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GLI STEREOTIPI
Una volta accertata la nostra impossibilità di formare la nostra opinione pubblica sulla base della nostra diretta esperienza, Lippman ci illustra un'altra particolare e fondamentale tendenza umana. Nella maggior parte dei casi noi definiamo un dato elemento non dopo, ma prima di averlo visto. Nella confusione del mondo noi formiamo e definiamo sulla base di ciò che già conosciamo. L'esperimento condotto presso il congresso di psicologia di Gottinga, dove in una sala vengono fatti irrompere un clown e un negro che lo aggredisce, e poi viene chiesto ai presenti di redarre un resoconto dei fatti, ci aiuta nella comprensione del concetto. Ben un quarto dei rapporti esaminati dovette essere considerato falso, questo perché molti degli intervistati non descrissero ciò che avevano visto, quanto lo stereotipo che nel loro immaginario avevano di una zuffa. Gli stereotipi sono esempi pronti che ci aiutano nell'identificare la
vastavarietà di informazioni che ci è ogni giorno proposta. Esistono anche stereotipi che ci riguardano dal punto di vista sociale e politico, l'americanizzazione ne è un esempio. Gli stereotipi ci aiutano, inoltre, a risparmiare energie: un'osservazione attenta e nel dettaglio piuttosto che una osservazione generale e basata, per l'appunto, sui nostri pre-esistenti stereotipi, è stancante, e nella frenesia della vita moderna ci risulterebbe pressoché impossibile. La mancata conoscenza profonda delle persone con cui abbiamo a che fare ci porta a doverle identificare anche solo in base ad un tratto, un particolare che ne definisce in noi un'idea. Gli stereotipi sono indispensabili per condurre una dinamica osservazione del mondo, ciò che conta sarà saperne, quando ci è possibile, individuare la natura, comprendere che ogni uomo ha i propri e non possiamo individuare nei nostri una verità assoluta. Occorre saper modificare ilproprio“codice” quando riconosciamo che è giusto farlo.
Cinema e fotografie sono mezzi particolarmente significativi quando si esamina il nostro approccio stereotipato alla realtà, ci vengono proposte immagini, che noi immagazziniamo nella nostra fantasia per poi legarvi elementi del reale.
Talvolta i sistemi di stereotipi diventano per noi un abitudine radicata-Gli stereotipi come difesa: di visione del mondo, talmente radicata che tendiamo a far coincidere il “nostro” universo con l’universo reale, e qualunque attacco ad esso, ci appare come tentativo di distruzione della nostra intera scala di valori.
Gli stereotipi divengono quindi una difesa, dietro alla quale proteggere la nostra posizione nel mondo. Esattamente come quando Aristotele si trovò a giustificare l’esistenza della schiavitù, attraverso l’idea che la natura stessa definisse le caratteristiche atte a divenire schiavi, piuttosto che uomini liberi, egli difendeva
In tal modo il suo personale sistema di stereotipi, e la sua posizione di conseguenza. Lo stereotipo precede l'uso della nostra ragione, per definizione stessa esso è refrattario all'educazione e alla critica e si impone su ogni stimolo esterno. Se gli stimoli esterni corrispondono con lo stereotipo, esso ne viene rafforzato, se invece lo stereotipo è contraddetto dallo stimolo possono accadere due cose: se l'individuo non è duttile, il cambiamento liquida la contraddizione come una eccezione, se invece egli è di mente aperta, la novità è accolta nella mente e modifica almeno in parte lo stereotipo. Dobbiamo precisare che gli stereotipi non definiscono il nostro mondo ideale come lo vorremmo, quanto come ce lo aspettiamo. Ecco perché se i fatti corrispondono ad esso avvertiamo un senso di familiarità. Quando si parla di stereotipi che coinvolgono la società intera, vi si deve riscontrare.
una qualchecorrispondenza nella realtà: la rivoluzione meccanica fu la prova tangibile che l'umanità necessitava per poter riporre tutta la propria fiducia nello stereotipo del progresso, uno stereotipo fondamentale che ha coinvolto l'intera società, così a fondo che tutti gli aspetti negativi del progresso sono stati nel tempo taciuti, o ancor più semplicemente ignorati, e chiunque avesse osato dubitare del modello dominante sarebbe stato emarginato dalla collettività. Possiamo intendere con punti ciechi quegli stereotipi che in mancanza di critica ci impediscono di vedere come realmente le cose stanno. Di fatto i punti ciechi lasciano che lo stereotipo trovi nella realtà le proprie basi, ci impediscono di vedere il mondo nella sua totalità rassicurandoci ulteriormente. Un sistema di stereotipi ben stabilito porta la nostra attenzione ai codici e i loro nemici: avvalorare i fatti che lo confermano e a confutare quelli chelo mettono in dubbio. Lippman ci porta ad esempio il lavoro fatto dagli economisti in passato che, resisi conto del non poter determinare con le parole il sistema sociale in cui vivevano, determinarono le basi dell'economia politica dove si ha una versione tipo del capitalista, dell'operaio e via dicendo: la crescente industrializzazione era segno che tale sistema di stereotipi era veritiero, e nessuno notava le enormi contraddizioni che, invece, tale sistema creava. I pregiudizi che gli stereotipi creano nel nostro approccio con la realtà ci sono necessari, come già si è detto, per poter comprendere ed affrontare più rapidamente e con meno fatica gli stimoli che ci pervengono dall'esterno. Ognuno di questi pregiudizi condiziona il