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Rove e le strategie di marketing politico
Rove portò nel partito le logiche del MLM (multi-level marketing), ossia "l'adozione di un reclutamento di tipo piramidale e di tecniche di marketing (vendendo candidati come si vendono Tupperware)". Gli studi di Rove portarono a comprendere che uno strumento molto efficace in politica erano i volontari. Essi furono sfruttati in due strategie.
La prima fu la 72-Hour Task Force (2001): l'affluenza dei votanti sarebbe stata incrementata attraverso una campagna nei 3 giorni precedenti le elezioni sfruttando dei volontari scelti con cura, in grado di attivare le proprie reti (chiese, associazioni, circoli, ecc.).
La seconda fu il Voter Vault (2004), un enorme database contenente dati su consumi, abbonamenti a riviste e molto altro che censiva circa 175 milioni di persone facendone un micro-targeting. I dati su cui si basa sono acquistati legalmente dagli operatori sul campo. In base a vari criteri, Voter Vault può stabilire la tendenza di voto di ogni individuo.
circoscrizione.Questo ha favorito presso i Repubblicani l'allocazione di una grossa fetta del budget in propaganda postale e telefonica, mentre le spese per il personale di partito scendevano a causa dell'automazione. Anche il Partito Democratico creò due database, Demzilla e DataMart, ma l'elaborazione dei dati era di gran lunga inferiore. Nel 2008 hanno creato un database centralizzato e più aggiornato. Gli studi su queste nuove pratiche hanno mostrato che nel 2004 la mobilitazione degli elettori è cresciuta notevolmente (dal 54 al 60%), mentre nel resto del mondo le democrazie vedevano un declino dell'affluenza alle urne. Questo, combinato alla maggiore polarizzazione e specificità ideologica, potrebbe aver portato alla vittoria dei repubblicani nel 2004.
La pista del denaro
Come si può intuire, tutte queste attività hanno un costo che spesso non riesce ad essere coperto dal regolare finanziamento delle organizzazioni politiche.
I costi delle campagne elettorali sono cresciuti esponenzialmente (soprattutto negli USA dove hanno sfiorato, nel 2008, il miliardo di dollari). Ma la crescita dei finanziamenti non è imputabile solo a questo, bensì anche e soprattutto alla volontà da parte di gruppi di interesse di influenzare la formazione delle politiche. Oggi le leggi negli USA stabiliscono un limite alle donazioni che ogni singolo individuo può fare a un candidato durante un ciclo elettorale, ma tale limite viene scavalcato facendo le donazioni ai partiti o sfruttando altri cavilli burocratici. Per esempio, le società e le compagnie private - a cui è oggi vietato donare fondi direttamente per la campagna di un candidato alla presidenza - spesso creano i cosiddetti "gruppi 527" (prendono il nome dal codice fiscale): essi possono finanziare campagne pubblicitarie o altre attività di propaganda, a patto che non facciano coordinamento con le campagne elettorali.
ufficialmente su temi da trattare e che non spingano apertamente il pubblico a votare per il candidato. Generalmente finanziano la pubblicità a pagamento nei media. Ogni candidato ha inventato forme originali ed efficaci di fundraising: Clinton offriva ai donatori, in base alla cifra messa a disposizione, una colazione alla Casa Bianca o una notte nella stanza di Lincoln. Anche quando ha raggiunto forme grottesche, questo sistema di finanziamento non è mai stato contestato. Nonostante la nascita della Federal Electoral Commission, la democrazia americana resta imbarazzantemente "in vendita". Il sistema giuridico sembra incoraggiare le attività di lobby, tutto è legale. Anche nel resto del mondo il denaro compra la politica, talvolta nell'illegalità, talvolta nell'assenza di una regolamentazione efficace. Il caso del Kenya è peculiare. Fino al 2007 non vi era una legge che imponesse un rendiconto sui finanziamenti, che venivanoQuindi per le attività più varie. I soldi venivano dall'uso occulto di fondi pubblici ma anche dall'appoggio di aziende e fonti estere. Gli imprenditori dovevano necessariamente pagare le élite politiche per ottenere qualcosa, quindi in molti casi decisero di candidarsi direttamente. Nel 2007 le elezioni videro 130 partiti e 2500 candidati. In quello stesso anno fu approvata una legge per regolare la situazione, ma pare inefficace. La situazione di altri stati africani, sud-americani e asiatici è molto simile.
In Europa occidentale e settentrionale il finanziamento dei partiti è pubblico e quello diretto è rigidamente controllato. A differenza degli USA vi è una separazione regolata tra business e gruppi di interesse della politica europea. Vi sono due casi particolari però: la Gran Bretagna e la Spagna. In entrambi i paesi i contributi ai partiti devono essere dichiarati ed esiste un tetto massimo alla spesa per le elezioni.
I partiti, non i candidati, ricevono un finanziamento pubblico diretto sia nel periodo elettorale, sia tra un'elezione e l'altra; l'entità è proporzionale ai risultati nelle ultime elezioni. In Spagna anche l'attribuzione dei tempi di trasmissione in tv (perfino nei tg) è determinata da quello, mentre nel Regno Unito dipende dal numero e dalla distribuzione geografica degli elettori. In Gran Bretagna le spese sono aumentate negli ultimi anni ma di certo sono ben lontane da quelle americane (parliamo "solo" di 440 milioni di sterline). Tuttavia l'attuale assetto si deve ad una serie di grossi scandali di cui fu protagonista Blair nel 1997: grazie al meccanismo del blind trust e alla mancanza dell'obbligo di dichiarare le donazioni, il partito laburista poteva contare su donazioni di "misteriosi" multimilionari. In seguito a ciò nacque nel 2000 il Political Parties, Elections and Referendums Act (PPERA), checontrollava spese e finanziamenti, ma gli scandali non finirono. Nel 2005 Blair fu indagato per lo scandalo «Cash for honours»: in cambio di ingenti prestiti il primo ministro concedeva titoli nobiliari.
