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COMUNICAZIONE POLITICA M = SISTEMA DEI MEDIA
MEDIATIZZATA M C=Spazio condiviso “ di tipo
D
B=Spazio condiviso “b" Informativo. La comu
di P/M nicazione tra M e C è
P C a senso unico
.C = CITTADINO-ELETTORE
P = SISTEMA POLITICO (= governo,
partiti, leader, candidati nelle A= spazio condiviso che nasce
elezioni) dall'interazione immediata
tra P/C
I tre spazi comunicativi a, b, c, costituiscono una rete di scambi di natura politica, sono
cioè COMUNICAZIONE POLITICA.
Lo spazio d, che a-b-c- creano sovrapponendosi, ossia quando lo scambio comunicativo
coinvolge contemporaneamente tutti e tre gli attori dell’arena politica, costituisce
invece la COMUNICAZIONE POLITICA MEDIATIZZATA.
I tre attori sono primi inter pares, la loro comunicazione prende forma nell’interazione che
stabiliscono di volta in volta con l’uno o l’altro attore. Si tratta quindi di uno spazio
pubblico di tipo tradizionale in cui i mass media sono soltanto uno degli attori
dell’interazione – comunicazione politica.
Nella sfera politica contemporanea, tra i tre attori, il peso maggiore spetta ai mass media.
2) MODELLO MEDIATICO
Secondo la tesi della mediatizzazione della politica, oggi (pensiamo all’importanza
dell’avvento della televisione) l’azione politica pubblica avviene all’interno dello spazio
mediale o comunque dipende in gran parte dall’azione dei media.
A tal proposito, esistono due scuole di pensiero politologico:
1) quella che propone la concezione competitiva e di mercato: media come arena
pubblica in cui hanno luogo lo scambio e i rapporti di forza tra i tre attori;
2) quella della democrazia del pubblico: a fronte della crisi dei partiti, i media, i
sondaggi di opinione e l’immagine, sono il nuovo foro della deliberazione e della
rappresentanza politica.
Sistema politico Media
M
P Cittadini
C
Questa figura denota la funzione inclusiva dei media: i soggetti politici (P) comunicano tra
di loro e con i cittadini-elettori (C) e viceversa, in un contesto mediale.
Secondo questo modello, cosiddetto mediatico, la comunicazione/interazione politica che
avviene tra i tre attori si verifica all’interno dello spazio pubblico mediatizzato.
I MEDIA FUNGONO DA RIBALTA DELL’AZIONE POLITICA E AL CONTEMPO
SONO INTERLOCUTORI DI ENTRAMBI GLI ATTORI, condizionando i loro
rapporti e obbligandoli ad adattarsi alle logiche che governano la comunicazione di
massa.
Rispetto al modello precedente, in cui i media sono uno degli attori dello spazio pubblico,
nel modello pubblicistico-dialogico i media si identificano largamente con lo spazio
pubblico.
Per questo la comunicazione politica appare il prodotto dell’interazione e della
competizione tra i diversi attori nello spazio pubblico mediatizzato.
La mediatizzazione della politica non è solo ricorso massiccio ai media ma processo che
modifica le forme e la sostanza della comunicazione tra i tre attori:
la comunicazione tra candidato ed elettore; il dibattito intra e interpartitico; i rituali, simboli
e linguaggi politici; la narrazione giornalistica; l’agenda delle issues politiche;
l’elaborazione e pubblicizzazione dell’offerta politica, etc.
Proprio Brian McNair ha definito cinque funzioni che i media dovrebbero svolgere in una
società democratica:
informare i cittadini sulla società (monitoring sociale);
• educare alla comprensione dei significati dei fatti (coscienza critica);
• rappresentare uno spazio aperto per il discorso politico cosi da favorire lo sviluppo
• dell'opinione pubblica;
dare visibilità alle istituzioni;
• dare la possibilità alle diverse realtà politiche di esprimere le proprie posizioni e
• attraverso esse di provare a persuadere i cittadini;
MEDIA,DEMOCRAZIA,MEDIATIZZAZIONE
La politica, è stata definita da Dan Nimmo e James Combs(1990) come una realtà di
seconda mano per gli americani, ciò perché nessuno incontrava direttamente i politici se non
attraverso i media. Questo ha creato delle conseguenze:
1) considerare come normale che la politica sia una realtà di seconda mano porta a
considerare normali anche le forme di distorsione informativa e manipolazione
dell'informazione politica;
2)gli attori politici creano un pubblico di soggetti isolati.
I media hanno così una funzione di “collante sociale” per soggetti che non hanno relazioni
l'uno con l'altro. Questi processi appartengono al processo di mediatizzazione.
Il processo di mediatizzazione non riguarda solo la politica ma è un fenomeno generale, nel
caso della politica è molto evidente e si è affermato assieme a delle concause:
l'industria dello spettacolo è una parte inestricabile della politica;
• lo sviluppo di un immaginario televisivo ha cambiato sia il ruolo dei politici sia le
• aspettative del pubblico ( al politico viene chiesto di indossare una maschera e di
avere una buona performance)
forme di delegittimazione della politica tradizionale e dei suoi meccanismi di
• mediazione sociale
lo spostamento del potere da oligarchie ideologizzate a elite tecnocratiche;
• il processo di disallineamento ideologico che ha portato gli elettori ad abbandonare i
• partiti in favore di scelte economiche, personali o emozionali ha creato n elettorato
volatile che ha determinato cambiamenti nelle strategie e nei comportamenti dei
partiti che alimentano ancora di più la disaffezione ideologica.