nostro pensiero. Analizzando razionalmente tale concetto, i fatti sono neutrali e siamo noi con i nostri canoni a determinarne la natura benigna o maligna. Per codice morale intendiamo lo schema di comportamento applicato adcodice ha una sua gerarchia di valori e principi che possono entrare in conflitto. Inoltre, i codici possono essere influenzati da fattori esterni come la cultura, la società e l'ambiente in cui vengono applicati. L'interpretazione dei codici è un compito complesso che richiede competenze specifiche. Gli esperti che si occupano di interpretare i codici devono essere in grado di analizzare le regole e determinare quando e dove queste regole sono applicabili. Tuttavia, la natura umana non è uniforme e spesso sono le persone stesse a differire nell'approccio ai fatti a cui il codice viene applicato. Ogni codice porta con sé una diversa concezione della natura umana, del mondo materiale e della tradizione. Nei codici che subiscono l'influsso della scienza, ad esempio, l'individuo è consapevole che la concezione del codice è ipotetica. Nei codici religiosi, invece, l'approccio è dogmatico e non viene considerato discutibile, poiché derivano da tradizioni antiche. Spesso, all'interno di uno stesso individuo, i codici possono entrare in conflitto. Ad esempio, il nostro codice economico potrebbe scontrarsi con quello patriottico se uno stimolo esterno richiamasse entrambi. Questo accade perché ogni codice ha una propria gerarchia di valori e principi che possono entrare in conflitto tra loro.codice presuppone un determinato tipo di natura umana, alui più congeniale. Lippman definisce qui l'opinione pubblica come interpretazione codificata e moralizzata dei fatti, la costellazione di stereotipi che sta alla base dei nostri codici ci permette di analizzare i fatti secondo un dato ordine di importanza, che varia chiaramente da individuo a individuo. Colui che nega la nostra visione dei fatti ci appare come inevitabilmente perverso, in quanto mina il nostro intero sistema di valori, il rendersi conto della prospettiva soggettiva della nostra visione del mondo spesso è uno sforzo che ci riesce arduo compiere. Quando la nostra visione corrisponde per noi alla realtà assoluta, avversario è colui che la confuta. - La I nostri stereotipi si muovono su piani molteplici: la nostra scoperta degli stereotipi: percezione di spazio e di tempo sono fondamentali nella creazione ed accettazione di determinati codici. Esaminando il problema dello spazio Lippman ciricorda l'entusiasmo dei sostenitori della "ricostruzione di un fronte orientale" che nel 1918, a seguito del ritiro dei russi, non tenevano conto delle 5000 miglia di territorio che si sarebbero dovuto coprire per ricostruirlo. Lo stereotipo della guerra su due fronti aveva impedito loro di badare all'ostacolo dello spazio. Nella vita pratica la concezione di spazio è da relazionarsi ai mezzi di trasporto a nostra disposizione, la stessa distanza assume per noi un diverso aspetto se dobbiamo percorrerla in auto piuttosto che a piedi. Il tempo spesso tende a voler essere da parte umana oggetto di totale controllo, colui che pretende di controllare tramite il proprio testamento i propri beni dopo la sua morte, così come quegli stati americani le cui costituzioni tendono a non essere suscettibili di emendamenti lo dimostrano. Inoltre il tempo biologico è radicalmente diverso dal tempo geologico, noi tendiamo a non avere una reale percezione delle."lunghe durate" ed è difficile saper individuare il concetto di tempo connaturato al problema che si sta affrontando. Tendiamo a contrarre o allungare la misura a nostra disposizione in base al nostro scopo pratico ed è necessario saper comprendere la dimensione temporale esatta se intendiamo assumere decisioni ponderate (il popolo che per amore della pace è disposto a sottomettersi ad un impero aggressivo consente ad un presente ingannevole di minare il futuro dei propri figli, allo stesso tempo le scelte economiche dei governi in fatto di risorse, devono sempre confrontarsi con un corretto calcolo del tempo). Il futuro è la dimensione temporale che più di ogni altra tende ad ingannarci, tendiamo a saltare passi necessari quando vogliamo giungere prima del tempo ad un nostro scopo: applicando tale concetto su larga scala, la proposta, ad esempio di una dittatura del proletariato è secondo Lippman esemplificativa di un tentativo di.saltare i tempi necessari alla preparazione dellapopolazione verso il cambiamento, ogni concetto "primitivo" di democrazia pretende che si possa inun soffio imparare cio' che necessita anni per esser appreso.Quando mettiamo insieme le nostre opinioni pubbliche , quindi, dobbiamo cercare di "metterinsieme piu' spazio e piu' tempo" di quanto noi stessi ne possiamo percepire,dobbiamo sapergeneralizzare e sintetizzare,ma con criterio.Spesso infatti l'analisi sociologica tende a concentrare in larghe fette di popolazione (ad esempionella "classe operaia") caratteristiche comuni, non considerandone l'aspetto variegato.La tendenza e prendere un campione in esame, ad esempio gli operai facenti parte del movimentodei lavoratori, e considerare tutti coloro che fanno parte della medesima classe sociale aventi lestesse idee e le stesse caratteristiche, ma questo e un errore grossolano.Il formarsi della nostra opinionepubblica è quindi soggetto a numerosi fattori: l'accesso all'esterno è ostruito ed incerto, condizionato da stereotipi plasmati da ill