Comunicazione e potere - Castells (cap.1)
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Capitolo 1: Il potere nella società in rete.
Che cos’è il potere?
La società, definendosi attorno a valori e istituzioni, pone il potere come il processo fondamentale
in essa (ciò che è considerato di valore e istituzionalizzato è definito appunto da relazioni di
potere). Il potere è la (ovvero: il potere non è un attributo ma una
capacità relazionale
relazione, e non può da essa venire astratto) che permette a un (varietà di soggetti singoli
attore
o collettivi e istituzioni) sociale di influenzare (ovvero: la relazione non è mai
asimmetricamente
paritaria, vi è sempre un subordinato, anche se in ogni relazione l’influenza è reciproca) le decisioni
di altri attori sociali in modo tale da favorire la volontà, gli interessi e i valori dell’attore che esercita
il potere. Il potere ha una doppia dimensione:
1) Possibilità della coercizione (il cosiddetto monopolio della forza
che determina la legittimazione, ad esempio, dello Stato
2) La costruzione di significati condivisi legati ai discorsi che
guidano le azioni degli attori sociali (discorsi che sottendono
quella stessa coercizione, e di cui le istituzioni e le
paraistituzioni statali sono i principali produttori – almeno
nell’entità-Stato).
Più la seconda è forte, meno sarà necessario il ricorso alla forza. Le
Per Foucalt i discorsi sono combinazioni
due dimensioni sono dunque complementari.
di sapere e linguaggio. Per rovesciare il potere c’è dunque bisogno di discorsi alternativi di modo
che questi rovescino in seconda istanza il dominio della forza. Il potere, quando istituzionalizzato,
si chiama dominio. Non esiste inoltre un potere assoluto, un grado zero di influenza dei
subordinati. Il potere si basa sulla contrapposizione tra accettazione e duttilità da un lato e
resistenza e rifiuto dall’altro. Nel momento in cui i secondi prevalgono, le relazioni di potere
cambiano. Secondo Castells, la forza (o coercizione) non è una relazione sociale in quanto porta
all’annullamento di uno dei termini della relazione di potere, l’attore sociale dominato. Come
azione ha però un’influenza sociale su coloro che sopravvivono. Max Weber definisce il potere
sociale come “la probabilità che un attore sociale all’interno di una relazione sociale si trovi in
condizione di mettere in atto il proprio volere indipendentemente dalla base su cui tale probabilità
poggia”. Parlando poi dello Stato, Weber fa riferimento alla forza: “i dominati devono obbedire
all’autorità dello Stato affinché esso possa esistere. Il mezzo decisivo della politica è la violenza”.
Nello Stato, tale violenza (in accordo con Habermas) si concretizza attraverso il processo di
La democrazia, ad esempio, è un insieme di processi e procedure, non di scelte
legittimazione.
politiche. La legittimazione di basa sul consenso, che avviene attraverso la costruzione di
significato, che a sua volta è il prodotto di azione comunicativa. Nelle odierne democrazie, ciò
avviene anche e soprattutto attraverso la sfera pubblica, all’interno della quale vengono espressi e
discussi i valori e gli interessi del potere in quanto rappresentazione di tali valori e interessi. Il
potere dunque come processo di produzione e riproduzione delle relazioni di potere nelle pratiche
sociali e nelle forme organizzative. Tale visione plurima permette di identificare le relazioni di
su qualcuno” di fare”
potere come dinamiche tra “potere e “potere (Talcott Parsons). Agire sui
processi sociali significa avere potere di intervenire sull’insieme di relazioni di potere; dunque
l’emancipazione di un attore sociale non può essere separata dall’aumento del proprio potere
contro altri attori sociali (Macrì scrive: “come se vi fosse una quantità specifica e finita di potere,
per cui all’aumentare del potere e dell’influenza di un attore all’interno della relazione corrisponda
la diminuzione di quello di un altro attore):D. Il potere di fare qualcosa è sempre il
Michael Mann:”il potere sociale, in
potere di fare qualcosa contro qualcuno.
