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PARTE SECONDA.

Il Boom inarrestabile delle chiacchiere online

I social media stanno espandendosi a ritmi mai visti prima, diventando parte

integrante delle nostre vitte assai più in fretta di quanto radio, tv e lo stesso Internet

non siano entrati nella vita quotidiana di una larga fetta di popolazione mondiale. La

rapidità del cambiamento fa sì che gli stessi blog e le email vengano già considerate in

via di estinzione, sostituite dai social network quali Twitter e Facebook, che

permettono uno scambio di messaggi più veloce e dinamico. Il problema fondamentale

dei tradizionali strumenti di comunicazione di massa (radio, tv, giornali) e che è dura

favorire una comunicazione quando è solo una delle due parti a parlare. Sono obiezioni

che spesso i giornalisti non accettano, in quando la discussione “paritaria” ha per loro

senso quando si discute di un problema sociale, un po’ meno quando una tv trasmette

un servizio da un campo di battaglia di Afghanistan o un quotidiano pubblica

un’inchiesta dettagliata su come un municipio sperpera il denaro dei contribuenti. Ma

nell’era di Internet e delle reti sociali, la conversazione tende a far premio sulla notizia,

spesso consumata nella forma scheletrica del testo redatto per essere letto sullo

schermo di uno smartphone. Uno spunto di discussione più che un argomento da

approfondire.

Com’è nato Internet?

Fu il Pentagono ad affidare negli anni Sessanta alla propria agenzia per le ricerche

avanzate il compito di studiare un network che unisse i computer dei centri di ricerca

della Difesa di tutto il Paese. Sempre nello stesso ambito venne creato il sistema di

posta istantanea, l’email. La Rete si rivelò eccezionale non tanto come strumento di

connessione tra computer, ma come opportunità di contatto tra persone. Come

successe con il telefono, anche Internet sfuggì di mano ai suoi inventori, evolvendosi

in qualcosa di diverso da quanto inizialmente ipotizzato. Quando nel 1991 Tim

Berners-Lee impreziosì il network con le nuove opportunità offerte dal World Wide

Web, cioè la possibilità di passare via link da una pagina all’altra grazie a uno

strumento di navigazione chiamato browser, l’interazione e lo scambio di informazioni

diventarono più semplici. Facendo letteralmente decollare Internet come spazio di

«conversazione».

Il Manifesto degli eretici

Dopo aver studiato per alcuni anni i cambiamenti che la Rete stava introducendo nel

mondo del business negli anni Novanta, quattro ragazzi decisero di mettere su carta

le loro 95 «tesi» per descrivere il nuovo ordine di cose introdotto dall’avvento del web.

Ne nacque un documento, il Cluetrain Manifesto, pubblicato in forma di libro nel 2000.

Il Manifesto aveva fotografato in anticipo ciò che sarebbe successo nel primo decennio

del ventunesimo secolo.

- Avvento di un modello di business basato sui rapporti diretti «tra umani»,

destinato a prendere il posto del marketing e della comunicazione di massa. La

fine quindi dei mass media e l’avvento di un mondo in cui dominano le nicchie e

il consumatore/utente/lettore ha un potere mai sperimentato prima.

- Link come strumento di potere: la possibilità di accedere direttamente a

informazioni aggiuntive superando e sovvertendo l’ordine gerarchico e

l’organizzazione esistenti.

- Due leggi sul web: “l’informazione dev’essere libera”, che si è tradotta nel

movimento per i contenuti tutti free sulla Rete; e “la trasparenza è la nuova

obiettività”.

La storia di Google e di Twitter. Le notizie di “nicchia” (informazioni relative al solo

quartiere in cui si vive, concentrate).

PARTE TERZA

Gigabyte, rivoluzione per la politica e per l’economica

Internet si è rivelato una fonte preziosa anche per il settore della politica. Il caso

Obama è abbastanza esemplificativo. Il nuovo presidente americano ha maneggiato

con disinvoltura la multimedialità, a partire dall’uso di strumenti come Youtube,.

Riesce a spuntarla grazie a una “full immersion” nelle tecnologie informatiche:

tecnologie che vengono usate per comunicare il suo messaggio agli elettori, ma anche

per finanziare la campagna elettorale e per organizzare tutte le attività sul territorio

degli uomini della propaganda e di un milione e mezzo di volontari. Gli imprenditori

delle tecnologie digitali hanno trovato in lui l’uomo nuovo che cercavano e ora alcuni

geni della Rete si impegnano in prima persona al suo fianco. All’inizio lo sforzo è quello

di ridurre la distanza tra i cittadini e il leader: viene sviluppato un software che

consente all’organizzazione del senatore nero di raggiungere i suoi simpatizzanti

inviando sui computer e sui telefonini i video di Obama. Ben presto la rete raggiunge

oltre un milione di utenti e diventa un canale prezioso per diffondere anche richieste di

aiuto in denaro o in volontariato, inviti a reclutare altri amici, a farli iscrivere al sito di

