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IL MITO DI VAN GOGH:
Vincent Van Gogh iniziò a dipingere abbastanza tardi e le sue prime opere dgne di nota sono del
1881, quando aveva 28 anni. La sua personalità comincia ad emergere con le opere nere del
periodo olandese, quando inizia a impegnarsi con decine di studi su alcuni temi particolari, come
i Mangiatori di Patate, il suo primo capolavoro, dipinto nel 1885. Se in questi dipinti è già
emerso il suo segno aggressivo e violentemente deformante, bisognerà attendere il 1886, l'anno in
cui si trasferisce a Parigi ospitato dal fratello, per vedere la nascita di quel colore acceso che lo ha
reso immortale.
In poco più di tre anni e mezzo Van Gogh dipinge circa 640 opere di altissimo livello prima di
morire suicida. In questo brevissimo periodo di tempo Van Gogh cerca di far suoi tutti gli
insegnamenti che gli poteva dare la scuola impressionista anche se egli sembra spesso coinvolto
dai contenuti mistico-sociali di Millet. Nella sua ansia di imparare, durante il primo soggiorno
parigino, studia anche, ma secondo una sua personale visione, il Pointillisme di Seurat, i cui
tocchi e pennellate, che daranno il via poi ai solchi di colore della sua ultima produzione,
sembrano la versione esasperata del divisionismo. Egli elabora in modo personale anche le
suggestioni del giapponismo, che lascia un'impronta decisiva nel segno e nella composizione dei
suoi quadri del periodo di Arles, come ne Il ponte di Langlois. In realtà Van Gogh è praticamente
un autodidatta e la scuola vera sarà, dopo Parigi, la Provenza, dove il pittore scopre per la prima
volta i colori del Mediterraneo e sogna di dar vita ad una comunità di pittori. Nell'autunno del
1888 Gauguin lo raggiunge ad Arles, ma dopo soli tre mesi di lavoro in comune, lo assale con un
rasoio e Gauguin se ne va senza più rivederlo.
Da questo momento la sua vita sarà una continua lotta contro il tempo e contro la malattia che lo
divora e i capolavori si susseguono, di mese in mese, nonostante i ricoveri all'ospedale di St
Rémy. Ad Arles e a St Rémy egli ha dipinto tra il 1888 e il 1889, il Caffè di notte, la Notte stellata
sul Rodano, la Sedia di Van Gogh, la Strada con cipressi e stelle, con il cipresso fiammeggiante,
la sua opera forse più nota e più bella.
Gli autoritratti, quasi un ossessivo diario intimo, continuano intanto a ritmare il suo calvario.
Tornato nel nord, ad Auvers, dove si stabilisce nel 1890, è assistito dal Dottor Gachet, egli stesso
pittore dilettante e piccolo collezionista di quadri impressionisti. Verso la fine di luglio, dopo aver
dipinto il Campo di grano con volo di corvi, un paesaggio interiore. Un paesaggio fatto di
solitudine e disperazione. In questa tela vi è racchiusa non solo la tragica esistenza del pittore ma
tutta la sua vibrante tecnica esecutiva. Il quadro è realizzato con pochi colori fondamentali. Su
una preparazione rossa, traccia dei segni gialli per indicare il grano, altri segni verdi e rossi per
indicare le strade che attraversano i campi. Il cielo è di un blu cobalto cupo ed innaturale. Un
cielo pesante ed oppressivo. Pochi tratteggi neri raffigurano un volo di corvi. Van Gogh nello
stesso anno si ferisce con la pistola che portava con sè per scacciare gli uccelli, e muore il giorno
successivo.
A differenza di Gauguin, con cui tentò un impossibile sodalizio, Van Gogh era un pittore istintivo
e se Gauguin rappresenta la graduale elaborazione di una teoria che diventa pittura, calcolata nei
mezzi e negli effetti, voluta e studiata in modo lento e caparbio, Van Gogh rappresenta un'arte che
viene conquistata nell'autoconsunzione e giunge direttamente, attraverso la sua natura personale,
a stabilire un filo diretto con la natura che lo attornia. Van Gogh è un vero animista, capace di
catturare il demone di ogni cosa che dipinge. Ultimo tra i romantici del Nord, idealmente nella
storia dell'Espressionismo, egli fa suo il mito del rispecchiamento dell'uomo nella natura. Dagli
alberi alle stelle tutto sembra, nei quadri di Van Gogh, coinvolto dal moto sinuoso dell'anima
delle cose. Perciò anche nelle nature morte i semplici oggetti diventano emblemi simbolici di una
realtà vitale, ad esempio le sue scarpe sembrano alludere al girovagare incessante che lo porta più
vicino alla tragedia finale; la pipa e i libri sono la testimonianza dei pochi momenti di riposo.
Così i Girasoli che avrebbero dovuto decorare, nel numero di sei quadri, la pacifica comunità cui
Van Gogh voleva dar vita in Provenza, contengono lo stesso colore del sole che il pittore ha
cercato, sino alla fine, di cogliere, cioè il colore che dà la vita.
SIMBOLISMO E MODERNISMO:
Il simbolismo può esser considerato l'ultimo grande colpo di coda del Romanticismo, e coincide
con un nuovo ciclo storico, destinato a portare alcune istanze romantiche dall'800 ai gruppi
d'avanguardia e all'arte del 900. Proprio per la loro discendenza romantica, molti atteggiamenti
che in seguito verranno chiamati simbolisti sono già vivi e vitali prima della data ufficiale del
movimento, il 1886, anno in cui il poeta Moréas pubblica un Manifesto del Simbolismo sul
"Figarò".