generale, è la capacità di conseguire e perseguire i propri scopi tramite la padronanza del proprio
ambiente”. Esiste dunque una relazione tra potere distributivo e potere collettivo -> Mann:” tra i
due esiste una relazione dialettica. Gli esseri umani perseguono i propri scopi, ed entrano in
relazione tra essi (collettivo). Ma ciò organizza la struttura sociale e la divisione del lavoro
(distributivo)” . Le società non sono comunità, con valori comuni, ma strutture sociali
contraddittorie in cui i conflitti non cessano mai, ma si sospendono temporaneamente per mezzo di
accordi temporanei e instabili, che sono trasformati in relazioni di dominio da coloro che, avendo
un grado di potere elevato, arrivano ad istituzionalizzarsi, anche a costo di cedere una fetta di poter
(vedi la rappresentatività del popolo nel voto) alle minoranze. Le istituzioni sono relazioni di
potere cristallizzate, o, come dice Parsons, “mezzi generalizzati” che permettono ad alcuni attori
sociali di esercitare potere altri attori sociali così da avere potere di realizzare propri scopi.
su di
Le relazioni di potere poi operano sia su vari livelli di prassi sociale (economico, tecnologico,
culturale, ambientale, politico e militare) sia trasversalmente in relazione ai generi. Tali relazioni si
articolano in quattro dimensioni: globale, nazionale, locale e individuale. Il potere non
è localizzato in una specifica sfera sociale, ma si distribuisce in tutto
l’agire umano. Esistono però sfere sovraordinate che influenzano altre
il dominio (come quello degli
sfere di potere. Il potere è relazionale,
Lo stato, essendo però un’entità storica, varia il suo grado
stati) è istituzionalizzato.
di potere in base alla struttura sociale su cui poggia. Questo è il nodo cruciale per capire la
relazione tra stato e potere. Infatti, per Weber, lo stato si definisce in base ai mezzi specifici di
legittimazione di cui dispone: Lo Stato si pone come
Ogni stato è fondato sulla forza. entrano in
garante di micro-poteri al di fuori della sfera politica. Quando questi micro-poteri
contrasto con lo Stato, quest’ultimo o cambia o riafferma la propria superiorità usando la forza.
Per Geoff Mulgan, lo Stato ha tre fonti di potere:
1) La violenza: concentrazione di forza attraverso gli eserciti. Usata solo negativamente.
2) Il denaro: concentrazione di risorse tramite finanza. Usata solo su due dimensioni: dare e
avere. comunicazione
3) Fiducia: concentrazione di potere di modellare le menti attraverso la (fonte
più potente: dalla capacità di modellare le comunicazioni e dunque le menti sta la
possibilità dell’accettazione dell’ordine costituito).
Stato e potere nell’era globale
Per Weber, la sfera d’infuenza di ogni Stato è delimitata in senso territoriale. “Una nazione una
comunità del sentire che si manifesta in uno stato suo proprio”. Dunque, se il territorio è una delle
caratteristiche dello stato, per Ulrich Beck tale nazionalismo metodologico non può più esistere
oggi. “La globalizzazione implica che la scienza sociale deve tornare a essere una scienza della
realtà transnazionale”. David Held dice poi che tutte le teorie sul potere vengono a cadere nel
momento in cui una delle caratteristiche dello Stato risulta essere sia locale che globale allo stesso
tempo, e non locale o nazionale. Per lo stesso motivo, Habermas parla di crisi della legittimazione
fonti di potere
democratica perché le Costituzioni sono nazionali ma le sono ormai costruite
sfera sovranazionale.
