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Formalismo russo
Intorno al 1914 si presentò al campo delle attività critiche letterarie, una nuova corrente, designata poi (prima con accezione negativa) formalismo. Essa fu attiva fino al 1930 circa., Roman Jakobson, e altri riunitisi nel Circolo linguistico di Mosca (1915), formularono una prestigiosa e anticipatrice teoria in cui, mettendo in rilievo il principio dell'automatismo della percezione nella lettura delle forme, concentravano tutta l'attenzione critica sui procedimenti volti a rompere tale automatismo, procedimenti attraverso i quali si esprime e prende consistenza la forma letteraria. Essi rifiutavano ogni approccio psicologico o sociologico all'opera d'arte, di cui ribadivano la natura esclusiva di "convenzione" e "finzione": in questo senso si poteva indagare l'espressione artistica non come prodotto di un'ideologia sociale, ma come meccanismo dotato di sue leggi autonome. In seguito i formalistiApprofondirono la ricerca: sulla tipologia della forma narrativa; sul rapporto tra lingua emozionale e lingua poetica (Jakobson, La poesia contemporanea russa, e Sul verso ceco); sulla funzione della norma metrica nel verso e nella prosa; sulla struttura delle favole Vladimir Jakovlevic Propp scrisse un fondamentale Morfologia della fiaba (1928), in cui si cerca un sistema di classificazione che permetta di stabilire in che cosa consista la fiaba prima di indagarne le origini: il saggio fu nel dopoguerra oggetto di ampia discussione e stimolo, nella cultura euroccidentale.
Per i formalisti russi il linguaggio letterario è essenzialmente diverso da qualsiasi altro linguaggio perché, a differenza da questi, non ha alcuna funzione pratica. Per loro, la letteratura è un linguaggio che serve semplicemente a farci vedere le cose con occhi diversi, e riesce a farlo grazie a tecniche stilistiche e strutturali precise. Nell'ambito di questo orientamento, nasce il concetto di defamiliarizzazione.
Secondo cui l'uomo è incapace di mantenere una visione sempre "fresca" della sua percezione degli oggetti: l'abitudine lo conduce ad automatizzare tutto ciò che si ripete e si ripresenta alla sua coscienza. Questo processo di automatizzazione ha il vantaggio di servire per la sopravvivenza, ma è anche ciò che conduce a perdere la capacità di stupirsi, e quindi di riflettere su determinate realtà. Il compito dell'arte è proprio quello di "rinfrescare" la nostra visione delle cose, di spostare il nostro modo di percezione dall'automatico e pratico all'artistico. La "defamiliarizzazione" è il nome che indica questa caratteristica distintiva della letteratura. La distinzione tra "fabula" e "intreccio" è uno dei punti cardinali del formalismo russo. La fabula è la storia così come è avvenuta, secondo uno stretto ordine cronologico. Essaè dunque il materiale del quale si serve la letteratura, e non vera e propria "letteratura". Al contrario, l'intreccio è la maniera in cui la fabula viene riorganizzata nell'opera letteraria; esso è dunque uno degli strumenti basilari della letteratura. L'intreccio si ha utilizzando tutti i procedimenti che permettono una rielaborazione della fabula: tra questi i più importanti sono le digressioni, le anticipazioni, i giochi tipografici, lo spostamento di parti del libro (come la prefazione o la dedica) e le descrizioni estese.
Tutto comincia nell'Unione Sovietica pre-rivoluzionaria (anni '10). Esistono intellettuali, per lo più docenti, che si organizzano in gruppi di lavoro, circoli di intellettuali, soprattutto a Mosca, e che trattano soprattutto teorie di letteratura e teorie di linguistica. Dopo la Rivoluzione vi è un'accelerazione di questo processo in quanto la Russia deve darsi un'identità
culturale. Vengono studiati ambiti e temi legati soprattutto al folclore e alle tradizioni popolari. Un folclorista russo (Afanasiev) raccoglie una grande quantità di fiabe antiche russe e le pubblica tra il '20 e il '24, in Italia escono subito dopo la 2° Guerra Mondiale.
Colpisce come queste fiabe russe siano molto simili a fiabe appartenenti al nostro patrimonio, alla tradizione europea. Questo ci dice che la Fiaba ha un'identità ed è sostanzialmente ripetitiva.
Nel '27 V. Propp (1895 - 1970) uno studioso, partendo dalla raccolta di Afanasiev, studia ed elabora un sistema di classificazione che delinei in che consista una fiaba e ne indaghi poi le origini.
Nel 1927 scrive "Morfologia della fiaba" dove evidenzia 2 aspetti fondamentali:
Concetto di SISTEMA: l'evoluzione artistica è un avvicendamento di sistemi, uno si sostituisce all'altro, l'evoluzione è data dal semplice avvicendamento
cronologico.Concetto di FUNZIONE: la funzione di un elemento può variare a seconda del sistema in cui l'elemento viene incluso. La funzione più variabile è la lingua. La stessa parola all'interno di più sistemi può avere significati diversi. La diversità di sistema dà vita a un'interpretazione che può essere diversa dal punto di partenza. Quindi abbiamo qui anche l'adeguamento al contesto storico. Questi concetti si evolveranno poi quando raggiungeranno gli altri paesi europei.
