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Boccaccio è una versione trecentesca

La prima parte rimane uguale, ma Lessing arricchisce la novella di nuovi contenuti, caricandola dei problemi della modernità, ovvero la coscienza religiosa dell’uomo moderno e il problema filologico-critico. Lessing vuole veicolare lo stesso messaggio dei libelli della polemica precedente. La vera religione, per lui, è quella dello spirito, non della parola. Il protestantesimo è caduto nell’idolatria della parola, nel biblicismo. La vera religione vive nell’anima e nella coscienza del singolo ed è lo spirito che vivifica la lettera, non il contrario. Vengono ripresi lo spirito di Erasmo, la tradizione umanistica e la mistica, che erano stati banditi dalla riforma di Lutero. Lo spiritualismo rinasce nell’illuminismo. La Bibbia non esaurisce la religione, è solo una traccia per la coscienza, si apre una religione liberale.

I tre uomini incarnano i tre monoteismi in guerra. Il templare è

Il più inquieto e problematico, perché la religione che ha più bisogno di trasformazione è il Cristianesimo; infatti, è il personaggioche cambia di più. Nessuno dei tre si converte alla religione dell’altro, si è lontani dall’inclusivismomedievale. C’è una religione superiore a tutti e tre, ovvero la religione dello spirito, dell’anima,che vive nella coscienza e non nei libri. Il più vicino a tale religione della libertà è Nathan.

Nella settima scena del quarto atto si scopre l’antefatto di tutto, il motivo dell’incontro, anchese i tre non avrebbero dovuto incontrarsi. L’antefatto, svoltosi diciott’anni prima, è una scenagiobbica in cui Nathan grida a Dio la sua incapacità di comprendere tanto dolore, ma dopo larivolta c’è l’abbandono. Un frate gli mette tra le mani una bambina cristiana e lui la adotta. Da talegesto nasce la

spirito. La religione dello spirito è comune a tutti e tre. La vera religione nasce nell'attimo, nel frammento temporale che si contrappone alla tradizione infinita delle religioni del libro, che si contendono l'origine più antica. La religione vera scocca nell'animo, quando la libera coscienza si apre all'altro, non nell'autorità o nel libro. È un atto di pura libertà, che buca tutte le dispute teologiche. La religione cessa di essere oggetto del principio di autorità e si ricongiunge con la sua origine, cioè la libertà, essa nasce dalla libera coscienza del singolo. La religione del singolo è trascendentale ed è ciò che unisce i tre anelli. I tre si uniscono perché riconoscono la religione superiore. Nathan ha visto l'abisso, la situazione limite come Giobbe e ne esce rinato. Anche qui si ritrova il paradigma moderno della religio duplex, che in Lessing si chiama religione dello spirito.spirito o della libertà. La religione superiore è principio di terzietà. Senza quel libero atto nulla sarebbe accaduto, la provvidenza entra nel mondo tramite un nostro atto di libertà. Nathan è un mercante molto ricco, per questo il Saladino vuole estorcergli dei soldi. Egli non dà insegnamenti, non c'è un intento pedagogico, tutto avviene provvidenzialmente. Il divino sta dentro all'umano, nel quotidiano e questo deriva dall'insegnamento antico dei greci, per i quali la physis è divina in sé. Il centro della narrazione è l'incontro provvidenziale di tre uomini che la storia aveva diviso, ma è solo tramite un atto libero che la provvidenza può agire ed entrare nella storia. È dal gesto libero di Nathan che scaturisce la storia provvidenziale. Senza la libertà del singolo che risponde all'appello della trascendenza, la provvidenza non può entrare nel mondo. Nelprimo atto, la badante Daja, che incarna una forma di Cristianesimo bigotto, dice a Nathan che la figlia adottiva Recha ha rischiato di morire tra le fiamme, ma che un templare l'ha salvata. Nathan vuole allora conoscerlo e ricompensarlo. Questo giovane viene dall'Europa per combattere il saladino ed è molto riservato, rifiuta di giustificare il suo gesto con Daja, dice di averlo fatto senza pensare. Il templare era stato graziato dal saladino perché aveva riconosciuto in lui qualcosa che gli ricordava il fratello. Egli vive un radicale spaesamento perché, venuto dall'Europa per combattere il nemico saladino, viene da lui graziato, inoltre salva un'ebrea senza sapere perché. Il templare è profondamente in crisi, non comprende il motivo della grazia e del suo gesto ed è disgustato dalla violenza religiosa, di cui non comprende il senso. Daja dice a Nathan di lasciare che la figlia creda di essere stata salvata da un angelo, malui le dice la verità, perché la provvidenza non è un evento miracolistico che cala dall'alto, è più miracolistico il fatto che un templare sia capitato lì e l'abbia salvata. La provvidenza è nella storia, il vero miracolo è il templare, che però resta un mistero a causa dell'identità incrinata del cristianesimo, che tra le tre religioni del libro è quella che ha più bisogno di rinnovamento. Il templare rivendica la sua identità cristiana con Daja, si nasconde dietro una corazza identitaria. La sua identità religiosa è chiusa su di sé, tanto che non vuole avere rapporti con persone di altre religioni. Il dramma prosegue verso la liquefazione delle identità forti, che all'inizio sono contrapposte e chiuse. Nathan, invece, ha già visto l'estremo e lo ha superato. Tutte le religioni storiche appartengono allo stesso ceppo originario, allo.

