Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La complessità sociale e il ruolo della politica
Quando cresce, però, la complessità sociale, lo stesso fa la politica (si creano istituzioni nuove). A seguito di ciò accade che lo scopo della politica diventa sempre di più garantirsi la conformità degli attori B, ma in maniera autonoma all'ottenimento di beni finali. Questo perché la società è così complessa da aver bisogno dell'obbedienza dei propri sudditi, indifferentemente dai beni.
Lo scopo della politica diventa quello di fermare la conformità e garantirsi l'obbedienza, perché senza di questa non può esistere nessuna forma di cooperazione sociale (attività commerciale, politica...), per, quindi, mantenere l'autorità.
Chi non obbedisce viene costretto a obbedire o viene messo in condizione di non disturbare la cooperazione sociale che avviene tra gli altri.
Il potere politico diventa un potere che oltre a stabilizzarsi nel tempo, si istituzionalizza.
LEZIONE 3 01/03
nel tempo. La politica, infatti, si è emancipata dagli altri ambiti. Il carattere distintivo del potere politico, che lo distingue dagli altri tipi di potere, è che produce diritti per il campo sociale di riferimento. Il ruolo della politica è proprio questo, produrre poteri garantiti sotto forma di diritti. Quindi le decisioni prese da chi occupa i ruoli di potere politico si traducono in decisioni politiche. Questo tipo di potere è condensato in ruoli che conferiscono questo potere a chiunque li occupi, indipendentemente da chi è. Questo vale in tutti i regimi politici; cambieranno, però, il numero delle persone a cui quei diritti sono garantiti (Germania nazista). Che cos'è un regime politico? È un sistema politico che si compone di tre elementi fondamentali: - I valori, che danno un orientamento generale alla politica di quel regime - La struttura dei ruoli politici, che sono le posizioni di potere presenti in tutti i regimi (parlamentare, presidenziale, monarchico, ecc.) - Le istituzioni, che sono gli organi che esercitano il potere politico all'interno del regime.Il testo fornito parla delle regole che disciplinano la lotta per il potere nella politica. A seconda dei regimi politici, le modalità di lotta politica possono variare. Gli attori che si muovono all'interno dei regimi politici sono coloro che danno luogo ai comportamenti che chiamiamo politica.
Lo schema proposto prende in considerazione tre tipi di regimi:
- Politica di corte - stati assoluti:
- Politica di partito - democrazie rappresentative:
- Politica di movimento - democrazie partecipative:
Le regole del gioco, ovvero chi decide chi vince e chi perde, vengono fatte dal favore del sovrano, perché la competizione è (totalmente) chiusa (chi per nascita ha diritto di fare politica, come i nobili). In questo sistema però la politica è un gioco che si gioca con pochi giocatori, quindi ha una bassa (inesistente) forza espansiva, un basso coinvolgimento di masse di persone. Questo fa sì che l'esito della lotta per il potere è determinato dalle decisioni del sovrano.
Le regole del gioco sono definite dalle leggi e dalla costituzione. La competizione politica avviene tra partiti politici che cercano di ottenere il consenso dei cittadini attraverso elezioni. In questo sistema, la politica coinvolge un numero maggiore di attori e ha una maggiore forza espansiva rispetto alla politica di corte.
Le regole del gioco sono definite dalle leggi e dalla costituzione, ma la politica coinvolge anche movimenti sociali e organizzazioni della società civile. In questo sistema, la politica è aperta alla partecipazione attiva dei cittadini e può essere influenzata da una varietà di attori.
incerto, perché il favore del sovrano è mutabile. Il sovrano cercherà una fazione di sostegno nelle fazioni nobiliari.
Politica burocratica - sistemi totalitari: La lotta per il potere è chiusa perché è confinata ai ranghi del partito unico, ma è un po' meno chiusa della prima, perché si può decidere se far parte del partito unico o no. La regola del gioco è il gradimento dei burocrati, quindi assumi ruoli politici più importanti se sei gradito a chi ha il potere in quel momento. La forza espansiva è moderata rispetto alla prima, perché ci sono tutte quelle organizzazioni in più (femminili...). L'esito della lotta per il potere ha esiti variabili, solitamente ha esiti più incerti per i ranghi elevati della gerarchia. Il sostegno politico lo si troverà nei capi delle forze sociali.
Politica poliarchica - sistema democratico: Le regole del gioco si basano sul voto
popolare e la competizione è aperta, perché tutti possono votare e tutti possono creare partiti. La forza espansiva è massima, proprio perché conta il voto popolare e serve tirare dentro nel partito nuovi interessi per cercare nuovo sostegno e nuovo consenso. L'esito elettorale è completamente certo. Per vincere le elezioni, infine, serve il sostegno politico dei gruppi di pressione, ovvero da quei gruppi organizzati che dispongono di grandi risorse di rappresentanza e che pronunciandosi a favore dell'uno o dell'altro muovono i cittadini. In tutti i sistemi chi vuole fare politica e prevalere deve conquistare il sostegno politico decisivo. Quindi il significato della lotta per il potere è la lotta per aumentare e conservare il consenso politico decisivo, che indirizza la lotta per il potere a proprio favore. Cosa spinge, in tutti e tre i sistemi, quelli che sono portatori del sostegno politico decisivo a prestarlo a una classe politica?Quanto la classe politica promette a questi di tutelare i loro interessi in cambio del sostegno politico decisivo. Questa è la logica della politica, ovvero una logica di scambio politico, ovvero scambio tra sostegno e misure. Questa logica è più pubblica nel terzo sistema, perché le forze sociali sono di più, più libere, più varie.
