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Walker propone un modello che individua le fasi che si ripetono ciclicamente all’interno della coppia con

relazione violenta:

- Fase della tensione: non vi è ancora una violenza manifesta ma si crea uno stato di tensione relativo ad

una fredda ostilità, a silenzi immotivati, a malumori che rovinano il clima relazionale. Se la donna chiede

spiegazioni l’uomo evita di dare spiegazioni e rimanda alla donna l’idea di cercare in sè la risposta. La

risposta dell’uomo diventa sempre più fastidiosa e non produttiva tanto che la donna spesso rimpiange di

aver aperto la conversazione. Nascono allora i desideri di compiacimento o di evitamento in modo da

evitare eventuali altri scontri comincia a fare rinunce alla propria vita sociale

- Fase dell’attacco: fase dell’esplosione irosa che può comprendere l’aggressione fisica ma anche le

minacce, gli scoppi d’ira gli insulti e le urla. L’uomo è conspe3vole di star compiendo un atto scorretto ma

allo stesso tempo sente l’incontrollabilità di ciò che sta facendo. Egli non prova piacere ma sente che

questo è l’unico modo per sfogare un insieme di tensioni e stati negativi non controllabili altrimenti. Non è

vero che la rabbia è cieca; l’uomo ricorda perfettamente ciò che è successo e spesso incrementa la propria

violenza proprio per enfatizzare e sentire il dolore della donna, per esempio picchiando più forte per

sentire le urla. La rabbia scatta per la paura di essere abbandonato e perdere il controllo sul partner. Il

problema è che spesso l’input di avvio è del tutto casuale e insignificante ma nella mente del maltrattante è

un segno di autonomia o indipendenza da parte della donna, come un nuovo taglio di capelli non stabilito

dal marito. Spesso le aggressioni cominciano prima verso gli oggetti e gli animali domestici e solo dopo si

spostano sulla donna. Di solito l’uomo regredisce in una fase di pensiero egocentrico per cui non esiste

una versione diversa dei fatti così per come lui li pensa, e ogni alternativa è per lui un’ulteriore

provocazione. Egli spesso sente nella mente della donna quei pensieri che lui tanto non sopporta, e questo

alimenta la foga della violenza. È frequente che immediatamente dopo l’aggressione l’uomo chieda di

avere rapporti sessuali per stabilire ancora di più il proprio dominio e spesso la donna accetta, dando luogo

ad una storia di continui e ripetuti stupri vissuti in passività, poiché si rende conto della minaccia

imminente nel caso in cui si dovesse rifiutare. I sentimenti comunemente provati dalla vittima sono di

paura e impotenza di fronte ad un totale non senso dei comportamenti del partner. Spesso le difese usate

sono la condiscenda, il cercare di migliorarsi per far piacere all’uomo, l’evitamento del conflitto,

l’attenzione ai sottili segnali di percolo e la fuga nei casi di emergenza

- Fase del pentimento e delle scuse: il maltrattante si rende conto degli effetti negativi del proprio

comportamento e teme di perdere la donna, quindi cerca di recuperare. Di per è il pentimento è falso

poiché è solo un modo per eliminare e risolvere i sentimenti negativi che si stanno provando. Per questo si

ricorre anche alle giustificazioni della violenza e l’uso di fattori esterni come il lavoro, lo stress, ecc. Ciò

che vien espresso è più un proprio bisogno di rassicurazione, di essere perdonato per assicurarsi la

vicinanza della donna piuttosto che un vero e proprio ripensamento. La vittima si sente allora investita di

una sorta di missione salvifica anche perché spesso l’uomo responsabilizza la sua vittima nel suo percorso

di cambiamento e guarigione. Questo è molto lusinghiero per la donna e crea in lei l’’illusione di

onnipotenza in contrapposizione all’impotenza sperimentata nel momento di attacco. È come se nella

donna si attivasse il sistema di accudimento rivolto a quella che sembra essere la vera natura dell'uomo,

buona e docile, e si contrappone nettamente a quella mostruosa che a volte emerge. Consideriamo anche 12

che spesso in questa fase la donna si trova già in una fase di isolamento sociale, che sia impossibilitata al

confronto con altri e che l’uomo sia effettivamente l’unica persona con cui poter condividere questa

esperienza. Per questo è facile che la donna perdoni l’uomo

- Fase della riconciliazione: comincia una sorta di luna di miele in cui l’uomo è gentile e premuroso. La

donna abbassa la guardia poiché è felice di aver ritrovato l’uomo di cui si era innamorata, non

comprendendo che il cambiamento è solo temporaneo e che sta preparando il terreno per il nuovo dominio

e potere dell’uomo.

Profili psicologici di uomini maltrattanti

Esiste un certo disaccordo sul profilo psicologico relativo agli uomini maltrattanti poiché il fenomeno è

particolarmente esteso e trasversale da non poter parlare di una era e proprie unica psicopatologia. Le teorie

femministe attribuiscono a questo fenomeno una base culturale che lega la virilità alla capacità di ottenere la

subordinazione femminile, in un clima di generale collusività sociale. altri autori sono però più intenti a

ricercare le cause o le caratteristiche psicodinamiche sottostanti all’atto aggressivo. Cohen, per esempio,

sostiene che sia un modo per gestir ei propri conflitti incontri e le parti rifiutate del sé che vengono proiettate

sul partner. Il questo modo si diventerebbe dipendenti dalla propria vittima che deve essere deumanizzatta

affinché si possano gestire le parti interne inaccettabili di sé. Si parla allora di “perversione” come per

pervertire si intende il manipolare la relazione e la sua dimensione intersoggettiva trasformandola in uno

sfruttamento psichico dell’altro. L’idea è quella di calpestare la verità e manipolare gli altri per i propri scopi.

