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Il dibattito non è chiuso

Gadamer ha risposto alle obiezioni di Habermas affermando che il riconoscimento dell'autorità non è necessariamente qualcosa di costrittivo e opprimente. Questa discussione, tuttora aperta, è una delle più interessanti e ha fatto emergere decisive questioni di fondo che non sono solo campi della critica ma anche della storiografia letteraria: accettare la tradizione in blocco anche nelle gerarchie che si sono costituite, o cercare ponendole in luce le tradizioni non conformiste e alternative penalizzate dalla storia dei "vincitori"? 56.4 – Dal poststrutturalismo alla decostruzione

L'attenzione verso le strategie di lettura si è sviluppata anche nelle tendenze aperte dalla crisi dello strutturalismo. Abbiamo visto come la pretesa scientifica di considerare il testo come un oggetto da analizzare ha sviluppato, per reazione, la sfiducia nella possibilità di segnare con certezza i suoi limiti;

Anzi il post-strutturalismo vede nell'idea di un testo "chiuso" e nell'attribuzione di un senso un atteggiamento riprovevole: la prevaricazione compiuta dalla ragione, propria della nostra cultura (logocentrismo occidentale) che tenderebbe a escludere tutto ciò che cade al di fuori dei codici e del linguaggio razionalizzabili. Il discorso qui eccede dai limiti della critica letteraria: infatti i due massimi esponenti del poststrutturalismo sono un epistemologo, MICHEL FOUCAULT (1926-1984) e un filosofo, JACQUES DERRIDA (1930-2004). Tuttavia - al fine di sbloccare i confini disciplinari che sentono troppo rigidi - essi ricorrono alla letteratura intesa come linguaggio non strettamente razionale per la formulazione delle loro teorie.

Gli "eventi discorsivi", secondo Foucault, non vanno ricondotti nelle astratte regole da cui discendono in quanto esecuzione di un codice immutabile; agli enunciati va restituita la loro singolarità, semmai.

daindagare è il loro funzionamento particolare. Non si tratta di interrogarsi sul senso dell'enunciato ma dichiedersi perché questo enunciato, in questa forma e non un altro? Dalla considerazione della forma si passa alla descrizione del processo di formazione degli enunciati, che sono utilizzati come documenti, reperti archeologici, da cui individuare le pratiche sociali e culturali di una storia, storia che vede da un lato un potere oppressivo con le sue pratiche di esclusione mentre dall'altro l'emergere di eventi episodici non controllati.

Dal canto suo Derrida ritiene che lo strutturalismo abbia guardato soltanto la "forma" e non la "forza" presente sotto le strutture. Egli però pensa che la forza non possa essere sottoposta a descrizione, penal'attribuirle un senso originario e così razionalizzarla. Se non si può raggiungere la profondità, bisogna attenersi alle sconnessioni, alle crepe, alle

incongruenze della superficie. Il punto d'appoggio di Derrida è l'equivocità del linguaggio: tutto può essere interpretato in modi diversi e persino frainteso nel suo contrario. Il senso di un testo non potrà mai essere definito una volta per tutte, colui che parla o ancor di più quello che scrive non possono tener conto di tutte le possibilità di equivoci insite nell'atto comunicativo. Il testo è "aperto", anche nel senso che altri testi possono innestarsi in esso. Ogni interpretazione sarebbe un supplemento, un aggiunta collaterale e non un passaggio da testo a testo. Mancando questo passaggio si arriva ad affermare paradossalmente e provocatoriamente che non c'è extra-testo. Ciò però non implica che chi scrive un commento debba abbandonarsi a qualunque deriva, la critica deve pur sempre seguire qualche strategia. Il testo viene "decostruito". Mentre l'analisi smontava

Il testo per mostrarne il funzionamento, ladecostruzione lo smembra per mostrarne l'intima disfunzione, mettendo alcune parti contro altre esviluppando le conseguenze di questa "doppiezza", persino oltre l'opera stessa: infatti l'incoerenza interna del testo è usta principalmente per decostruire il sistema di opposizioni su cui si basa la tradizione filosofica occidentale, mostrando che nessuna categoria riesce a evitare slittamenti e curvature. Proprio per sfuggire alla rigidità dei termini opposti Derida affida il proprio percorso teorico a termini dotati di doppio senso. Questo dovrebbe garantire che la sua posizione scettica e sofistica eviti di cadere nella chiusura concettuale evitando anche l'indicazione di una qualsiasi verità. Derridaismo è il termine con il quale si indica il tipico modo di procedere per giochi di parole e scappatoie verbali.3 s. m. o f. nella filosofia di Platone (427-347 a. C.), il sapere certo, obiettivo,