Stesso padre, infatti, alla fine si scopre un legame consanguineo tra i protagonisti.

Nel secondo atto, Nathan riesce a parlare col templare e avviene il primo incontro. La sua pedagogia religiosa riesce a estrapolare ciò che cova sotto alla corazza identitaria. All'inizio il giovane è diffidente e lo accusa di aver portato nel mondo il seme dell'assolutezza e della guerra, in quanto ebreo. Nathan risponde che lui è un singolo e non è il suo popolo, esalta l'umanità rispetto all'identità religiosa, perché prima viene l'umano. Se quest'ultimo emerge, le identità religiose possono incontrarsi. Nathan estrapola la religione dello spirito che cova sotto la corazza identitaria del templare e preme sotto alla fede storica. Dentro alle religioni storiche cova una religione comune, già abbracciata da Nathan grazie all'adozione di Recha. L'incontro si conclude con un rapporto di paternità.

Il genio di Nathan è la paternità adottiva, egli è in realtà una figura cristologica. La vocazione di Nathan è cristologica, l'essere il padre del prossimo. La paternità adottiva è più alta di quella di sangue perché è una scelta libera. Il derviscio che lavora come tesoriere alla corte del saladino incarna il sufismo, la mistica islamica. Egli comprende l'anima di Nathan prima degli altri, capisce che non fa distinzione religiose e che è una figura universalmente religiosa. I personaggi non rinunciano alle loro identità di partenza, ma dentro alla particolarità storica germina l'universalità religiosa. Gli unici personaggi non in ricerca sono Daja e il patriarca di Gerusalemme, ovvero l'autorità religiosa. Questa è l'unica figura negativa, perché non fa che tramare contro gli eretici. A un certo punto vuole bruciare Nathan per non aver dato.

Un'educazione cristiana a Recha. È il personaggio che si trasforma di meno, è l'opposto della religiosità di Nathan. Il templare non sa chi è e non conosce suo padre, ma si scopre che è figlio del fratello del saladino, che è anche il padre di Recha. L'investigazione storica di Nathan svela questa verità. Il templare è figlio di una donna cristiana e del fratello del saladino morto diciotto anni prima, è fratello di Recha e nipote del saladino. Questo mostra che le religioni, contrapposte dalla storia, sono all'origine legate da un rapporto di consanguineità. Ne esce un'immagine di famiglia che lega le tre fedi. Nella scena finale, il quinto atto, il saladino abbraccia tutti. L'unico non legato agli altri da un rapporto di sangue è Nathan, la cui vocazione è più alta e consiste nell'essere il padre adottivo. Nathan rappresenta il Melchisedech della novella.

di Boccaccio e il re di Salem della Bibbia, che benedice Abramo ed è padre di tutti gli ebrei. È simbolo della religione più originaria dell'Ebraismo stesso, che viene prima delle altre. C'è un'anteriorità ideale, non cronologica, perché scolpita nella coscienza. Il templare scopre che l'ibridazione che tanto temeva è già nel suo sangue, è già nell'origine, l'identità è già attraversata dall'alterità. Nathan non ha bisogno di essere contaminato perché lo capisce dall'inizio adottando la figlia dell'altro. L'identità non implica destini immutabili, ma ponti e Nathan è un ponte, perché è aperto all'alterità ed è costruttore di relazioni. Il centro di tutto è il corpo del templare, le sue fattezze, da dove nasce l'investigazione. La verità storica viene fuori dalla

Scrittura Sacra, ovvero un messale cristiano letto e interpretato da un ebreo e scritto da un musulmano. La parabola dei tre anelli La parabola dei tre anelli proviene dall'Oriente, dall'Islam, ma ne esistono versioni ebraiche, musulmane e cristiane. È una storia di contaminazione nel Mediterraneo monoteista. I tre anelli rappresentano le tre religioni del libro. Essa nasce dall'ibridazione tra i monoteismi, contiene tracce di storie diverse, è un racconto nomade, senza patria ed è interreligioso. La novella è probabilmente ispirata a qualche sura del Corano che contiene tracce di tolleranza. Al 780-782 d.C. risale un testo in siriaco che racchiude una disputa teologica svoltasi a Baghdad tra il patriarca della Chiesa nestoriana orientale Timoteo I e il califfo Al-Mahdi, i quali dibattono per due giorni accorgendosi che le differenze tra loro sono insuperabili e Timoteo I racconta forse la prima versione della novella. Egli racconta che è comese cadesse una perla in una casa buia. Tutti la cercherebbero a tastoni, ma la prenderebbe uno solo, mentre gli altri prenderebbero altri oggetti, ma al buio anche il possessore della vera perla, che rappresenta la verità, non la vedrebbe, perché serve la luce, che rappresenta la fine del buio.
Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
18 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Camilla.S. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del dialogo interreligioso e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Celada Ballanti Roberto.