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MOVIMENTI RELIGIOSI E INTELLETTUALI DEL XII SECOLO

Lo studio della logica e le controversie eucaristiche

Dall'XI secolo si incrementa lo studio della logica anche grazie alla conoscenza dei testi aristotelici:

l'applicazione della logica alle scritture serve alla gerarchia ecclesiastica per il controllo dottrinale,

parallelo alla centralizzazione del governo. In materia di teologia sacramentale si delinea che il

potere salvifico della Chiesa risiede nella capacità di somministrare i sacramenti. Berengario di

Tours a metà del secolo ricorrendo alla logica aristotelica argomenta a favore della presenza

simbolica di Cristo nell'eucaristia: da questo episodio si crea una controversia eucaristica oggetto di

quattordici concili fino a che nel 1079 Gregorio VII stabilisce nel sinodo romano di Pasqua che la

presenza di Cristo è reale e riguarda la sostanza dell'eucaristia.

Bruno di Colonia e i certosini

Bruno di Colonia, maestro di logica, monaco e collaboratore di Gregorio VII, avvia nella Certosa

una nuova forma di eremitismo comunitario chiamato certosino. Nel 1133 Innocenzo II istituisce

l'ordine eremitico certosino sulla base legislativa delle Consuetudini scritte dal priore Guigo negli

anni Venti. Nel 1089 a Bruno viene offerta da Urbano II la sede metropolitica di Reggio Calabria,

nell'intento papale di romanizzare il Mezzogiorno a scapito del patriarca di Costantinopoli.

Abelardo e la centralità della coscienza

Nelle società occidentali all'inizio del XII secolo i predicatori si spostano di città in città con i

discepoli al seguito e spesso si fermano in un luogo trasformandolo in un centro di vita religiosa, a

volte osteggiati e perseguitati come eretici, a volte capaci di dare vita a nuove istituzioni, come

Bruno di Colonia. Anche i maestri si spostavano seguiti da discepoli. Pietro Abelardo è convinto

dell'applicazione della dialettica alla teologia e all'etica ed esalta la coscienza del soggetto come

criterio di giudizio, ponendosi contro le rigide disposizioni dei libri penitenziali. Egli distingue il

vizio, la semplice inclinazione dell'uomo al male, dal peccato, ovvero il consenso della coscienza a

compiere intenzionalmente il male. La ragione vince sulla tradizione biblica, secondo lui

disomogenea.

Bernardo di Clairvaux e i cistercensi

Contro Abelardo si pone un circolo di monaci cistercense facente capo all'abate Bernardo di

Clairvaux che riesce a farlo condannare nel 1141 al concilio di Sens. Bernardo si caratterizza per la

strategia di denuncia e lotta nei confronti di ogni innovazione che si distacchi dalla tradizione: per

questo assume un peso rilevante nella chiesa di Francia.

La sua formazione è cistercense. L'abbazia di Citeaux già dalla fine dell'XI secolo avvia questa

forma di monachesimo che prevede il rigore nell'osservanza della regola, la solitudine e il valore del

lavoro. Sul piano istituzionale viene abbandonato l'impianto monocentrico a favore di uno

policentrico fondato su un'abbazia madre e quattro abbazie figlie, le quali a loro volta generano altre

abbazie. Centrale è il rapporto con il mondo cittadino e con i nascenti comuni, specie in Italia

settentrionale.

Berrnardo valorizza il rapporto con il papato, incentivato dal comune impegno per trasformare la

crociata in un fattore identitario della cristianità: egli teorizza la militia christi come impegno attivo

dei cristiani nella lotta contro infedeli ed eretici, dando un fondamento ecclesiologico alle nascenti

comunità religiose come i templari. Bernardo stesso partecipa alla proclamazione della seconda

crociata (1147-49) affidata a Luigi VII e Corrado III con l'obiettivo di assediare Damasco. Il

fallimento della crociata porta Bernardo a scrivere il trattato di autocritica De consideratione, nel

quale esalta il ruolo del papa in quanto unico vicario di Cristo nella sfera spirituale. La plenitudo

potestatis spetta alla chiesa nel suo complesso, ovvero la cristianità: al clero e al papa spetta il

potere spirituale mentre quello materiale spetta al soldato il quale deve seguire la volontà del clero e

dell'imperatore.

Cristiani ed ebrei nel XII secolo

Pietro Alfonsi nel 1126 si converte dall'ebraismo al cristianesimo e scrive il Dialogo tra Pietro e

Mosè, in cui essi rappresentano i due volti dell'autore prima e dopo la conversione. Pietro afferma

che il principale errore giudeo consiste nella concezione antropomorfica di Dio: criticando il

Talmud Pietro diviene il primo autore cristiano ad usare in modo sistematico i testi ebraici in chiave

antiebraica.

In questi anni ci sono le prime accuse di omicidi rituali di cristiani mosse nei confronti degli ebrei,

rappresentati come deicidi. Sia Bernardo di Clairvaux che Pietro il Venerabile che la Chiesa di

Roma sostengono la protezione degli ebei: a partire da Callisto II i papi emettono lettere bollate a

loro protezione.

Il processo di razionalizzazione del diritto canonico, della burocrazia papale, della teologia e

dell'esegesi

Nell'XI secolo vi sono i primi sforzi di ordinamento dei canoni ecclesiastici: nel XII secolo la

tradizione viene proseguita da Graziano, che nel 1140 scrive la Concordia discordantium canonum,

o decreto di Graziano, la quale mira a raccogliere la legislazione canonica tradizionale. Il decreto

viene accolto come punto di riferimento giuridico ed ecclesiologico, funzionale a valorizzare le

scelte giuridiche romane, e viene resa oggetto di glosse: nascono a Bologna e a Oxford le scuole dei

glossatori.

