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LA PRIMA GUERRA PUNICA
Il casus belli della 1° guerra punica , secondo l’eziologia e l’archeologia, fu il fatto che i
Mamertini, assediati a Messina dai siracusani di Ierone II, chiesero aiuto sia ai cartaginesi
che ai romani, facendo appello a questi ultimi in nome dell’Homophylia, ovvero
dell’affinità etnica. Secondo studi filologici-linguisti, questi mercenari impadronitisi di
Messina all’inizio del 3° secolo, erano di origine osco-campana, e Capua, considerata
capitale dell’ethnos campano, aveva origini troiane in quanto fondata da Rhomos, figlio di
Enea.
Riguardo l’intervento delle due potenze gli storici sono in disaccordo; Polibio ci tramanda che i
cartaginesi accorsero subito in aiuto ai Mamertini, mentre i romani convocarono il senato
per una decisione ponderata, mentre Diodoro afferma che anche i romani agirono subito;
tuttavia gli storici moderni ritengono che sia improbabile una duplice richiesta d’aiuto da
parte dei Mamertini, soprattutto dopo la punizione inflitta dai romani alla legio campana.
Secondo altri studiosi poi l’ingerenza romana nelle cose di Sicilia è anacronistica ,e indotta
dalla suggestione della guerra di Annibale. Ma da un punto di vista giuridico la duplice
richiesta è legittimata dall’alleanza tra Roma e Cartagine durante la guerra con Pirro.
Inoltre l’ingerenza romana è fatta risalire al timore che una volta ottenuta Messina i
cartaginesi avrebbero avuto un varco verso l’Italia.
Nel 264 il console Appio Claudio sconfisse Ierone II e i cartaginesi e poi assediò Siracusa. l’anno
successivo il console Valerio si accattivò Ierone II e ne fece un socius; un’alleanza che
diede a Roma il controllo della Sicilia orientale. Nel 262 la guerra si sposto nella Sicilia
centrale, in direzione Agrigento, alleata dei cartaginesi secondo le fonti, la quale cadde nel
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261, l’anno in cui il Console Valerio Messala ordina un incredibile rafforzamento della
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flotta romana, mostrando la consapevolezza che per sconfiggere veramente Cartagine
occorreva sconfiggerla sul suo stesso campo, in mare.
Nonostante numerose vittorie, alle quali contribuì l’utilizzo dei “corvi” che agganciavano le navi
nemiche e permettevano un attacco corpo a corpo, dove i romani erano avvantaggiati, lo
sforzo economico per armare la flotta si fece eccessivo, specie dopo una tempesta che su
300 navi ne lasciò indenni solo 80 e, nel 249, le perdite causate dalla sconfitta nella
battaglia navale di Drepanum. Tuttavia nel 247 l’arrivo in Sicilia di Amilcare Barca che
usava l’isola come base per scorrerie lungo la costa italica spinse i romani a compiere un
ultimo sforzo e ad armare una flotta di 200 quinqueremi al comando del console Gaio
Lutazio Catulo, che, nel 241 alle isole Egadi riportò la vittoria definitiva. Amilcare avviò
le trattative di pace dopo 23 anni di guerra logorante . ai cartaginesi fu imposto
l’abbandono della Sicilia e relative isole nonché il pagamento dilazionato in 10 anni
dell’equivalente di 800 quintali d’argento. Per Roma fu la conquista del primo tassello di
quello che sarà l’impero dalle proporzioni ecumeniche che conosciamo.
Nel 227 la Sicilia diventa Provincia e fu inviato a governarla il pretore Gaio Flaminio,
coadiuvato da un questore a Lilibeo. L’abbondante produzione siciliana di grano fu
fondamentale per Roma e la sussistenza dei soldati al fronte. Inoltre la sconfitta di
Cartagine fu motivo di insurrezioni in Sardegna, dove i cartaginesi non poterono pagare i
soldati col soldo pattuito; Polibio parla a riguardo di un atto di sciacallaggio di Roma che
approfittò della situazione per conquistare la Sardegna e farsi cedere la Corsica, le quali nel
227 ebbero i loro pretori romani.