attorno alla Dunque, nel momento in cui le formazioni spazio-temporali
note come Stati si presentano come unità sia locali che globali assieme, il quadro delle relazioni di
potere che trascendono il nazionale viene a cambiare. Si configura lo Stato a rete. Come si
possono comprendere dunque le relazioni di potere oggi? Per Mann, le società sono oggi come
“costituite da reti multiple socio-spaziali di potere, che si sovrappongono e si intersecano”. Dunque,
oggi bisogna concentrarsi non sul territorio e sui confini ma sulle reti socio-spaziali del potere che
intersecandosi configurano la società. E’difficile concepire la società in rete proprio perché i suoi
confini (i confini delle reti) sono aperti e poligonali, e si basano su un movimento di espansione e di
contrazione che li rende per nulla fissi. Questi due movimenti sono legati alle logiche di
compatibilità o competizione tra gli interessi e i valori programmati all’interno delle reti e quelli
delle reti con cui entrano in contatto. Lo Stato, dunque, può storicamente venirsi a definire ormai
guardiano delle interazioni tra le reti.
solo come La società come elemento stabile si disgrega,
sostituita dalla società in rete, un insieme di configurazioni di reti globali, nazionali e locali in uno
spazio multidimensionale di interazione sociale.
Le reti
Una rete è un insieme di nodi interconnessi. I nodi possono essere di variabile rilevanza: quelli più
importanti sono detti “centri”. Tutti i componenti sono detti nodi, anche i centri. La rete è
strutturata secondo le modalità in cui viene programmata, che le assegna regole e obiettivi di
sono fatti di codici e criteri di successo o fallimento. Per ridefinire
performance. Tali programmi
una rete è necessario che un nuovo programma venga installato dall’esterno della rete stessa.
L’importanza dei nodi è legata alla loro efficienza nell’elaborazione delle informazioni e dalla
quantità di queste elaborata. Tutti i nodi sono fondamentali alla performance della rete. Le reti
presuppongono una certa ridondanza per il loro funzionamento. Se qualche nodo perde
importanza, la rete si riconfigura, ovvero cancella alcuni nodi e ne include altri. I nodi esistono e
funzionano solo come componenti della rete. L’unità è la rete, non il singolo nodo. Le reti
flussi,
elaborano informazioni che corrono tra i nodi come canali di comunicazione. Le reti
capacità di comunicare
cooperano o competono tra loro. La cooperazione si basa sulla con altre
reti. Tale capacità si basa sull’esistenza di protocolli di comunicazione (codici di traduzione e
interoperatività tra le reti) e dai commutatori (punti di accesso dalla connessione). La
maggiormente efficiente
competizione invece dipende dalla capacità di una rete di essere di altre
nell’elaborazione di informazioni. Le reti agiscono in base a una logica binaria:
inclusione/esclusione. All’interno della rete, la distanza tra nodi tende a zero quanto più un nodo è
collegato direttamente ad altri nodi. Tra i nodi interni e quelli esterni, la distanza è infinita, non
essendovi punto di accesso per quelli esterni. Le reti sono programmate e auto configurabili. Esse
costituiscono il modello fondamentale di ogni genere di vita. Questa può essere vista come una
valutazione storica: da sempre, ad esempio con le espansioni coloniali, le comunicazioni e i
trasporti hanno configurato le azioni sociali a rete. Tale valutazione va contro quella dominante di
strutturazione di tutte le società, basate su logiche verticali burocratiche e gerarchizzate, legate al
possesso di risorse e sudditi da parte delle èlite sociali. Una valutazione costruita sull’ideologia e
sull’etnocentrismo. Oggi, però, attraverso la nanotecnologia e la micro-elettronica e l’avvento
dell’Età dell’Informazione, la configurazione a rete raggiunge il suo massimo stadio e efficienza
era pre-elettronica.
potenziale, perché supera i limiti materiali legati alle tecnologie disponibili. In
È stato un processo partito dalla distribuzione territoriale delle linee elettriche distribuite,
sull’energia diffusa della rivoluzione industriale. Poi le ferrovie, il telegrafo e così via hanno
permesso in configurarsi di una prima infrastruttura globale dotata di capacità di
autoriconfigurazione. Le reti sono efficienti per via di tre caratteristiche:
riconfigurarsi
1) Flessibilità: capacità di in sintonia con l’ambiente in mutamento e di
conservare i propri obiettivi, talvolta bypassando i blocchi di comunicazione per trovare
nuove connessioni.