Oltre alla volontà di riordinare la produzione legislativa cresce la produzione di decretali papali: si

nota l'intento di razionalizzazione, compiuto anche nell'ambito della teologia e dell'esegesi. Pietro

Lombardo, arcivescovo di Parigi, scrive il Libro delle Sentenze ponendo a confronto le principali

autorità. Viene allestita la Glossa ordinaria, commento ai testi biblici.

Si precisa in questo periodo la dottrina classica dei sette sacramenti, viene inventato il Limbo e

viene attribuito carattere spaziale al purgatorio, rafforzando le pratiche di confessione dei peccati.

I catari

I catari, chiamati anche uomini buoni, vengono perseguitati come eretici grazie all'azione di monaci

e canonici collegati a Bernardo, a causa del loro intento di riforma dottrinale.

Nella seconda metà del secolo si diffondono dalla Renania in Francia Meridionale, Italia

settentrionale ed Inghilterra: si ispirano a dottrine gnostico-marcionite, manichee e pauliciane

diffuse in Europa orientale dai bogomili cacciati da Costantinopoli. Essi si immaginano il mondo

come diabolico e creato da Satana mentre le anime sono permanenti in quanto create da Dio,

promuovendo un messaggio di ascetismo e lotta interiore per la liberazione dal male. Il testo

fondamentale cataro è il Nuovo Testamento. Criticano dottrine e apparati ecclesiastici e si

organizzano come chiese con propri vescovi e divisi tra perfetti e simpatizzanti.

Attivi specialmente a Tolosa, sono inizialmente oggetto di iniziative di repressione da parte dei

cistercensi, e in seguito il canone 27 del III concilio lateranense nel 1179 condanna gli eretici della

Francia meridionale.

I valdesi e gli umiliati

Nel XII secolo si estendono notevolmente nuove forme di vita religiosa ispirata a modelli apostolici

ed evangelici, incrementando così un coinvolgimento crescente dei laici nella vita religiosa,

specialmente nelle fondazioni assistenziali controllate dal vescovo.

Tra i gruppi che rivendicano la parola ai laici ci sono i poveri di Lione, legati alla figura del

mercante Valdesio, il quale volendo vivere secondo il vangelo fece tradurre la bibbia in volgare. Al

III concilio lateranense si presenta una delegazione di valdesi aspiranti al riconoscimento ma viene

ribadito il divieto di predicare ed eliminato il diritto per i laici di possedere chiese private.

Gli umiliati lombardi vogliono vivere alla lettera secondo il vangelo. Alessandro III pur

approvandone il proposito vieta loro di predicare o riunirsi in pubblico.

Di fatto entrambi i movimenti continuarono a predicare: negli anni Ottanta del secolo il cistercense

cardinale di Albano guida una spedizione militare contro i catari e scrive una decretale Ad

abolendam emessa da Lucio III con l'approvazione dell'imperatore Federico Barbarossa per

condannare catari, patarini, poveri di Leone, umiliati e arnaldisti (Arnaldo da Brescia nel 1145

caccia il papa, costituisce una repubblica a Roma e avvia una predicazione di riforma che dà lo

slancio agli altri movimenti di protagonismo del laicato). Questo documento, che non solo

condanna gli eretici manifesti ma ricerca quelli nascosti, prova l'entrata in funzione

dell'inquisizione, anche se ancora costituita da tribunali vescovili e non centralizzata in Roma.

GLI ORDINI MENDICANTI

Predicazione, studio e lotta all'eresia

Gli ordini mendicanti nel XIII secolo sono costituiti da laici che scelgono la povertà in un contesto

cittadino mercantile dove il denaro è fondamentale, contrapponendosi alla ricchezza di Cluny. In

questo periodo la predicazione non viene fornita in modo soddisfacente dal clero secolare, il cui

livello di istruzione e competenza si abbassa sempre di più. Sia domenicani, i quali nascono come

ordine predicatore, che i francescani, che lo diventano in seguito, danno molta importanza al

sermone, attraverso cui si occupano della cura delle anime. Divengono il clero colto per eccellenza:

si caratterizzano per lo studio e la presenza attiva nelle università.

Se per i secolari la Chiesa è un corpo gerarchicamente ordinato, per i endicanti è un corpo unico

subordinato in tutto e per tutto al papa. Proprio in nome del papa prima i domenicani, poi i

francescani, assumono un ruolo fondamentale nella lotta contro le eresie, soprattutto in Francia e in

Italia settentrionale, incentivati contro i catari da Innocenzo IV. Nel 1252 la decretale Ad extirpanda

stabilisce che il giudizio sugli eretici spetta insieme al vescovo e ai frati inquisitori nominati dal

papa.

I domenicani

I primi frati predicatori prendono il nome dalla figura di spicco di Domenico di Caleruega nella

prima metà del Duecento. Nascono come predicatori e presto adottano la regola di Sant'Agostino,

seguendo il precetto papale emesso dal Concilio lateranense IV che prevede che tutti gli ordini

scelgano una regola precisa.

I francescani

Francesco d'Assisi e i suoi compagni ricevono da Innocenzo III il permesso di predicare la

penitenza, diventando i riceventi del primo riconoscimento orale da parte della chiesa romana di

una fraternità improntata alle istanze di riforma dei primi predicatori laici (catari, valdesi, umiliati,

arnaldisti): i precetti francescani sono la povertà volontaria, la predicazione laicale, la vita

penitenziale, il lavoro manuale, la preghiera e la devozione eucaristica.

Le prime tensioni con il papato avvengono sotto il pontificato di Gregorio IX (1227-41), il quale

cerca di incanal

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
35 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elib. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cristianesimo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Ferrari Liliana.