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La denuncia era il frutto di un attento calcolo politico, e si configurò come una commistione di
scioccanti verità a lungo taciute, importanti omissione e anche menzogne. La condanna tralasciava
le violenze nel periodo del primo Piano quinquennale e della collettivizzazione: ciò avrebbe
significato delegittimare le fondamenta del sistema economico dell’espoca, e riconoscere l’esistenza
di milioni di vittime tra i cittadini comuni. Si procedette allo smantellamento del mito di Stalin
come condottiero vittorioso nella Grande guerra patriottica.
Chruscev si apprestava a lanciare una riforma economica che trasferiva i poteri dei ministri a più di
cento Consigli economici regionali competenti per più branche, i sovnarchozy, e prometteva di
produrre un cambiamento nell’amministrazione e nella vita dei funzionari.
Nel marzo 1958 subentrò a Bulganin nella carica di primo ministro
14.2. Riforme e “transizione al comunismo”: il decennio chrusceviano (1954-64)
L’epoca di relativa libertà culturale cominciata dopo la morte di Stalin è stata definita “disgelo”.
Sulla scia della destalinizzazione scrittori di talento affrontarono argomenti fino a quel momento
proibiti, quali l’antisemitismo, il Gulag, la sofferenza dei parenti. Tuttavia rimaneva un solco tra il
partito e gli autori, intenzionati a descrivere la realtà, piuttosto che a seguire la linea ufficiale.
Si istituirono procedure giuridiche che prevedevano il ricorso dell’imputato a un avvocato e la
possibilità per il detenuto di appellarsi ai propri diritti contro l’amministrazione. Fu abolita la
definizione di “nemico del popolo”, sostituita con la dizione “crimine particolarmente pericoloso
nei confronti dello Stato”. Questo era definito da sei articoli, che divetarono lo strumento per
perseguire i reati d’opinione, il dissenso e gli oppositori politici.
Il sesto Piano quinquennale (1956-60) non fu portato a termine, e si preferì varare un Piano
settenale (1959-65), che programmava lo sviluppo dell’industria chimica e la produzione di
fertilizzanti per l’agricoltura, la crescita dei settori energetici di petrolio e gas naturale.
L’agricoltura rappresentò sempre il terreno prediletto delle ardite sperimentazione: nel 1958 fu
decretata l’abozione delle Stazioni di macchine e trattori (MTS). La riforma creò scompiglio: le
aziende collettive erano costrette a indebitarsi per acquistare macchinari talvolta obsoleti che non
sapevano come riparare.
Gli anni seguenti non furono favorevoli e sfociarono nella pessima resa del 1963: l’agricoltura
sovietica rimaneva in balia di contingenze atmosferiche come la siccità; nel tentativo di risolvere il
problema dell’irrigazione nelle aree dell’Asia centrale si giunse persino a deviare il corso dei fiumi.
Alla platea del XXI Congresso Chruscev aveva annunciato il compimento in URSS del “socialismo
realizzato” e l’inizio della fase di costruzione della società comunista. Nel XXII congresso fu
delineato un piano ventennale di “transizione al comunismo”
14.3. la politica estera tra coesistenza pacifica e rivalità comunista.
Con la fine della guerra di Corea nel 1953 si concludeva la fase più aspra della guerra fredda. Alla
Conferenza di Ginevra sull’Indocina, in cui fu sancita la divisione del Vietnam lungo il 17°
parallelo (il regime comunista di Ho Chi Minh nel Nord, il Sud indipendente affiliato all’unione 2
francese), partecipò anche la Cina. L’emergere della Cina come potenza comunista fu sancito dalla
vittoria di Chruscev a Pechino per firmare un trattato con il quale la Russia riconosceva i diritti
cinesi sulla Manciuria e ampliava il volume dei propri aiuti al paese.
Dopo il XX Congresso l’URSS adottò ufficialmente la linea politico-diplomatica della “coesistenza
pacifica”. L’immagine dell’URSS acquistò prestigio in seguito ai successi riportati nella conquista
dello spazio: nel 1957 i sovietici lanciarono il primo satellite, lo Sputnik, battendo sul tempo gli
statunitensi.
Nel frattempo la Cina di Mao cominciava a sfidare l’egemonia sovietica nel campo comunista. Mao
chiedeva un atteggiamento più aggressivo del blocco comunista nella competizione sugli armamenti
nucleari, ma sollecitava anche la condivisione della tecnologia sovietica per la costruzione della
bomba atomica.
Il deterioramento dei rapporti tra Cina e URSS divenne evidente a partire dal 1960: dopo un
reciproco scambio di accuse, nel quale i cinesi imputavano ai russi di tradire i principi di Lenin con
la politica di coesistenza pacifica e i sovietici rispondevano tacciando i cinesi di atteggiamento
irresponsabile volto a scatenare la guerra, l’inconro a Mosca non ricompose le differenze; ma la
Cina riconobbe la supremazia dell’URSS nel campo comunista e non si giunse a una frattura aperta.
Nel gennaio 1959 Fidel Castro aveva guidato alla vittoria la rivoluzione cubana, e il nuovo regime
si era schierato con l’URSS. Quando gli USA approvarono l’intervento militare per abbattere il
regime castrista, Chruscev installò a Cuba missili nucleari a corto raggio, provocando il blocco
navale. Ne scaturì una grave crisi diplomatica che portò nell’ottobre 1962 il mondo sull’orlo di una
guerra nucleare, ma si giunse ad un accordo: l’URSS ritirò i missili in cambio dell’impegno
statunitense a non invadere Cuba.