Esiste, ovviamente, una relazione tra il mondo della comunicazione e il mondo della politica (non solo quella democratica). Inoltre dobbiamo considerare anche la parte storica e tecnologica della società (esempio: successo dei discorsi del caminetto di Roosevelt, dove lui parlava ogni sera spiegando perché prendeva determinate decisioni politiche). La comunicazione è sempre una risorsa della politica, non avviene mai il contrario. In tutti i sistemi essa è una risorsa.
Alcuni dicono (come Mazzoleni e altri autori che, però, non argomentano esplicitamente questa connessione,
come Caniglia, Graber, Wolton, McNair e Foster) che si può parlare di comunicazione politica solo nei regimi democratici, ma ciò non è corretto per due ragioni: Nei regimi non democratici non c'è solo comunicazione finalizzata alla propaganda, ma esiste anche, per esempio, la comunicazione fra due capi politici di due Stati diversi. Essendoci politica sia nei regimi democratici che non, c'è comunicazione sia negli uni che negli altri. Non possiamo escludere che pure in democrazia ci possano essere forme di comunicazioni finalizzate alla propaganda La comunicazione politica è la relazione formata sullo scambio e la trasmissione di messaggi, che utilizzano diversi codici e che fluiscono attraverso una pluralità di canali (vecchi e nuovi media), ponendo in collegamenti quegli attori che a vario titolo partecipano alla lotta per il potere (in quanto essa c'è dappertutto, come abbiamo visto nei tre tipi di regimi).precedentemente). La comunicazione politica come si studia? Prima bisogna spiegare quali sono i modi sbagliati di studiare la comunicazione politica a causa di dei pregiudizi: - Panpoliticismo → tutta la lingua è politicamente rilevante, perché tutta la comunicazione è per definizione politica. Quando in realtà non è vero. - Patologismo → afferma che il linguaggio politico è un linguaggio malato, in quanto in politica i politici devono sempre parlare un linguaggio intelligibile e oggettivo, cosa che però non avviene. Il comportamento politico collettivo, invece, è irrazionale come richiede il tipo di lavoro del politico. Lo studioso deve andare al di là di questi pregiudizi e fare uno studio scientifico, quindi non deve basarsi sui pregiudizi, ma piuttosto su una ricerca scientifica oggettiva. LEZIONE 5 07/03 Nelle scienze, il ricercatore non è mai coinvolto in quello che studia, infatti fa una ricercaoggettiva. Ciò non accade per gli scienziati sociali e politici. Gli scienziati sociali devono quindi analizzare i fenomeni rifuggendo i pregiudizi e i loro valori (come diceva Max Weber con la Wertfreiheit "libera dei valori"). Devono osservare i fenomeni per capirli, e non per definirli buoni o cattivi.
La comunicazione può essere tante cose e viene utilizzata in tante situazioni differenti, non solo per fare propaganda (Panpoliticismo). Il politichese (intento manipolatore) è conosciuto come un linguaggio solo dei politici per convincere gli elettori. C'è sempre un motivo del perché i politici parlano in una certa maniera, e questi motivi risiedono nell'insieme dei fattori politici che impongono le scelte comunicative (Patologismo).
Ci sono, però, dei fattori mascheranti a questa strategia manipolatoria:
- Il perseguire interessi di parte contrabbandandoli per interessi collettivi
- Il fingere situazioni contingenti di indebolimento
Per concentrarsi invece sugli obiettivi veri dell'azione politica, che rimangono nascosti agli occhi del pubblico.
La determinazione nel perseguire un progetto di demolizione dei pesi e contrappesi istituzionali che sono un freno all'espansione del potere personale.
La tendenza a ripolarizzare in chiave positiva le eventuali sconfitte subite.
Quindi come si studia la comunicazione politica secondo i canoni della scienza politica?
Alla comunicazione politica si avvicinano tante diverse discipline. Le discipline che si interessano a questa comunicazione sono la linguistica, l'etica del linguaggio, la sociologia della comunicazione e la scienza politica.
Ci facciamo 3 domande:
- Perché la comunicazione politica?
- Quale comunicazione politica?
- A quale scopo?
Nella linguistica si studia la comunicazione in quanto essa è l'oggetto di studio della linguistica stessa. Solitamente i linguisti studiano casi singoli di comunicazione o dei leader politici o
In riferimento ai canali di comunicazione (nuovi media). Lo scopo di questi studi è di identificare delle strutture di linguaggio che sono riconoscibili nella comunicazione studiata. L'etica del linguaggio studia la comunicazione perché è mossa da alcuni valori. Si pensa che attraverso la comunicazione si possono risolvere i problemi dell'uomo. Inoltre è preoccupata per la connessione tra comunicazione e violenza. Studia le principali dottrine politiche per smascherare il cattivo uso del linguaggio e studia la comunicazione politica ordinaria. L'obiettivo finale dell'etica è correggere la comunicazione o il linguaggio considerato malato. La sociologia è focalizzata sugli effetti dei media e delle modalità di comunicazione politica sul comportamento degli attori politici e sociali. La comunicazione che utilizza è la comunicazione interpersonale.