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Da Chruscev a Breznev (1954-82) Pag. 1
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Estratto del documento

La denuncia era il frutto di un attento calcolo politico, e si configurò come una commistione di

scioccanti verità a lungo taciute, importanti omissione e anche menzogne. La condanna tralasciava

le violenze nel periodo del primo Piano quinquennale e della collettivizzazione: ciò avrebbe

significato delegittimare le fondamenta del sistema economico dell’espoca, e riconoscere l’esistenza

di milioni di vittime tra i cittadini comuni. Si procedette allo smantellamento del mito di Stalin

come condottiero vittorioso nella Grande guerra patriottica.

Chruscev si apprestava a lanciare una riforma economica che trasferiva i poteri dei ministri a più di

cento Consigli economici regionali competenti per più branche, i sovnarchozy, e prometteva di

produrre un cambiamento nell’amministrazione e nella vita dei funzionari.

Nel marzo 1958 subentrò a Bulganin nella carica di primo ministro

14.2. Riforme e “transizione al comunismo”: il decennio chrusceviano (1954-64)

L’epoca di relativa libertà culturale cominciata dopo la morte di Stalin è stata definita “disgelo”.

Sulla scia della destalinizzazione scrittori di talento affrontarono argomenti fino a quel momento

proibiti, quali l’antisemitismo, il Gulag, la sofferenza dei parenti. Tuttavia rimaneva un solco tra il

partito e gli autori, intenzionati a descrivere la realtà, piuttosto che a seguire la linea ufficiale.

Si istituirono procedure giuridiche che prevedevano il ricorso dell’imputato a un avvocato e la

possibilità per il detenuto di appellarsi ai propri diritti contro l’amministrazione. Fu abolita la

definizione di “nemico del popolo”, sostituita con la dizione “crimine particolarmente pericoloso

nei confronti dello Stato”. Questo era definito da sei articoli, che divetarono lo strumento per

perseguire i reati d’opinione, il dissenso e gli oppositori politici.

Il sesto Piano quinquennale (1956-60) non fu portato a termine, e si preferì varare un Piano

settenale (1959-65), che programmava lo sviluppo dell’industria chimica e la produzione di

fertilizzanti per l’agricoltura, la crescita dei settori energetici di petrolio e gas naturale.

L’agricoltura rappresentò sempre il terreno prediletto delle ardite sperimentazione: nel 1958 fu

decretata l’abozione delle Stazioni di macchine e trattori (MTS). La riforma creò scompiglio: le

aziende collettive erano costrette a indebitarsi per acquistare macchinari talvolta obsoleti che non

sapevano come riparare.

Gli anni seguenti non furono favorevoli e sfociarono nella pessima resa del 1963: l’agricoltura

sovietica rimaneva in balia di contingenze atmosferiche come la siccità; nel tentativo di risolvere il

problema dell’irrigazione nelle aree dell’Asia centrale si giunse persino a deviare il corso dei fiumi.

Alla platea del XXI Congresso Chruscev aveva annunciato il compimento in URSS del “socialismo

realizzato” e l’inizio della fase di costruzione della società comunista. Nel XXII congresso fu

delineato un piano ventennale di “transizione al comunismo”

14.3. la politica estera tra coesistenza pacifica e rivalità comunista.

Con la fine della guerra di Corea nel 1953 si concludeva la fase più aspra della guerra fredda. Alla

Conferenza di Ginevra sull’Indocina, in cui fu sancita la divisione del Vietnam lungo il 17°

parallelo (il regime comunista di Ho Chi Minh nel Nord, il Sud indipendente affiliato all’unione 2

francese), partecipò anche la Cina. L’emergere della Cina come potenza comunista fu sancito dalla

vittoria di Chruscev a Pechino per firmare un trattato con il quale la Russia riconosceva i diritti

cinesi sulla Manciuria e ampliava il volume dei propri aiuti al paese.

Dopo il XX Congresso l’URSS adottò ufficialmente la linea politico-diplomatica della “coesistenza

pacifica”. L’immagine dell’URSS acquistò prestigio in seguito ai successi riportati nella conquista

dello spazio: nel 1957 i sovietici lanciarono il primo satellite, lo Sputnik, battendo sul tempo gli

statunitensi.

Nel frattempo la Cina di Mao cominciava a sfidare l’egemonia sovietica nel campo comunista. Mao

chiedeva un atteggiamento più aggressivo del blocco comunista nella competizione sugli armamenti

nucleari, ma sollecitava anche la condivisione della tecnologia sovietica per la costruzione della

bomba atomica.

Il deterioramento dei rapporti tra Cina e URSS divenne evidente a partire dal 1960: dopo un

reciproco scambio di accuse, nel quale i cinesi imputavano ai russi di tradire i principi di Lenin con

la politica di coesistenza pacifica e i sovietici rispondevano tacciando i cinesi di atteggiamento

irresponsabile volto a scatenare la guerra, l’inconro a Mosca non ricompose le differenze; ma la

Cina riconobbe la supremazia dell’URSS nel campo comunista e non si giunse a una frattura aperta.

Nel gennaio 1959 Fidel Castro aveva guidato alla vittoria la rivoluzione cubana, e il nuovo regime

si era schierato con l’URSS. Quando gli USA approvarono l’intervento militare per abbattere il

regime castrista, Chruscev installò a Cuba missili nucleari a corto raggio, provocando il blocco

navale. Ne scaturì una grave crisi diplomatica che portò nell’ottobre 1962 il mondo sull’orlo di una

guerra nucleare, ma si giunse ad un accordo: l’URSS ritirò i missili in cambio dell’impegno

statunitense a non invadere Cuba.

