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IL SUBLIME:
Nel secolo dei Lumi viene ammesso e teorizzato uno stato d'animo non più controllato dalla
ragione, dalle sue regole e dai suoi schemi; uno stato d'animo provocato da forze che trascendono
la razionalità, prima fra tutte il sentimento del terrore, e la natura, nei suoi aspetti più grandiosi
diventa la fonte principale del Sublime.
Lo stupore e lo sconcerto di fronte a fenomeni incommensurabili per l'uomo, al di fuori della sua
capacità di comprendere e ordinare, possono essere però fonte anche di un particolare piacere, un
piacere "negativo" perchè non prodotto dal fatto in sè, ma dalla consapevolezza della distanza
incolmabile che separa il soggetto dall'oggetto.
E' l'impossibilità dell'uomo razionale, del nuovo uomo in grado di spiegare e organizzare tutto in
schemi razionali e di sopportare ciò che lo eccede che porta al Sublime. Al sublime si ricollega la
riscoperta del Gotico e del primitivo.
Antitetico al Sublime è il Bello. Edmund Burke nel 1757 pubblica un trattato in cui sosteneva per
la prima volta il primato del Sublime sul Bello.
L'Enquiry sviluppa la nozione di Sublime da un duplice punto di vista: anzitutto attraverso quella
che potremmo chiamare una fenomenologia del Sublime: la catalogazione, ricca di sfumature e
suggestioni degli oggetti che suscitano il sentimento del Sublime; in secondo luogo tramite una
teoria esplicativa delle modalità psicofisiche che generano tale emozione.
Qualche decennio più tardi, nel 1790, Immanuel Kant, muovendo da una contrapposizione tra
estetica del bello ed estetica del sublime, torna su quest'ultimo concetto nella Critica del Giudizio,
ampliandolo e distinguendo tra sublime dinamico (espressione della potenza annientatrice della
natura, di fronte alla quale l'uomo prende coscienza del limite) e sublime matematico (che nasce
dalla contemplazione della natura immobile e fuori dal tempo). Di fronte alla magnificenza della
natura l'uomo prova dapprima un senso di smarrimento e di frustrazione, ma riconosce poi grazie
all'esperienza del sublime la propria superiorità: in quanto unico essere del creato capace di un
agire morale, egli è collocato al di sopra della natura stessa e della sua grandiosità. Al primo tipo
appartengono fenomeni spaventosi quali gli uragani o le grandi cascate, al secondo tipo gli spazi
a perdita d'occhio del deserto, dell'oceano e del cielo. La contemplazione di tale spettacolo,
secondo Kant, induce la mente a prendere coscienza del proprio limite razionale e a riconoscere la
possibilità di una dimensione sovrasensibile, da esperire sul piano puramente emotivo.
È in questo senso che il concetto di Sublime ebbe un impatto decisivo sull'estetica romantica, che
tuttavia tese per lo più a privilegiarne l'aspetto dinamico, spesso in chiave drammatica.
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Capitolo III
LA LEZIONE DELL'ANTICO
Gli scavi di Ercolano e Pompei furono due importantissime campagne archeologiche ed ebbero
come effetto una diversa interpretazione e apprezzamento delle rovine dell'antichità ed insieme
favorirono la rivalutazione di monumenti già conosciuti, come i templi di Paestum, che solo verso
la metà del secolo incominciarono ad essere visitati e studiati come una manifestazione
fondamentale dell'arte greca ai suoi primordi, come punto di partenza.
Intorno agli anni sessanta si avvia anche la ricerca e lo studio in loco dell'arte greca che innesterà
la polemica tra i sostenitori della superiorità dell'arte greca e quelli della superiorità dell'arte
romana. Entrambi basavano le proprie convinzioni su Vitruvio che aveva affermato che i Greci
avevano derivato la loro architettura dall'Egitto, perfezionandone gli ordini e passandoli
successivamente a Roma.
I sostenitori della supremazia greca rivendicavano all'arte ellenica il ruolo di "sorgente dell'arte" e
affermavano che l'architettura romana ne era una semplice derivazione. Gli oppositori
rivendicavano ai Romani di aver portato l'architettura alla perfezione e ne sottolineavano, a fianco
della grandiosità, anche la delicatezza, la grazia e la bellezza.
Si intensificarono i viaggi verso la Grecia e l'Oriente e aumentarono le pubblicazioni corredate di
incisioni.
Vi fu una diversa attenzione nei confronti dell'antico che si svilupperà a partire dagli anni
quaranta in due direzioni: da un lato emerge l'idea di un passato in grado di educare e da cui
attingere ispirazione per il presente; dall'altro si fa strada l'immagine di un passato perduto per
sempre, le cui rovine grandiose non possono che sottolineare l'impossibilità di un suo ritorno e
dunque la miseria dell'epoca attuale. Si diffonde a molteplici livelli la conoscenza dell'arte e della
cultura antica, fino a creare un gusto e addirittura una moda ispirata ai manufatti greci e romani.
Numerose pubblicazioni furono dedicate ai rinvenimenti ercolanensi che misero alla portata di
tutto il pubblico non specializzato le scoperte recenti. Questi repertori di immagini influenzarono
profondamente i manuali destinati ai giovani artisti e artigiani, fino a diventare elementi
dominanti negli album di disegni per mobili e arredi eseguiti dai più famosi arredatori ed ebanisti
europei.