Per quanto riguarda la Spagna, il tetto massimo di spesa per ciascun partito è rigidamente controllato dal Ministero per l’Economia. Il finanziamento è su base pubblica in relazione ai voti ricevuti nelle ultime elezioni e ai seggi ottenuti. Accanto a ciò, i partiti cercano comunque altre forme di finanziamento - generalmente illecite.
Dunque, se tutti devono sottostare agli stessi limiti, fornire denaro extra è un’operazione illecita che implica l’apertura di un “credito politico”, ossia implica il clientelismo. I partiti accettano perché il denaro di cui dispongono non è mai abbastanza. Ma soprattutto i fondi extra garantiscono una certa flessibilità nel loro impiego, cioè possono essere spesi.
Per attività che sarebbe difficile definire come politiche; inoltre garantiscono riservatezza (e quindi vengono usati per spionaggio, ricatti, ecc.).
La manipolazione delle notizie
Intervenire sull'informazione rappresenta l'azione più significativa della politica mediatica.
Il telegiornale viene messo in scena come una forma di intrattenimento in modo da attrarre lo spettatore-medio. Nel cap.3 abbiamo parlato di agenda setting, priming e framing; ma i metodi variano a seconda dell'assetto di ogni paese.
Il caso italiano è molto interessante: il 50% dei cittadini usa la tv come sola fonte di informazione politica (il 77% in periodo elettorale); il giornalismo italiano è, a dispetto delle apparenze, il più politicizzato del mondo democratico (tra la lottizzazione RAI negli anni '70-'80 e l'ascesa di Berlusconi dagli anni '90 in poi che ha portato al controllo da parte del presidente del Consiglio di tutto il sistema.
televisivo). Nei tg italiani ritroviamo personalizzazione, spettacolarizzazione, frammentazione dell'informazione e soprattutto uno schema peculiare: gli attacchi personali tra politici.
Affidamento fiduciario con il quale il titolare conferisce il proprio patrimonio a un consiglio direttivo che lo amministra1 per suo conto. Tipicamente il blind trust viene costituito da soggetti che accedono a cariche pubbliche di altissima rilevanza, al fine di assicurare che le decisioni da essi prese nell'interesse pubblico non possano essere influenzate dal proprio interesse personale: il costituente non ha idea di quali siano i settori economici nei quali è investito il proprio patrimonio e pertanto non è in grado di favorirli nel proprio agire; ma non serve invece ad impedire che le aziende favoriscano il loro proprietario. 6
Questo accresce la disaffezione dei cittadini verso la politica, ma fa audience. La personalizzazione è enfatizzata, al punto che tutto ruota
esclusivamente intorno alle dedichiarazioni dei leader. Si è affermata la cultura della politica-spettacolo, sempre più farsesca. In particolare Berlusconi ha fatto un uso dei media (senza distinzione tra tv pubblica e privata) personalistico e patologico: ha condotto battaglie contro giudici e parlamentari, ha costruito la sua immagine di self made man, ma soprattutto ha scavalcato i partiti rivolgendosi direttamente agli elettori. Ma anche la BBC ha qualche scheletro nell'armadio. La vicenda del "Dodgy Dossier" (2003) ne è un esempio. Nel 2003 Alistair Campbell, spin-doctor di Blair, aveva elaborato e consegnato ai giornalisti un rapporto sul possesso di armi di distruzione di massa da parte dell'Iraq. Questo - insieme ad un dossier del settembre precedente - avrebbe legittimato il supporto inglese alla politica di Bush. Ma un docente universitario dimostrò che quel dossier era un plagio in quanto riportava interi stralci di un articolo scrittoda uno studente americano. La BBC denunciò l'accaduto. Inoltre, quando le armi di distruzione di massa non furono trovate, il giornalista Andrew Gilligan dichiarò che una fonte segreta aveva confessato che il dossier di settembre era stato gonfiato per una sorta di "strategia della paura". Campbell pretendeva le scuse di Gilligan e Blair lo difendeva. La sua popolarità precipitò. Intanto fu identificato come possibile fonte della BBC il scienziato David Kelly, ma fu trovato morto suicida. La commissione Hutton indagò sulla storia e stabilì che le accuse di Gilligan erano infondate, la BBC veniva duramente criticata e la sua dirigenza si dimise. Molti però accusarono la commissione di aver voluto insabbiare il caso per non nuocere al governo. Il momento della falsità: le campagne elettorali Le elezioni sono il momento culminante, gli ingranaggi della democrazia. Le proposte dei candidati devono essere costruite per ottenereIl supporto dell'elettorato, attivando in esso processi emotivi e cognitivi. Molte campagne adottano una strategia a 3 vie: 1. Ci si assicura la visibilità attraverso la presenza sui media e la partecipazione a eventi pubblici. 2. Si cerca di persuadere gli elettori attraverso la presentazione di argomenti convincenti e la promozione di valori condivisi. 3. Si lavora per mobilitare gli elettori, incoraggiandoli a votare e a sostenere attivamente la campagna.