14.4. L’epoca di Breznev: stabilizzazione e “socialismo sviluppato” (1964-82)

Chruscev non si rese conto di aver trascurato il consolidamento della propria base di potere: aveva

trascorso troppo tempo all’estero e le sue innovazioni gli avevano alienato molti settori

dell’apparato. Le difficoltà in politica estera lo avevano reso più vulnerabile. La sua destituzione fu

organizzata con il concorso dei vertici del KGB, che isolarono Chruscev, in vacanza sul Mar Nero,

da ogni comunicazione con il mondo esterno e ne gestirono il ritorno a Mosca per partecipare alla

riunione del Presidium del 14 ottobre 1964.

Cominciava così il periodo della leadership collettiva, con tre uomini in primo piano, Breznev ( a

capo della Segreteria), Kosygin (a capo del governo) e Nikolaj Podgornyj, presidente del Presidium

del Soviet Supremo. Verso la fine degli anni sessanta venne consolidandosi la posizione eminente di

Breznev, protagonista nelle scelte di politica estera: è stato il primo leader dell’Urss a non aver

avuto esperienza diretta della rivoluzione e/o della guerra civile. Il suo stile di governo, opposto a

quello di Chruscev, manteneva buoni rapporti con il complesso militare-industriale, era in sintonia

con il desiderio di tranquillità degli apparati.

In campo amministrativo ed economico la leadership collettiva procedette allo smantellamento delle

principali innovazioni introdotto da Chruscev: con il ripristino del vecchio sistema si ripresentarono

i vecchi problemi

L’agricoltura sovietica continuò ad avere un andamento oscillante, a causa dei cattivi raccolti del

1965, 1967, 1972, 1975. Quanto ai piani quinquennali, l’ottavo (1965-70) presentò ottimi risultati

nella crescita della produzione e del reddito, mentre il nono (1971-75) non rispettò le aspettative. 3

La società sovietica cambiò profondamente: cominciarono a diffondersi i consumi e le mode

occidentali; cominciò ad affermarsi il consumo di beni durevoli per la casa e di automobili e vestiti

di fattura occidentale. La maggioranza della popolazione conobbe un miglioramento degli standard

di vita.

Dal 1977 Breznev aggiunse alla carica di segretario generale quella di presidente del Presidium del

Soviet Supremo.

14.5. Dalla guerra del Vietnam all’invasione dell’Afghanistan.

Nel gennaio 1968 Aleksander Dubcek divenne primo segretario del partito comunista cecoslovacco

e dette inizio alla “primavera di Praga”, garantendo libertà di stampa e di espressione e tutela dei

diritti civili. La paura che l’esempio cecoslovacco potesse fare proseliti negli altri paesi del blocco

orientale spinse l’URSS a ricorrere alla forza: nell’agosto 1968 le truppe del patto di Varsavia 4

invasero la Cecoslovacchia. Cina, Jugoslavia, Romania e Albania protestarono contro l’intervento,

che violava il principio di non ingerenza riconosciuto dal patto. A queste critiche l’URSS rispose

con la “dottrina Breznev”, che affermava il principio della sovranità limitata degli Stati socialisti in

caso di pericolo per il mondo socialista nel suo insieme.

Il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra con il Vietnam del Nord nel 1964 portò a un

temporaneo raffreddamento tra USA e URSS /Kosygin era in visita ad Hoani quando il presidente

Lyndon Johnson ordinò di bombardare il Nord). I rapporti migliorarono con il trattato di non

proliferazione nucleare firmato il 1968, assieme ad altri Stati membri di entrambi i blocchi. Ma il

conflitto vietnamita costituì un nuovo punto di frizione tra Cina e URSS: la Cina sollecitava un

intervento in soccorso dei comunisti vietnamiti e i sovietici pongono in primo piano la questione

dell’unità del mondo comunista.

L’influenza dell’URSS in Asia veniva accrescendosi, anche sull’onda del successo diplomatico

ottenuto nel gennaio 1966 a Taskent. Ciò mise in allarme Mao, che aspirava a svolgere un ruolo

egemonico nell’area e lanciò la “grande rivoluzione culturale proletaria”, nel corso della quale era

stata fatta “pulizia” anche degli elementi più disponibili a un’intesa con i russi. L’URSS criticava

aspramente gli eccessi della rivoluzione culturale: si giunse a scontri armati di frontiera lungo il

fiume Ussuri.

Nel novembre 1969 cominciarono a Helsinki i colloqui per la limitazione delle armi strategiche,

programmati sin dall’anno precedente: essi condussero ad un primo trattato sui missili offensivi

(SALT-1), in cui le due superpotenze riaffermarono la volontà di improntare una coesistenza

pacifica.

Con queste premesse di giunse alla convocazione della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la

cooperazione in Europa e alla stipula di un trattato che ratificava il definitivo riconoscimento delle

frontiere europee postbelliche, indicava la distensione come obiettivo da perseguire nei rapporti

internazionali, invitava all’impegno nel promuovere il rispetto dei diritti umani anche nei paesi del

blocco socialista, istituendo in proposito gruppi di monitoraggio.

La guerra del Vietnam era giunta ad una conclusione con il cessate il fuoco del 1973 siglato a

Parigi, dove i primi colloqui per trovare una soluzione al conflitto erano cominciati già nel 1968.

4 Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Est, Polonia, Romania, Ungheria, Unione Sovietica.

Il Patto di Varsaria fu un’alleanza militare tra i

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A.A. 2014-2015
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cricetina93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Cigliano Giovanna.