Il disallineamento determina un cambiamento del comportamento degli elettori
meno ancorati alle ideologie e più aperti ad altri partiti e accompagna il processo di
mediatizzazione di cui però non ne è la causa. La mediatizzazione si affianca allo
sviluppo di una democrazia media-centrica in cui i media sono la cornice, l'oggetto e
l'arena del dibattito/scontro politico. In queste tipo di democrazie, la televisione ha un
ruolo predominante tanto che si parla di videocrazia le cui caratteristiche sono:
1. prevalenza della dimensione nazionale su quella locale
2. sbilanciamento degli investimenti sul comparto pubblicitario
3. uso della tv per garantire la massima esposizione degli attori politici
4. prevalenza dell'immagine dei candidati rispetto alle idee e ai programmi
5. scelta dei leader in funzione della loro immagine
6. centralità della copertura mediatica
7. professionalizzazione della comunicazione politica
Comunicazione politica/ elettorale
Solitamente si fa una distinzione tra comunicazione politica e comunicazione elettorale, la
prima punta a costruire una relazione fra attori politici e cittadini sui contenuti (logica della
relazione), la seconda punta ad acquisire consenso in funzione del voto (logica della
propaganda).
Oggi, questa distinzione, è meno marcata. La causa di ciò è lo sviluppo della campagna
permanente che rappresenta un nuovo tipo di relazione fra attori politici, cittadini e
costruzione del consenso. Tale fenomeno di campagna permanente si è sviluppato negli
USA e la prima teorizzazione della permanent campaigning risale agli anni ottanta a opera
di Sidney Blumenthal(1980) che ne ha individuato la presenza negli anni della presidenza
Reagan e della presidenza Clinton; l'espressione è apparsa per la prima volta già nel 1976 a
opera di Pat Cadell. In Europa questa tendenza è apparsa più tardi grazie a diverse variabili:
centralità della tv;
• diminuzione della centralità del servizio radiofonico;
• spettacolarizzazione della politica;
• frammentazione e crisi delle ideologie;
• maggiore peso della personalità dei leader;
• cambiamento in senso maggioritario di alcuni sistemi elettorali;
• affermazione di nuovi modelli sociali;
•
In Italia questa tendenza è apparsa dopo le elezioni del 1994 e si è affermata fra il 2000 e il
2001.
Il concetto di PERMANENT CAMPAIGNING si riferisce alle dinamiche comunicative
delle campagne elettorali che non si limitano ai tempi ordinari della vita politica ma li
superano. La distinzione fra periodo elettorale e ciclo politico si affievolisce. Le campagne
non hanno più solo lo scopo di raggiungere consensi ma anche quello di raggiungere la
fascia di elettorato incerto/fluttuante che rappresenta l'obiettivo di una comunicazione
politica meno ideologizzata.
La campagna permanente risulta condizionata dalle logiche di marketing, la
memorizzazione dei potenziali candidati da parte del pubblico assume infatti una grande
importanza proprio nel tentativo di fidelizzare l'elettorato fluttuante.
In Europa, un'interpretazione delle nuove logiche della campagna elettorale è stata data nel
1977 da Tony Blair nel discorso ai deputati del Labour in occasione del suo insediamento a
Downing Street.
Il dibattito sugli effetti negativi della campagna permanente è molto acceso, Ornstein e
Mann(2000) ne hanno fatto una sintesi. Essi hanno sottolineato che la campagna
permanente potrebbe indebolire i partiti radicati e alimentare una crescita d'attenzione verso
gruppi di interesse/pressione oscurando così la politica tradizionale. Inoltre ricorrendo
continuamente a sondaggi d'opinione porta ad un rapporto causale fra azioni politiche e
scelte elettorali. Infine tale tipo di campagna porta ad una disaffezione da parte dei cittadini
nei confronti della vita politica e una conseguente diminuzione di partecipazione. In sintesi
si può dire che essa favorisce una copertura mediatica costante della vita politica ma
provoca anche forme di rifiuto da parte del pubblico di attori politici troppo invasivi.Farrell
e Schmitt-Beck(2002) hanno schematizzato un modello di campagna elettorale dinamico, in
tale modello c'è un'interazione tra attori politici,consulenti/pubblicitari ed elettori. Qui è
visibile la centralità delle logiche di marketing politico, si possono evidenziare alcune
tendenze generali:
direzione centrale delle campagne che vengono poi combattute localmente;
• centralità del marketing e di strategie di costruzione dell'immagine;
• importanza di figure (spin doctor) nella regia e nell'uso dei media;
• personalizzazione dei temi e delle ideologie;
• incremento dei meccanismi di leaderizzazione funzionali alla personalizzazione del
• dibattito;
tentativo di accantonare le logiche della comunicazione indirizzata alla mass
• audience a favore di strategie indirizzate al coinvolgimento di segmenti specifici
dell'audience elettorale;
adozione di strumenti non tradizionali (direct marketing, internet e marketing virale);
•
Farrell e Webb nel 2000 riprendono lo studio di Pippa Norris del 1997 ed elaborano uno
schema analogo di tripartizione delle campagne elettorali,questa analisi cons