciano, Isolabella, Portofino, Fonte Liri + Francofonte). Lo stesso meccanismo di formazione del toponimo che vale anche per monti, laghi: Monte Bianco, Lago Maggiore, Val d’Ossola) è stato usato in epoca postunitaria per distinguere centri omonimi appartenenti, ormai, allo stesso stato: sono stati aggiunti nuovi elementi con la determinazione geografica (Reggio [di] Calabria – Reggio [nell'] Emilia; Ascoli Piceno – Ascoli Satriano; Sesto Fiorentino – Sesto Mestese; Settimo Milanese – Settimo Torinese);
  • agiotoponimi (prendono nome da un Santo a cui la comunità è devota): Sanremo, San Giovanni Valdarno, Santa Marinella;
  • alcuni suffissi, di matrice latina o germanica, sono caratteristici della toponomastica di alcune zone: enza (Cosenza, Potenza, Vicenza); etto (Cerreto, “luogo ricco di cerri”; Loreto); ano (Fabriano, Gargnano del Garda, Genonano); engo (Marengo, Pastrengo); ia (con la i non accentata, tipico del ‘900, durante il Fascismo, ma non solo – per i nomi derivati da nomi propri: Alessandria – papa Alessandro III; Cervinia – Monte Cervino; Verbania – dal Verbano, altro nome del Lago Maggiore; Imperia – dal torrente Impero; Guidonia – dal cognome dell’aeronauta Alessandro Guidoni);
  • toponimi stranieri nella forma italiana: Parigi, Londra, Berlino, Mosca, Portogallo, Ungheria, Svezia, Cina, Loira, Tamigi, Pirenei; poche sono le eccezioni: Madrid, Budapest; ormai si mantiene la forma originaria e si adatta la pronuncia: New York e, nei derivati, si adattano le grafie che non corrispondono alla pronuncia.

I NOMI DI PERSONA (ANTROPONIMI):

Negli ultimi decenni gli studiosi hanno rilevato una vera e propria “rivoluzione onomastica”, attribuita soprattutto all’influsso dei mezzi di comunicazione di massa, che ha portato all’abbandono di molti nomi tradizionali, in favore di quelli esotici: ricerche più recenti hanno dimostrato che in ogni epoca si registra la decadenza, almeno temporanea, a distanza di alcune generazioni di alcuni antrponinmi. L’antroponimia presenta fenomeni che ciclicamente ricorrono. Oggi l’italianizzazione appare limitata ai nomi dei regnanti (il cognome in età umanistico-rinascimentale, come il nome, poteva essere latinizzato e tradotto (Renato Cartesio, Niccolò Copernico, Martin Lutero; Rossella di “Via col vento” – Scarlet, Stan Laurel e Oliver Hardy – Stanlio e Ollio; anche se è il corrispondente in italiano oggi si dice Ercole e Aladino, non Hercules e Aladin). Anche nei nomi derivati da quelli di persona sono venuti meno gli adattamenti fonetici della base (“pastorizzare”): oggi anche le grafie non corrispondono all’effettiva pronuncia (freudiano). Distinzione di genere (cap. 5.2) e derivazione dei nomi:

  • i maschili finiscono prevalentemente in -o (con eccezioni in a, e, i);
  • i maschili possono essere univerbati (Pietro e Giovanni, Gian e Pier – troncamenti di Piero e Gianni);
  • i maschili possono avere univerbato o no il secondo nome Maria (Giammaria);
  • i femminili finiscono in -a (con eccezioni in e, i, o);
  • i nomi accentati e le forme accorciate sono rari;
  • i femminili possono essere univerbati (Annamaria) o ridotti (Marilena – Maria Maddalena);
  • i maschili e i femminili possono essere alterati (alcuni si sono istituzionalizzati: Antonino e Antonella);
  • la mozione (passaggio di un nome da un genere all’altro) avviene dal maschile al femminile (cambio consonante finale per nomi in -o e in -i: Francesco/a, Gianni/a; particolare è Stefano/a; aggiunta suffisso –ina/etta per i nomi in –e; da m Daniela/e); Mario è di origine romana, non errata, come dimostra la posizione dell’accento

- tradizione latina (Mario);

  • greci, storici, mitologici (Diana, Alessandro, Filippo);
  • che i greci è (legati al Cristianesimo: Jacopo);
  • germanici (entrati nel Medioevo con gli invasori: Enrico, Roberto, Federico, Alberto, Matilde);
  • francesi, spagnoli e inglesi (Luigi, Luisa; Diego, Álvaro, Pamela);
  • da nomi comuni, da aggettivi (Pio), da luoghi;
  • con grafemi stranieri (finale consonantica).

IPOCORISTICI (ACCORCIAMENTI AFFETTIVI), SOPRANNOMI, PSEUDONIMI:

  • - Fanno cadere le sillabe prima dell’accento, riprendendo la parte finale del nome o dell’alterato (Fer[di]nando – Anto[ni]no);
  • - variano la consonante iniziale, riprendono l’iniziale del nome (Beatrice – Bice), riprendono la consonante interna (Peppe);
  • - Ciccio per Francesco, Chicco per Enrico, Mimmo, Titti, Tati;
  • - Totò a Napoli; Turi (per Salvatore) in Sicilia; Beppi a Venezia (per Giuseppe); Nanni e Vanni in Toscana (per Giovanni);
  • - accorciamenti bisillabici (troncamento della parte finale, perdita della marca di genere: Alessandro/a – Ale);
  • - accorciamenti dovuti all’influsso inglese – angloamericano (Max, Alex, Pat, Tom; terminazioni in y non sempre trasparenti in quanto al genere: Giusy [m] – Geppy [f]; Giuppy [f] - Tony [m]; Roby [m e f]).

- In caso di omonimia; la mancata funzione distintiva del nome, porta a creare soprannomi;

  • - dai sopranomi derivano i cognomi; che però si sono stabilizzati;
  • - individuano caratteristiche della persona;
  • - ricordano eventi della vita della persona;
  • - ricordano la somiglianza della persona;
  • - possono corrispondere a un nome proprio di città e di persona;
  • - possono fare riferimento a nomi comuni e aggettivi;
  • - frequente è l’uso dei deverbali maschili in –a (al Mangia);
  • - il settentrione è aperto alla dialettalità (Tommaso Zanella, era di Este);
  • - con Brachiotti del 1909 ha scritto “Superfachiro”;
  • - “piotta” è la moneta da 100 lire che, nella circostanza, fa riferimento alle talenti indossate dal cantante.

- il sopranome, se usato come “nome d’arte”, diventa pseudonimo (Tintoretto, Pinturicchio – “pennellare il pallone in rete”; rinascimento, oggi si ricorre all’inglese).

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Dettagli
A.A. 2008-2009
26 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher miservonoriassunti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Coluccia Rosario.