Obama. Un efficiente sistema di microfinanziamenti via computer convince un gran

numero di supporter a donare alla campagna di Obama anche pochi dollari. Il

candidato capisce che i soldi arrivati via internet non solo gli danno una potente leva

finanziaria, ma possono fare la differenza anche in termini politici: comincia a

dichiarare in tutte le piazze di essere l’unico candidato davvero indipendente da lobby

e gruppi d’interesse perché non ha bisogno dei loro contributi. Alla fine Barack Obama

arriva addirittura al punto di rifiutare il finanziamento pubblico nella fase finale della

campagna: chi accetta i contributi federali, non può più raccogliere i soldi

privatamente. Del resto lo stesso leader democratico apre la strada a una forma di

apparente “democrazia dal basso” non priva di inconvenienti: è vulnerabile al

populismo, dà voce solo a una fetta di società, quella digitalizzata che, oltretutto, in

quanto termometro sensibile dei cambiamenti d’umore, può anche ritirare all’istante

un mandato entusiasticamente conferito solo pochi mesi prima. Importanti e

fondamentali, in grado anche di ribaltare le carte in tavola, sono diventati i citizen

journalists, ossia i cittadini che si improvvisano giornalisti. Essi infatti si infiltrano nelle

situazioni in cui i leader si sentono al sicuro perché non c’è la stampa, e diffondono

video e messaggi da loro detti in incontri riservati. È anche a causa di uno di questi

citizen journalist che McCain ha perso le elezioni.

Il 26 marzo 2009 Obama apre un nuovo canale di dialogo con gli americani: i town hall

meeting online, una specie di versione digitale dei faccia-a-faccia con gruppi di

cittadini che gli rivolgono domande, un format molto usato durante la sua campagna

elettorale. Il risultato fu però deludente. Nella top ten delle richieste ai primi posti

troviamo la richiesta di legalizzare la marjuana, la proposta di desecretare documenti

militari di mezzo secolo fa su possibili avvistamenti UFO, la richiesta ad Obama di

mostrare la copia originale del suo certificato di nascita per attestare che sia nato alle

Hawaii e non in Indonesia, come era stato dichiarato. Non è stata l’unica delusione.

Anche il suo tentativo di trasformare la macchina amministrativa di Washington in una

“casa di vetro” incontra difficoltà enormi. I problemi non sono solo economici e

amministrativi, ma anche legislativi: il governo non può sostenere attività private ed è

obbligato ad archiviare, mantenendole intatte, tutte le comunicazioni scritte della

presidenza. Quindi niente link con siti esterni e niente interventi dei cittadini che

modificherebbero le pagine Web. È evidente, però, che Obama deve cercare non solo

di non deludere i suoi supporter digitali, ma anche di non disperdere il capitale politico

e di mobilitazione costituito da tre milioni di cittadini che hanno contribuito alla sua

campagna.

Nonostante alcune promesse infrante (come quella di mettere online le leggi

approvate dal Congresso e aspettare cinque giorni prima di firmarle) la presidenza

Obama si sta impegnando a fondo per trasformare, aprire e semplificare il modo in cui

l’amministrazione comunica con l’esterno. È comunque bastato enunciare il nuovo

modello aperto di comunicazione del governo, per aprire la strada all’intervento dei

privati, che hanno incominciato a scavare, rielaborare e mettere a disposizione dei

cittadini enormi volumi di informazioni relative alle amministrazioni federali che la

burocrazia pubblica non è riuscita ancora a trattare con gli strumenti dell’

e-government. Inoltre, attraverso gli esperti che lavorano per lui, ha istituito il sito

Data.gov per confluire le informazioni fornite dai 24.000 siti governativi,

standardizzando ed eliminando i formati obsoleti o incompatibili che rendevano queste

informazioni difficili da consultare e confrontare. A parte soddisfare esigenze di

trasparenza, l’operazione messa in piedi si propone di rendere questo oceano di dati

un significativo ausilio per la vita di tutti i giorni, grazie alla facilità di consultazione. Il

governo ha intenzione dunque di mettere a disposizione dei cittadini tutte le

informazioni – dalla mappa delle risorse minerarie del Paese ai dati sulle migrazioni

degli uccelli a quelli sui terremoti – sulle quali non sia necessario mantenere il segreto

per motivi di sicurezza. Il pericolo e il rischio è di trovarsi in situazioni da Grande

Fratello. Inoltre Obama ha delegato a un altro esperto il compito di promuovere

ovunque possibile l’innovazione tecnologica nei modi più diversi: dal sostegno ai

programmi per la diffusione delle reti a banda larga nelle aree rurali alla creazione di

canali di dialogo lungo i quali i cittadini non solo ottengono informazioni, ma

rimandano indietro all’amministrazione un feedback di proposte e suggerimenti. Il

governo ha anche obiettivi più pratici, come quello di sfruttare le energie e l’inventiva

del crowdsourcing, il lavoro gratuito che viene offerto in rete. Il sito

Defensesolution.gov, per esempio, è stato creato per cercare di aiutare il Pentagono,

quando ha un problema, a individuare soluzioni attingendo anche alla “saggezza della

Rete”, prezioso serbatoio di competenze tecnologiche d’avanguardia.

I superpoteri dell’ e-consumatore

La rivoluzione della comunicazione digitale sconvolge non solo la politica e

l’informazione giornalistica, ma anche l’economia a partire dal modo in cui le imprese

pubblicizzano i loro prodotti. La logica orizzontale della comunicazione digitale sta

cominciando a influenzare anche l’organizzazione gerarchica delle grandi corporations,

alle prese con la crisi del modello fordista. L&rs

Dettagli
A.A. 2014-2015
10 pagine
5 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilaria.degiovanni di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Cultura giornalistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Jucker Maria Cristina.