Ma quell'anno è destinato a rimanere una data chiave anche perchè coincide con la fine ufficiale
dell'Impressionismo e con la nascita dei piccoli raggruppamenti post impressionisti. Già due anni
prima del Manifesto simbolista lo scrittore francese Huysmans, nel suo romanzo A Ritroso, aveva
tracciato una piccola Bibbia del Decadentismo, termine che in genere la critica letteraria
considera quasi sinonimo di Simbolismo. Il protagonista del suo romanzo possiede una raccolta
di pittori contemporanei, tra cui quadri di Redon e Moreau, che sono anche oggi considerati tra
gli artisti più importanti del Simbolismo francese. Des Esseintes, personaggio immaginario del
romanzo di Huysmans, è forse il primo collezionista a potersi vantare, agli inizi degli anni '80, di
avere una raccolta di gusto prettamente simbolista e i quadri, le stampe e i disegni citati di
Moreau e Redon esistono veramente, ed è interessante rileggerli attraverso le parole di
Huysmans. Così lo scrittore presenta L'Apparizione, un dipinto di Moreau del 1876, che mostra
la testa mozza di Battista che appare a Salomè. Il gusto decadente del personaggio è dimostrato
anche da una litografia di Bresdin, La commedia della Morte, e altri quadri ornavano le sua
stanze, tra cui quelli di Redon.
Moreau era un pittore di chiara origine romantica, all'epoca già sessantenne, che evidentemente
aveva percorso il clima simbolista. Il suo stile, che come formazione potrebbe sembrare
accademico, è mirato a fornire immagini adatte al contenutismo simbolista. Il repertorio dei miti
classici, dei testi biblici o della storia antica, viene riletto da Moreau in una chiave che prelude
addirittura alle prossime interpretazioni freudiane. Il Simbolismo odia la volgare apparenza delle
cose, vuole scoprirne l'aspetto arcano, la segreta ragione, così come il Romanticismo voleva
rispecchiarvi i sentimenti umani: entrambe le immagini del mondo hanno in comune il fatto che
non ci si accontenta del visibile, ma si vuole giungere a i significati profondi e ricercare la vera
natura dell'uomo.
Il primo tempo dell'attività di Redon è legato soprattutto al disegno, all'illustrazione e alla
litografia. E' solo in un secondo momento che Redon scopre un colore che ha la freschezza di
quello impressionista, ma rivela già aperture fantastiche e presurreali.
Il Simbolismo più che un movimento vero e proprio, sarà un clima diffuso e internazionale.
Gauguin è tra gli artisti principali del Simbolismo ed aveva aderito, dopo un inizio come pittore
dilettante, all'Impressionismo già al tramonto. Negli anni successivi al 1886,durante il periodo
bretone della sua attività, aveva continuato la pratica della pittura all'aperto, eppure la sua attività
volgeva già verso un gusto sintetista. Gauguin è conscio dell'importanza dell'osservare il Museo
come fonte d'ispirazione, ma la sua attenzione non è concentrata tanto sui classici, quanto sui
Greci arcaici, sugli Egizi, sui pittori rinascimentali, sulle culture extraeuropee e su quelle forme
d'arte che avevano stabilizzato, in un percorso secolare o millenario, il rapporto tra potenziale
decorativo e pregnanza simbolica e che avevano raggiunto forme immutabili. Già prima della sua
partenza per Tahiti, venne dichiarato come il più interessante pittore simbolista francese e come
molti dei giovani che lo seguirono, come i Nabis, è doppiamente simbolista: da una parte perchè
condivide i contenuti ideologici e letterari che la pittura dovrebbe avere secondo i poeti
simbolisti, dall'altra perchè anche la sua pittura stilizzata e arcaicizzante diventa a suo giudizio
immagine di mondo. La sua frase è fondamentale per capire questa svolta storica e il futuro
Espressionismo, cioè che l'immagine che il pittore ha dentro di sè sovrasta l'immagine reale,
quella fuori di sé. Non a caso il Simbolismo non costituirà un mondo irreale, ma si rifugerà nel
mito, per dimostrare la differenza fra il mondo interiore e la vita quotidiana.
Queste caratteristiche costituiscono una svolta internazionale che nel giro di pochi anni riunisce
idealmente pittori di nazioni anche molto distanti fra loro, dal Belgio alla Francia, dalla Svizzera
all'Austria. Il Simbolismo nella sua ambiguità è destinato a conservare per sempre alcune zone
misteriose e inesplorate, dai confini incerti e indefiniti. Ne è una riprova la sua alterna fortuna
critica che lo ha portato talora a essere considerato come una ramificazione dell'accademismo,
tralatra come un'anticipazione del Surrealismo, ma perfino di certi aspetti dell'arte fiorita dopo gli
anni sessanta. Anche all'interno del suo periodo storico, una volta che la chiave per leggere il
mondo non sia più solo contenutistica e letteraria, ma stilistica e cromatica, diventa molto difficile
scorgere alcune differenze.
Van Gogh è considerato tanto postimpressionista quanto protoespressionista ed alcune sue opere
presentano aspetti simbolisti. Munch, che è un pittore fondamentalmente simbolista, agli inizi del
'900 ha alcune soluzioni formali molto audaci, e più avanzate dei veri espressionisti attivi negli
stessi anni.
LA TESTA DI ORFEO:
La produzione di Moreau fu di grande ispirazione per gli artisti più giovani, e per grandi
protagonisti dell'arte simbolista come Redon. E' evidente come l'iconografia della testa di Orfeo
poggiata sulla lira in cui sembra quasi incastonata, come un cammeo, usata da Moreau per Orfeo
del 1866, sia stata ripresa nel 1893 nell'Orfeo di D