14.4. L’epoca di Breznev: stabilizzazione e “socialismo sviluppato” (1964-82)
Chruscev non si rese conto di aver trascurato il consolidamento della propria base di potere: aveva
trascorso troppo tempo all’estero e le sue innovazioni gli avevano alienato molti settori
dell’apparato. Le difficoltà in politica estera lo avevano reso più vulnerabile. La sua destituzione fu
organizzata con il concorso dei vertici del KGB, che isolarono Chruscev, in vacanza sul Mar Nero,
da ogni comunicazione con il mondo esterno e ne gestirono il ritorno a Mosca per partecipare alla
riunione del Presidium del 14 ottobre 1964.
Cominciava così il periodo della leadership collettiva, con tre uomini in primo piano, Breznev ( a
capo della Segreteria), Kosygin (a capo del governo) e Nikolaj Podgornyj, presidente del Presidium
del Soviet Supremo. Verso la fine degli anni sessanta venne consolidandosi la posizione eminente di
Breznev, protagonista nelle scelte di politica estera: è stato il primo leader dell’Urss a non aver
avuto esperienza diretta della rivoluzione e/o della guerra civile. Il suo stile di governo, opposto a
quello di Chruscev, manteneva buoni rapporti con il complesso militare-industriale, era in sintonia
con il desiderio di tranquillità degli apparati.
In campo amministrativo ed economico la leadership collettiva procedette allo smantellamento delle
principali innovazioni introdotto da Chruscev: con il ripristino del vecchio sistema si ripresentarono
i vecchi problemi
L’agricoltura sovietica continuò ad avere un andamento oscillante, a causa dei cattivi raccolti del
1965, 1967, 1972, 1975. Quanto ai piani quinquennali, l’ottavo (1965-70) presentò ottimi risultati
nella crescita della produzione e del reddito, mentre il nono (1971-75) non rispettò le aspettative. 3
La società sovietica cambiò profondamente: cominciarono a diffondersi i consumi e le mode
occidentali; cominciò ad affermarsi il consumo di beni durevoli per la casa e di automobili e vestiti
di fattura occidentale. La maggioranza della popolazione conobbe un miglioramento degli standard
di vita.
Dal 1977 Breznev aggiunse alla carica di segretario generale quella di presidente del Presidium del
Soviet Supremo.
14.5. Dalla guerra del Vietnam all’invasione dell’Afghanistan.
Nel gennaio 1968 Aleksander Dubcek divenne primo segretario del partito comunista cecoslovacco
e dette inizio alla “primavera di Praga”, garantendo libertà di stampa e di espressione e tutela dei
diritti civili. La paura che l’esempio cecoslovacco potesse fare proseliti negli altri paesi del blocco
orientale spinse l’URSS a ricorrere alla forza: nell’agosto 1968 le truppe del patto di Varsavia 4
invasero la Cecoslovacchia. Cina, Jugoslavia, Romania e Albania protestarono contro l’intervento,
che violava il principio di non ingerenza riconosciuto dal patto. A queste critiche l’URSS rispose
con la “dottrina Breznev”, che affermava il principio della sovranità limitata degli Stati socialisti in
caso di pericolo per il mondo socialista nel suo insieme.
Il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra con il Vietnam del Nord nel 1964 portò a un
temporaneo raffreddamento tra USA e URSS /Kosygin era in visita ad Hoani quando il presidente
Lyndon Johnson ordinò di bombardare il Nord). I rapporti migliorarono con il trattato di non
proliferazione nucleare firmato il 1968, assieme ad altri Stati membri di entrambi i blocchi. Ma il
conflitto vietnamita costituì un nuovo punto di frizione tra Cina e URSS: la Cina sollecitava un
intervento in soccorso dei comunisti vietnamiti e i sovietici pongono in primo piano la questione
dell’unità del mondo comunista.
L’influenza dell’URSS in Asia veniva accrescendosi, anche sull’onda del successo diplomatico
ottenuto nel gennaio 1966 a Taskent. Ciò mise in allarme Mao, che aspirava a svolgere un ruolo
egemonico nell’area e lanciò la “grande rivoluzione culturale proletaria”, nel corso della quale era
stata fatta “pulizia” anche degli elementi più disponibili a un’intesa con i russi. L’URSS criticava
aspramente gli eccessi della rivoluzione culturale: si giunse a scontri armati di frontiera lungo il
fiume Ussuri.
Nel novembre 1969 cominciarono a Helsinki i colloqui per la limitazione delle armi strategiche,
programmati sin dall’anno precedente: essi condussero ad un primo trattato sui missili offensivi
(SALT-1), in cui le due superpotenze riaffermarono la volontà di improntare una coesistenza
pacifica.
Con queste premesse di giunse alla convocazione della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la
cooperazione in Europa e alla stipula di un trattato che ratificava il definitivo riconoscimento delle
frontiere europee postbelliche, indicava la distensione come obiettivo da perseguire nei rapporti
internazionali, invitava all’impegno nel promuovere il rispetto dei diritti umani anche nei paesi del
blocco socialista, istituendo in proposito gruppi di monitoraggio.
La guerra del Vietnam era giunta ad una conclusione con il cessate il fuoco del 1973 siglato a
Parigi, dove i primi colloqui per trovare una soluzione al conflitto erano cominciati già nel 1968.
4 Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Est, Polonia, Romania, Ungheria, Unione Sovietica.
Il Patto di Varsaria fu un’alleanza militare tra i