2) Scalabilità: capacità di aumentare o ridurre le proprie dimensioni con perturbazioni
limitate.
3) Capacità di sopravvivenza: abilità delle reti, che non hanno un singolo centro, di resistere
agli attacchi ai proprio nodi e codici perché i codici sono contenuti in molteplici nodi in
grado di riprodurre le istruzioni e trovare nuovi modi di operare.
William Mitchell mette in relazione tali capacità delle reti come un passaggio naturale che si
concretizza nell’espansione della mente e del corpo umani. Per fare ciò, elemento indispensabile è
comunicazione
la consapevole e significativa.
La società in rete globale
Una società in rete è una società la cui struttura sociale ruota attorno alle reti attivate dalle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione elaborate digitalmente basate sulla
reti digitali globali
microelettronica. Le sono in quanto riescono a riconfigurarsi, secondo le
direzioni dei loro programmatori, trascendendo i confini territoriali e istituzionali grazie a reti di
computer in telecomunicazione. La tecnologia è però un mezzo, non una determinante: la
globalizzazione non è legata solo ad essa, ma è possibile grazie a essa. La società in rete è globale,
ma ciò non significa che tutti gli individui dappertutto siano inclusi nelle reti. Per il momento, la
La struttura
maggioranza non lo è. La società globale in rete si sviluppa selettivamente nel mondo.
sociale è globale, ma il grosso dell’esperienza umana è locale, in termini sia territoriali che
culturali. Le attuali società specifiche, che si basano storicamente sull’idea di stato-nazione
attraverso i confini e fisici e culturali, sono frammentate attraverso le logiche di inclusione ed
esclusione delle reti. Ma le reti, per Castells, vivono di queste frammentazioni tra esclusi e inclusi.
riconfigurazione
Questo ne è un carattere strutturale. Ciò avviene perché le capacità di di volta in
volta coprono spazi utili e scoprono ciò che non è più di valore per le reti. Questo è un tratto
fortemente significativo delle reti, poiché dunque le reti hanno varie geometrie e geografie di
inclusione ed esclusione. In termini storici, la società in rete deve essere analizzata:
autoconfiguranti
- Primo, come architettura globale di reti incessantemente programmate e
riprogrammate dai poteri costituiti in ciascuna dimensione (contesto)
dell’interazione
- Secondo, come il risultato tra le varie geometrie e geografie delle reti che
includono le attività centrali – ossia, le attività che danno forma alla vita e al lavoro nella
società interazioni di secondo ordine
- Terzo, come risultato di tra queste reti dominanti e la
geometria e geografia della disconnessione delle formazioni sociali lasciate fuori dalla logica
del networking globale. e distribuzione di
La società in rete è caratterizzata da alcune componenti primarie: produzione
valore, lavoro, comunicazione, cultura. Inoltre, si basa sulla sua modalità di esistenza in quanto
formazione spazio-temporale.
Che cos’è il valore nella società in rete?
Il valore nella società è ciò che le istituzioni dominanti decidono che sia di valore. In una società in
rete, il valore resta quello del profitto, del capitale, e la materializzazione del guadagno. Ma nella
società in rete la gerarchia delle reti sarà il principio organizzatore della distribuzione del profitto.
Ogni valore qui, dalla conoscenza (media) al potere militare, può essere ricondotto a una posizione
subordinata a quello del profitto. Essendo la società in rete una struttura multidimensionale in cui
DESCRIZIONE APPUNTO
Questo appunto è un riassunto del primo capitolo del testo Comunicazione e Potere, M. Castells,2009, utilizzato durante il corso di Comunicazione politica tenuto dalla prof.ssa Bentivegna. Qui è proposta un'analisi del potere e della comunicazione nella moderna società in rete, per comprendere le relazioni di potere nel nuovo contesto storico che viviamo.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vipviper di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di COMUNICAZIONE POLITICA e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università La Sapienza - Uniroma1 o del prof Bentivegna Sara.
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