È vero anche che altri autori sostengono che le forme di violenza possano essere differenziate in base al valore

e al significato, al bisogno a cui la violenza risponde nel singolo individuo. Si riscontra una generale organizza

zio borderline di personalità che poi può inserirsi all’interno di un certo tipo di stile di personalità.

Personalità borderline

In questo caso si parla di violenza ciclica che Fonagy individua come conseguenza di un deficit della capacità

di mentalizzazione, quindi della comprensione coerente dei propri e altrui stati mentali. si manipola, allora, la

relazione, in modo da ricreare nell’altro l’immagine di sé da cui il soggetto vuole però allontanarsi. La

relazione è il luogo della proiezione. Ogni forma di autonomia dell’altro è un aminaccia poiché impedisce

questo processo identificatorie e di gestione dei propri stati interni. La calma dopo l’aggressione è dovuta

all’effettiva distruzione dell’indipendenza psichica dell’altro, quindi il soggetto può ritornare calmo. Le

suppliche di perdono sono reali poiché motivate dal bisogno dell’altro per attivare questo processo. Hirigoyen

spiega come la donna rimane incastrata proprio dalla capacità dell’uomo di mostrare fragilità e un forte

bisogno della partner.

Personalità narcisistica

La donna svolge la funzione di specchio. L’altro è necessario poiché si ottiene ammirazione oppure poiché ci

si ciba della sua luce riflessa. I temi sono quelli della grandiosità, megalomane, dell’intolleranza e della

frustrazione. Il narcisista prova un continui senso di vuoto interiore e inconsapevolezza di sé, di impossibilità

di leggere i propri stati d’animo. Da questo si attiva anche il rifiuto di mettersi in discussione o di riconoscere

la propria responsabilità nella relazione. Si para di una violenza cronica e non ciclica proprio perché non ci

sono fasi di ripensamento o perdono. La perversione si innesta nel far valere se stessi a spese dell’altro. A

causa del vuoto interiore, il narcisista sente una profonda invidia per ogni risorsa materiale o psicologica del

compagno e non può fare a meno che cibarsene e sottrarla creando nell’altro lo stesso vuoto che lui prova. Più

che di violenza fisica si parla di mobbing coniugale, una violenza sottile ma continua mai pubblica per non

ledere la propria immagine grandiosa agli occhi degli altri.. si crea quindi una trappola relazionale. La

violenza è sempre strumentale e finalizzata ad uno scopo. 13

Personalità antisociale

Hirigoyer spiega come a differenza dei narcisisti o dei borderline in cui è comunque presenza una forma di

sensibilità o empatia, negli antisociali non c’è empatia o morale. Fonagy parla di totale assenza di capacità di

mentalizzazione, di deficit del funzionamento sociocognitivo e del meccanismo i inibizione della violenza,

nonché deficienza della risposta emotiva. L’antisociale controlla ogni forma di risposta emotiva, anche sul

piano fisiologico in cui osserviamo un controllo o rallentamento della circolazione cardiaca davanti ad uno

stimolo emotivo o di pericolo. Non vi è rimorso né pentimento e la violenza è pervasiva, dentro e fuori la

famiglia.

Altri profili di personalità

Hirigoyen individua altri due tipi di personalità profondamente collegati con quelli già descritti, partendo dal

presupposto che ogni stile di personalità può comunque sfociare nella violenza. Si parla della personalità

ossessiva i cui troviamo la forte coartazione emotiva mantenuta tramite intellettualizzazione e moralizzazione.

La violenza è psicologica e riguarda l’ossessivizzazione del pensiero proprie e altrui che porta ad un controllo

esasperante e all’imporre obiettivi e compiti come doveri morali. La violenza nasce dall’angoscia di perdere il

controllo sull’emotività, la quotidianità tanto da mettere continuamente sotto pressione l’altro.

I tratti paranoici portano il soggetto a non fidarsi mai del compagno che deve continuamente giustificare ogni

attimo, momento o azione della propria vita. si attua una violenza psicologica che può però sfociare in

violenza fino all’omicidio. Si parla di una gelosia schiacciante dovuta anche al fato che il paranoide è

convinto che prima o poi l’altro farà un passo falso. Egli ha interiorizzato un’immagine di sé colpevole,

cattiva e immeritevole di amare che viene scissa e proiettata sul compagno. Per questo il violente si sente

costantemente i balia di aggressori e persecutori.

Radici e rinforzi della violenza maschile

Attaccamento insicuro

Si ipotizza una relazione con abuso fisico o emotivo, trascuratezza cronica vissuta in infanzia e un generale

caregivi

Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
21 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Atreyu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Configurazioni familiari a rischio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Carli Lucia.