Strutturalismo (studiosi per lo + francesi) Per strutturalismo si intende la teoria e la metodologia di tutte quelle scuole e correnti, elaborate sulla teorizzazione del linguista svizzero Ferdinand de Saussure (1857 - 1913) e del suo "Cours de linguistique générale" (1916) che si propone lo studio della lingua intesa come sistema autonomo e unitario di segni. Lo strutturalismo, di tradizione e prospettiva
La positivistica storica si è occupata dei valori e delle funzioni determinate dalle relazioni reciproche dei singoli elementi linguistici, considerati come parti di un ordinamento strutturale e di un insieme di fenomeni in continua interdipendenza e interazione. Si rifà allo strutturalismo anche quel movimento filosofico, scientifico e critico letterario che, sviluppatosi soprattutto in Francia durante gli anni sessanta, estese all'antropologia, alla critica letteraria, alla psicoanalisi, al marxismo e all'epistemologia, le teorie e il metodo dello strutturalismo linguistico.
Nel 1929 abbiamo il "Circolo di Praga": esso supera lo schema "Sistema" e "funzione", e per la prima volta usa il concetto di "Struttura".
Nel 1916 è pubblicato dai suoi allievi il Corso di linguistica generale di Ferdinand de Saussure. La lingua è struttura, insieme di sistemi interrelati; gli elementi linguistici (suoni, parole ecc.)
nonhanno alcuna realtà indipendentemente dalla loro relazione col tutto, e dalle relazioni di equivalenza e contrasto che esistono tra di loro. Si sviluppò da qui la tendenza a distinguere tra uso della lingua e lingua in sé stessa; la tendenza a interessarsi poco dell'uso della lingua, dunque anche del suo uso storico: l'impostazione diacronica su sottomessa a quella sincronica. Le Tesi del Circolo linguistico di Praga (1929) testimoniano l'esigenza di includere la lingua poetica nel dominio della nuova linguistica, definendola come il luogo in cui i procedimenti usati automaticamente nella lingua di comunicazione vengono "desautomatizzati" e sostenendo che "al posto della mistica dei rapporti di causalità tra sistemi eterogenei, bisogna studiare la lingua poetica in se stessa". Massimo protagonista di questo indirizzo fu Roman Jakobson. Le attività del Circolo di Praga confluirono nel dopoguerra nel più vasto movimento
strutturalista, con le ricerche di L. Hjelmslev ecc.. In effetti poi il formalismo verrà superato e si arriverà allo strutturalismo anche se all'interno della corrente possiamo avere studiosi legati allo strutturalismo in senso stretto e altri che propenderanno per soluzioni individuali.
L'opera d'arte è una struttura funzionale, data dalla somma di diversi elementi, culturali, linguistici, ecc. vengono scritte una serie di tesi in francese. Da qui si sviluppano 2 rami, di cui uno è lo strutturalismo, di cui i rappresentanti sono soprattutto francesi.
Ricordiamo ad esempio il russo Jakobson (1896 - 1982, Usa), a cavallo tra formalismo e strutturalismo, che contribuì ad arricchire le nozioni di sistema e funzione (lavorando al Circolo di Praga) a cui si deve lo studio della teoria della comunicazione linguistica. In tutte le sue opere l'accento è costantemente posto sulla comunicazione e sulle funzioni del linguaggio: esso
può essere referenziale (messaggio come contenuto); emotivo; fatico, per mantenere il contatto tra i due interlocutori; poetico; metalinguistico, per l'esplicitazione o spiegazione del codice linguistico stesso. La sua teoria si basa sulle sei funzioni comunicative che si associano alla dimensione dei processi comunicativi. Egli propone la suddivisione delle funzioni della lingua in sei parti:
- Funzione emotiva
- Funzione fatica
- Funzione conativa
- Funzione poetica
- Funzione metalinguistica
- Funzione referenziale
A partire dagli anni '50 lo Strutturalismo, che all'inizio riguardava principalmente fenomeni letterari e linguistici, diviene un metodo applicabile ad ogni disciplina e campo di attività umana (il concetto di struttura si può applicare a tutto). Lo strutturalismo trova che tutto sia segno, non solo i linguaggi, ma anche i vestiti, il non verbale, l'immagine pubblicitaria. Quindi non c'è più necessità
Di correlare il segno a qualcosa di esterno ad esso. Abbiamo in Francia Levi-Strauss (nato nel 1908) che parte da studidi tipo letterario linguistico, epoi si accorge di come il concetto di struttura sia applicabile ad ognidisciplina. Con lui il metodo si allarga e viene applicato a tutti gliambiti della attività umana, non solo quelli propriamente connessicon il linguaggio( ad esempio i miti). Studia antropologia, inparticolare le strutture parentali, "Le strutture elementari diparentela". La parentela viene analizzata come fosse una struttura: sitratta di identificare gli elementi costitutivi di un fenomeno e dispecificarne le relazioni, disponendoli in uno schema di classi che sioppongono e combinano fra loro(il modo è analogo a quello deilinguisti per distinguere i fonemi della lingua in base ai loro trattidistintivi)In "Antropologia strutturale"