LA PRIMA GUERRA ILLIRICA
Nel 244 la fondazione di una colonia latina a Brindisi aveva aperto le prospettive sul versante
adriatico e per il dinamico Canale d’Otranto i cui movimenti commerciali e militari erano
spesso disturbati dalle scorrerie dei pirati illirici, che danneggiavano i commerci dei
negotiatores italici e minacciavano i centri greci di Epidamnos, Apollonia e Corcyra. Sia i
greci che i negotiatores italici, infatti, fecero appello alla fides romana che non tardò ad
arrivare. Ben presto infatti Roma inviò due ambasciatori alla regina degli Illiri, Teuta, la
quale però non solo non ascoltò le richieste di rendere sicura la navigazione sull’adriatico,
ma addirittura minaccio uno dei due legati di morte. Fu inevitabilmente la guerra e la
14 cognomen di origine trionfale per l’alleanza con Ierone II
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imponente flotta romana costrinse in poco tempo la regina alla resa, alla quale fu imposta
nel 229 la rinuncia ad ogni mira sulla Dalmazia e il pagamento di un tributo. L’impresa
valse a Roma il diritto, conferitole da Corinto, a partecipare ai giochi istmici, un ulteriore
riconoscimento della grecità alla grande potenza.
LA SECONDA GUERRA ILLIRICA
La seconda guerra illirica venne combattuta 10 anni dopo nel 219 contro Demetrio di Pharos, un
ambiguo personaggio che da amico di Teuta si era alleato con Roma e che ora, appoggiato
dal re di Macedonia che guardava con preoccupazione il controllo di Roma su città come
Apollonia e Dyrrachium, riprese le scorrerie a Pilos e nelle Cicladi.venne subito cacciato
dai 2 consoli del tempo, Livio Salinatore ed Emilio Paolo, e Demetrio trovò rifugio in
Macedonia.
Nel frattempo Roma completò l’unificazione dell’Italia sotto la sua egemonia conquistando la
fertilissima Gallia Cisalpina. Nel 232 il tribuno Flaminio Nepote, leader della plebe rurale,
fece approvare la legge “DE AGRO GALLICO-PICENO” secondo la quale l’ager gallico e
piceno, ovvero il territorio tolto 50 anni prima ai Senoni, veniva distribuito a cittadini
romani. Tale legge fece temere ai Galli Boi, il cui territorio confinava con quello romano
che l’intenzione dei romani non fosse solo quella di sottometterli ma quella di annientarli,
timore tristemente fondato. I Galli Boi dunque promossero un’impressionante coalizione
con gli INSUBRI, tribù della Lombardia, con i LIGONI, stanziati a sud del PO, e con i
Gesati, tribù d’oltralpe note per esser selvagge e malfide. Nel 236 BOI e GESATI
avanzarono contro Rimini in una guerra intestina che spinse Roma ad adottare nel 228 il
Metus Gallicus, un crudele rito che consisteva nel seppellire viva una coppia di galli e una
di greci nel foro boario.
Dal 225 la coalizione gallica agì tutta insieme ma, nonostante la mole di 70.000 uomini, fu
presto costretta ad arretrare verso la costa tirrenica e venne sterminati a Tolone. 3 anni più
tardi Cornelio Scipione occupò Mediolanum
LA SECONDA GUERRA PUNICA O GUERRA ANNIBALICA
Dopo la sconfitta di Cartagine Amilcare Barca si trasferì in Spagna col genero Asdrubale e il
figlio Annibale di 9 anni. L’obiettivo era quello di espandere il territorio sotto l’egemonia
cartaginese dopo le gravi defalcazioni subite tra il 41 e 37 dai romani, e realizzare una
sorta di regno personale. Esemplare in tal senso fu la fondazione da parte di Asdrubale
della Nuova Cartagine. Asdrubale faceva parte dell’oligarchia punica più progressista e
promuoveva una polita anti-romana e fortemente nazionalista, in opposizione ad Annone
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che invece ambiva ad una conciliazione con Roma. Quando Asdrubale morì nel 221 a capo
di quel impero cartaginese il cognato Annibale, che continuò la linea del padre e del
cognato.