Contrapposto alla credenza e all'opinione (estens. non com.) scienza esatta. 6 Grande fortuna ha avuto oltreoceano nonostante la cautela del suo non farsi ridurre in formule. In America la teoria decostruzionista ha assunto un carattere meno filosofico e più incentrato sull'interpretazione dei testi letterari. È stata data importanza alla "mislettura", intesa come i fraintendimenti cui il testo va inevitabilmente incontro durante la fruizione. Ad ogni modo il decostruzionismo americano non è ancora un movimento organico e compatto poiché vi sono molte diramazioni diverse. A una teoria del fraintendimento perviene PAUL DE MAN (1919-1983) belga trasferitosi negli USA. Muovendo dalla considerazione della letteratura come forma retorica, cioè del doppio livello del senso, letterale e figurato, de Man vede questo "doppio senso" non come arricchimento dei significati testuali, ma come un conflitto, una reciproca negazione; i

livelli del testo non collaborano fra di loro ma si smentiscono reciprocamente ed è "impossibile determinare quale dei due prevalga sull'altro poiché non esiste l'uno senza l'altro". In de Man c'è un atteggiamento scettico di fondo che lascia dubitare che una interpretazione possa mai concludersi raggiungendo una verità. La decostruizione, al contrario dell'ermeneutica che vedeva nella tradizione la garanzia della comprensione dei testi, vede la tradizione come un susseguirsi di falsificazioni. Per i decostruzionisti qualsiasi ottica che pretenda di essere risolutiva è sbagliata. Ad ogni modo questo non comporta nemmeno in de Man (come non era accaduto per il suo maestro Derida) un abbandono dell'attività critica: per De Man il testo letterario proprio grazie al doppio livello contiene già al suo interno dei movimenti decostruttivi che il critico deve ripercorrere. Si tratta semmai di

Decostruire la tradizione critica che ha accecato il testo con le sue letture riduttive e riaccostarsi alla prospettiva originale del testo stesso: non a caso egli parla di cecità degli interpreti e lucidità del testo.

Ad ogni modo anche il decostruzionismo di De Man resta svincolato da considerazioni storiche.

6.5 – Il relativismo delle interpretazioni

Anche il critico più convinto della qualità delle proprie ipotesi sa bene che nessuna coerenza dimostrativa potrà evitare che in futuro nuove prospettive mettano in luce aspetti del testo che oggi non si è in grado di percepire. Un criterio di validità assoluto e permanente non esiste. Possiamo però delineare dei limiti che ci consentano di escludere determinate interpretazioni perché completamente sbagliate?

Nel dibattito in corso negli Stati Uniti la teoria per cui ogni lettura è una "mislettura" sembra annullare la differenza fra i fraintendimenti (che

comunque si appoggiano al testo) e le invenzioni di pura fantasia. Se alcuni critici (Hirsch) pongono la lettera del testo come fondamento che l'interprete è obbligato a non falsificare, altri assumono posizioni opposte. STANLEY FISH (1938-vivente) ritiene che tutto sia "relativo" al punto di vista dell'osservatore. È il lettore che, sulla base dei propri modelli acquisiti, scorge in una serie di segni un testo letterario. Fish nel suo relativismo preferisce sostituire al verbo "leggere" il verbo "scrivere": è il lettore stesso che scrive il testo; "gli interpreti non decodificano le poesie, le fanno". "C'è un testo in questa classe?" è il titolo del suo libro più noto e la risposta di Fish è "no, non esiste un solo testo perché qualsiasi lettura se ne faccia dipende dai modelli interpretativi messi in atto dal lettore". Non si possono quindidirimere controversie sulle interpretazioni in contrasto richiamandosi al testo o facendo una verifica su di esso, in quanto per Fish anche le caratteristiche che si pretendono "oggettive" in realtà sono già effetti derivanti dalla particolare angolatura adottata. (esempio dell'aneddoto sulla bibliografia che i suoi studenti scambiano per una poesia, dietro sue false indicazioni e con tanta fantasia! Questo per mostrare il potere delle nostre presupposizioni) 7 La posizione di Fish può essere assegnata al pragmatismo: il significato (o la verità) di un testo esiste solo all'interno della situazione che si viene a creare nella lettura. A differenza del decostruzionismo, che vede nella lettura un messaggio costitutivamente ambiguo, Fish sostiene che il significato è sempre unico, ma è esattamente quel significato che il metodo da noi scelto ci consente di ottenere: ciascuno infatti secondo Fish scommette sul suo punto di vista, e

crede quindi alle verità che gli pare di scorgeredal quel punto di vista. Secondo Fish è impossibile dirimere le controversie delle interpretazioni anchericorrendo alla "lettera" del testo: non esiste un significato "letterale", in quanto anche questo è frutto diuna decisione interpretativa.Ma allora il numero di interpretazioni è infinito? No, risponde Fish poiché nessuno inventa il propriometodo interpretativo. Ognuno sceglie e si orienta fra i metodi già inventati da altri, aderendo a una"comunità interpretativa". Niente però ci garantisce che le interpretazioni che appaiono oggi assurdepossano domani risultare plausibili: basta che riescano a persuadere e ad avere successo per creare unanuova "comunità interpretativa".

6.6 – La teoria della ricezione e il lettore nel testoLa tendenza metodologica nota come "Teoria della ricezione", sorta in Germania

presso l'università dimette a fuoco il momento della lettura non perCostanza (da cui il nome Scuola di Costanza), "relativizzare" l'interpretazione, ma per vederne la base nell'attività dei soggetti che
Dettagli
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A.A. 2012-2013
32 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Menzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Critica letteraria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Gaspari Gianmarco.