A fianco di questo recupero, però, si sviluppa anche un movimento che apprezza negli oggetti
d'uso riaffiorati dagli scavi archeologici le doti di razionalità e funzionalità. Questi manufatti
antichi vengono apprezzati anche per il loro valore artistico. I ritrovamenti archeologici hanno
anche un'importante risonanza nell'ambito delle arti applicate, dove non ci si limita ad adottarne
semplicemente i moduli decorativi, ma se ne valutano e se ne mettono in pratica le qualità
artigianali e funzionali.
Questa consapevolezza della qualità tecnica dei manufatti archeologici applicata alla produzione
neoclassica diviene più significativa se paragonata a quanto avviene contemporaneamente nel
revival neogotico.
Roma divenne la tappa imprescindibile di un viaggio verso il recupero dell'antico, in cui un'intera
generazione riconosce i propri modelli culturali e da tutta Europa giungono gli artisti attratti dal
richiamo della classicità, grazie anche a borse di studio concesse dalle Accademie per consentire
agli studenti migliori una più approfondita preparazione sui monumenti originali dell'antichità.
Roma, il "grande museo" per eccellenza, offre ai viaggiatori un repertorio di immagini, luoghi e
monumenti che evocano un passato appena tangibile e in parte rinnovabile.
Il modello antico viene considerato punto di partenza e riferimento, stimolo alla creatività e non
certo elemento paralizzante. A questa ideologia dell'antico si affianca un atteggiamento molto
diverso: perduta la speranza di recuperare il passato in chiave storica, esplode il confronto tra la
grandezza dell'antichità e un presente che sembra inadeguato. Il confronto diventa schiacciante
per l'artista che rimane paralizzato al cospetto delle rovine della grandezza antica.
Il sentimento di "sublime" impotenza diventa, dunque, un sentimento di sublime grandezza del
passato e anche dell'uomo che a quel passato è legato: la paura per il pericolo incombente diventa
stupore per la scoperta di una grandezza che è anche interiore.
LA MODA DEI SOUVENIRS:
Roma diventa anche meta di viaggiatori che percorrono itinerari ormai diventati di moda e
svuotati di ogni altro significato culturale che non sia quello di dimostrare appartenenza a una
classe aggiornata sul gusto e sulle tendenze dominanti. La moda dell'antico comincia ad
alimentare un mercato in continua espansione di calchi, copie e falsi di pezzi antichi, di dipinti,
disegni e stampe di vedute di Roma e dei suoi monumenti, destinato a soddisfare il desiderio di
ogni viaggiatore di riportare a casa un ricordo della città eterna.
Stimolo per questi collezionisti dilettanti sono gli esempi delle grandi raccolte archeologiche di
cui la fama si era diffusa in tutta Europa.
Si moltiplicano raccolte molto più modeste, realizzate da stranieri impreparati, da amatori e
collezionisti di provincia. Indicativo del diffondersi di queste piccole collezioni, spesso di falsi, è
la formazione di numerose società per il restauro e la vendita di reperti di scavo. Contro
l'anticomania si scagliano violentemente gli illuministi che vedono il pericolo di un'accettazione
senza comprensione di un costume di cui non si conosce e non si capisce il senso e il valore
storico.
IL GRAND TOUR:
L'espressione Grand Tour fu utilizzata per la prima volta nella guida di Richard Lassels, edita nel
1697, dal titolo "An Italian Voyage", e divenne ben presto sinonimo per indicare il "giro" di vari
paesi europei con partenza e arrivo nella medesima città, che ha come obiettivo privilegiato la
visita ai tesori urbani e antiquari d'Italia. Per Grand Tour si intende, dunque, agli inizi del '700, un
viaggio cosmopolita, e nella progressiva apertura verso paesi ed esperienze differenti si verifica
uno spostamento sempre più a sud dei confini del viaggio, oltre Paestum, fino alla Sicilia. La
moda del Grand Tour settecentesco trova le sue radici nella tradizione del viaggio pedagogico-
educativo rivolto ai giovanin aristocratici che, accompagnati da tutori e servitori, viaggiano per
una carriera formativa.
L'Italia riveste un ruolo di primaria importanza per la molteplicità di interessi che può soddisfare,
dalle raccolte naturalistiche e artistiche, all'osservazione degli usi e dei costumi. Il più autorevole
estimatore seicentesco dell'importanza pedagogica del viaggio è il filosofo inglese Francis Bacon
che, nel suo saggio "Of travel", sottolinea l'importanza di questa esperienza.
Sulla base di una vasta letteratura sull'argomento che elenca minuziosamente le finalità educative
del tour, le giovani generazioni dell'aristocrazia e della ricca borghesia percorrono le strade del
continente per arrivare in Italia.
Il richiamo dell'arte classica spinge un numero sempre maggiore di viaggiatori in Italia e in
particolare a Roma, tanto che nel 1666 Colbert, ministro del Re Sole, vi istituisce l'Accademia di
Francia, che diviene un luogo di aggregazione e formazione di intere generazioni di artisti. La
molteplicità di interessi e motivazioni del viaggiatore seicentesco è legata al significato sociale e
pubblico attribuito al tour, significato che va progressivamente cambiando nel corso del secolo
successivo. Il ritratto del nuovo viaggiatore appare connotato dalla consapevolezza di un più
profondo e personale arricchimento, legato al valore formativo del tour; l