Approfittando della contesa sorta tra i Saguntini e una tribù cartaginese, nel 218 diede inizio
all’assedio di Sagunto. Venendo meno all’accordo stipulato nel 226 con Roma che fissava
il limite della sfera d’azione cartaginese all’Ebro . nonostante ciò Sagunto fu assediata per
8 mesi e poi distrutta motivo per il quale i romani non poterono che intervenire. Tale
colpevolezza dei cartaginesi è ben testimoniata dalle fonti antiche: sia Catone nel libro IV
delle Origines, sia Cicerone nel Pro Scauro che Livio parlano di violazioni di accordi e
trattati. Annibale vide l’ingerenza dei romani negli affari punici non meno grave di quella
precedente negli affari di Sicilia. Decise dunque di spostare il campo dalla Spagna
all’Italia, dove sapeva che per sconfiggere Roma occorreva per prima cosa smembrare la
confederazione Romano-Italica. Nel 218 il più grande condottiero dei tutti i tempi riuscì a
sfuggire ai romani che volevano fermarlo e con soldati ed elefanti attraversò i Pirenei e le
Alpi per poi giungere in Italia. Qui ottenne l’appoggio delle popolazioni celtiche e delle
tribù dell’Italia settentrionale grazie ai quali ottenne 3 vittorie nel Ticino nella Trebbia e nel
Trasimeno.
I romani dopo le inaspettate sconfitte nominarono un dittatore, Quinto Fabio Massimo detto il
temporeggiatore poiché evitava lo scontro frontale e optava per una guerra di logoramento.
Nel 216 si ebbe la disfatta di Canne, dove i romani avevano radunato i loro
vettovagliamenti dei quali s’impadronì Annibale sicché l’esercito venne quasi annientato il
territorio devastato e la repubblica romana era in ginocchio , ma Annibale commise un
terribile errore. , rifiutò di marciare su Roma e decise di ripiegare su Capua.
Abbandonando l’antica alleanza con Roma l’antica città gli si arresa offrendogli un
soggiorno deleterio passato alla storia come “l’ozio capuano”. Dalla battaglia di Canne
quello che ne scaturì fu un rovinoso effetto domino sicché Apuli, Brettii , Sanniti, tarantini,
metapontini e siracusani abbandonarono l’alleanza con Roma. Nel 215 Annibale siglò un
trattato con il re Filippo V di Macedonia ma Roma rispose con l’alleanza con gli Etoli
nemici della Macedonia. La prima guerra di Macedonia si concluse nel 205 con la pace di
Fenice che sanciva lo status quo.
Dal 215, nonostante le perdite subite i romani riuscirono ad organizzare un grande esercito e a
concentrarsi sulla riconquista dell’Italia. Nel 211 fu espugnata Capua e nel 209 Taranto,
alle quali fu riservato un durissimo trattamento. Le altre città alleatesi con Annibale
vennero invece agro mutilate e furono aggravate negli obblighi. Nello stesso periodo venne
riconquistata anche Siracusa dal console Claudio Marcello che l’abbandonò a un pesante
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saccheggio durante il quale morì Archimede, che aveva contribuito alla rivolta contro i
romani con le sue macchine belliche. Sul fronte iberico il giovanissimo Scipione futuro
Africano conquistò Nuova Cartagine che venne annessa ai territori romani.. mentre il
fratello di Annibale venne ucciso sul Metauro. L’ultima fase della guerra è dominata dalla
grande figura di Cornelio Scipione che dal 210 si era distinto nelle operazioni in Spagna.