vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
DIALOGO DI TORQUATO TASSO E DEL SUO GENIO FAMILIARE
È un dialogo in presa diretta che si svolge tra un essere umano e un essere non umano, tra Tasso e il Genio. Tasso si configura come maschera dell'uomo durante la notte e solitario di una lucida follia, quando l'io si sdoppia e dialoga con un secondo io potenziato di immaginazione. È sera-crepuscolo, il momento in cui si risveglia la nostra immaginazione.
Ritroviamo un INCIPIT COMICO nel quale si nota l'atteggiamento degli interlocutori, l'uno è ben disposto nei confronti dell'altro. È evidente il tono familiare, affettuoso e comico dell'operetta. Il Tasso invita il genio a sedersi, il che non può succedere; in una variante precedente il genio ha proprio risposto: "non sai che gli spiriti non hanno il sedere?"
Successivamente si passa alla rappresentazione del Tasso. Il suo discorso assomiglia ad un risveglio di sentimentalismo nostalgico. Tra i temi dell'operetta...
ritroviamo l'amore per Leonora D'Este, di cui si diceva fosse innamorato. Il Tasso desidera molto rivederla e poterle parlare; il genio gli dirà che gliela porterà in sogno, perché esso è più piacevole della realtà. Di fronte alla forza dell'amore, il sogno è l'unica consolazione. Il genio arriva a definire la TEORIA DEL PIACERE: il piacere non è mai presente, ma solo passato o futuro, esiste nel ricordo o nella speranza; serve al genio per dimostrare che, non essendoci la possibilità di provare il vero e proprio piacere presente, è meglio sognare che vivere nella realtà. Da qui il genio e il Tasso confluiscono in una posizione che inizialmente è di tipo platonico; le argomentazioni riguardano entrambi gli interlocutori e, anche se il genio appare superiore, si presenta in modo più pratico, più spicciolo. Leopardi si rifà al Fedone di Platone, dove anche Socrate e iSuoi discepoli confluiscono in un unico discorso, quasi a diventare un monologo. Ritroviamo spesso le formule platoniche: così pare, propriamente parlando, giustamente…
Il genio dice FORSE in un momento cruciale: Tasso si è convinto delle argomentazioni del genio, che si è spinto fino al limite, dicendo che la vita è per sua natura uno stato violento. Ritroviamo del cinismo eccessivo: la vita è tutta un male, è meglio il sogno della realtà. A metà dialogo il Tasso è più convinto del genio stesso. Quest’ultimo, svolta la sua funzione di radicalizzazione del nichilismo e dello scetticismo, assume una funzione umoristica, perché con il forse mette in dubbio una posizione che lui stesso aveva avallato. È un’incrinatura nel rigore del ragionamento. Nel momento in cui la ragione arriva ad una deduzione sulla vita così radicale, interviene l’immaginazione. Questa è una tecnica leopardiana.
che serve a incrinare la rigidità della conclusione, che non è mai definitiva e certa, ogni volta che si arriva alla fine interviene un dubbio (è un meccanismo di tipo umoristico, pirandelliano, per vedere sempre l'altra faccia delle cose). Il forse incrina anche il rigore del riferimento intertestuale (dialogo platonico): IO PER ME TI GIURO CHE NON LO SO, discepolo e maestro dicono di non sapere. Altro argomento centrale è la NOIA, che secondo Leopardi è un sentimento che accompagna la maggior parte della vita umana. Il genio chiede: "che cos'è la noia?", il Tasso risponde: "è la natura dell'aria"; risponde seguendo un ragionamento logico, basato sull'esperienza, di tipo scientifico, sperimentale, galileiano (osservazione, ipotesi, esperimento, tesi). Tasso è l'opposto della teoria scientifica, perché è un poeta. Leopardi, affidandogli questa definizione, lo tira verso unuso della ragione opposto a quello del Tasso romantico esognatore. Ma grazie al surplus di immaginazione geniale, viene riportato ad